Titolo originale | Polaroid |
Anno | 2019 |
Genere | Horror, |
Produzione | USA, Norvegia |
Durata | 88 minuti |
Regia di | Lars Klevberg |
Attori | Madelaine Petsch, Kathryn Prescott, Javier Botet, Katie Stevens, Grace Zabriskie Mitch Pileggi, Keenan Tracey, Tyler Young, Shauna Macdonald, Samantha Logan, Priscilla Quintana, Davi Santos, Erika Prevost, Rhys Bevan-John, Emily Power, Kolton Stevens, Sam Davison, Nathaniel Dooks, Kansas Gallagher, Don Ritchie, Elisa Moolecherry, Riley Raymer, Rob Mars, Matthew Lumley, Michael Chandler (II), Samuel Davison, R.J. Decoste. |
Uscita | giovedì 6 giugno 2019 |
Distribuzione | Notorious Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,07 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 13 giugno 2019
Il ritrovamento di una vecchia Polaroid e il susseguirsi di una serie di omicidi sempre più efferati. In Italia al Box Office Polaroid ha incassato nelle prime 7 settimane di programmazione 611 mila euro e 204 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO NÌ
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Nella cittadina di Locust Harbor, Bird Fitcher è una studentessa liceale un po' complessata, con ancora le scorie di un grave trauma infantile. Appassionata di fotografia, riceve in regalo dall'amico Tyler una vecchia macchina fotografica Polaroid, che fa le foto a sviluppo istantaneo. Bird è entusiasta del regalo e per provare la macchina scatta una foto di Tyler. La sera, andando a una festa in costume, Bird nota che nella foto che ha scattato all'amico c'è qualcosa di strano. Timida e rinunciataria, alla festa Bird se ne sta come sempre in disparte. A sorpresa, però, Connor, il ragazzo che le piace, le si avvicina e si dimostra amichevole. Bird scatta una polaroid a lui e ad altri amici. Ma l'arrivo della polizia getta un'ombra sulla festa: lo sceriffo Pembroke convoca Bird per comunicare che Tyler è stato trovato morto. Anche nella foto presa alla festa sembra esserci qualcosa di strano: un'ombra minacciosa. Bird comincia a capire che nella Polaroid alberga qualcosa di micidiale. Chi viene fotografato è destinato a una sorte orribile e per salvarsi Bird e i suoi amici fotografati dovranno cercare di capire da chi difendersi e come.
All'origine del film c'è un omonimo cortometraggio che, spettrale e fulminante, metteva in scena la macchina fotografica posseduta.
Il norvegese Lars Klevberg, all'esordio nel lungometraggio, ripropone in sostanza la situazione del suo cortometraggio mettendola all'inizio, quale sorta di prologo. Poi passa a raccontare un'altra storia, nella quale la macchina fotografica resta comunque al centro. L'esigenza di dare corpo alla vicenda ne stempera però in parte le caratteristiche originali disperdendole in un percorso narrativo abbastanza usuale e già più volte visto, con il solito gruppo di giovani alle prese con una maledizione da cui è difficile scappare. Il film si riduce così alla consueta corsa contro il tempo per cercare di fermare una creatura spettrale e apparentemente onnipotente. Per farlo, i protagonisti devono scoprire perché la fotocamera è posseduta. La storia si dipana in modo prevedibile sino alla parte finale nella quale ci sono alcune svolte narrative giocate con discreta capacità allo scopo di creare tensione e, soprattutto, incertezza e sorpresa. L'esito non è trascendentale, ma almeno movimenta un po' le cose.
Se la storia non è di particolare originalità, bisogna però sottolineare la cura e l'attenzione che Klevberg mette nella realizzazione delle sequenze "da spavento" nelle quali riesce a creare una densa atmosfera macabra e a massimizzare la tensione. A parte la protagonista, che ha un minimo di caratterizzazione e di personalità, gli altri personaggi sono però la classica carne da macello degli horror meno raffinati e questo non è un dato positivo, anche perché la recitazione dei giovani attori non è così buona da sopperire alla mancanza di caratterizzazione. Così, assieme alla convincente prova della protagonista Kathryn Prescott, i migliori del cast sono gli esperti Mitch Pileggi, nel ruolo di uno sceriffo che deve rendersi conto che le cose non sono proprio come sembrano, e Grace Zabriskie, nei panni di un'anziana che invece la sa lunga, ma forse non la sa giusta. La sceneggiatura, comunque, è il punto debole del film, piena com'è di cliché, compreso quello, incongruo e anche inutile per come poi si sviluppa la storia, del cane che mugola impaurito avendo capito, chissà come, che la Polaroid è posseduta dal male. Gli effetti speciali sono di media qualità e il "mostro" non spicca dal punto di vista visivo, restando piuttosto generico. Rimane la particolarità d'aver utilizzato un oggetto familiare e peculiare come una fotocamera Polaroid quale ricettacolo di un soprannaturale malefico e vendicativo. Sotto questo profilo, la Polaroid - che in epoca di foto digitali risulta un oggetto forse "antico", ma sicuramente "magico" con la sua capacità di sfoderare foto che si materializzano e si definiscono da sole davanti agli occhi di chi le tiene in mano - funziona in modo molto efficace. In definitiva, Klevberg non riesce a operare in modo del tutto efficace la transizione dal corto al lungo del suo concetto iniziale, ma dimostra qualità nella regia che fanno ben sperare per le sue prossime prove.
