Un'intera esistenza consumata tra le mura della detenzione, dal 1970 ad oggi: il mondo del protagonista Alberto Maron è tutto ed unicamente carcerario. Espandi ▽
Dopo più di tre decenni di carcere, dopo anni di rapine in banca, reclusioni in isolamento, rivolte ed evasioni tentate, fallite, riuscite, il sessantenne Alberto Maron sta per scontare gli ultimi mesi da detenuto. L’incertezza di ciò che lo aspetta lo spaventa, la libertà non è più una cosa a cui è abituato, ma la relazione con il regista e il film che sta girando rappresentano per lui, dopo anni, la prima opportunità di esprimere sé stesso liberamente, senza nascondere colpe o rimpianti. Una volta fuori, però, come farà Alberto a costruirsi una vita da uomo libero? Resisterà alla tentazione del passato che lo chiama? La difficoltà di raccontare la condizione di un uomo che ha speso buona parte della sua vita in prigione dà vita a un ritratto frammentato e contrastato, resoconto della natura conflittuale del protagonista e forse anche dei timori del regista.
In un bianco e nero privo di profondità, con una scansione monocorde delle immagini che rende l’idea di un tempo sospeso, di un’attesa protratta, il film accosta frammenti di finzione a momenti di pura osservazione, confessioni in voce off del protagonista e situazioni di vita quotidiana. L’efficacia di
L’incorreggibile sta nella sua palese, esibita fragilità. Il film è la storia di una vita sospesa che teme di ricominciare; il ritratto di un uomo forte e orgoglio che si sporge sull’ignoto.