Animali Selvatici

Film 2022 | Drammatico, +13 125 min.

Titolo originaleR.m.n.
Anno2022
GenereDrammatico,
ProduzioneRomania
Durata125 minuti
Regia diCristian Mungiu
AttoriMarin Grigore, Judith State, Macrina Barladeanu, Orsolya Moldován, Andrei Finti Mark Blenyesi, Ovidiu Crisan, Alin Panc, András Hatházi, Zoltán Deák.
Uscitagiovedì 6 luglio 2023
TagDa vedere 2022
DistribuzioneBim Distribuzione
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 3,66 su 38 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Cristian Mungiu. Un film Da vedere 2022 con Marin Grigore, Judith State, Macrina Barladeanu, Orsolya Moldován, Andrei Finti. Cast completo Titolo originale: R.m.n.. Genere Drammatico, - Romania, 2022, durata 125 minuti. Uscita cinema giovedì 6 luglio 2023 distribuito da Bim Distribuzione. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,66 su 38 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Condividi

Aggiungi Animali Selvatici tra i tuoi film preferiti
Riceverai un avviso quando il film sarà disponibile nella tua città, disponibile in Streaming e Dvd oppure trasmesso in TV.



Accedi o registrati per aggiungere il film tra i tuoi preferiti.


oppure

Accedi o registrati per aggiungere il film tra i tuoi preferiti.

Ultimo aggiornamento lunedì 26 giugno 2023

Un film per comprendere come nasce e si diffonde il razzismo oggi. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Lumiere Awards, In Italia al Box Office Animali Selvatici ha incassato 136 mila euro .

Consigliato assolutamente sì!
3,66/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA 3,47
PUBBLICO 3,50
CONSIGLIATO SÌ
Una disarmante dissezione della natura umana e della contemporaneità, pervasa da tensioni, intolleranza e paura.
Recensione di Emanuele Sacchi
domenica 22 maggio 2022
Recensione di Emanuele Sacchi
domenica 22 maggio 2022

Matthias, burbero e taciturno lavoratore di un mattatoio tedesco, litiga con il datore di lavoro e scappa verso Recia, il villaggio di origine in Transilvania. Qui trova una situazione complicata: la moglie Ana sta crescendo il figlio Rudi in maniera troppo protettiva, mentre la sua amante Csilla ha fatto carriera in un grande panificio locale. Quando quest'ultima, per poter ottenere dei benefici UE, si trova a dover assumere braccianti provenienti dallo Sri Lanka, nel villaggio emergono intolleranze sopite a lungo ma più vive che mai.

Benché il titolo originale del film lasci pensare alla Romania, ridotta alle sue sole consonanti, il riferimento ufficiale è a agli esami clinici - R.M.N. è l'acronimo rumeno della risonanza magnetica - a cui viene sottoposto Papa Otto, un anziano pastore rispettato da tutti.

Ma come le macchine passano allo scanner le condizioni neurologiche di Otto, così Mungiu sottopone a un'indagine approfondita lo stato delle cose in Romania e più in generale nella contemporaneità europea, pervasa da tensioni, intolleranza e paura. La scelta di ambientare la vicenda in Transilvania, crogiuolo di etnie (rumena, magiara, rom e ebraica), fedi religiose (cattolicesimo, cristianesimo ortodosso, islamismo) e idiomi eterogenei, non è casuale e ha lo scopo di rappresentare la fragilità di equilibri secolari, pronti a esplodere in fratture dilanianti alla prima scintilla.

Matthias perde il lavoro per un insulto razzista - "zingaro" - ma infligge, insieme ai concittadini più facinorosi, il medesimo contrappasso ai nuovi immigrati singalesi, accusati di "rubare" il lavoro agli abitanti di Recia, che in realtà quel lavoro non hanno nessuna intenzione di praticarlo, per ragioni di denaro o di semplice lassismo, preferendo recarsi all'estero o vivere di sussidio statale.

Una concatenazione di rapporti di vassallaggio che si traducono in infinite guerre tra poveri, tra fratelli, tra vicini, in una disarmante dissezione della natura umana e della sua incapacità di progredire su temi atavici e tuttora attuali. Mungiu ha la forza di rappresentare questo cumulo di contraddizioni mediante gli ormai celebri piani sequenza atti a "inseguire" i personaggi o con scene corali di pregevole fattura: in particolare, tra queste, la sequenza dell'assemblea del villaggio, un'unica inquadratura in cui ogni figura in campo segue un andamento autonomo e manifesta un differente punto di vista, mentre la macchina da presa sceglie di mettere a fuoco o fuori fuoco un intervento o l'altro in base all'andamento emozionale del dibattito.

