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Expats, 5 motivi per non perdersi la serie con Nicole Kidman

Dall'intersezionalità alla regia originale di Lulu Wang. Un viaggio attraverso la vibrante e complessa Hong Kong, con un cast eccezionale. Dal 26 gennaio su Prime Video.
di Gabriele Prosperi

Nicole Kidman (Nicole Mary Kidman) (56 anni) 20 giugno 1967, Honolulu (Hawaii - USA) - Gemelli. Interpreta Margaret nel film di Lulu Wang Expats.
giovedì 25 gennaio 2024 - Focus

Ci siamo immersi in anteprima nell’incantevole tessuto multiculturale di Hong Kong con l’attesa miniserie Expats, in arrivo su Prime Video il 26 gennaio. Creata da Lulu Wang – vincitrice dell’Independent Spirit Award for Best Film con The Farewell (guarda la video recensione), nominato uno dei dieci migliori film del 2019 dall’American Film Institute – Expats vede tra le produttrici esecutive la stessa Wang e Nicole Kidman ed è decisamente lontana dai cliché del tipico melodramma statunitense, dal momento che adotta un approccio lento e coinvolgente, svelando una travolgente tragedia familiare attraverso sei episodi e molteplici linee temporali. Con un cast corale eccezionale, guidato da Nicole Kidman, la serie offre uno sguardo unico sulla vita da expats – letteralmente espatriati, o più precisamente residenti stranieri – nella metropoli asiatica.

Sono almeno cinque le ragioni per abbracciare la serie: dalla profondità emotiva della trama all’approccio distintivo di Lulu Wang sulla complessità di Hong Kong; dalla prospettiva unica sulla Perla d’Oriente alla profonda esplorazione di temi sociali e identitari, Expats ci accompagna in un viaggio attraverso la vibrante e complessa Hong Kong, esplorando le vite delle protagoniste e gettando luce sulle sfumature di questa peculiare società contemporanea.

IL CAST ECCEZIONALE
La presenza di Nicole Kidman come protagonista e produttrice esecutiva, unita alla visione della regista Lulu Wang, conferisce a Expats un livello di impegno e competenza evidenti. Il cast sottolinea l’attenzione alla creazione di personaggi autentici e complessi, ma soprattutto capaci di delineare la più evidente svolta narrativa del racconto: l’assenza di protagonismo. La stessa collaborazione tra Kidman e Wang, come più volte affermato dalle stesse, nonché le difficoltà produttive affrontate (essendo stata girata in piena pandemia), dimostrano l’intenzione di dare priorità alla profondità emotiva e all’autenticità della storia. A conferma di ciò, troviamo quindi un ensemble di attori e attrici che contribuisce a trasformare ogni scena in un’esperienza audiovisiva raffinata, coadiuvata dalla fotografia dettagliata e quasi documentaristica di Anna Franquesa-Solano che, oltre ad Hong Kong, mette in luce le sfumature dei personaggi e porta la storia a livelli di intensità e realismo straordinari.

Expats si sviluppa in sei episodi, per un totale di sei ore e mezza e concentrando la trama sull’impatto di una tragedia familiare, quindi sul cambiamento radicale delle vite di tre donne: la statunitense Margaret (Kidman), l’indo-statunitense Hilary (Sarayu Blue) e la coreano-americana Mercy (Ji-young Yoo). Lulu Wang gestisce abilmente la rivelazione della tragedia, mantenendo il mistero nei primi due episodi e svelando dettagli solo alla fine del secondo, attraverso il flashback; un aspetto, questo, che ci introduce al secondo motivo.
 


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In foto Nicole Kidman in una scena della serie. L'attrice è anche produttrice esecutiva. L'idea è nata quando la sorella dell'attrice le ha prestato il romanzo di Janice Y. K. Lee "The Expatriates". La Kidman ha subito acquistato i diritti tramite la sua casa di produzione Blossom Films.

UNA NARRAZIONE PER GRADI
A differenza del suo precedente lavoro, Wang offre pochi momenti leggeri, concentrandosi sulla pressione culturale e sociale che i personaggi affrontano come donne expat. La gradualità con cui veniamo proiettati all’interno di questa condizione è esemplare e del tutto originale, e raggiunge il suo apice nel quinto episodio – richiesto da Wang incondizionatamente alla produzione con una durata maggiore (96 minuti) – nel quale, la regista si focalizza sul divario tra chi ha e chi non ha, esplorando la vita delle domestiche filippine, anch’esse espatriate quindi, che animano la società di Hong Kong, con uno sguardo al contempo curioso, testimoniale e documentaristico – seppur sfruttandolo per aggiungere elementi fondamentali alla narrazione.

