The Boys

Film 2019 | Azione, Drammatico, Fantascienza 60 min.

Regia di Dan Trachtenberg, Jennifer Phang, Philip Sgriccia, Frederick E.O. Toye. Una serie con Nathan Mitchell, Erin Moriarty, Jessie Usher, Karl Urban, Jennifer Esposito. Cast completo Titolo originale: The Boys. Genere Azione, Drammatico, Fantascienza - USA, 2019, STAGIONI: 4 - EPISODI: 32

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Ultimo aggiornamento giovedì 9 novembre 2023

Una squadra della CIA formata da persone poco raccomandabili lotta contro la forza più pericolosa della Terra: la superpotenza! La serie ha ottenuto 2 candidature a Satellite Awards, 1 candidatura a Critics Choice Award, 2 candidature a SAG Awards, 1 candidatura a Writers Guild Awards, 1 candidatura a ADG Awards, ha vinto 11 Critics Choice Super,

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES
CRITICA
PUBBLICO 3,27
CONSIGLIATO N.D.
Una brillante parodia dell'universo dei supereroi.

In un mondo dove gli eroi in costume si librano nel cielo e vigilanti mascherati si aggirano nella notte, qualcuno deve assicurarsi che i "Super" non oltrepassino la linea. E qualcuno lo farà! Billy Butcher, Wee Hughie, Mother's Milk, il Francese, e la Femmina sono The Boys: una squadra della CIA formata da persone molto pericolose, ognuna dedicata alla lotta contro la forza più pericolosa della Terra - la superpotenza! Alcuni supereroi devono essere guardati. Alcuni devono essere controllati. E alcuni di loro, a volte, devono essere tolti dai piedi.
Seth Rogen, già produttore di Preacher, ed Eric Kripke, creatore dell'horror più longevo della tv (Supernatural), hanno trasposto per Amazon questa serie ad alto tasso di violenza e sesso, inizialmente progettata per Cinemax.

Regia di Philip Sgriccia, Sarah Boyd, Stefan Schwartz, Frederick E.O. Toye, Eric Kripke, Nelson Cragg, Julian Holmes, Daniel Attias, Jennifer Phang, Matt Shakman, Dan Trachtenberg, Steve Boyum, Liz Friedlander, Alex Graves, Batan Silva, Shana Stein.

Una serie che continua a funzionare come satira del presente

Recensione di Andrea Fornasiero

Ancora una volta va rimpolpata la squadra dei Seven e se Homelander non ha dubbi e vuole inserire il figlio, per gli altri membri non ha alcun interesse... finché non sente nominare Sister Sage, il cui potere è di essere la persona più intelligente del mondo. Ossia esattamente la stratega che gli serve per realizzare il piano di portare al potere i super, lo stesso progetto che condivide con la sua alleata Victoria Neuman, di cui però Homelander non si fida fino in fondo. I The Boys intanto, capitanati da M.M., continuano a ritenere la candidata alla vicepresidenza come un pericolo da eliminare e, cercando un modo per ucciderla, vengono a sapere del virus sviluppato alla Godolkin University, di cui tentano di venire in possesso. Non mancano nel mentre problemi personali, in particolare per Frenchie e Kimiko - la cui relazione entra in crisi a causa del riemergere dei rispettivi sensi di colpa - e per Butcher, che si è scoperto malato terminale.

Dopo una buona terza stagione, la quarta di The Boys è una ripartenza con il compito di preparare la scacchiera per la partita finale dell'anno prossimo. Un'annata di passaggio, che ha però indisposto la parte più oltranzista dei fan.