A dimostrazione che l'horror è un genere ad ampia latitudine che può prosperare sotto qualunque clima e situazione, l'horror scandinavo ha in tempi più o meno recenti dato buona prova di sé con titoli di sicuro effetto. Come, per citarne solo uno lo svedese, ormai classico, Lasciami entrare di Tomas Alfredson. In quest'ambito, la Norvegia si è distinta in modo particolare attraverso diverse produzioni, come il (molto) interessante Thelma di Joachim Trier (in questo caso una co-produzione con partecipazione norvegese) o il curioso Trollhunter di André Øvredal, fortemente radicato nel folclore locale. Per non parlare di Babycall di Pål Sletaune e, soprattutto, dei film del bravissimo Pål Øie (tra cui si deve citare almeno La foresta misteriosa).
L'humus si è quindi rivelato quello giusto per il proliferare di iniziative orrorifiche di rilievo, anche nel campo dei cortometraggi. In quest'ambito si è fatto notare il giovane Lars Klevberg prima con The Wall (2012) e poi soprattutto con Polaroid (2015), due corti che hanno fatto sensazione.
Lo spunto di quest'ultimo cortometraggio ha la semplicità delle cose che funzionano: due ragazze rovistando nella soffitta di casa scovano una vecchia macchina fotografica Polaroid e, incuriosite da un reperto di un'epoca analogica, la mettono in funzione. Solo che non si tratta di una Polaroid normale e chi viene fotografato sembra destinato a una brutta fine perché la Polaroid è posseduta da uno spirito. Come si vede, c'è più di qualche traccia di film precedenti, a partire dal famosissimo Ring di Hideo Nakata, costruito su una videocassetta posseduta da uno spirito maligno. E va ricordato che uno dei modi in cui si manifestava la maledizione era che chi ne era colpito compariva deformato e sfuocato proprio nelle fotografie. Il cortometraggio è diretto con grande maestria e inventiva. Teso e cupo, crea un'atmosfera macabra di grande efficacia attraverso un sapiente uso delle ombre e dei rumori. Concentrato sostanzialmente in un'unica situazione, ne sviluppa al massimo le potenzialità per generare una suspense notevole, partendo da una tranquilla e rilassata conversazione tra le due amiche per arrivare a distillare l'orrore più puro lasciando comunque intatto il mistero che circonda la macchina fotografica.
Visto il successo del cortometraggio, Klevberg si è guadagnato la fiducia per un esordio nel lungometraggio con un impianto produttivo internazionale (una co-produzione tra Norvegia, Canada e Stati Uniti) e una location americana (canadese, per la precisione). Polaroid, il lungometraggio di prossima uscita, parte dallo stesso spunto del cortometraggio - quindi con la scoperta della Polaroid nella soffitta di casa da parte di due ragazze - ma lo amplia e lo articola in modo più compiuto, aggiungendo personaggi e situazioni. La scoperta dell'esito letale delle fotografie conduce a una corsa disperata da parte dei protagonisti per scoprire che cosa c'è dietro la maledizione e soprattutto come fare a fermarla. L'idea è interessante perché prende un oggetto per lungo tempo popolarissimo e anzi per l'epoca in cui è stato messo in commercio (e molto dopo, anche) innovativo e rivoluzionario, ponendolo al centro di una vicenda fantasmatica nella quale funge da elemento quasi vetusto, un oggetto "antico" e sconosciuto, portatore di una magia, sia pure negativa, di indubbio fascino. L'effetto, in un'epoca in cui imperano le fotografie digitali, magari dai telefonini, è curioso, efficace e rende credibile la minaccia. Se Klevberg riuscirà a non annacquare, nell'espansione temporale, lo stile e l'efficacia narrativa mostrate nel corto, il risultato potrà essere molto buono. Klevberg, che aveva scritto da sé la sceneggiatura del corto, si affida, per quella del lungometraggio, alla verve e alle capacità di Blair Butler che di recente ha dato prova di sé con un post slasher di buona resa come Hell Fest. In un cast giovanile di belle speranze e al momento poca distinzione, si fa notare la presenza, nel ruolo dello sceriffo scettico, dell'esperto Mitch Pileggi la cui lunga carriera si è svolta soprattutto in ambito televisivo, ma non sono mancate alcune valide partecipazioni sul grande schermo tra cui si può citare almeno il suo piccolo ruolo nel classico Basic Instinct.
