|
Ultimo aggiornamento venerdì 1 aprile 2016
Il protagonista, uno dei campioni più importanti della storia dello sport, è interpretato dall'attore Stephan James. In Italia al Box Office Race - Il colore della vittoria ha incassato 2 milioni di euro .
Race - Il colore della vittoria è disponibile a Noleggio e in Digital Download
su TROVA STREAMING
e in DVD
e Blu-Ray
su IBS.it e su LaFeltrinelli.it.
Compra subito
CONSIGLIATO SÌ
|
James Cleveland "Jesse" Owens parte per l'università, lasciando una figlia piccola, una ragazza ancora da sposare e una famiglia d'origine in precarie condizioni economiche. Sembra già una conquista, ma qualche mese dopo, grazie al coach dell'Ohio University, Larry Snyder, Jesse ottiene la convocazione per le Olimpiadi di Berlino. È il 1936 e la politica di epurazione razziale di Hitler divide il Comitato Olimpico Americano: partecipare o boicottare? La comunità afroamericana si pone lo stesso problema. Jesse sa una cosa: se andrà, non potrà permettersi di non vincere.
Il regista Stephen Hopkins non è nuovo alla biografia: quella di Peter Sellers aveva fatto infuriare chi la trovava esageratamente critica tanto quanto chi la giudicava non abbastanza mostruosa. Con Race, titolo dal doppio significato, sembra evitare il rischio in partenza, rinunciando alle sfumature e optando risolutamente per un ritratto eroico di Owens, dall'inizio alla fine, nello sport e nella vita.
D'altronde - sembra dire Hopkins - i conflitti esterni al personaggio sono tali e tanti che lo mantengono comunque e perennemente sotto pressione. E così è: la scelta di raccontare i giochi olimpici più controversi della storia porta con sé una quantità di materiale narrativo ingente, e il regista lo gestisce aspirando ad un modello di racconto classico, che in qualche momento gli riesce bene e in altri meno. La volontà di mantenersi politicamente corretto (per esempio conducendo il film sul binario parallelo del riscatto del coach bianco insieme al campione nero) riduce, però, il tasso di tensione, così come l'impressione che il battere ogni record non costi a Owens fatica alcuna, e l'immagine del suo reiterato primato, nello stadio bianco che doveva magnificare agli occhi del mondo il Terzo Reich, resta la sola a tentare di ristabilire un equilibrio.
La regia, più che altro, vive di rendita della forza della Storia, limitandosi a non fare danni quando si tratta di mettere in campo le interpretazioni di Goebbels e di Leni Reifensthal, qui sdoganata come artista super partes, ben voluta e finanziata dal Fuhrer ma interessata ad un altro fine assoluto, la riuscita del suo film. Del suo uso potenzialmente strumentale dell'atleta di Cleveland, così come della censura che gli Stati Uniti del Sud operarono sulla notizia dei miracoli berlinesi di Jesse Owens, il film non fa menzione. Race corre alla meta ma, dal punto di vista filmico, è una vittoria poco sudata: senza le sfumature, la foto-ricordo è piatta.
RACE - IL COLORE DELLA VITTORIA disponibile in DVD o BluRay |
DVD |
BLU-RAY |
||
€9,99 | €12,99 | |||
€9,99 | - |
Non capisco proprio come un film del genere a qualche critico possa non piacere. Beh, certo, loro amano solo i polpettoni di Cannes e Venezia, ma sappiano che sono lontani anni luce dal giudizio del pubblico, anche di ceto culturale medio-alto. A me il film è piaciuto molto, 138 minuti che filano via senza un attimo di noia, le sfumature ci sono eccome.
Un film appassionante! Descriverei cosi la visione di questa pellicola che dall’inizio alla fine non ha mai perduto mordente e anzi ti trascina verso l’olimpiade del ’36 quasi senza accorgertene. La storia è vera (anche se a tratti leggermente romanzata), gli attori sono bravi e hanno dato un’ottima prova di recitazione, gli ambienti sono ricostruiti fedelmente e soprattutto [...] Vai alla recensione »
Jesse Owens è un ragazzo che studia e lavora cercando di mantenere la propria famiglia d'origine e la donna e la bimba che hanno avuto insieme. La sua velocità non può non essere notata e il ragazzo volerà alle Olimpiadi di Berlino del 1936. Il film si gioca su vari livelli e fa arrivare chiari e tondi i messaggi che deve fare arrivare senza strafare.
Una volta di più l'industria cinematografica statunitense dimostra la propria eccellenza nel saper raccontare le storie di sport. Merito della volontà di mettere al servizio di tale genere ottimi talenti tecnici. Merito della capacità di saper raccontare, perché comunque il cinema è, e resta, una forma di narrazione.
Corre veloce Jesse,corre come in pochi sanno fare verso una favola fatta di ben quattro ori olimpici. Lo fa in una Germania nazista che non vuole neanche stringere la mano al campione. Una storia così va raccontata e ricordata. Questo credo sia il merito della pellicola che probabilmente in alcuni momenti trascende nella storiella un poco stucchevole.
