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Orrore, ossessione, violenza: Dogman completa una trilogia?

La favola nera di Garrone richiama alla memoria altri due titoli del regista: L'imbalsamatore e Primo amore, entrambi ispirati alla cronaca nera.
di Francesca Ferri

Dogman

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Marcello Fonte (45 anni) 7 novembre 1978, Melito Porto Salvo (Italia) - Scorpione. Interpreta Marcello nel film di Matteo Garrone Dogman.
martedì 29 maggio 2018 - News

L'orrore, l'ossessione, l'oscurità della mente umana. Dogman completa la trilogia sulla violenza portando Matteo Garrone a rispolverare vecchi ricordi. Dopo la parentesi fantastica de Il racconto dei racconti, il regista torna all'iperrealismo dei suoi precedenti film come Gomorra e Reality, ma soprattutto ai drammi cupi ispirati alle storie vere di un'Italia di degrado, corruzione e iniquità come L'imbalsamatore (2002) e Primo Amore (2004). La favola nera di Dogman richiama inevitabilmente quei due titoli della filmografia di Garrone da rivedere con occhi nuovi.

L'ispirazione alla cronaca che lascia posto a una visionaria trasposizione attraverso la telecamera del regista è ciò che immediatamente accomuna i tre film.
Francesca Ferri

Se Dogman, infatti, prende spunto dal delitto del canaro della Magliana, L'imbalsamatore riprende la vicenda di cronaca romana del "nano di Termini", Domenico Semeraro, un tassidermista omosessuale, ucciso dal suo protégé, Armando Lovaglio a Roma nel 1990. Primo Amore, altrettanto, è liberamente ispirato a 'Il cacciatore di anoressiche', il romanzo autobiografico del 1997 di Marco Mariolini, che uccise la fidanzata dopo averla portata all'anoressia. Le pagine più nere della cronaca italiana diventano fonte d'ispirazione per Matteo Garrone che poi ne prende le distanze, preferendo esplorare il labirinto della psiche umana.

Dagli umani agli animali, dai corpi morti ai corpi vivi, è l'ossessione ciò che guida i protagonisti dei tre film. All'ossessione per il bello, il pulito, di Marcello in Dogman, che è un toelettatore di cani appassionato delle sue creature e di concorsi di bellezza canini, corrisponde l'ossessione del nano de L'imbalsamatore, un tassidermista napoletano talmente abile e rinomato che i suoi servizi sono richiesti anche dalla camorra. L'attrazione malata per il corpo perfetto, vivo o morto, dagli animali si trasferisce agli umani in Primo Amore, storia di un imprenditore vicentino in analisi perché tormentato dal fascino delle giovani anoressiche fino a portarle alla distruzione. L'ossessione morbosa diventa, dunque, un desiderio patologico e logorante che porta i protagonisti dei tre film ad affondare nei gironi infernali di un mondo buio senza possibilità di ritorno.


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In foto una scena del film Dogman.
In foto una scena del film L'imbalsamatore.
In foto una scena del film Primo amore.

In un mondo degradato della periferia romana o della provincia italiana in cui domina la legge del più forte, Garrone osserva la complessità di un rapporto vittima-carnefice che spesso instaura tra i suoi personaggi. Marcello, mite e gentile, non riesce a rifiutare le proposte di Simone, il bullo, che spesso lo costringe, suo malgrado, a ritrovarsi in furti, pestaggi a sangue e scorribande notturne. Così Peppino, L'imbalsamatore, coinvolge nel suo lavoro il giovane Valerio, che subisce irrimediabilmente l'ascendente del maestro, divenendo suo fedele discepolo. Ugualmente Sonia, fidanzata di Vittorio in Primo Amore accetta di dimagrire pur di piacergli, sottomettendosi alle sue folli richieste.

In un viaggio al termine della notte, la periferia romana di Dogman si trasforma in una città del vizio, come un moderno mondo dei balocchi in cui Marcello, un ingenuo Pinocchio, si lascia ingannare da Simone, l'arrogante Lucignolo, prima di finire tutti nella pancia della balena. Così L'imbalsamatore seduce il giovane Valerio offrendo prostitute e avventure di un mondo scintillante.
Francesca Ferri

Ma nessuna speranza rimane per chi affonda nelle maglie oscure di un universo senza più principi ne valori. Non rimane, dunque, che il brivido di un gesto estremo in cui cercare il riscatto per una vita di frustrazioni, la vendetta che affonda nell'inutilità di un atto fine a se stesso. Il mite Marcello uccide il bullo dopo efferate torture, L'imbalsamatore viene ammazzato da un colpo di pistola e spinto con la sua auto dentro il Po, così Sonia dopo aver dato sfogo al suo bisogno di cibo in un ristorante, esplode in un gesto estremo al ritorno a casa. L'animo mite, gentile, e apparentemente più remissivo si rovescia in un mostro e Garrone ne segue la trasformazione.

Oltre alle sceneggiature dei tre film scritti dal regista insieme a Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, anche i luoghi, inoltre, tessono altre affinità fra le tre storie. Per Dogman, infatti, Garrone torna sugli stessi luoghi in cui aveva girato L'imbalsamatore, il Villaggio Coppola sulla riviera domiziana dall'atmosfera sospesa tra l'indifferenza, il degrado e il marciume.

Al quotidiano orrore della cronaca, dunque, Garrone continua a ispirarsi per raccontare storie sulla perdita dell'innocenza, sulla ricerca della salvezza e la via di fuga dall'ombra in cui sono destinate ad annegare.


RECENSIONE

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