Quei probabilmente pochi ma di certo rumorosi fan che si sono schierati gli scorsi anni dalla parte di Homelander, più o meno perché dice "come stanno davvero le cose" e rifiuta il "pensiero woke", hanno visto il loro eroe divenire sempre più mentalmente instabile. Non solo: Homelander, super maschio ariano, sceglie di appoggiarsi all'intelligenza di una donna nera, Sister Sage, che per ora sembra stare al suo gioco ma che probabilmente sta manipolando anche lui. In più sul fronte dei Boys il bisessuale Frenchie, che finora era sempre stato in una relazione più o meno platonica con Kimiko, abbraccia il proprio lato gay e vive, spinto proprio da Kimiko, una storia d'amore omosessuale. Ci si metta pure che, nei primi episodi della stagione, un super capace di creare doppioni di se stesso si cimenta in pratiche sessuali a dir poco bizzarre e, soprattutto, appare nudo in numerosi versioni, regalando una quantità esorbitante di nudi frontali. La somma di questi elementi è stata troppo per il pubblico alt-right della serie.

Cosa che era probabilmente l'obiettivo di Kripke, il quale aveva già detto più volte di non capacitarsi di come una parte del pubblico potesse considerare Homelander un eroe e, visto che pur facendogli commettere atrocità assortite, non era ancora riuscito a contrastare questa visione del personaggio, ha quest'anno deciso di sovraccaricare la serie di elementi indigesti alla destra. I fan non hanno tutti i torti nel contestare che la relazione di Frenchie sia improvvisa e risolta malamente, e lo stesso vale pure per la sottotrama di Kimiko e della sua educazione alla violenza, ma non è certo la prima volta che la scrittura di The Boys si rivela grossolana. Allo stesso modo il colpo di scena del sesto episodio, legato a Butcher, è assai prevedibile, così come ha poca consistenza lo sviluppo di M.M. nel ruolo di leader del gruppo. A funzionare di più sono le storie di Hughie e di Starlight, il primo che deve affrontare la malattia del padre, e la seconda che si vede sbattere in faccia tutta la propria ipocrisia da una ex rivale dei concorsi di bellezza, divenuta super a sua volta.

Anche su Ashley la scrittura lascia a desiderare, visto che in un episodio è una sadica dominatrice, pronta a praticare una lunga serie di nefandezze, descritte dalla serie con il consueto cattivo gusto, e invece nelle seguenti puntate è una vittima desiderosa di allontanarsi da questo mondo. Più che la descrizione di un carattere dotato di contraddizioni, sembra semplicemente che il personaggio vada dove faccia più comodo agli sceneggiatori, senza uscire mai dal suo ruolo di macchietta - che alla quarta stagione è ormai usurato.

The Boys, non ha del resto mai avuto il suo punto forte nella coerenza della trama, tanto che spesso - come già faceva il fumetto - cerca di reggersi sulle situazioni scioccanti (quest'anno spiccano le super pecore assassine) e non dipana un granché il piano di Sister Sage, rinviato di fatto alla prossima stagione. La serie continua però a funzionare come satira del presente, con Firecracker che ha uno show simil QAnon, inoltre l'ultimo episodio è stato soggetto a una piccola revisione: è stato cambiato il titolo ed è stato aggiunto un disclaimer, perché racconta un attentato al Presidente degli Stati Uniti, un soggetto divenuto fin troppo attuale per gli spettatori.

Episodi: 8

Un equilibrio tra il ritmo dell'azione, la satira e la tensione, con l'irresistibile cattivo gusto che è la firma della serie

Recensione di Andrea Fornasiero

Homelander ha rinunciato alla custodia del figlio Ryan, che l'agente CIA Grace Mallory ora gli nasconde, lasciandolo frequentare a Butcher. L'uomo è però ossessionato dai propri demoni e le cose peggiorano quando inizia ad assumere una sostanza che gli fornisce momentaneamente super poteri, con pesanti effetti collaterali. La squadra scopre che la politica Victoria Neumann, che sembra opporsi ai supereroi, è in realtà una di loro e lavora in concerto con il capo della Voight, Stan Edgar. Homelander nel mentre è sempre più incontrollabile, abbraccia le posizioni dell'alt-right e il proprio ruolo di alfiere di una razza superumana. Per fermarlo Butcher e gli altri cercano di capire come in passato fosse stato ucciso un altro potentissimo superuomo: Soldier Boy.

Arrivata alla terza stagione The Boys sembra finalmente aver trovato un equilibrio tra il ritmo dell'azione, la satira e la tensione. Inoltre non teme di stravolgere lo status quo, fino a un finale ricco di colpi di scena.

