Un'interessante metafora sulla condizione della Romania e sull'eterno scontro fra umano e divino. Drammatico, Romania, Repubblica Ceca, Lettonia2021. Durata 118 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un film indipendente su una giovanissima suora che ha scelto Dio. Ma fa i conti con qualche dubbio. Espandi ▽
La giovane suora Cristina esce di soppiatto dal monastero dove vive e si reca in città per sbrigare una faccenda urgente. Dopo aver girato tra l'ambulatorio di un ospedale, un palazzo della periferia e una stazione di polizia, decide di fare ritorno al monastero e sale a bordo di un taxi. Nel corso del viaggio, però, è assalita dal tassista e brutalmente violentata. Indagando sul caso, l'ispettore Marius Preda ricostruisce la giornata di Cristina e prova a farsi raccontare da lei, ridotta in fin di vita, come sono andate le cose. Marius rintraccia il presunto colpevole, lo porta sul luogo del delitto e in preda a una rabbia cieca gli intima di confessare. La situazione gli sfugge di mano, ma un miracolo inatteso lo attende...
Diviso in due blocchi, con due protagonisti antitetici, il film oppone visioni opposte della realtà: una fideistica, l'altra materialista; una spirituale, l'altra tenacemente razionale.
Nel film di Apetri (presentato lo scorso anno nella sezione Orizzonti della Mostra di Venezia) un miracolo risolve il racconto, alla maniera dei misteri popolari, ma non offre risposte certe. Recensione ❯
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Spike Lee e James Brown insieme per il premio Oscar come miglior documentario. Espandi ▽
Ricostruzione dell'incontro di boxe, valevole per il titolo mondiale dei pesi massimi, tra i pugili neri Mohammed Alì, già Cassius Clay, e George Foreman a Kinshasa (Zaire) il 30 ottobre 1974. Al materiale filmato da Gast nel 1974 a Kinshasa s'aggiungono le interviste allo scrittore Norman Mailer, ai giornalisti Georges Plimpton e Thomas Hauser e al regista Spike Lee che vent'anni dopo commentano l'avvenimento. Recensione ❯
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Sette ritratti di immigrate raccolti con immediatezza per celebrare la coppa di chi non arriva primo. Documentario, Italia2022. Durata 80 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un gruppo di donne immigrate a Roma, quasi tutte sudamericane, lavorano come badanti e domestiche e hanno in comune la passione per il calcio. Espandi ▽
Nel campo di calcio Vis Aurelia, a Roma, si disputa, a parecchia distanza dall’attenzione dei tornei maggiori, un campionato amatoriale di calcio femminile a otto. Le giocatrici che militano nelle sei formazioni in gara provengono da ogni parte del mondo. L’obiettivo delle documentariste concentra su sette di loro, inoltrandosi con successo e discrezione nelle loro origini familiari, in ascolto di aspirazioni e rinunce. La sintesi di un montaggio serrato, tra confessioni riposte e situazioni ordinarie, eppure avvincenti, e l’ottimo lavoro sul suono in presa diretta trasmettono un senso di immediatezza e trascinano in percorsi molto lontani tra loro ma accomunati da una tenerezza di fondo e un attaccamento ai legami affettivi, non solo di sangue. Senza sdolcinature e al minimo tasso di retorica. Dedicato “alle nostre figlie”, Las Leonas celebra e riconosce, come una coppa assegnata a chi non arriva primo, la molto sottovalutata intelligenza di adattarsi a un contesto ostile, non arrendersi a una sconfitta, rialzarsi nonostante il pronostico avverso. Recensione ❯
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Il lato nascosto della grande scrittrice. Espandi ▽
L'immagine di Emily Dickinson che nel corso dei decenni si è diffusa e cristallizzata, cioè quella di un'autrice prolifica ma chiusa in se stessa ed indifferente a qualsiasi relazione sentimentale viene proposta sotto una luce completamente diversa. Al centro c'è la relazione, durata negli anni con la, inizialmente amica, e poi addirittura cognata Susan.