Ad aggiungere una ulteriore quota di novità nello stile del regista di Un padre, una figlia, è l'abbandono di un realismo tout court in favore dell'applicazione di tecniche e stili realisti a una materia che esonda verso il surreale. La foresta che circonda il villaggio, così come le nuvole grigie e pesanti che si addensano nel cielo, forniscono la cornice ideale per un viaggio nell'inconscio che transita da premonizioni di immagini lasciate fuoricampo e simbolismi enigmatici - il travestimento da orsi - per raccontare l'esplosione dell'elemento ferino presente nella natura umana.

Nel degrado di Papa Otto vive il progressivo decadimento di una società pervasa dalla paura e accecata dall'egoismo e dalla superstizione, in cui le lezioni di secoli di storia sembrano dimenticate e oggetto di un periodico reset. Un ritorno a uno stato di natura che non ha nulla di edenico e ha tutto del perverso simulacro di natura che l'uomo ha modellato a sua immagine e somiglianza. 

Sei d'accordo con Emanuele Sacchi?
Recensione di Roberto Manassero
martedì 4 luglio 2023

Quanti registi, oggi, sono in grado di raccontare il presente, la sua complessità e stratificazione, la sua concomitanza di voci e ragioni, la sua orizzontalità che non mostra alcuna struttura o senso condivisi? Pochi, pochissimi, e tra questi senza dubbio il rumeno Cristian Mungiu, che almeno da 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni (2007) affronta la storia del suo paese interrogandosi sulla sua natura, le sue ragioni, le sue distorsioni. Con l'ultimo film, presentato a Cannes nel 2022, Animali selvatici (meglio non interrogarsi troppo sulle ragioni del titolo italiano dall'originale R.M.N., che un senso preciso ce l'ha), è ancora più chiaro come per Mungiu il cinema sia uno strumento di presa sul reale, di utilizzo dello spazio e del tempo per restituire con gli strumenti della finzione e della messa in scena le molteplici direzioni di una società. Nel film siamo a Recia, ipotetico paese di montagna in Transilvania, dove prima di Natale torna dalla Germania il quarantenne Matthias, emigrato anni prima per lavorare in un mattatoio. L'uomo ritrova il figlio Rudi, traumatizzato da una visione nei boschi; la moglie con cui non parla; il padre pastore affetto da narcolessia; l'ex amante Csilla, che gestisce un panificio e affronta i problemi causati dall'assunzione di tre immigrati dallo Sri Lanka grazie a un finanziamento europeo. Matthias attraversa un mondo che non riconosce, abitato da famiglie rumene spezzate dall'emigrazione, da influenti minoranze di ungheresi e tedeschi, da ricercatori stranieri venuti a studiare la fauna della zona, da politici locali nazionalisti e da preti codardi, da nuovi arrivati provenienti da mondi lontani di cui non si sa nulla. Mungiu segue il vagare indifferente del suo protagonista e al tempo stesso traccia il ritratto caotico di una comunità dove ignoranza e paura preparano la deriva violenta, riprendendo l'immagine della Romania come terra di mezzo tra Occidente e Oriente. Il trauma visivo del piccolo Rudi e la risonanza magnetica del padre di Matthias (la R.M.N. del titolo, rezonanta magnetica nucleara) offrono la chiave di volta di un mondo in conflitto, in cui un'immagine manca (cos'ha visto Rudi? Un orso o forse altro?) e un'altra indaga a fondo la testa di un paziente e, idealmente, di una nazione (R.M.N., cioè Romania). Animali selvatici è così composto da inquadrature complesse, frammentate, con i riflessi che sdoppiano i piani e il montaggio che detta un ritmo irregolare, e all'opposto da momenti in cui il tempo si dilata e la camera si ferma. Come nella straordinaria scena dell'assemblea collettiva, in cui un'inquadratura di 14 minuti raccoglie le tensioni del racconto giocando con la profondità di campo, la messa a fuoco e la sovrapposizione di voci. Tutto si tiene e tutto si disperde in una frustante contrapposizione di idee, restituendo in maniera mai così lucida l'inconsistenza del discorso pubblico contemporaneo e l'impossibilità, al momento, di trovare una sintesi - individuale, politica, sociale, economica - fra libertà, lavoro, identità, storia, radici...
Da Film TV N. 27, 4 luglio 2023

