Anno | 2020 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 54 minuti |
Regia di | Doriana Monaco |
Attori | Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni . |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 11 settembre 2020
Una panoramica all'interno dellì'affascinante museo archeologico di Napoli.
CONSIGLIATO SÌ
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Le attività di ordinaria manutenzione del MANN (il Museo Archeologico Nazionale di Napoli), catturate nel loro svolgersi da una serie elegante e asciutta di piani fissi. La macchina da presa si addentra, con discrezione e rispetto, in un edificio che è sede di conservazione di reperti fragili, da preservare e trattare con delicatezza; e al tempo stesso un'entità pulsante, un corpo vivo che si rinnova di valori ad ogni nuovo sguardo. È la stessa idea sottesa alla direzione artistica del museo: un luogo che non sia elitario, ad uso esclusivo di studiosi e ricercatori, ma una realtà aperta non solo a ciò che si definisce genericamente come pubblico, ma in senso più ampio è la comunità umana. Che porti a riconoscersi, attraverso l'arte, parte di una famiglia più ampia e infinitamente ricca di significati.
L'esordiente Doriana Monaco (1989), già assistente alla regia di Edoardo De Angelis in Perez, sviluppa un progetto nell'ambito di FilmaP Atelier di cinema del reale.
Non solo veicolo di promozione di una realtà culturale che ha di recente riaperto la preziosa sezione Magna Grecia, ma prima di tutto (a cominciare dal titolo), un invito a riflettere sulla ricchezza dell'immagine. In greco antico infatti agalma (l'accento è sulla prima "a") significa "ornamento", ma anche "statua", "immagine", "simulacro". Le suggestioni e lo stupore che si sprigionano da statue, affreschi, mosaici, suppellettili, la cura loro dedicata nelle fasi di restauro, pulizia, allestimento, rimandano a un tesoro antropologico che ha bisogno di essere letteralmente auscultato, a occhi, orecchi e cuore apertissimi (come dimostra una spiazzante sequenza che prevede un camice bianco e uno stetoscopio). Anche la frammentarietà dell'arte greco romana indica la pazienza di ricostruire, immaginare, alimentare la parte mancante, vale a dire l'attività, il processo cognitivo ed emotivo della fruizione estetica. Spronando a immaginare le arti figurative e plastiche come forme di pre-cinema.
In funzione antididascalica lavorano con la nota soavità e perizia anche le voci di Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni, che accompagnano nelle biografie di Zeus, Atlante, Ermes, Armodio e Aristogitone ("i primi umani rappresentati in forma di statue"), mentre Agalma invita a guardare con occhi nuovi e mobili quello che, nell'era attuale dell'iperesposizione alle immagini e dell'infodemia percepiamo convenzionalmente come statico, fisso, appartenente a un sapere e a un tempo cristallizzato nel tempo. Con una finissima citazione, attraverso il richiamo all'Ercole Farnese, a Viaggio in Italia di Roberto Rossellini (1953), di cui il MANN fu set.
Stabilito che la materia rappresenta il campo d'intervento del restauro, Cesare Brandi - che della disciplina fu teorico - la definisce come «ciò che serve all'epifania dell'immagine», ciò che concorre all'apparizione dell'opera. Ma un'opera d'arte non è data dalla sola materia. Altri aspetti contribuiscono a renderla tale: il luogo in cui è collocata, che determina tanto la luce che la illumina quanto [...] Vai alla recensione »