Emily Dickinson diviene per la prima volta protagonista non di un biopic serioso e carico di dolente mestizia ma bensì di una commedia carica di brio e di irriverenza.
Olnek dosa con maestria e con sguardo femminile la materia a sua disposizione offrendo così una prospettiva diversa e non più esclusivamente per addetti ai lavori della vita e dell'opera di un'autrice che merita di essere conosciuta anche sotto aspetti sin qu, più o meno volutamente, lasciati in ombra dai biografi ufficiali. Recensione ❯
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Un flusso ragionato di materiali che offre un'indescrivibile varietà di soluzioni come tutto il lavoro del "riautore". Sperimentale, Italia2022. Durata 196 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Frammenti di personaggi, luoghi e situazioni in un'opera che rappresenta a pieno lo spirito di enrico ghezzi. Espandi ▽
Il panorama delle vicende umane incontra l'uomo con la macchina da presa. Il suo campo da gioco non ha confini, la sua curiosità non ha misura. Personaggi, situazioni e luoghi si accampano nel vissuto di un'umanità che è al contempo colei che vede e la cosa vista. Ma cosa sono gli ultimi giorni di questa umanità? Recensione ❯
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Cinema d'invenzione e sentimento che traccia la storia libanese, con una grande Alba Rohrwacher. Drammatico, Francia2020. Durata 92 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un'intensa e originale opera prima, selezionata alla Semaine de la Critique di Cannes 2020, che intreccia fiction e stop motion. Espandi ▽
L’ottimo esordio alla regia di Chloé Mazlo è il perfetto amalgama delle sue radici franco-marocchine e della sua esperienza nei corti d’animazione: influssi, tecniche e referenze storico-culturali che si inseguono lievi nel ritratto di un paese e dei suoi decenni più tormentati. Volto principale di un film che in realtà mette in mostra un’attenzione corale per i tanti personaggi che lo attraversano è quello di Alba Rohrwacher, che si conferma l’attrice dal profilo più complesso e interessante del nostro cinema e che spesso negli ultimi anni ha trovato ruoli più consoni al suo talento in giro per l’Europa. Mescolando gli inserti in stop motion, l’animazione e i fondali illustrati, la regista crea un film stravagante ma dallo sguardo diretto e tenero, che non si ripromette di usare le tecniche visive per rivelare, ma semplicemente per illuminare le cose della vita. Recensione ❯
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Nella Chicago della fine anni '60, una donna cerca aiuto per abortire. Espandi ▽
È il 1968 a Chicago. Il vento del cambiamento soffia nell’aria assieme all’eco delle proteste studentesche, ma per ora può soltanto lambire le certezze di Joy, classica casalinga borghese dell’epoca con un marito avvocato, Will, una figlia adolescente e un altro bambino in arrivo. Una complicazione nella gravidanza mette però in pericolo la vita di Joy, che si vede negata la possibilità di un aborto che potrebbe salvarle la vita. Sola contro il sistema, Joy si rivolge a “Jane”, un’organizzazione clandestina che aiuta le donne in difficoltà.
Call Jane si inserisce nel filone (recentemente di nuovo florido) di un cinema impegnato a riflettere sui diritti civili e in particolare sul tema dell’aborto.