Le prime puntate partono benissimo, con un'orgia sopra le righe - che sarà superata poi nel sesto episodio Herogasm - e con diverse novità, che hanno anche una lettura politica. La vicenda di A-Train è in questo senso la più interessante tra quella dei Seven, con "l'eroe" black che dice di essere più Michael Jordan che Martin Luther King e cerca però di rifarsi l'immagine in un re-branding alla Black Panther. Il risultato è ovviamente kitsch e imbarazzante, tanto che suo fratello per primo lo stigmatizza e gli suggerisce di fare qualcosa di maggior sostanza, se vuole dimostrare uno spirito militante. Questo porta A-Train a guardare sbattere la faccia contro l'ipocrisia della corporation sul tema e contro le disuguaglianze denunciate dal movimento #blacklivesmatter, in particolare il profiling poliziesco a danno della comunità nera. Che ovviamente diventa ancora più grave se a praticarlo è un superumano come la new entry Blue Hawk.

The Boys continua ovviamente anche con la satira sui mezzi di comunicazione e sulle celebrities, quest'anno sia dentro sia fuori la serie. Infatti alcune clip promozionali hanno presentato scene che non sono negli episodi ma che rinforzano questo tema: gli spot propagandistici contro la droga di Soldier Boy e la canzone animalista "Chimps Don't Cry" di Crimson Countess, davvero super "cringe". Nella serie una cosa analoga arriva con "Imagine" di John Lennon, cantata da The Deep e altre star assortite, nello stile del video realizzato da Gal Gadot e altri personaggi famosi durante la pandemia. E ce n'è naturalmente anche per i cinecomics, che sono ripresi nell'incipit della première di stagione dove si rinarra, in versione tanto epica quanto fasulla e ridicola, la battaglia contro Stormfront - con il cameo di Charlize Theron.

Non tutto funziona senza inceppi e l'episodio in Russia, così come il finale, ricorrono a troppe scorciatoie. In particolare il finale bara con i tempi e - come in quello della seconda stagione - ci sono troppi personaggi che arrivano con entrate in scena tanto tempestive quanto improbabili. Ma quest'anno è un difetto trascurabile, visto che succedono nell'ultima puntata anche diverse cose irreversibili, che promettono una quarta stagione piuttosto diversa dalle precedenti. È stata proprio questa del resto la forza della terza annata, con un Homelander che non sembra aver più niente da perdere e compie scelte estreme già nel corso delle puntate precedenti - tanto da scioccare persino i suoi fan su Reddit (ebbene sì, ne esistevano...).

Homelander, di cui si apprezzano i sempre più inquietanti sorrisi forzati di Anthony Starr, con le sue mosse obbliga gli altri a reagire, fino ad abbandonare posizioni di comodo per partecipare più attivamente alla lotta. Questo vale soprattutto per il personaggio di Starlight, ma vivono un arco analogo - per altre ragioni - anche Frenchie e Kimiko. Inoltre MM, Butcher e Hughie vengono messi allo specchio, costretti a osservare come siano capaci di diventare simili a chi combattono o inadeguati a gestire le relazioni con i propri affetti. C'è dunque un corposo lavoro sui personaggi e sull'intreccio, sempre alleggerito dal goliardico e irresistibile cattivo gusto che è la firma della serie.

Episodi: 8

Cresce il budget e migliora visibilmente la qualità. La seconda stagione è un commento al vetriolo sul mondo della comunicazione, tra escapismo e derive fasciste.

Recensione di Andrea Fornasiero

Ricercati dal governo, nascosti in uno scantinato e privati del loro leader, Hughie, Frenchie, Mother's Milk e Kimiko continuano nonostante tutto a combattere i piani della Vought. Mentre Hughie lavora con Starlight, per portare allo scoperto la verità sulla droga che dà origine ai superpoteri, gli altri cercano di arginare un'organizzazione criminale che fa uso di persone mutate dal Composto V. Butcher invece se la deve vedere con le conseguenze della rivelazione su sua moglie. Ai Seven infine si aggiunge un nuovo membro: Stormfront, abilissima nell'usare i social media e decisa a spingere verso posizioni sempre più estreme tanto la Vought quanto Homelander.

