Race - Il colore della vittoria |
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Un film di Stephen Hopkins.
Con Stephan James, Jason Sudeikis, Jeremy Irons, Carice van Houten.
continua»
Titolo originale Race.
Biografico,
durata 134 min.
- Germania, Canada, Francia 2016.
- Eagle Pictures
uscita giovedì 31 marzo 2016.
MYMONETRO
Race - Il colore della vittoria
valutazione media:
2,92
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Doppio Razzismodi Domenico MariaFeedback: 4257 | altri commenti e recensioni di Domenico Maria |
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domenica 3 aprile 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non sono mai stato,anche per un brutto incidente a 14 anni, un vero appassionato di sport. Questa pellicola mi interessa come storia di persone, e come sfondo storico. Il film parte, secondo me piuttosto bene e con una atmosfera anni '30 nel complesso ben ricreata. Tuttavia nella seconda parte del primo tempo e anche per un po' del secondo ho avuto la sensazione di un calo di tensione. Sempre secondo me la parte "berlinese" vera e propria, gli ultimi 30/40 minuti sono il momento migliore, nonostante l'ingresso di Owens allo stadio, ricordi smaccatamente "Il Gladiatore" e il primo ingresso di Massimo al Colosseo a Roma. Riflessione: si sta peggio in un paese socialmente lacerato sulla questione razziale come gli USA anni '30, in barba a Lincoln e al 13° Emendamento 70 anni dopo(vi ricordate la scena iniziale del film di Spielberg,il soldato di colore che dice al presidente forse tra qualche generazione potremmo anche accettare l'idea di un generale di colore...accettare!).O si sta peggio in un paese dove la cultura della diversità in senso rovesciato e pervertito è diventata, nel '36 almeno a livello emotivo e irrazionale, quasi totalmente uniformata, e di fatto accettata, per il 95-98% del popolo tedesco? Sto peggio nel paese dove devo sempre strizzarmi il cervello per capire se e quanto sono sopportato e sopportabile?O sto almeno meno peggio nel paese dove tutti o quasi hanno una idea chiarissima,pur se indotta con diabolico e perverso genio,nella massa? Almeno gli ebrei più previdenti avevano l'idea chiarissima di dover lasciare già allora un paese dove l'aria era divenuta già allora pesantissima.Almeno so chiaramente come regolarmi. Anche il campione tedesco che dialoga con il campione di colore ricalca una scena di un altro film stimolantissimo, "A torto o a ragione" con Harvey Keitel, sul processo a Furtwangler,il più grande direttore d'orchestra tedesco di quella generazione; e la risposta, o meglio l'interrogativo amletico è lo stesso:io sono tedesco,amo la mia patria,la mia cultura,la mia tradizione,la mia identità, appunto di tedesco.Per me al potere è arrivata una manica di pazzi furiosi. Allora, scappiamo in 50/60 milioni tutti da casa,per lasciare un paese vuoto in mano a pazzi deliranti? Quell'aiuto a Owens gli è costato carissimo,nonostante la bellissima battuta della Riefenstahl "hai fatto il mio film",ovvero hai fatto storia. Il vero sport(per ciò che ne è rimasto,certo non in certe discipline ad alta diffusione e ad alti livelli di compensi),supera anche i pazzi nazisti e entra nella storia. Ma che delusione quella società così istericamente bipolare. Almeno a livello di profilo psicologico, noto, con un certo sconcerto che i tedeschi rappresentati,chi pù o meno filonazi,sono più interessanti e stimolanti di gran parte dei personaggi "made in U.S.A.".Con in aggiunta(sempre anti U.S.A.)un finale personale del campione davvero molto amaro.
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