Sei d'accordo con Roberto Manassero?
Powered by  
PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
martedì 9 gennaio 2024
gianleo67

Abbandonato il lavoro in Germania dopo aver picchiato un suo superiore, Matthias ritorna nel piccolo villaggio transilvano da cui proviene per ritrovare una situazione gravida di latenti conflitti etnici e sociali pronti ad esplodere. Continua l'analisi delle contraddizioni e della frammentazione culturale della società rumena da parte di uno dei suoi autori maggiormente rappresentativi, qui alle prese [...] Vai alla recensione »

lunedì 17 luglio 2023
aizram

Sono andata a vedere l’ultimo film di Mungiu perché avevo visto e molto apprezzato i suoi lavori precedenti e per le critiche positive lette su questo. Ma sono rimasta un po’ delusa. Il film si apre con la bellissima scena di un bambino che cammina lieto nel bosco, affondando i piedi nelle foglie secche, e che all’improvviso sgrana gli occhi fissando qualcosa che lo spaventa [...] Vai alla recensione »

giovedì 10 agosto 2023
Maria Teresa

Il film mi ha davvero colpita il regista riesce con le persone, le immagini le parole a descrivere,  in uno spaccato di quotidianità, il dramma della dissoluzione sociale, in Romania, ma che si ripete puntualmente e allo stesso modo, in ogni angolo del mondo è in modo particolare qui in Italia. Le persone ormai sono ossessionate dal diverso, dallo straniero e si conduce una vita [...] Vai alla recensione »

FOCUS
FOCUS
venerdì 7 luglio 2023
Giovanni Bogani

Si chiama R.M.N., in originale, il nuovo film di Cristian Mungiu (Animali selvatici): regista ostinato, coraggioso, con un sguardo che va a fondo nel male, il male delle persone, il male che mina le società, il male di vivere. Si chiama R.M.N., che vuol dire “risonanza magnetica”: ma che evoca, irresistibilmente, anche la parola “Romania”.

Il racconto si apre in Germania. Un operaio, che lavora in un mattatoio, reagisce con violenza contro un altro. Come un calciatore che non aspetta neanche il cartellino rosso ed esce dal campo, lui lascia la fabbrica e il paese. Se ne torna in Romania, fra le montagne della Transilvania, a Ditrau. Noi, della Transilvania, sapevamo solo di Dracula. Invece scopriamo che c’è una comunità mista di rumeni, ungheresi, tedeschi, che hanno trovato da poco un faticoso equilibrio.

E adesso c’è quest’uomo che torna. C’è un figlio piccolo, otto anni, che attraversando il bosco per andare a scuola ha visto qualcosa che lo ha terrorizzato, e non parla più. C’è il padre che ha un cancro al cervello – da qui la risonanza magnetica del titolo. C’è una piccola azienda di panetteria, che per usufruire di fondi europei assume due lavoratori dallo Sri Lanka. E c’è la comunità intera, poco più di quattrocento persone, che non li vuole. E dà fondo a tutti i suoi pregiudizi. Contro gli stranieri, contro i musulmani, quelli che “vengono da noi e ci portano le malattie”, quelli che “prima vengono in due, poi portano le loro tre mogli e i loro dieci figli, e alla fine ci invadono”. Contro quelli che “prima o poi si fanno esplodere o ci investono”.

La versione più cruda del nazionalismo, del razzismo, della xenofobia, dell’isolazionismo. Con un momento che evoca i giorni del Ku Klux Klan negli Stati Uniti. E in mezzo, anche il maschilismo di questo operaio, Matthias. Che, ad ogni momento, sembra poter fare violenza alle persone che ama.

E c’è una Chiesa che, nella figura del pope ortodosso, non riesce ad opporsi alla volontà della maggioranza della popolazione, e una polizia che se ne frega, e cerca di indagare il meno possibile sugli episodi di violenza.

CELEBRITIES
venerdì 30 giugno 2023
Roberto Manassero

Nel maggio del 2007, quando il suo secondo film 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni viene presentato in concorso a Cannes, il rumeno Cristian Mungiu ha 39 anni. Non è giovanissimo, dunque, ma è ancora in buona parte sconosciuto nonostante un film esordio, Occident (2002), presentato sempre a Cannes alla Quinzaine des réalisateurs, diversi corti realizzati a partire dalla fine degli anni ’90 e l’esperienza di assistente di registi come Radu Mihaileanu per Train de vie - Un treno per vivere e soprattutto Bertrand Tavernier per le riprese in Romania di Capitan Conan (1996). 

