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Kafka a Teheran, un grido di ribellione della società iraniana

Un'operazione di resistenza civile portata avanti da Ali Asgari e Alireza Khatami che sanno comunicare il proprio dissenso in maniera semplice e diretta. Presentato a Cannes nella sezione Un Certain Regard e dal 5 ottobre al cinema.
di Giancarlo Zappoli

mercoledì 24 maggio 2023 - Cannes Film Festival

Un film suddiviso in nove episodi di vita quotidiana a Teheran ognuno definito dal nome del protagonista. Ali Asgari e Alireza Khatami sono alla loro prima prova insieme e probabilmente si sono divisi gli episodi da girare in questo puzzle i cui pezzi, una volta composti, offrono un quadro forse più agghiacciante di quanto ci si potesse attendere. Perché siamo tutti purtroppo a conoscenza di quanto recentemente accaduto in Iran con atti di repressione violenta ma è la capillare presenza in ogni risvolto della vita quotidiana che offre in misura ancora più forte il senso di uno stato teocratico che si infiltra nel vissuto dei propri cittadini.

I due registi hanno fatto un lavoro di resistenza civile che deve essere costato non poca fatica, espedienti e rischi e che non avrà spazio di visione in Iran. Perché questo è un cinema di denuncia sociale che, con grande semplicità di mezzi e con un approccio estremamente diretto alla realtà, sa comunicare con efficacia il proprio grido di ribellione molto più di altre opere formalmente elaborate ma distanti anni luce da una fruizione non intellettualisticamente di nicchia.
 

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