Un film che si propone di allargare il dibattito collettivo andando oltre la prospettiva personale di un individuo e affrontando le spinose implicazioni politiche, di classe e razziali che sono impossibili da ignorare specialmente nella realtà statunitense. Recensione ❯
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Una storia d'amore resa superlativa da due grandi attori e da un regista al suo apice artistico. Drammatico, Francia1952. Durata 96 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +16
Ambientato nella Parigi di fine Ottocento fra lotte di bande rivali e balli popolari, Casco d'oro è la storia di due amanti senza speranza. Espandi ▽
Nella Parigi di fine ‘800 Marie (“Casco d’oro" fa riferimento al la sua capigliatura) è l’amante del malavitoso Roland che la tratta brutalmente. Quando, in occasione di un ballo, incontra il falegname Manda il colpo di fulmine è reciproco. Roland cerca rapidamente vendetta e viene in questo coadiuvato dal capobanda Leca, un commerciante con buone entrature anche nella polizia. Leca favorisce un duello tra i due dai cui sviluppi la vicenda prenderà una svolta che metterà in pericolo l’amore di Marie e Manda. Il soggetto del film fa riferimento a un personaggio realmente esistito. Si tratta di Amélie Hèlie che faceva parte dei cosiddetti “Apache” nel mondo della malavita parigina a cavallo tra fine ‘800 e inizio ‘900. Quando arriva nelle mani di Becker è già stato visionato e poi abbandonato da Julien Duvivier, Yves Allégret ed Henri-Georges Clouzot. Becker decide di portarlo sullo schermo a proprio rischio e pericolo perché sa che dovrà affrontare gli strali di una critica conformista che sino ad allora lo ha visto affrontare vicende contemporanee e che probabilmente non gli perdonerà il film ‘in costume’. Il che puntualmente accadrà. Recensione ❯
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Un racconto corale sobrio e conciso che è anche indagine antropologica. Documentario, Italia2022. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Documentario girato in Polesine, nella memoria dell'alluvione che lo sommerse nel 1951. Espandi ▽
Il 14 novembre 1951 il fiume Po straripò a Occhiobello, un piccolo Comune in provincia di Rovigo, causando l'allagamento del Polesine, regione già poverissima. Una catastrofe ambientale che fece centodue vittime e oltre centomila sfollati e che ebbe come effetti l'immediata evacuazione della zona, l'emigrazione coatta in cerca di lavoro, una ricostruzione e un ritorno difficili. Alcuni anziani, allora bambini, intervistati oggi ricordano quei fatti, rievocando ricordi, choc, lutti ma anche episodi di un'esistenza oltre l'essenziale, in simbiosi con il fiume.
Scritto da Andrea Segre e dal giornalista e scrittore asolano Gian Antonio Stella, Po mette in dialogo, nel montaggio di Luca Manes e Chiara Russo, alcuni testimoni oculari dell'alluvione con i filmati in pellicola e le fotografie di Archivio Luce, Archivio storico Luce Cinecittà e Rai Teche (in una scena si riconosce anche un giovane Corrado Mantoni, nella sua prima veste di annunciatore radiofonico).
In questo racconto corale sobrio e conciso c'è chi confessa di non aver mai visto una forchetta prima che gli venisse offerta della carne; chi ha ancora i brividi a ripensare alla solitudine dello sfollamento, lontano dai familiari, o al bagno "collettivo" effettuato nella stessa acqua. Ma anche la compostezza di chi visita le tombe dei fuggiaschi su un camion travolto dall'acqua a Frassinelle Polesine e la dignità di chi non si vergogna di aver patito la fame, ricordando una madre pronta a bollire la testa di un animale infetto, pur di mettere qualcosa a tavola. Recensione ❯
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Winocour prova a mettere ordine nel ritratto collettivo di una tragedia che continua a scioccarci. Drammatico, Francia2022. Durata 105 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una donna rimane vittima di un attacco terroristico all'interno di un club. Dovrà fare i conti con il trauma per riabbracciare Parigi e se stessa. Espandi ▽
Traduttrice dal russo, Mia vive a Parigi con il fidanzato medico Vincent. La sera del 13 novembre 2015, Mia decide di fermarsi in un locale del centro: sarà una delle centinaia di persone ferite ma sopravvissute agli attentati terroristici di quella sera. Per reazione allo shock, nei mesi successivi l'attentato Mia dimentica tutto e nel tentativo di recuperare i ricordi di quella sera e di ridare un senso alla sua vita comincia a ricostruire ciò che ha vissuto, cercando in particolare la persona con la quale ha passato quei tragici momenti. Per Mia sarà l'inizio di un cammino doloroso.
La regista Alice Winocour ha vissuto l'orrore degli attentati di Parigi attraverso l'esperienza del fratello, anche lui miracolosamente scampato alla morte: da lì parte per raccontare l'indagine personale di una donna che ha perso tutto.
La cineasta prova dunque a mettere ordine nel caos interiore di una donna, misurando con fin troppo calcolo e controllo la sceneggiatura del suo film. Il film inserisce delle fratture, delle aperture improvvise, in cui le storie di altri sopravvissuti vanno a costruire il ritratto collettivo (purtroppo mancato) di una tragedia che continua a scioccarci e a riguardarci da vicino. Recensione ❯
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Gianfranco Rosi ripercorre i viaggi del Papa impostando un dialogo a distanza tra il flusso dell'archivio dei viaggi del Papa, le immagini del suo cinema, l'attualità e la storia recente. Espandi ▽
A nove anni dall’inizio del suo pontificato, Papà Francesco ha compiuto trentasette viaggi, dal primo a Lampedusa agli ultimi in Medio Oriente e in Canada. Gianfranco Rosi ripercorre le missioni del Pontefice facendo dialogare le immagini ufficiali con i filmati d’archivio, alcuni frammenti dei suoi film e riprese effettuate per l’occasione. Da documentarista Rosi osserva, confronta, amplia la prospettiva e usa le immagini per confrontarsi con il proprio soggetto. Il suo racconto non sta dalla parte di Francesco, bensì dietro, o di fronte, provando a scorgere debolezze e incertezze che sovente spezzano l’ufficialità dei discorsi scritti e delle riprese ufficiali. Grande comunicatore, Papa Francesco non si tira indietro di fronte ai problemi, soprattutto quando è lui ad avere la parola. E anche Rosi dunque non si tira indietro, accettando l’idea che il suo film prosegua in modo meccanico, di viaggio in viaggio, in modo piuttosto compilativo e didascalico, ma in questo modo riuscendo contestualizzare e verificare le parole del Papa. Recensione ❯
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Il coming of age particolare e universale di una studentessa problematica. Un'opera che rimane impressa. Commedia, Francia2022. Durata 110 Minuti. Consigli per la visione: Film per tutti
Stella alle prese col complesso anno della maturità attraverso una commedia sofisticata piena di vita e di vitalità, a ritmo di musica. Espandi ▽
Parigi, fine anni Ottanta. Stella è una studentessa con una serie di problemi, personali, psicologici e familiari. Vive nel bar di sua madre, fin quando non viene venduto per debiti. Ha una famiglia problematica, una madre disoccupata, un padre assente, una scuola che non la stimola, tutto sembra remare contro la sua felicità. Finché un giorno, insieme alle inseparabili amiche, incontra in discoteca un ragazzo che le piace tantissimo e con cui, per la prima volta, si lascia andare.
Un coming of age che è anche una storia di amicizia raccontata a partire da un contesto di disagio sociale. La regia di Sylvie Verheyde sa raccontare bene, anche da un punto di vista estetico, le altalene emotive dell'adolescenza calandole realisticamente nei loro contesti, tra banchi di scuola, pista da ballo, chiacchierate tra amiche sotto le luci stroboscopiche come al buio di una camera.
Una parabola che sa coinvolgere chi guarda non perché si distacchi da altre opere simili, ma per il suo tentativo di essere universale e transgenerazionale: racconta le difficoltà di individuare un posto nel mondo, di capire chi si è e chi si possa diventare, che tutti almeno una volta nella vita hanno provato. Recensione ❯
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Un ritratto struggente e intenso di una comunità di amici che si ritrova insieme molti anni dopo per celebrare la vita e la morte prematura dell'amico più emblematico del gruppo. Espandi ▽
Nel 2018 Mauro Fagioli moriva a 47 anni. Da tempo era recluso all’ultimo piano di un palazzo della Roma bene dove esercitava la sua unica attività, portare a termine il film dei suoi sogni con materiali raccolti nell’arco di vent’anni: ore e ore di girato peripatetico cui avevano partecipato volontariamente tutti i suoi amici. Quegli stessi amici si ritrovano sul terrazzo condominiale del palazzo per celebrare la veglia funebre di Fagioli, ricordandone l’impresa mancata. Il documentario di Federica Di Giacomo racconta dal di dentro un mondo specificatamente romano: quello degli aspiranti cinematografari e della corte che si crea loro attorno. E pone infinite domande sull’arte e la sua necessità, sul rapporto fra ego e creazione, sulla differenza fra talento e velleità, sulla capacità di rimanere autentici e concreti di fronte alle sirene di una vocazione mai confermata, lasciando al suo racconto, che cresce nel segno dell’incompiutezza, la possibilità di dipanarsi con calma e precisione per la durata della rielaborazione del lutto. Recensione ❯
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Tra Hitchcock e i fumetti, un gioco divertente che omaggia e parodizza il genere giallo. Commedia, Francia2022. Durata 101 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Si aprono le indagini sulla morte di un attore avvelenato nel mezzo di uno spettacolo. Espandi ▽
Durante una rappresentazione teatrale della Comédie-Française, a Parigi, un attore muore avvelenato sul palco. Spirando fra le braccia di Martin, suo collega e amico, dice una frase criptica: «Mi hanno ucciso... Il profumo verde…». Subito dopo è Martin a ritrovarsi drogato e prigioniero in una villa fuori città… Autore di un cinema intellettuale, con acute riflessioni sul rapporto fra sogno e realtà nel mondo della politica e dell’arte, Nicolas Pariser si diverte a ricreare le atmosfere di un giallo alla Hitchcock, con un occhio al mondo dei fumetti. In Il mistero del profumo verde c’è tutto l’armamentario dell’operazione postmoderna che omaggia e al tempo stesso parodizza un genere, in questo caso il giallo. Il gioco diverte e per un po’ funziona, perché Pariser ha lo spirito tipicamente francese dell’uomo di cinema e del fine recuperatore, e non quello – tipicamente americano – del distruttore e del paladino del disordine. Dove il film cede è purtroppo nella sfida più complicata (e démodé, in tempi di episodi televisivi che non superano i 50’), quella cioè di reggere la suspense e la curiosità ben oltre la metà. Recensione ❯
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Un film che tutti gli aspiranti direttori di fotografia e scenografi dovrebbero vedere. Ottimi tutti gli interpreti. Drammatico, Italia2022. Durata 91 Minuti.
Una storia d'amore tra una ragazza che "scappa" dalla musica e un ragazzo che "sopravvive" grazie alla musica. Espandi ▽
Livia è una giovane donna che soffre da sempre di un disturbo neurologico diagnosticato solo di recente: l'amusia. Si tratta di una patologia che fa sì che chi ne soffre recepisca ogni brano musicale come una serie di suoni distorti. Livia una notte si presenta da sola ad un motel chiedendo una stanza a Lucio, il giovane addetto al desk.
Siamo di fronte ad un film in cui non c'è una location che non sia studiata ed inquadrata senza una ragione. Ogni edificio, ogni locale, ogni luce danno il loro contributo nel creare un'atmosfera per cui l'aggettivazione 'metafisica' risulta appropriata e non di maniera.
Questo è un film in cui l'estetica (fatte salve le ottime interpretazioni dei due protagonisti e di Ardant e Lombardi) si fa tutt'uno con la narrazione fino a sovrastarla. Questo non è un difetto anzi. Amusia è un film che tutti gli aspiranti direttori della fotografia (qui c'è Bigazzi) e scenografi dovrebbero vedere. Ne trarrebbero utili insegnamenti. Recensione ❯
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