Titolo originale | Wonderstruck |
Anno | 2017 |
Genere | Avventura, |
Produzione | USA |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Todd Haynes |
Attori | Julianne Moore, Oakes Fegley, Millicent Simmonds, Jaden Michael, Cory Michael Smith, Tom Noonan Michelle Williams, Amy Hargreaves, James Urbaniak, Marko Caka, Hays Wellford, Damian Young. |
Uscita | giovedì 14 giugno 2018 |
Tag | Da vedere 2017 |
Distribuzione | 01 Distribution |
MYmonetro | 3,17 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 22 giugno 2018
L'adattamento cinematografico del romanzo di Brian Selznick pubblicato nel 2011. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Critics Choice Award, In Italia al Box Office La stanza delle meraviglie ha incassato 176 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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1977, Minnesota. Il dodicenne Ben è preda di un incubo ricorrente in cui viene inseguito da un branco di lupi. Una notte, cercando tra gli oggetti della madre, trova il vecchio catalogo di una mostra newyorkese sulle origini dei musei: i cosiddetti gabinetti delle meraviglie. C'è anche un biglietto, dentro, con l'indicazione di una libreria. E poi c'è un fulmine, che entra dal cavo del telefono e cambia la vita di Ben. 1927, New Jersey. Rose è una ragazzina che vive sola con il padre, isolata per via della sua sordità. La anima una grande passione per un'attrice, una diva del muto, di cui colleziona ogni notizia. Ben e Rose, a distanza di tempo, compieranno lo stesso avventuroso viaggio attraverso New York, guidati dal comune bisogno di conoscere il loro posto nel mondo.
L'opera grafico-letteraria di Brian Selznick nasce, nel caso di Hugo Cabret come in questo, intrisa di cinema, come fulminata in origine dalla meraviglia del suo dispositivo e percorsa interamente dalla scia elettrica di tale scossa. Per questo è giusto e necessario che siano dei registi cinefili a gestire il passaggio delle sue storie dalla carta allo schermo, loro approdo naturale.
Haynes giura fedeltà al romanzo, arruolando lo stesso Selznick come sceneggiatore, e lavora al servizio del racconto, illuminandone le pieghe del senso, costruendo corrispondenze e rimandi, visivi primi di tutto, che vanno oltre il libro e il film e guardano indietro, ai suoi esordi di regista (si pensi a tutto il discorso visivo sul modellismo, che parte dalle costruzioni di carta nella cameretta di Rose, passa per la vetrina del farmacista, raggiunge il climax nel grande panorama in scala della città e nella sequenza di bricolage con la quale viene raccontata la vita di Daniel, ma ricorda anche il primissimo esperimento di Todd Haynes, "Superstar").
Anche lui, cioè, guarda alle origini del suo percorso, a quella pratica, la cinefilia, che fa del suo agente un "curatore" in senso pieno, collezionista e appassionato. D'altronde, definendo un museo come un luogo in cui gli oggetti vengono disposti in mostra in modo da raccontare una bellissima storia, Selznick offre simultaneamente una definizione di "film", accentuando in essa il ruolo del montaggio, che in Wonderstruck è una pietra angolare dell'insieme (l'altra, naturalmente, è la musica).
LA STANZA DELLE MERAVIGLIE disponibile in DVD o BluRay |
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“La stanza delle meraviglie” (Wonderstruck, 2017) è il settimo lungometraggio del regista di Los Angeles Todd Haynes. Dopo un anno da Cannes e otto mesi dall’uscita statunitense, ecco arrivare la pellicola anche da noi: non c’è che dire la distribuzione sincrona ed efficace… &n [...] Vai alla recensione »
“La stanza delle meraviglie” è stato definito un film-diorama, è appagante e commovente, una specie di fiaba malinconica raccontata in modo delicato e raffinato. Il regista Todd Haynes è famoso per creare atmosfere particolari e per la sua capacità di trasmetterle. Tanto per citare due suoi film che mi sono piaciuti molto, vorrei ricordare “Carol” [...] Vai alla recensione »
Il film (Wonderstruck in originale) è pieno di buone intenzioni ma scivola malamente nella realizzazione. Ben e Rose dodicenni vivono in epoche temporali diversi il primo nel 1977 a Hoboken (New Jersey la città nativa di Frank Sinatra) e la seconda nel 1927 nel Minnesota. Entrambi sono alla ricerca, Ben del padre la cui identità la madre non vuole svelarla al figlio e non [...] Vai alla recensione »
Film delizioso,tratto da un romanzo è soprattutto realizzato con una sceneggiatura solida e raffinata,le sovrapposizioni temporali sono la vera essenza del film,rasentando il fantastico per dare un immagine alla storia scorrevole e continuativa,ma secondo il mio punto di vista forse fantasticando credo che la vera natura del racconto si basa sul percorso della vita che ognuno di noi percorre [...] Vai alla recensione »
“La Stanza delle Meraviglie”, del regista Todd Haynes, rappresenta il luogo comune a cui approdano i due protagonisti nella loro estenuante ricerca dei propri genitori. Parallelemente diviso in due parti in cui ciascuna presenta il percorso compiuto dai due protagonisti in epoche diverse, lo spettatore assiste prima a quello di un bambino negli anni ‘70, rimasto orfano della [...] Vai alla recensione »
A 45 minuti dalla fine ho detto: "Cedo" e ho lasciato la sala.