Mungiu ha anche un passato da scrittore, grazie alla pubblicazione dei racconti che avrebbero poi ispirato le storie del suo primo film, ma si può dire che a metà Duemila non abbia ancora trovato la sua strada. 

La trova proprio con 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni, che vince a sorpresa la Palma d’oro e in patria ottiene un successo tale da diventare il film rumeno più visto di sempre. Soprattutto, insieme ai lavori di cineasti della stessa generazione di Mungiu – i cosiddetti “postdicembristi”, cresciuti sotto Ceausescu ma formatisi dopo la rivoluzione dell’89, come Cristi Puiu (The Death of Mr Lazarescu, 2004) o Corneliu Porumboiu (A est di Bucarest, 2006) – il film, che racconta una storia di aborto clandestino e violenza sessuale nella Bucarest del 1987, contribuisce ad affermare la “nuova onda” del cinema rumeno, uno dei fenomeni più significativi del cinema del nuovo millennio. 

A quasi vent’anni dalla violenta fine del comunismo, a inizio Duemila il popolo rumeno è finalmente pronto per fare i conti con il passato e usa il cinema d’autore – fatto di lunghi piani sequenza, di attese e di silenzi, di violenza sottile che restituisce il clima oppressivo del regime – per creare una sorta di seduta di analisi collettiva. 

Per il mondo dei festival è una scoperta straordinaria e destinata a durare a lungo, grazie anche ai successivi lavori di Mungiu: Racconti dell’età dell’oro (2009), film collettivo coordinato dal regista che raccoglie sei leggende metropolitane appartenenti all’ultima era di Ceausescu (chiamata ironicamente “età dell’oro”); Oltre le colline (2012), storia spaventosa, al limite dell’horror, della relazione fra due orfane costrette a crescere in un monastero e divise dalle personalità divergenti, una timida e devota, l’altra aggressiva e morbosa; Un padre, una figlia (2016), vicenda crudele di un padre che fa di tutto per favorire il diploma della figlia e ritratto spietato di una Romania moderna illusa dal progresso ma immersa in un paesaggio di corrotti e corruttori. 

Ora che ha superato i cinquant’anni, Cristian Mungiu è uno dei massimi registi europei e per i giovani cineasti un vero maestro: il suo stile controllato, la tensione morale dei suoi dialoghi, l’attenzione al lavoro con gli attori e la precisione degli ambienti (si veda la ricostruzione filologica degli anni ’80 in 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni) hanno fatto scuola. 

Il suo ultimo film Animali selvatici, presentato lo scorso anno a Cannes e al cinema da giovedì 6 luglio, è ancora una volta un’opera di straordinaria importanza: il titolo originale RMN, che indica la sigla della risonanza magnetica nucleare, richiama ovviamente la stessa Romania ed è un affresco implacabile del nostro presente

Ambientato in una comunità della Transilvania, intreccia questioni legate alla globalizzazione, all’integrazione fra minoranze, alla diaspora dei rumeni verso l’Occidente (ancora…) e all’immigrazione in Romania dall’est asiatico: un’opera-mondo, insomma, che sa vedere i segnali del futuro che vivremo.

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
giovedì 3 agosto 2023
Alberto Baroni
Gli Spietati

Lo spirito che muove l'ultimo lavoro di Cristian Mungiu si configura nel concetto di disgregazione. Ciò che in apparenza viene immediatamente meno è la comunità, schiacciata sia da entità politiche esterne distanti e cieche, sia da forze xenofobe interne che si dipanano come violente reazioni alimentate dall'istinto di auto-conservazione. La ricaduta inevitabile di questo processo investe, di conseguenza, [...] Vai alla recensione »

mercoledì 2 agosto 2023
Marco Grosoli
Gli Spietati

Che cosa distingue un film riuscito da un film sbagliato, nel 2023 (ma non solo)? Un film sbagliato rimane sulla carta. È un film che cerca di tenere insieme una serie di requisiti avulsi, ognuno idealmente corrispondente a ciò che vorrebbe un finanziatore e/o un frammento di pubblico da identificare inventandolo, e da inventare identificandolo. L'alchimia non riesce, e i singoli elementi coesistono, [...] Vai alla recensione »

