Titolo originale | Expats |
Anno | 2023 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 96 minuti |
Regia di | Lulu Wang |
Attori | Sarayu Blue, Nicole Kidman, Ji-young Yoo, Brian Tee, Jack Huston Adrian Dev, Ruby Ruiz, Maggie Lee, Flora Chan, Sudha Bhuchar, Kean Cipriano, Gabrielle Chan, Alannah Ong, Lucy Valenzuela, Karen Huie, Michael Chan, Chuti Tiu, Jodi Bianca Wise, Kavi Raz, Jackie Dallas, Haerry Kim, Rasha Goel, Anthony A. Kung, Louisa Ward. |
Tag | Da vedere 2023 |
MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
|
Ultimo aggiornamento martedì 23 gennaio 2024
Una mini-serie con Nicole Kidman, basata sul best seller internazionale "The Expatriates" scritto da Janice Y. K. Lee.
ASSOLUTAMENTE SÌ
|
Margaret è un'americana che vive a Hong Kong, segnata da una terribile tragedia. Insieme al marito e ai due figli cerca di andare avanti, organizzando la festa per il cinquantesimo compleanno del coniuge. Lo stress è però opprimente e quando intravede l'americana coreana Mercy tra i camerieri, Margaret perde il controllo. A soccorrerla dopo la crisi c'è la vicina di appartamento Hilary, che a sua volta vive una situazione difficile con il marito: questi, dopo un periodo di sobrietà, ha infatti ricominciato a bere. Mercy, fuggita dalla festa per evitare il confronto con Margaret, a sua volta accusa la pressione, sente infatti di essere colpevole della tragedia che ha investito la famiglia della donna.
Una ambiziosa miniserie sul mondo dei ricchi immigrati americani a Hong Kong e sul loro privilegio. Un'opera che mostra un'umanità ferita e difettosa con una regia accorta, naturalista ma pure lirica e ingegnosa.
Si tratta della prima serie televisiva per la regista Lulu Wang, che dirige tutti gli episodi inclusa una quinta puntata della durata di oltre un'ora e mezza, un vero e proprio lungometraggio che lascia la parola ai ceti meno abbienti, alla servitù degli abbienti "expats" del titolo e pure alla cosiddetta Rivoluzione degli Ombrelli del 2014 a Hong Kong. Una bella risposta a chi aveva accusato il progetto di Expats di essere filocinese e di sfruttare la situazione del territorio autonomo. Il quinto episodio comunque, per quanto straordinario, si inserisce bene nella struttura complessiva che, come nelle serie migliori, cerca di trovare anche un'unità narrativa di puntata e non si accontenta di spezzare semplicemente la trama orizzontale su un qualche cliffhanger.
Se per esempio il primo episodio ruota intorno alla festa di compleanno, il secondo torna indietro a svelare la tragedia che ha colpito la famiglia di Margaret, il terzo dà maggiore spazio a Hilary e il quarto costringe Margaret con il marito a un viaggio nella burocrazia della Cina continentale. Il sesto è infine innervato da un confronto incrociato tra Mercy, Hilary e Margaret, tutte e tre inquadrate singolarmente e frontalmente, mentre parlano direttamente in macchina senza che si veda mai chi sia tra le altre due l'interlocutrice. Una soluzione che rende esplicito il legame che si è creato per le esperienze condivise e per la comune necessità sia di voltare in qualche modo pagina, sia di affrontare e prendere coscienza delle proprie colpe.
A funzionare meno in questa orchestrazione è purtroppo la prima puntata, che usa il facile espediente di provare a incuriosire attraverso la reticenza: lo spettatore ignora infatti sia le cause, sia i protagonisti della tragedia e il risultato è macchinoso - per quanto Nicole Kidman sia ovviamente, ancora una volta, bravissima nel ruolo della donna con i nervi a fior di pelle. Non è un caso che nella prima settimana di messa online saranno subito disponibili le prime due puntate, fornendo un racconto più vario e compiuto, lasciando poi le restanti quattro a una scansione settimanale.
