Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Al cinema | 134 sale cinematografiche |
Regia di | Giuseppe Fiorello |
Attori | Gabriele Pizzurro, Samuele Segreto, Fabrizia Sacchi, Simona Malato, Antonio De Matteo Enrico Roccaforte, Sebastiano Tinè, Giuditta Vasile. |
Uscita | giovedì 23 marzo 2023 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Bim Distribuzione |
MYmonetro | 3,57 su 12 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 21 marzo 2023
Dedicato a Giorgio e Antonio, vittime del delitto di Giarre, avvenuto nel 1980 in provincia di Catania. Stranizza d'amuri è 5° in classifica al Box Office. mercoledì 29 marzo ha incassato € 27.319,00 e registrato 4.755 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Sicilia, estate 1982. Nino è il figlio maggiore in una famiglia di creatori di fuochi d'artificio: gente onesta, allegra e laboriosa. Il ragazzo ha appena terminato il liceo con profitto e il suo regalo è stato quel motorino con cui scorrazza gioiosamente attraverso la campagna siciliana. Gianni è un suo coetaneo tornato dal riformatorio che vive in un altro paese con la madre e il patrigno che gli ha dato un lavoro nella sua officina e un tetto sopra la testa, ma che lo tratta con continuo disprezzo. Di fronte all'officina c'è il bar i cui avventori si dilettano a prendere in giro il ragazzo additandolo come omosessuale. Un giorno, mentre Gianni sta andando a consegnare un Ciao ad un cliente, Nino lo sperona con il suo motorino: è la scintilla che accende un'amicizia meravigliosa, che potrebbe condurre a qualcosa di molto più profondo. Ma la Sicilia rurale dei primi anni Ottanta non è il luogo per questo tipo di relazioni dai confini incerti.
Giuseppe "Beppe" Fiorello esordisce alla regia del lungometraggio Stranizza d'amuri, già titolo di una celebre canzone del suo concittadino Franco Battiato, con un progetto che può giungere inaspettato rispetto alla sua immagine cinematografica e televisiva di maschio alfa, quando invece è proprio questo a rendere la sua scelta particolarmente interessante.
Perché il suo punto di vista su una giovane relazione omosessuale, ispirata a fatti realmente accaduti, è quello di un uomo adulto siciliano ed eterosessuale, intenzionato a evidenziare quei pregiudizi dei quali il suo film mostra le radici culturali e la persistenza tenace.
Fiorello ricrea un mondo e un momento nel passato che appartiene alla sua autobiografia con grande onestà e immediatezza, riportandoci ad un'epoca di ottimismo (sottolineata dalla marcia trionfale della nazionale di calcio verso la vittoria nel campionato mondiale) e di relativa spensieratezza che oggi sembrano fantascienza, e soprattutto ricordandoci la luce, i colori, le temperature ambientali ed emotive di quelle estati al sud che sembrava non dovessero finire mai, e in cui i giovani potevano immaginarsi onnipotenti.
Fiorello e i suoi cosceneggiatori Andrea Cedrola e Carlo Salsa tratteggiano tanto i vitelloni omofobi del bar e il patrigno violento quanto i genitori di Nino affettuosi, ironici e aperti agli altri, benché pronti a tramandare tradizioni che appartengono ad un patriarcato millenario. Personaggio pieno di ombre è invece la madre di Gianni, che ha già conosciuto la discriminazione nei confronti del figlio e vive nella paura di non saper proteggere né lui né se stessa dalla crudeltà della società patriarcale siciliana.
Fiorello dirige abilmente un cast di attori in gran parte sconosciuti al grande pubblico, fra cui spiccano i due giovani protagonisti - il luminoso Gabriele Pizzurro e il più oscuro Samuele Segreto - e Simona Malato nei panni di Lina, la madre tormentata di Gianni, ma anche il resto del cast, da Fabrizia Sacchi e Antonio De Matteo nei panni dei genitori di Nino a Enrico Roccaforte in quelli del patrigno, dal piccolo Raffaele Cordiano (il fratellino Totò) a Roberto Salemi (lo zio Pietro). Anche le scelte di regia sono azzeccate, mai manipolative, sempre alla ricerca di una rievocazione autentica di un ambiente ed emozioni vivissime, anche nella memoria di chi racconta, mai banale o meramente estetizzante nelle inquadrature intrise di un sud riconoscibile, pieno di attenzione verso i personaggi e i dettagli. L'unico problema, per gli spettatori non siciliani, sarà capire il dialogo in siciliano stretto, che a volte richiederebbe sottotitoli.