giovedì 20 luglio 2023
Giovanni Guidi Buffarini
Corriere Adriatico

Il romeno Matthias in Germania è vittima di razzismo, lui reagisce male e deve tornare a casa, in Transilvania. Dove i razzisti sono i romeni e i (nuovi) bersagli tre operai singalesi assunti nel panificio del paesello in cui già a fatica è sopportata la minoranza ungherese. «Ci rubano il lavoro» (ma nessuno dei locali si era mostrato interessato), «potrebbero portare malattie e pure la poligamia» [...] Vai alla recensione »

sabato 15 luglio 2023
Claudio Fraccari
La Voce di Mantova

In prossimità del Natale, perde il lavoro in Germania e torna al suo paese in Romania. Là Matthias trova una situazione compromessa: sul versante privato, il figlio Rudi ha perso la parola dopo un misterioso incontro nel bosco, mentre il vecchio padre soffre di narcolessia; a ciò si aggiungono i rapporti tesi sia con la moglie Ana che con l'ex amante Csilla.

lunedì 10 luglio 2023
Roy Menarini
Roymenarini.it

Pur ammirato, Cristian Mungiu non viene ancora considerato - come dovrebbe essere - uno dei grandi maestri del contemporaneo (magari insieme agli altri talenti dell'onda rumena, tuttora in formissima). La sua allegoria d'Europa, raccontata in Transilvania, è anti-mélo (basta guardare all'uso contrappuntistico della colonna sonora di In the Mood for Love).

domenica 9 luglio 2023
Giancarlo Usai
OndaCinema

Il nuovo cinema rumeno ha ormai quasi trent'anni, ma di quell'afflato espressivo che, attraverso una feroce parodia del passato, si impegnava a leggere le contraddizioni del presente, è rimasto ben poco. I suoi principali alfieri hanno preso delle strade differenti da quel punto di origine, connotando in modo molto netto il proprio modo di realizzare film.

domenica 9 luglio 2023
Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

Che cosa terrorizza Rudi (Mark Blenyesi)? Nella seconda sequenza del film di Cristian Mungiu il ragazzino sta attraversando un bosco, si blocca e corre via, di nuovo verso casa. Non parlerà più, se non per due parole verso la fine. Sapremo allora che cosa lo ha spaventato, e lo vedremo. Siamo in un villaggio della Transilvania, una terra di confine, anzi di confini.

domenica 9 luglio 2023
Fabio Ferzetti
L'Espresso

Cristian Mungiu è uno dei più importanti registi europei del nuovo millennio, e questo è un fatto. È anche un nome che purtroppo non tutti ricordano, e questo è un altro fatto. Ma che importa? Basta citare "4 mesi, 3 settimane, 2 giorni", l'aborto nella Romania di Ceausescu, per fare ancor oggi un salto sulla sedia. Ed era il 2007. I titoli successivi perdono qualcosa non in qualità ma in impatto. Vai alla recensione »

sabato 8 luglio 2023
Antonio Autieri
Sentieri del Cinema

Scappato dal suo luogo di lavoro in un macellatoio in Germania per aver colpito un superiore, Matthias fa ritorno al suo villaggio in Romania, per la precisione in Transilvania, dove il figlioletto Rudi vive insieme alla mamma, Ana, una moglie che sembra imputare al marito molto di più che le lunghe assenze per le trasferte di lavoro (come i suoi tradimenti con altre donne, si scoprirà).

sabato 8 luglio 2023
Mariarosa Mancuso
Il Foglio

La Transilvania ora fa parte della Romania, in passato se la sono contesa i tedeschi e gli ungheresi. Multiculturale, diremmo oggi (si parlano oltre al romeno l'ungherese, il tedesco e l'ucraino). La globalizzazione complica le cose. Uno dei brani musicali che ascoltiamo viene dal film "In the Mood for Love" di Wong Kar-wai, ambientato a Hong Kong. Succede, con le debite proporzioni, quel che succede [...] Vai alla recensione »

sabato 8 luglio 2023
Marco Minniti
Asbury Movies

Tra i nomi più importanti dell'attuale panorama cinematografico romeno, con uno stile immediatamente e facilmente riconoscibile, Cristian Mungiu è un regista parco quanto prezioso. La sua produzione di lungometraggi, iniziata nel 2002 con Occident, si compone al momento di sei titoli, vari nel tema, ma parimenti capaci di esplorare la società romena del dopo-1989 con lucidità e grande forza espressiva. [...] Vai alla recensione »

venerdì 7 luglio 2023
Nicola Falcinella
La Provincia di Como

C'è una scuola che si è imposta al centro del cinema europeo negli anni 2000 ed è quella romena, con cineasti come Cristi Puiu, Corneliu Porumboiu, Radu Jude, Cristian Mungiu e molti altri. Tutti o quasi riconoscibili per uno stile fatto di lunghi piani sequenza spesso con la macchina a mano e con la capacità di andare diretti e a fondo nella storia recente e nell'attualità del loro Paese.