Con un budget visibilmente accresciuto e con un taglio più politicizzato, la nuova stagione di The Boys è un commento al vetriolo sul mondo della comunicazione, tra escapismo e derive fasciste.

La facilità con cui Stormfront scavalca a destra i media manager dei Seven e incita la folla verso un'ideologia sempre più xenofoba e rabbiosa, è un inquietante specchio della nostra realtà, nemmeno troppo deformata dai superpoteri. A ben poco serve che i blockbuster dedicati ai Seven si aprano all'inclusione delle istanze progressiste LGBTQ+, perché la loro dimensione è quella di essere una fuga dalla realtà, mentre i messaggi livorosi di Stormfront fanno leva sulle frustrazioni reali e propongono una vera e propria chiamata alle armi. Nella parodia del mondo hollywoodiano e dei suoi dintorni entra poi in scena anche un'organizzazione simile a Scientology, che dimostra interesse per il membro dei Seven caduto in disgrazia, Deep.

Naturalmente non viene dimenticata la sottotrama del figlio di Homelander, così come l'arrivo di Giancarlo Esposito aggiunge un ulteriore ostacolo al Superman della serie, che non può prendere a pugni la logica economica di una corporazione.

In tutta questa carne al fuoco ci sono anche i super terroristi, utilizzati come spauracchio per accrescere le paure della gente e portare a un assetto politico sempre più di destra e più proficuo per gli affari. The Boys insomma è una serie attualissima, che non teme di mettere tra i suoi temi anche il razzismo americano (seppur lo faccia attraverso la scappatoia un po' facile dell'ascendenza nazista).

Una serie però non è fatta solo di temi e anche quest'anno non tutto fila liscio in termini di scrittura. Se il maggior budget permette episodi on the road e una ricca varietà di location, i personaggi sono però sempre gli stessi e per esempio il nero Mother's Milk rimane poco più di uno stereotipo. Va meglio a Frenchie, che ha finalmente flashback tutti per lui a dargli un po' di spessore drammatico. Anche Kimiko ha spazi di approfondimento, mentre il rapporto tra Hughie e Starlight continua a essere la sottotrama più banale della serie, forse anche perché pure i due attori sembrano sempre al seguito degli altri.

Il meglio lo danno ancora una volta Karl Urban e Antony Starr, nemici giurati e con personaggi violentemente sopra le righe. Ottimo anche l'inquietante inserimento di Aya Cash nei panni di Stormfront, ma la sua presenza toglie ulteriore spazio agli altri Seven. Vero che i loro personaggi stanno da sempre nel terreno della parodia e come tali non hanno bisogno di approfondimento, ma su Maeve gli autori hanno altre ambizioni ed emergono grossi limiti. Non solo perché la sua trama è la più schematica possibile e sembra un'aggiunta male appiccicata al resto della serie, ma pure perché il vero potere di Maeve negli ultimi episodi è quello di apparire dove fa comodo alla sceneggiatura.

In due puntate si contano ben tre entrate in scena a sorpresa a dir poco improbabili, un tropo narrativo largamente in uso proprio nelle storie di supereroi che The Boys vorrebbe incenerire con la propria satira, ma che poi finisce per scimmiottare nemmeno troppo bene. Nel complesso comunque, per la serie forse più popolare di Amazon Prime Video, va comunque registrato un piccolo passo avanti.

Episodi: 8
Regia di Dan Trachtenberg, Jennifer Phang, Philip Sgriccia, Frederick E.O. Toye.