Il risultato è una storia che ci ricorda cosa voglia dire essere maschio in una cultura mediterranea tradizionale, e con garbo gentile ma anche con inattesa crudeltà, fuori da ogni illusione bucolica, ci fa presente che nella Sicilia degli anni Ottanta (e anche oggi, anche a Nord di Crema) non fosse (e spesso ancora non sia) possibile chiamare i sentimenti e le persone con il loro nome, senza pagare per questo un prezzo altissimo.
L’omosessualità maschile è da tempo nei soggetti cinematografici. Beppe Fiorello si attiene ai fatti, non prende parte né dei protagonisti né del loro contorno familiare e sociale. Tutti hanno le buone motivazioni per agire come agiscono e questo rende quantomai attuale il film. Fiorello scava in ciascuno di loro, spesso lasciando pronunciare poche parole, [...] Vai alla recensione »
Quando un attore osa il debutto dietro la macchina da presa lo fa generalmente perché spinto da una storia che ci tiene profondamente a raccontare per motivi del tutto personali. È il caso di Giuseppe Fiorello, che a 54 anni firma un film d'esordio di quelli memorabili, pescando tanto nella cronaca quanto nella sua esperienza di vita.
Per narrare lo sconvolgente delitto di Giarre del 1980, in cui due adolescenti gay furono ritrovati uccisi perché 'colpevoli' di amarsi, racconta la Sicilia che ha vissuto in prima persona, con i suoi contrasti paesaggistici (il mare dai colori unici e le ciminiere sullo sfondo, gli spazi sconfinati e le mura domestiche claustrofobiche) e mentali (la generosità dell'ospitalità da una parte, la mentalità chiusa, patriarcale e ancorata a tradizioni secolari dall'altra). Nel mezzo, la purezza contagiosa di una storia d'amicizia e di amore che sboccia all'improvviso, e prosegue con la lentezza di chi ha l'età per assaporare ogni attimo e per scoprirsi, mentre scopre l'altra persona.
Ne esce un film inaspettatamente poetico, delicato, genuino, toccante, che vanta già uno stile autoriale maturo e una scrittura solida, allergica a ogni scelta facile e banale, come a ogni semplificazione manicheista.
Non c'è giusto o sbagliato, non ci sono buoni e cattivi, c'è una storia d'amore travolgente pluridimensionale e vista come pericolosa perché in grado di sovvertire un intero sistema valoriale. Un sistema che oggi definiremmo violento, tossico e omofobo, ma che Fiorello ha il merito di descrivere con onestà e senza retorica, sorvolando sul giudizio e mostrando con estrema onestà quanta discriminazione si consumi nei baretti di quartiere, come tra le mura domestiche.
Malgrado questo, Stranizza d'amuri non vuole essere un film di denuncia, ma un godibilissimo inno alla vita e alla libertà di amarsi, che catapulta chi guarda sul motorino dei protagonisti, con il vento in faccia e il sorriso stampato sul volto di chi a 16 anni si sente finalmente compreso, accettato e amato.
Il lavoro che Giuseppe Fiorello fa, da attore qual è, sui personaggi è quanto mai scrupoloso e approfondito. Difficile trovare ragazzi protagonisti convincenti come Gabriele Pizzurro e Samuele Segreto nei panni di Gianni e Nino, vince la scelta di un cast che anziché puntare su nomi altisonanti va a caccia delle facce giuste e di attori in grado di rendere credibile e misurata anche la scena più drammatica.
Colpiscono i padri (specie l'ottimo Antonio De Matteo) nelle loro granitiche presenze, nei loro incontrastati ruoli di potere e minaccia machista, ma sono le madri a fare la differenza, con le loro scelte sofferte, con la loro dolente consapevolezza (Fabrizia Sacchi e Simona Malato, una più convincente dell'altra).
Funziona la scelta di Fiorello di stare sempre un passo indietro, senza cedere alla tentazione di autodirigersi, senza girare direttamente a Giarre per discrezione e rispetto, senza imporre narcisisticamente la propria presenza (a differenza di altri suoi colleghi nelle loro opere prime).
Lascia che a parlare sia la sua visione, il suo respiro autoriale, una poetica che nasce con Stranizza d'amuri sulle note di Battiato, e non poteva essere altrimenti. Da grande fan del cantautore siciliano, Fiorello lo omaggia a più riprese e lascia la cura della colonna sonora a chi lo volle a tutti i costi come mentore. Giovanni Caccamo con Leonardo Milani fa un ottimo lavoro nel suggellare scene clou del racconto con le note intramontabili del maestro che insegnò al mondo la "stranizza d'amuri".