Rispetto ad altre serie americane a tematica femminile, colpisce qui quanto i personaggi siano mostrati in tutti i loro difetti, in particolare nei comportamenti con chi è meno privilegiato, verso i quali le protagoniste dimostrano empatia solo quando fa loro comodo. E se di altre cose la serie le costringe a dare conto, di queste meschinità le lascia invece impunite, senza quindi cercare di redimerle e anzi mettendo in luce quanto sia radicata, e data per scontata, la sperequazione sociale. Alla meno ricca delle tre, Mercy, il privilegio sarà sbattuto in faccia da un'amica: stanca di sentire Mercy che si lamenta di essere sfortunata, le farà notare che dispone pur sempre di un passaporto americano e ha una famiglia che la può aiutare ad andarsene e a ripartire altrove.
Expats è mirabile per il modo in cui si cala in un ambiente reale, capace come pochissimi altri titoli di presentare senza semplificazioni una molteplicità di classi sociali e culture. Merito anche di una messa in scena sempre meticolosa a non trascurare dettagli - come le scope incastrate tra loro per bloccare un passaggio - sui quali altre serie sorvolerebbero, secondo uno sguardo sensibilmente personale, frutto dell'autorialità totale della regista sulla serie.
Ci siamo immersi in anteprima nell’incantevole tessuto multiculturale di Hong Kong con l’attesa miniserie Expats, in arrivo su Prime Video il 26 gennaio. Creata da Lulu Wang – vincitrice dell’Independent Spirit Award for Best Film con The Farewell (guarda la video recensione), nominato uno dei dieci migliori film del 2019 dall’American Film Institute – Expats vede tra le produttrici esecutive la stessa Wang e Nicole Kidman ed è decisamente lontana dai cliché del tipico melodramma statunitense, dal momento che adotta un approccio lento e coinvolgente, svelando una travolgente tragedia familiare attraverso sei episodi e molteplici linee temporali. Con un cast corale eccezionale, guidato da Nicole Kidman, la serie offre uno sguardo unico sulla vita da expats – letteralmente espatriati, o più precisamente residenti stranieri – nella metropoli asiatica.
Sono almeno cinque le ragioni per abbracciare la serie: dalla profondità emotiva della trama all’approccio distintivo di Lulu Wang sulla complessità di Hong Kong; dalla prospettiva unica sulla Perla d’Oriente alla profonda esplorazione di temi sociali e identitari, Expats ci accompagna in un viaggio attraverso la vibrante e complessa Hong Kong, esplorando le vite delle protagoniste e gettando luce sulle sfumature di questa peculiare società contemporanea.
IL CAST ECCEZIONALE
La presenza di Nicole Kidman come protagonista e produttrice esecutiva, unita alla visione della regista Lulu Wang, conferisce a Expats un livello di impegno e competenza evidenti. Il cast sottolinea l’attenzione alla creazione di personaggi autentici e complessi, ma soprattutto capaci di delineare la più evidente svolta narrativa del racconto: l’assenza di protagonismo. La stessa collaborazione tra Kidman e Wang, come più volte affermato dalle stesse, nonché le difficoltà produttive affrontate (essendo stata girata in piena pandemia), dimostrano l’intenzione di dare priorità alla profondità emotiva e all’autenticità della storia. A conferma di ciò, troviamo quindi un ensemble di attori e attrici che contribuisce a trasformare ogni scena in un’esperienza audiovisiva raffinata, coadiuvata dalla fotografia dettagliata e quasi documentaristica di Anna Franquesa-Solano che, oltre ad Hong Kong, mette in luce le sfumature dei personaggi e porta la storia a livelli di intensità e realismo straordinari.
Expats si sviluppa in sei episodi, per un totale di sei ore e mezza e concentrando la trama sull’impatto di una tragedia familiare, quindi sul cambiamento radicale delle vite di tre donne: la statunitense Margaret (Kidman), l’indo-statunitense Hilary (Sarayu Blue) e la coreano-americana Mercy (Ji-young Yoo). Lulu Wang gestisce abilmente la rivelazione della tragedia, mantenendo il mistero nei primi due episodi e svelando dettagli solo alla fine del secondo, attraverso il flashback; un aspetto, questo, che ci introduce al secondo motivo.