Filmone strappalacrime, virtuosisticamente girato, ma al di là dello stupore visivo, e di qualche nostalgico inserto musicale, nulla resta.
Una bambina sordomuta fugge di casa nel New Jersey per tornare dalla mamma, diva del muto impegnata in spettacoli a Manhattan. Un bimbo, sordo a seguito di un incidente, parte a sua volta per la Grande Mela alla ricerca di suo padre, mai conosciuto! Due storie simili in epoche diverse, fine anni ‘20 la prima, quasi ‘80 la seconda, rappresentano le idee di cinema secondo Todd Haynes, [...] Vai alla recensione »
Romanzo personalmente un film molto originale si tira fuori dal solito bellissime le riproduzioni anni 70 molto jackson five e Starsky & Hutch fortissima Millicent Simmonds forse il finale un po confuso, anchevero che ero stanco voto 2,5
L'archeologia dei media è una branca sempre più vivace delle ricerche contemporanee. Come categoria, sembra un controsenso. Come stanno insieme archeologia e media? Se ci togliamo però gli occhiali della contemporaneità (immersi come siamo nelle tecnologie digitali) e indossiamo quelli dello storico, intuiamo come il cinema altro non sia che un grande mezzo espressivo di passaggio tra vari periodo di culture visuali, prima e dopo.
Todd Haynes, e prima di lui Brian Selznick - autore del romanzo illustrato da cui La stanza delle meraviglie (guarda la video recensione) è tratto - hanno pensato a tutto questo creando due opere - libro e film - fortemente debitrici della nostalgia per le antiche forme del vedere.
Durante la narrazione, sospesa e intrecciata tra 1927 e 1997 (e simbolicamente il film è stato presentato a Cannes 2017), si parla di museo, illustrazione, wunderkammer, miniatura, collezionismo, panorama, diorama, cinema primitivo, pre-cinema, fiera, esposizione universale, e si squadernano tecniche come il colore, il bianco e nero, il passo uno, il montaggio alternato e il montaggio sincronico, il flash-back, l'iris, il cinema nel cinema e altro ancora.
Dunque, La stanza delle meraviglie è un catalogo. Un catalogo che mette in dialogo la cultura ottica che ha dato vita al cinema e il cinema stesso, passando attraverso la cinefilia, dato costante dell'opera di Todd Haynes, sempre a cavallo tra punte più sperimentali (Safe, Io non sono qui) e opere più accademiche (oltre a questo, anche Lontano dal Paradiso e Carol).
È il titolo italiano a suggerirci quanto La stanza delle meraviglie sia una riflessione sugli spazi: privati, istituzionali, interiori, artistici, urbanistici. L'originale Wonderstruck si riferisce ad un padiglione segreto del Museo di Storia Naturale di Manhattan, ritratto meticolosamente in un misterioso catalogo che Ben, il dodicenne protagonista, trova tra i cimeli della madre. Eppure la traduzione - comunque la stessa del graphic novel di Brian Selznick all'origine del film - innesca una suggestione domestica che dialoga con la prima parte del racconto, in cui il bambino è costretto a fare i conti con incubi inspiegabili, fantasmi che prendono forma, fulmini improvvisi.
È una casa, nel cuore del Minnesota, ad accogliere all'inizio il viaggio di Ben, ed è proprio qui che deve misurarsi con le trappole di una realtà che non corrisponde ai desideri di un bambino costretto a crescere.
Quindi si sposta a New York, seguendo le tracce di una mappa stampata nel suo cuore, dialogando intimamente con la storia di Rose, una ragazzina sordomuta che si muove, negli anni della Grande Crisi, tra teatri e musei alla ricerca di una madre che non sia solo un'immagine sulle riviste, approdando, infine, in una casa.
