Anno | 2014 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 60 minuti |
Regia di | Marco Spagnoli |
Attori | Serena Autieri, Vincenzo Mollica, Edoardo Bennato, Bruno Bozzetto, Enrico Brignano Fausto Brizzi, Massimo Caviglia, Oscar Cosulich, Enzo d'Alò, Roy De Leonardis, Fabio De Luigi, Umberto Eco, Elio Fiorucci, Fabiana Giacomotti, Marco Giallini, Riccardo Scamarcio, Luca Ward, Pasquale Petrolo, Claudio Gregori, Micaela Ramazzotti, Carl Barks, Attilio Bertolucci, Walt Disney, Federico Fellini, Fabio Licari, Virna Lisi, Giovanni Muciaccia, Gianni Rodari, Giacomo Scarpelli, Silvia Ziche. |
Uscita | lunedì 10 febbraio 2014 |
MYmonetro | 2,80 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 9 luglio 2014
Il primo documentario italiano sul legame e l'influenza reciproca tra il creatore dell'incantato universo d'animazione e il nostro paese.
CONSIGLIATO SÌ
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Nato per accompagnare l'uscita in sala di Saving Mr. Banks, il documentario di Marco Spagnoli sulla relazione che lega Walt Disney e l'Italia è l'occasione di una piacevole passeggiata attraverso più generazioni di personaggi nostrani, riunite sotto l'egida della comune passione per i fumetti di zio Walt. E non sono solo differenti generazioni a sfilare davanti alla videocamera, ma anche personalità dalla provenienza culturale assolutamente diversa e materiali di repertorio preziosi e poco noti o comunque dimenticati.
La voce di Serena Autieri introduce con fare zuccheroso la storia di un amore precoce e duraturo, che accomuna Bruno Bozzetto e Giovanni Muciaccia, Giacomo Scarpelli e Fausto Brizzi, Umberto Eco e Lillo e Greg. Un amore fatto di appuntamenti periodici, quali sono da sempre le uscite degli almanacchi di Topolino in edicola, che il grande Attilio Bertolucci non esita a definire "insaziabile" e che non dà cenni di cedimento nemmeno quando viene interrotto dalla guerra (anzi, le strisce di Topolino sono l'unico fumetto non inviso al fascismo). Un amore a senso unico? Il documentario mira a smentire questa facile ipotesi: l'Italia non pende soltanto dalle labbra - o meglio, dalla matita - di Disney, ma regala alla dinastia dei paperi tanti personaggi originali, che la casa madre americana approva e ingloba. Disney viene accolto da noi come una rockstar ante-litteram da una folla oceanica di ammiratori di tutte le età (1961), controlla personalmente il doppiaggio dei suoi film, ospita con piacere registi e sceneggiatori italiani nella sua Disneyland in California. Ed è proprio uno di loro, Federico Fellini, a fornire forse inconsapevolmente la chiave di lettura della relazione sentimentale tra l'inventore dell'animazione americana più amata nel mondo e il popolo italiano. Della produzione di Disney, infatti, Fellini apprezza la commistione di buffonesco e patetico, comico e commovente: caratteristiche che, con una generalizzazione un po' selvaggia, potrebbero descriverci da vicino e spiegare la passione.
Dai fumetti ai film (Bennato, si sa, predilige Peter Pan, mentre Enzo D'Alò segnala la magistrale lezione di cinema insita nella terribile sequenza della morte della mamma di Bambi), il discorso si fa via via più generale e si parla di uomini e di animali, di favole e di realtà, nei due filmati più curiosi e rari: quello in cui Carlo Mazzarella scorta Walt Disney tra i viali dello Zoo di Torino e quello in cui a dibattere sul tema sono un giovane Umberto Eco, il maestro Manzi e l'indimenticato Gianni Rodari.
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