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Madre, un film profondo che mette chi guarda in una posizione scomoda

Il quinto lungometraggio di Sorogoyen è ispirato al premiato corto omonimo, premio Goya e candidato all’Oscar 2019. Prossimamente al cinema.
di Raffaella Giancristofaro

lunedì 14 ottobre 2019 - Recensioni

Dal suo appartamento di Madrid, Elena telefona a Iván, suo figlio di sei anni che si trova in vacanza col padre sulle coste settentrionali della Francia. Al cellulare quasi scarico del genitore, il bambino le racconta di ritrovarsi da solo, in spiaggia. Molto agitata, la donna si attiva immediatamente per avvisare la polizia. Dopo uno stacco, la ritroviamo dieci anni dopo al lavoro in un bar ristorante sul mare a Vieux-Bocau-Les-Bains, a nord di Biarritz, con un nuovo compagno, Joseba, spesso in viaggio. In spiaggia Elena viene incuriosita da Jean, surfista adolescente di Parigi in vacanza con la famiglia. Il ragazzo potrebbe oggi avere l'età di suo figlio, di cui non si sono più avute notizie da quella telefonata. E, da sedicenne, è prevedibilmente elettrizzato dall'attenzione di quell'attraente, strana sconosciuta.

Il quinto lungometraggio del madrileno Sorogoyen (Che Dio ci perdoni, Il regno) è ispirato al premiato corto omonimo, premio Goya e candidato all'Oscar 2019.

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