venerdì 7 luglio 2023
Phil de Semlyen
Time Out

Il romeno Cristian Mungiu non è un regista prolifico, ma compensa con il peso specifico dei suoi film. Gli abitanti di un piccolo villaggio arroccato sui Carpazi sembrano formare una comunità unita e solidale, nonostante la miscela storica- mente infiammabile di etnie romena, ungherese e tedesca che la compone. In un grande panificio, gestito da una capa- ce manager ungherese, Csilla, si cercano disperatame [...] Vai alla recensione »

venerdì 7 luglio 2023
Michele Gottardi
Il Mattino di Padova

Primo regista rumeno a vincere la Palma d'oro a Cannes, con "4 mesi, 3 settimane e 2 giorni" (2007), Cristian Mungiu trasporta, con "Animali selvatici", le tensioni di un intero continente all'interno di in un piccolo villaggio a minoranza ungherese della Transilvania rumena, dove tutto sembra immutato da sempre. Un po' come nel resto d'Europa, anche qui apparentemente gli abitanti conducono una vita [...] Vai alla recensione »

giovedì 6 luglio 2023
Marina Visentin
Cult Week

Rudi, protagonista di Animali selvatici di Cristian Mungiu (Palma d'oro a Cannes 2008 con 4 settimane, tre mesi, due giorni, ha otto anni e vive in un villaggio della Transilvania, al limitare di un bosco popolato di orsi e leggende. Un giorno nel tragitto da casa a scuola vede qualcosa che lo spaventa al punto da ridurlo in una condizione di attonito mutismo.

giovedì 6 luglio 2023
Andrea Chimento
Il Sole-24 Ore

Una delle grandi certezze del cinema europeo contemporaneo: si merita senza dubbio questa presentazione Cristian Mungiu, autore rumeno che non ha praticamente mai sbagliato un film. Non fa eccezione la sua ultima pellicola, "Animali selvatici", assoluta protagonista della settimana tra le novità presenti in sala. Ambientato in un villaggio transilvano, il film si concentra in particolare su un padre [...] Vai alla recensione »

giovedì 6 luglio 2023
Silvio Danese
Quotidiano Nazionale

Il titolo originale è RMN, preso dall'esame clinico del padre del protagonista. Presentato l'anno scorso in concorso ufficiale a Cannes, è davvero una sorta di risonanza magnetica della Romania che ancora oggi è piena di livore razzista. Il quadro, che il regista del premiato 4 mesi, tre settimane, due giorni e Un padre, una figlia compone nel suo stile freddo e deterministico, è perfino un po' prevedibile [...] Vai alla recensione »

giovedì 6 luglio 2023
Alessandra Levantesi
La Stampa

Al contrario delle sovraniste Polonia e Ungheria, la Romania vanta un governo moderato di alleanza socialdemocratico/liberale, ma Animali selvatici del grande Christian Mungiu ci fa capire che la realtà profonda del Paese è più complicata di così. Un bambino scorge nel bosco qualcosa che lo terrorizza fino a fargli perdere l'uso della parola; il rom Matthias è costretto a tornare in patria dalla Germania [...] Vai alla recensione »

giovedì 6 luglio 2023
Stefano Giani
Il Giornale

Matthias abbandona il suo lavoro in Germania per tornare in Transilvania nel piccolo villaggio dove ha lasciato la moglie e il figlio, cresciuto tra mille incertezze delle quali è rimasto preda. Il ritorno significa anche incontrare a distanza di tempo Csilla, sua ex fidanzata, diventata imprenditrice e colpevole di aver assunto un manipolo di lavoratori esterni al paese che finisce dilaniato da paure [...] Vai alla recensione »

mercoledì 5 luglio 2023
Francesco Costantini
Cinematographe

Mancava da un po', Cristian Mungiu, pilastro del cinema d'arte europeo e principale esponente del cinema rumeno contemporaneo. L'ultima volta nel 2016 (il film si chiamava Un padre, una figlia), ora è il turno di Animali Selvatici. Dal 6 luglio 2023 nei cinema italiani, a più di un anno dal passaggio al Festival di Cannes 2022, distribuzione Bim Film.