Nel suo genere (non e' un film d'azione!!) e' sicuramente un bel film. Racconta la storia di un uomo che con coraggio ''vince'' superando le enormi difficolta' che il '' mondo'' in cui ha vissuto gli ha opposto,essendo un uomo di colore. Grandiosa e' la scenografia di una storia ambientata nella meta' degli anni trenta,curatissime le ambientazioni sia negli USA che durante i Giochi Olimpici [...] Vai alla recensione »
Dopo una lunga filmografia di film riusciti quasi sempre a metà, o anche meno, il regista Stephen Hopkins decide di aderire al Politically correct che da alcuni anni ha assunto sempre più il potere nella nuova Hollywood, per accontentare le nuove esigenze socio-culturali. Esaltare il black power e il ruolo indipendente delle donne. E così, traspone per il grande schermo un biopic sul grande Jesse Owens, [...] Vai alla recensione »
Non sono mai stato,anche per un brutto incidente a 14 anni, un vero appassionato di sport. Questa pellicola mi interessa come storia di persone, e come sfondo storico. Il film parte, secondo me piuttosto bene e con una atmosfera anni '30 nel complesso ben ricreata. Tuttavia nella seconda parte del primo tempo e anche per un po' del secondo ho avuto la sensazione di un calo di tensione.
Ieri sera ho inviato un commento commettendo un'imperdonabile leggerezza: ho dato per scontato che si tratti di un film americano. Hopkins è australiano, la produzione francese. Il commento corretto potrebbe essere questo: L'idea: il mito di Jesse Owens, il fulmine nero a cui Hitler non strinse la mano: lo sanno tutti, molti andranno a vederlo. Il soggetto: Jesse ama la sua donna e la sua bambina, [...] Vai alla recensione »
Film molto ben congegnato e dai buoni sentimenti che esalta la figura epica di Jess Owens mettendo in luce lo spirito sportivo dell'atletea , da un lato competitivo dall'altro sincero nell’amicizia.
Race - Il colore della vittoria non è un capolavoro del cinema, ma è un racconto importante e corretto di una vicenda che, come si dice, ha fatto la storia.
Il film racconta di Jesse Owens, l'atleta nero dell'Alabama che nel 1936 vinse quattro medaglie d'oro alle Olimpiadi di Berlino: i 100, i 200, la staffetta 4X100 e il salto in lungo. Con misure che sarebbero competitive anche adesso. Trattasi della più grande performance atletica di tutte le epoche. Eppure nel contesto generale di quella vicenda il dato sportivo, pure nella sua leggenda, finisce per non essere il protagonista assoluto. Valgono, in questo senso, contesti, implicazioni, momenti della storia, enormi.
Nel 1936 il nazismo è ormai all'apice della sua organizzazione, politica, militare, di propaganda. Fra poco Hitler darà il la al suo progetto di invasione dell'Europa. Quelle Olimpiadi dunque, organizzate dal ministro della propaganda, e figura apicale del regime, Goebbels, devono mostrare al mondo l'organizzazione e la potenza del Reich. E la superiorità della razza ariana. Owens arrivò, se non a scardinare, certo a compromettere il disegno.
Race: gara, ma anche razza. Alle Olimpiadi del 1936 l'afroamericano Jesse Owens non corse solo per vincere una medaglia, ma per battere il razzismo: all'Olimpia Stadion di Berlino e negli Stati Uniti. Pregiudizio e discriminazione non erano prerogativa dei nazisti, ma allignavano nell'America degli anni 30, dove ai neri toccavano ristoranti, dormitori e posti sui bus riservati: già, strano a dirsi, [...] Vai alla recensione »
Si rivedono sempre con sottile soddisfazione le immagini che mostrano la stizza di Hitler mentre, ai Giochi Olimpici di Berlino 1936, assiste alla storica gara di salto in lungo in cui l'atleta nero Jesse Owens si aggiudicò la seconda medaglia d'oro delle quattro complessivamente conquistate, battendo l'asso tedesco Carl Lutz Long. Nella trionfalistica macchina in celebrazione del Terzo Reich e della [...] Vai alla recensione »
Strano, ma vero. Una figura leggendaria, dal punto di vista sportivo, come quella di Jesse Owens, vincitore di quattro medaglie d'oro alle Olimpiadi di Berlino del '36, sotto gli occhi di Hitler, non è mai stata celebrata al cinema. Arriva, quindi, questo biopic a porre rimedio a questa singolare dimenticanza, con il benestare delle figlie dell'indimenticabile velocista nero, detentore anche di vari [...] Vai alla recensione »
Non si può restituire in italiano l'ambivalenza della parola "race" che in inglese significa gara, corsa, ma anche razza. Perfetta per riferirsi alla parabola agonistica e umana del leggendario atleta Jesse Owens (1913-1980), quattro ori alle Olimpiadi dell'agosto 1936 a Berlino sotto lo sguardo esterrefatto del Fùhrer e del dottor Goebbels. Perché Owens, che rubò la scena in quella che doveva passare [...] Vai alla recensione »