La serie esplora le sfide emozionali dei personaggi principali, ciascuno intrappolato in una sorta di stasi emotiva. L’esplorazione di queste storie avviene perciò attraverso sequenze suggestive e silenzi prolungati, trasmettendo allo spettatore le loro difficoltà e le loro emozioni con inquadrature fisse, piani-sequenza prolungati e frequenti, e sequenze silenziose che gli impongono, con “muta violenza”, di soffermarsi su ciò che accade oltre il visibile.

LE DINAMICHE INTERSEZIONALI
Expats propone una varietà di prospettive femminili attraverso i personaggi principali di Margaret, Hilary e Mercy, caratterizzate per la loro provenienza e identità culturale. La serie affronta tematiche complesse come la perdita, la colpa e la stagnazione emotiva: Margaret (Kidman) è una donna che cerca di trovare un senso di normalità dopo la scomparsa del figlio; Hilary (Blue) affronta le sfide di un matrimonio inerte, mentre Mercy (Yoo) lotta con la colpa e la convinzione di essere sfortunata. Tutte e tre le tragedie personali vivono e si animano dal contesto di provenienza delle tre protagoniste, dalle loro dinamiche famigliari e dal background economico e sociale. Ed è per via di questa prospettiva che a quello che si strutturava come un racconto tripartito, si accorpano man mano le tragedie personali di altre donne, in un complesso caleidoscopio umano dove al primo tentativo di non tenere Kidman al centro della storia ne consegue un’esplosione di coralità, nella quale la stessa Kidman si perde in un mare di rapporti e relazioni.

L’approdo della serie a un episodio totalmente incentrato sulle expat filippine non fa che dimostrare un pieno intento: quello di promuovere una rappresentazione accurata di diverse esperienze femminili. La narrazione, in questo modo, garantisce un percorso che è sorprendentemente intersezionale: è attraverso questa lente che possiamo infatti osservare le sfide affrontate dalle (non più) protagoniste.
 


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In foto l'attrice esordiente Ji-young Yoo in una scena della serie. Il suo personaggio è uno spirito libero che nasconde un grande tormento interiore.

L'UNIFICANTE CONDIZIONE DI EXPAT
Basata sul romanzo di Janice Y. K. Lee, "The Expatriates", la serie è un’imponente analisi di personaggi che, nonostante la presenza di interpreti eccezionali, può risultare talvolta meditativa. Se da un lato può essere quindi messa in discussione l’efficacia di questo approccio per l’immedesimazione dello spettatore coi personaggi, dall’altro certamente esso permette alla regista di fornire uno sguardo realistico sulla vita degli espatriati a Hong Kong. La sua mancanza di risoluzioni chiare e chiusure facili riflette la natura della vita stessa, rendendo Expats una serie che sfida le aspettative e offre un’esperienza narrativa unica, capace di esplorare le complesse intersezioni di diverse comunità.

Attraverso l’esplorazione delle sfide culturali e degli impatti di eventi tragici sulle vite degli individui, la serie delinea una narrazione avvincente e, al contempo, aggiunge strati di autenticità alla trama – attraverso il focus sulla percezione dei coreani sia in America che ad Hong Kong prima, sulla comunità filippina poi – e fornendo così uno sguardo profondo e compassionevole sulla diversità culturale di Hong Kong. La serie non si limita a presentare la vita da espatriati, ma getta una luce riflessiva sulle connessioni umane al di là delle barriere culturali, regalando uno spaccato unico sulla complessità della coesistenza in una metropoli cosmopolita, che riflette in realtà una condizione da noi tutti condivisa in un’epoca di globalizzazione e scambio culturale.

L'OPPORTUNITÀ DI ASSAPORARE LA BELLEZZA DI HONG KONG
La serie trasforma Hong Kong in un protagonista visivo attraverso una fotografia elegante e dettagliata. Dai mercati notturni alle foreste tropicali, dagli hotel di lusso agli appartamenti intimi, la telecamera cattura la vibrante diversità del paesaggio urbano. La rappresentazione visiva non è solo uno sfondo ma diventa una componente narrativa, arricchendo la storia con dettagli suggestivi. La bellezza cinematografica di Hong Kong aggiunge uno strato emozionale all’esperienza, trasformando la città stessa in un elemento vitale della narrazione. Ogni inquadratura diventa un viaggio visivo che permette agli spettatori di immergersi nella storia, creando un’atmosfera avvolgente che trasporta il pubblico nei luoghi e nelle emozioni dei personaggi con una forza e un impatto straordinari.


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In foto Sarayu Blue in una scena della serie. L'attrice è conosciuta soprattutto per il suo ruolo ricorrente di Angela nella sitcom della Fox Sons of Tucson.

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