Un assalto frontale e dissacrante al successo che i supereroi hanno ottenuto nell'immaginario collettivo

Recensione di Andrea Fornasiero

Hughie è un ragazzo normale, con la passione per i supereroi e un lavoro da tecnico sottopagato presso una catena di negozi di elettronica, ma la sua vita è stravolta quando la sua ragazza viene travolta dal superveloce A-Train, che letteralmente la fa a pezzi nell'impatto. A Hughie viene proposto un risarcimento così che A-Train possa sfuggire alle responsabilità del crimine. Il suo rancore è un'occasione perfetta per Billy Butcher, che vuole piazzare una microspia nel quartier generale dei Seven, i supereroi più potenti del mondo. Il piano però non va come previsto e il conflitto di Hughie, Billy e i suoi compagni Mother's Milk e il Francese, contro i Seven e la società che sta dietro di loro ha inizio...

The Boys, tratto dal fumetto iconoclasta di Garth Ennis e Darick Robertson, è un assalto frontale al successo che i supereroi hanno ottenuto nell'immaginario collettivo, un'opera dissacrante che ne fa figure raccapriccianti.

A fumetti non era una cosa nuova, ed Ennis stesso più volte aveva affrontato i supereroi in modi analoghi, ma in questo caso era andato più a fondo con un'intera serie di oltre settanta numeri per farne figure grottesche, portando all'estremo l'idea di Stan Lee che i supereroi debbano avere superproblemi e dando loro personalità a dir poco disturbate, maniacali, egoiste e qualsiasi altro difetto possa venire in mente, incluso lo sfruttamento della schiavitù sessuale e persino la pedofilia. La serie Tv per ora non si spinge a tanto e allarga invece la satira al merchandising che vive intorno ai supereroi anche nel mondo reale, tra pupazzi, film, cartoni animati e via dicendo, dietro cui c'è il crescente accumulo di potere di una enorme corporation (difficile non pensare alla Disney...). E se poi i superpoteri sono in fondo superarmi, ecco che la Voight vuole prendersi anche la più succulenta fetta dell'industria americana, quella militare.

I salvataggi di persone in pericolo e le azioni contro il crimine sono per lo più messe in scena, anche perché quando praticate nella realtà rischiano di avere un effetto controproducente in termini di immagine e di dare vita a cause legali per eccesso di forza. The Boys racconta quindi in sostanza un fenomeno culturale basato su continue fake news, dove la manipolazione dell'opinione pubblica è la chiave per arrivare al potere. Il che naturalmente passa anche per la religione, con alcuni eroi in realtà molto dissoluti che però si professano virtuosi e fanno ipocritamente prediche religiose. Tra loro c'è un'eroina che ci crede davvero, Starlight, che vivrà una complicata relazione con Hughie, iniziata mentre entrambi sono all'oscuro dei rispettivi ruoli.

La serie, prodotta da Seth Rogen ed Evan Goldberg come già Preacher tratta sempre da un fumetto di Ennis, è in realtà opera principalmente dello showrunner Eric Kripke, infatti nonostante il materiale scioccante di partenza The Boys non si avvicina mai alle vette di esilarante cattivo gusto di Preacher. E neppure vanta la follia comica dell'altra serie di Rogen e Goldberg, Future Man, del resto Kripke, che pure in quanto autore di Supernatural non difetta di sense of humour, non è un comico e anzi nei commenti spiega come veda The Boys soprattutto quale racconto morale, sul tema della vendetta. Tanto Hughie quando Billy Butcher hanno subito cose terribili dai supereroi, ma Hughie è incline alla speranza e cerca di resistere ai suoi impulsi peggiori, Billy invece è perso in una spirale oscura autodistruttiva.

L'interpretazione di Karl Urban (già assassino di poche parole in The Bourne Supremacy) nei panni di Billy trasuda carisma e vanta anche un accento ricchissimo, che valorizza da solo la visione in lingua originale. Rispetto alle altre produzioni di Rogen e Goldberg, dove i due si sono cimentati anche nella regia, qui la messa in scena è affidata a veterani della Tv e meno vivace (il pilot in particolare è l'episodio più debole), ma il budget permette comunque effetti speciali notevoli e alcune scene di massa ben riuscite. La color correction infine tende verso il giallo, come a rendere figurativamente la golden age dell'era degli eroi che è poi la patina fasulla contro cui si battono Billy e i suoi.

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