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"POlaroid"(Lars Klevberg, anche sceneggiatura, da un soggetto-cortometraggio. pare.non troppo diffuso internazionakente a suo tempo. di Blair Butler)si basa non tanto su riflessioni ontologico.gnoseologiche sulla fotografie la sua(eventuale)capacità di cogliere la"realtà"(lo faceva invece, più di mezzo secolo fa, "Blow up"di Michelangelo Antonioni, [...] Vai alla recensione »
Secondo me il problema di questo film non sta nei cliché, nè nella tanto criticata"mancanza di paura" .un horror non deve obbligatoriamente fare paura, come affermano tante persone che personalmente trovo siano poco esperte nel genere in questione...qui il problema è che per il tipo di film rappresentato, si sono presi troppo sul serio.inoltre i personaggi non sono abbastanza caratteristici, sono tutti [...] Vai alla recensione »
Il film regala momenti di tensione e l’idea è carina, quindi agli amanti del genere potrebbe anche piacere per una serata senza troppe pretese. Sicuramente però sembra un cortometraggio tirato per le lunghe (non a caso è stato ispirato da un cortometraggio): lunghi momenti di noia, scene ripetitive, finale interminabile e piuttosto confuso.
Ormai sono tutti uguali: i soliti adolescenti con protagonista dalla vita tormentata, lo spettro di turno, nessuno gli crede, scopiazzate di scene, indagini e... Finale scontato. Questo film però si lascia guardare pur non essendoci niente di nuovo. La critica lo ha snobbato. Ma si dimentica dei voti regalati a delle vere e proprie ciofeche nettamente inferiori a questo film.
da appassionato di quasi tutti i generi di film, pertanto questi compresi, la sceneggiatura, a mio parere, poco si distanzia dalla classica saga The Ring, considerando il fatto che Polaroid non potrebbe avere, ne' avra' un seguito , essendo tale come sequel della spaventosa maledizione di Sara Morgan, questa volta, non con una semplice Videocassetta VHS, ma unicamente [...] Vai alla recensione »
L'uso dei cliché nel cinema horror può essere un'arma a doppio taglio. Se da un lato può assicurare la riuscita di un prodotto di intrattenimento, dall'altro rischia di renderlo banale. Lars Klevberg al suo primo lungometraggio da regista riesce a creare un film costantemente in bilico tra queste due tendenze. Tratto dal suo omonimo cortometraggio del 2015, Polaroid è un teen horror che non brilla [...] Vai alla recensione »
Le amiche Sarah e Linda stanno armeggiando con una scatola che contiene alcuni oggetti appartenuti alla defunta madre di Sarah. Trovano una vecchia macchina fotografica Polaroid, e Linda scatta una foto a Sarah per verificare se l'apparecchio funziona. Quella stessa notte Sarah nota che la fotografia mostra una figura oscura in piedi dietro di lei. Sente rumori inquietanti provenienti dalla soffitta. [...] Vai alla recensione »
La pellicola della polaroid sembra venire da un passato remoto messa a confronto con i pixel dei selfie, delle foto fatte dalle camere digitali incorporate agli smartphone, o con l'immediatezza con cui l'immagine si manifesta sotto ai nostri occhi rispetto al suo progressivo emergere dalla patina lattiginosa di una polaroid. La storia dell'horror di Lars Klevberg - Polaroid appunto - è giocata proprio [...] Vai alla recensione »
Un horror giovanilistico rimasto sotto naftalina per colpe non sue: quando, a causa di #MeToo, nessuno voleva più aver nulla a che fare con Harvey Wenstein e i suoi film. In sé l'idea di una vecchia macchina fotografica istantanea, i cui scatti possono risultare mortali, è una buona trovata vintage. La studentessa Bird Fitcher, appassionata di fotografia, è tutta contenta quando trova una vecchia Polaroid. [...] Vai alla recensione »
La timida Bird riceve in omaggio una Polaroid degli anni '70, quella con le foto che si sviluppano dopo un minuto. Inizia a scattare immagini e i compagni ritratti, puntualmente, vengono uccisi da una entità misteriosa. Come fermare l'eccidio della diabolica macchina fotografica? Un teen horror pieno di cliché prevedibili, senza veri momenti di paura, tratto da un corto e trattato come un lungometraggio, [...] Vai alla recensione »
Saturato il catalogo di marchingegni adatti a propinarci film dell'orrore tecnofobici, è ora del recupero di strumenti âgé, di oggetti analogici. In Polaroid, la macchina fotografica assassina. Poveri tardoadolescenti di plastica tipici dei teen horror anni zero (quelli di Final Destination, per intenderci) trovano una Polaroid: click. Scoprono che, purtroppo, nelle foto analogiche c'è un'anima.
Il cortometraggio Polaroid (2015) diretto dal norvegese Klevberg, su cui è basato anche il film in discorso, vinse il Los Angeles Horror Short Film Festival guadagnandosi la visibilità necessaria e consentendo al regista di firmare un accordo con Dimension Films affinché si realizzasse un lungometraggio basato sullo stesso soggetto, relativo alle disavventure di un gruppo di teenager alle prese con [...] Vai alla recensione »