martedì 4 luglio 2023
Michele Anselmi
Cinemonitor.it

Il conte Dracula non c'entra, anche se siamo nel cuore della Transilvania, ma certo c'è poco da stare tranquilli in quelle contrade aspre e fredde popolate di "Animali selvatici", come recita il titolo italiano, ben diverso dall'originale "R.M.N.", ovvero Risonanza magnetica nucleare. Esce giovedì 6 luglio con la Bim, sia in versione sottotitolata sia in versione doppiata, molto meglio la prima, il [...] Vai alla recensione »

lunedì 3 luglio 2023
Luca Pacilio
Rumore

In concorso al Festival di Cannes del 2022. il film di Mungiu è ambientato nella multietnica Transilvaria, terra dominata dalla paura irrazionale per lo straniero, una sorta di psicosi collettiva che rischia di esplodere in una forma di rabbia fuori controllo: è nel suo villaggio che per le feste natalizie torna Matthias, il quale ha lasciato la Germania -dopo un violento alterco col suo superiore [...] Vai alla recensione »

lunedì 3 luglio 2023
Alessandra De Luca
Ciak

Qualche giorno prima di Natale, dopo aver lasciato il suo lavoro in Germania, Matthias fa ritorno al suo tranquillo villaggio in Transilvania. Spera di dedicarsi all'educazione del figlio Rudi, rimasto troppo a lungo sotto le cure della madre Ana, ha voglia di rivedere la sua ex, Csilla, ed è preoccupato per il suo vecchio padre Otto. Quando dei nuovi operai cingalesi vengono assunti nella panetteria [...] Vai alla recensione »

martedì 27 giugno 2023
Matteo Galli
Close-Up

Il 2007 è un anno chiave per il cinema della Romania. Col suo secondo lungometraggio Cristian Mungiu, all'epoca trentanovenne, vince la Palma d'Oro a Cannes per 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, uno di quei film che non accade di vedere spesso, capaci di rivelare un talento e uno stile. Primo film rumeno ad ottenere un premio a uno dei principali festival (c'era stato, è vero, una decina di anni prima [...] Vai alla recensione »

martedì 31 maggio 2022
Roberto Manassero
Film TV

Il vero protagonista dell'ultimo film di Cristian Mungiu è il paese della Transilvania in cui si ambienta (che non esiste ed è la somma di tre villaggi limitrofi): un centro ai bordi della foresta, circondato da una miniera dismessa, abitato da comunità rumene, ungheresi e tedesche, senza opportunità di lavoro, a parte quelle offerte da un panificio industriale che assume manodopera al minimo salariale [...] Vai alla recensione »

venerdì 27 maggio 2022
Sandra Onana
Libération

Cristian Mungiu torna a Cannes con un film a forte connotazione sociale. Siamo in un villaggio multietnico in Transilvania, luogo perfetto per scandagliare i più bassi istinti dell'essere umano. ll periodo natalizio è agitato da sentimenti poco cristiani, dalla fiamma xenofoba e dagli spettri dell'impoverimento. Seguiamo Matthias, che torna dopo un'infruttuosa migrazione in Germania, e la sua ex, Csilla, [...] Vai alla recensione »

martedì 24 maggio 2022
Alessandra Levantesi
La Stampa

Siamo nella cittadina di Bradu popolata da un misto di rumeni e ungheresi che da sempre faticano ad accettarsi, ma sono pronti ad unirsi nella caccia allo straniero che «toglie lavoro e porta malattie»: vedi tu, quello che da noi si dice degli immigrati dell'Est. Con abilità Mungiu traduce la realtà in una parabola morale, i cui protagonisti (qui un tosto personaggio femminile e un tormentato maschilista) [...] Vai alla recensione »

martedì 24 maggio 2022
Federico Pedroni
Duels.it

Matthias è un rumeno emigrato in Germania dove lavora in un mattatoio. In un momento di esasperazione colpisce il suo capo e, prima dell'intervento delle autorità, si rifugia nel paese da cui era fuggito, un piccolo villaggio tra le montagne della Transilvania. Lì è costretto a reinserirsi nel mondo che aveva lasciato, affrontando le emergenze familiari che si susseguono come un'interminabile serie [...] Vai alla recensione »

domenica 22 maggio 2022
Giampiero Raganelli
Cineclandestino

Torna a Cannes, in concorso, Cristian Mungiu, il grande interprete del nuovo cinema rumeno che proprio sulla Croisette si è fatto conoscere e ha maturato la sua carriera, dalla Palma d'oro rivelazione con 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, alla migliore sceneggiatura con Oltre le colline e alla migliore regia con Un padre, una figlia. R.M.N., questo è il titolo del suo film in competizione, appare a oggi [...] Vai alla recensione »

domenica 22 maggio 2022
Paolo Mereghetti
Il Corriere della Sera

L'altro film della giornata è R.M.N. (la sigla di Risonanza magnetica nucleare) del rumeno Cristian Mungiu che ci porta in un paesino della Transilvania dove le tensioni nascosto tra gruppi etnici (rumeni, ungheresi, gitani) esplodono quando la locale industria di panificazione assume tre lavoratori dello Sri-Lanka per ingrandirsi e ottenere i finanziamenti europei.