Gli spazi del passato, con l'estetica del muto riplasmata dal bianco e nero di Ed Lachman, sono quelli di un teatro che si prepara all'avvento del sonoro (una rivoluzione inaccessibile a Rose), un cinema che si rivela unico luogo nel quale poter dialogare con la madre diva dei silent film, un museo come presagio di un sistema di relazioni in cui i prodotti della Storia costituiscono elementi di una toccante tessitura sentimentale, un piccolo appartamento dove sbarca la barchetta prima collocata sul meteorite.
Un movimento circolare: una casa è il luogo da dove parte Ben per risalire alle origini di una mancanza e quello in cui termina parzialmente la ricerca affettiva di Rose. Grazie al montaggio parallelo curato da Affonso Gonçalves, scopriamo affinità, assonanze, simmetrie che si accumulano come pezzi di un puzzle risolto alla fine in un'altra commovente traiettoria circolare, pagine da segnare dentro un cripto-memoir.
Nei suoi libri, Selznick pratica una forma peculiare di romanzo per immagini: storie scritte che dialogano con i disegni in maniera non convenzionale, tra il romanzo e il graphic novel. Un metodo coerente con le storie rappresentate, che evocano una sorta di archeologia dei media, in cui la modernità diventa piena di magie e strane forme di spettacolo e di rappresentazione desuete.
Un padre, una madre. Due bambini persi nello spazio e nel tempo cercano i loro genitori nella Grande Mela. Arrivano da lontano, entrambi non udenti, fanno fatica a comprendere ciò che li circonda. Devono crescere, ma sono ancorati alla fanciullezza, all'idea che la famiglia sia un porto sicuro. Due epoche si intrecciano: il 1927 e il 1977, l'una in bianco e nero, l'altra a colori.
1977. Ben, perso l'udito, va a New York, alla ricerca del padre. 1927. Rose, sordomuta dalla nascita, va a Manhattan per incontrare la madre. Le due storie procedono in parallelo, con un sapiente uso del montaggio e due interpreti meravigliosi, fino all'inevitabile punto in comune finale. Tratto dal romanzo di Brian Selznick (bellissima l'edizione illustrata Mondadori), questo è cinema allo stato puro, [...] Vai alla recensione »
L'inizio, un bambino inseguito dai lupi di notte, nella neve, come una concitata fiaba di paura, è il punch emozionale, perfetto, per entrare nel mondo della Stanza delle meraviglie. Un mix di dolore, terrore, senso di abbandono e isolamento che ricorda non poco l'inizio di un altro film sulla solitudine, la proiezione fantastica e il rollercoaster emozionale dell'infanzia, Nel paese delle creature [...] Vai alla recensione »
La stanza delle meraviglie», adattamento di « una graphic novel di Brian Selznick, ha senz'altro rappresentato una bella sfida per Todd Haynes: lo scrittore dell'«Hugo Cabre» trasposto magistralmente sullo schermo dal maestro Scorsese aveva, in effetti, desunto in proprio la sceneggiatura, ma poi ha deciso di affidarne la realizzazione al sofisticato regista votato agli identikit proto-femministi («Lontano [...] Vai alla recensione »
Cos'hanno in comune un bi-bo del 1977 e una ragazzina del 1927? Sono sordi (lei anche muta) e in fuga verso New York. Lei, in bianco e nero e con soave accompagnamento sinfonico, per riabbracciare la mamma diva; lui, a colori e con colonna sonora funky, per capire chi è il papà. Dal romanzo illustrato di Brian Selznick, stesso autore di Hugo Cabret, il film di Haynes ci parla di segreti familiari mimetizzat [...] Vai alla recensione »
Due storie, una ambientata nel 1927 l'altra nel 1977, che corrono in parallelo; due dodicenni sordi sperduti nelle strade di New York. Sono Rose in fuga da un algido padre in quel di Hoboken, New Jersey; e Ben che, sotto trauma per la recente scomparsa della mamma e per aver perso l'udito causa un fulmine, è scappato dalla natia Gunflint, Minnesota, in cerca di un padre mai conosciuto.
Che ci fa un regista come Todd Haynes - con il suo fido direttore della fotografia Ed Lachman - in un film come questo? Si diverte, soprattutto. E si diverte anche il complice Ed Lachman, dopo il magnifico foliage di "Lontano dal paradiso", e le luci perfette sul visone e i cappellini di Cate Blanchett in "Carol". Si divertono a ricostruire la coloratissima New York dei film anni Settanta e la New [...] Vai alla recensione »