Sicilia: estate del 1982. Le cicale friniscono senza sosta, i pomodori maturano al sole, la polvere crea mulinelli che invadono strade simili a quelle di un'America rurale abbandonata. Paolo Rossi si prepara a conquistare la coppa del mondo. La spuma servita di fretta nei bar della piazza rinfresca gli animi. Non quelli di due ragazzi che grazie ad un incidente in motorino si incontrano, unendo inevitabilme [...] Vai alla recensione »
Ricominciamo dai fondamentali? La tragica vicenda è realmente accaduta, nel 1980 a Giarre, provincia di Catania. Per farla arrivare su uno schermo - prima che agli spetta tori, ben disposti a piangere le loro lacrime di sdegno - serve una sceneggiatura. Un copione che asciughi il superfluo, magari fornisca il contesto, conduca senza noia fino alla fine del film, che dura oltre due ore - ma che vi ha [...] Vai alla recensione »
Sicilia, 1982. Un incidente in motorino lega fatalmente Gianni e Nino. Tra i due nasce un'amicizia speciale che muta presto in amore, nonostante le maldicenze della gente e i continui soprusi. Esordio alla regia di Beppe Fiorello che porta sullo schermo il delitto di Giarre. E crea personaggi dai contorni netti, a tratti caricaturali. Eccelle nella fotografia: sopranna- turale, sovrasta i protagonisti, [...] Vai alla recensione »
Sicilia 1982. Mentre le televisioni trasmettono i Mondiali di calcio e gli italiani sperano nella Coppa del mondo, due adolescenti sognano di vivere il loro amore senza paura. Gianni e Nino si incontrano per caso e scelgono di amarsi, ma il loro legame puro e sincero non sfugge al pregiudizio del paese che non comprende e li condanna. Il sentimento che li unisce non sarà compreso nemmeno dalle rispettive [...] Vai alla recensione »
C'erano una volta due giovani innamorati nella provincia siciliana dei primi anni Ottanta. Non è l'inizio di una favola ma la storia del delitto di Giarre, in cui Giorgio e Antonio, da tutto il paese soprannominati gli "ziti" in senso dispregiativo, sono stati ritrovati morti, mano nella mano, uccisi da un colpo di pistola alla testa. Una vicenda tragica insabbiata in maniera ignobile dall'omertà del [...] Vai alla recensione »
Nell'ottobre 1980 due ragazzi, Giorgio e Antonio, vengono uccisi a Giarre perché si amavano. Partendo da questo atroce fatto di cronaca, ancora oggi irrisolto, Beppe Fiorello esordisce alla regia con "Stranizza d'amuri", puntuale ricostruzione familiare e d'epoca (spostata in avanti di 2 anni, durante il Mundial vinto in Spagna) che rischia un po' di soffocare la storia intima dei due ragazzi, per [...] Vai alla recensione »
Molti conosceranno sicuramente la canzone di Franco Battiato, ma da oggi Stranizza d'amuri è anche il titolo dell'esordio alla regia di Giuseppe 'Beppe' Fiorello. Un omaggio al Maestro siciliano, la cui musica è grande protagonista del film, ma soprattutto ai due ragazzi ai quali è dedicato, Giorgio e Antonio, vittime del delitto di Giarre, avvenuto nel 1980 in provincia di Catania e che riecheggia [...] Vai alla recensione »
È un'altra "stranezza", non la svogliatura pirandelliana raccontata dal bel film di Roberto Andò, quella al centro del debutto da cine-regista di Beppe Fiorello, attore e fratello minore.. Il titolo, "Stranizza d'amuri", è preso da una lirica e densa canzone di Franco Battiato risalente al 1979, ma lì si parlava della Seconda guerra mondiale, mentre qui ci si ispira, per reinventarla, a una truce vicenda [...] Vai alla recensione »
Non è un lavoro che vada trattato con sufficienza, questo Stranizza d'amuri, esordio dietro la macchina da presa, dopo una lunga carriera da attore e sceneggiatore, per Beppe Fiorello: e ciò non solo per l'indubbia importanza del tema trattato (un delitto impunito, di matrice omofoba, nella Sicilia di provincia dei primi anni '80) o per la relativa vicinanza temporale degli eventi (un quarantennio, [...] Vai alla recensione »
Divo di primo piano della fiction, Beppe Fiorello al cinema annaspa. Chi ne sa ponza che non c'è bisogno di pagare il prezzo del biglietto per vederlo sul grande schermo, quando lo si può avere gratis sul piccolo. Al cinema torna ora, ma solo da regista, con un'opera prima che tocca temi urgenti e importanti, in continuità con le sue miniserie e i suoi tv movie, dove spesso è produttore pure con la [...] Vai alla recensione »
All'origine di Stranizza d'amuri c'è il delitto di Giarre, duplice omicidio avvenuto nel 1980 in provincia di Catania. Le vittime erano due fidanzati, il venticinquenne Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola detto Toni di dieci anni più giovane, da tutti soprannominati "ziti" in senso dispregiativo: scomparsi da casa due settimane prima, furono trovati morti, mano nella mano, uccisi da un colpo [...] Vai alla recensione »