domenica 22 maggio 2022
Francesco Alò
Il Messaggero

Dai vampiri del capitalismo spiaggiati alla moderna Transilvania in R.M.N di Mungiu (Palma per lui nel 2007 con 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni). Il titolo cita la risonanza magnetica perché si scansiona la mente di un rumeno indeciso tra machismo e cotta per la progressista del villaggio. Ambientato in un paesino dove tutti odiano dei migranti dallo Sri Lanka.

domenica 22 maggio 2022
Adriano De Grandis
Il Gazzettino

In un villaggio dove convivono rumeni, ungheresi e tedeschi, gli abitanti vanno in fibrillazione per la presenza di alcuni immigrati cingalesi, regolarmente impiegati. Mungiu esplora con il consueto stile scarno e implacabile un piccolo mondo in miniatura dominato dall'intolleranza sotterranea, nonostante l'apparente convivenza di diverse etnie. Cinema dichiaratamente politico, ruvido, mai esornativo, [...] Vai alla recensione »

domenica 22 maggio 2022
Lorenzo Rossi
Cineforum

R.M.N. in rumeno sta per "Rezonanta Magnetica Nucleara" nel senso della risonanza magnetica, ma in fondo l'acronimo può anche essere letto come una sorta di sigla apocrifa di "Romania". Mungiu offre una chiave di lettura del proprio film sin dal titolo, chiedendo allo spettatore di considerare R.M.N. come una specie di esame radiografico del proprio paese volto a esplorarne i minimi dettagli, quelli [...] Vai alla recensione »

domenica 22 maggio 2022
Federico Pontiggia
Il Fatto Quotidiano

Un villaggio, Ditrau, in Transilvania, dove capitalismo e razzismo mordono, alimentando l'eterna guerra dei poveri. È R.M.N., è la risonanza magnetica che Cristian Mungiu, aristocrazia di Cannes dopo la Palma d'Oro nel 2007 a 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, porta in Concorso a Cannes 75, sottoponendovi la Romania qui e ora. Lo fa tallonando Matthias (Marin Grigore), che molla il lavoro in un mattatoio [...] Vai alla recensione »

domenica 22 maggio 2022
Raffaele Meale
Quinlan

Leggendo distrattamente il titolo del quinto lungometraggio di Cristian Mungiu, R.M.N., viene logico pensare a un acronimo che faccia riferimento alla Romania: in verità l'abbreviazione sta invece a indicare "Rezonanta Magnetica Nucleara", vale a dire la risonanza magnetica. Una scelta che Mungiu fa da un lato ponendo in risalto un passaggio secondario all'interno della narrazione - Otto, il padre [...] Vai alla recensione »

domenica 22 maggio 2022
Aldo Spiniello
Sentieri Selvaggi

Si parlano tante lingue nel piccolo villaggio della Transilvania in cui è ambientato R.M.N. Il rumeno, ovviamente, ma anche l'ungherese e il tedesco. Persino il francese, segno storico della cultura occidentale più influente, e l'inglese, la lingua globale per eccellenza. Tutti sembrano capirsi, riuscire a passare con naturalezza da una grammatica all'altra.

NEWS
TRAILER
martedì 6 giugno 2023
 

Torna il regista di 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni, con una dissezione della natura umana. Dal 6 luglio in sala. Guarda il trailer e il poster »

NEWS
venerdì 26 maggio 2023
 

Il film di Cristian Mungiu riflette sull'intolleranza per comprendere come nasce e si diffonde il razzismo oggi. Vai all'articolo »

CANNES FILM FESTIVAL
domenica 22 maggio 2022
Emanuele Sacchi

Un lavoro mirabile e denso di significati in una società pervasa di tensioni, intolleranze e paure. Fuori concorso al festival di Cannes e dal 6 luglio al cinema. Vai all'articolo »

Vai alla home di MYmovies.it
Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati