Quando eravamo re

Chi vuol bene ad Alì non può perderlo.

«Lasciammo l'Africa in ceppi, ferri e catene. Ora torniamo in un'aura di splendore e di gloria scintillante.» Così dice l'afroamericano Don King nel 1974, appena giunto in Zaire, dove gli è riuscito d'organizzare l'incontro del secolo, quello tra George Foreman e Muhammad Alì. A raccogliere queste sue parole orgogliose c'è una troupe guidata da Leon Gast.

Ci perdoni, Muhammad Alì: per noi resterà sempre Cassius Marcellus Clay jr., il giovane pugile di colore, bello come un dio, che nell'estate del 1960 stupì il mondo alle Olimpiadi di Roma. Era un "massimo" ma, a differenza dei suoi pari peso, danzava sul ring. Eternamente in movimento, velocissimo, sfuggente, capace di sferrare al momento giusto colpi che non perdonavano.

Torna in sala il film (premio Oscar nel 1997 come miglior documentario) che racconta l'incontro di boxe più importante del secolo scorso, immortalando per sempre l'immagine di un mito. Kinshasa (capitale dello Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo) 1974. Nel cuore dell'Africa nera sta per svolgersi un incontro di pugilato che passerà alla storia.