wetman
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martedì 3 giugno 2014
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a massimo decimo meridio non dona la barba
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Comincio la mia recensione premettendo che sono entrato nella sala dove trasmettevano Noah con delle ottime aspettative. Infatti, bisogna ricordare che Daniel Aronofsky qualche anno fa ci ha regalato una perla del cinema contemporaneo: Requiem for a Dream, uno dei miei film preferiti. Ciononostante sono uscito dal cinema scombussolato e confuso. L'ultima pellicola di Aronofsky è, infatti, un abominio di recitazione, sceneggiatura e, almeno in parte, di regia. La figura di Noè è, infatti, rappresentata come un fanatico religioso senza un minimo di buonsenso, completamente diversa dalla figura nell'immaginario comune dell'eroe biblico. Ma non è questo il vero problema.
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Comincio la mia recensione premettendo che sono entrato nella sala dove trasmettevano Noah con delle ottime aspettative. Infatti, bisogna ricordare che Daniel Aronofsky qualche anno fa ci ha regalato una perla del cinema contemporaneo: Requiem for a Dream, uno dei miei film preferiti. Ciononostante sono uscito dal cinema scombussolato e confuso. L'ultima pellicola di Aronofsky è, infatti, un abominio di recitazione, sceneggiatura e, almeno in parte, di regia. La figura di Noè è, infatti, rappresentata come un fanatico religioso senza un minimo di buonsenso, completamente diversa dalla figura nell'immaginario comune dell'eroe biblico. Ma non è questo il vero problema. Il regista, infatti, è libero di caratterizare i personaggi come vuole, ma deve sempre e comunque stare attento agli attori che sceglie. Russel Crowe, per quanto possa essere bravo, dato il suo fisico, non può fare un personaggio violento senza risultare aggressivo, cosa che non è assolutamente nella figura di Noè. Io personalmente, quando ho visto la scena di lui che si avvicinava alle gemelle brandendo il coltello, non ho potuto fare a meno di dire al mio accompagnatore:- Massimo Decimo meridio è tornato, e ha giurato vendetta !-. Nulla da dire per quanto riguarda le interpretazioni di Emma Watson e di Jennifer Connely, splendide come sempre. Lo stesso vale anche per Antony Hopkins, ma non riesce a dare un'interpretazione credibile a causa della mancanza di credibilità nel personaggio (dovuta a un buco nella sceneggiatura di cui parlerò in seguito). La regia è quasi sempre mediocre, tranne in qualche scena in cui Aronofsky tira fuori il genio che è in lui (come la scena del diluvio o quella del racconto di Noè ai figli). La cosa che mi ha sorpreso di più nel film è la mancanza di musica, che non sia un semplice sottofondo. E' incredibile se pensiamo che la musica di Requiem for a Dream fu utilizzata tanto bene da poter essere paragonata a quella di Amarcord. Ma la vera pecca che fa di questo film un aborto è la sceneggiatura con più buchi del braccio sinistro di Jared Leto. Ne proverò ad elencare qualcuno in ordine sparso: perchè mai ad un certo punto Matusalemme ha dei poteri magici (ed è proprio per questo che Antony Hopkins non può essere credibile nella sua bravura)? Possibile che la reazione di Lia al miracolo di Matusalemme sia di voler procreare senza nemmeno chiedersi cosa sia successo? Come fa Tubal-Caim ad inventare un lancia-razzi che usa contro i Vigilanti senza avere neanche l'attrezzatura necessaria? Perchè dopo solo dieci minuti di pioggia battente si crea un'onda anomala immensa che sommerge tutti? Come diavolo fa Tubal-Caim ad uccidere animali e a cibarsi della loro carne per ben nove mesi (il tempo della gravidanza di Lia) senza che nessuno si accorga di nulla? In sostanza, Aronofsky in questa pellicola mi ha molto deluso, ma spero comunque in un futuro capolavoro in cui rivedere il regista in tutto il suo splendore.
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alexander 1986
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lunedì 4 agosto 2014
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pellicola di basso valore nonostante il titolo
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Noé (Russell Crowe) è in pratica con i suoi familiari l'unico uomo giusto e vegano esistente al mondo. Questo perché è discendente di Seth, mica di Caino la cui genìa numerosissima ha ucciso tutti gli animali e desertificato la Terra in modi che neppure noi siamo ancora riusciti a conseguire. Il Creatore non può quindi non rivolgersi a lui per un compito alquanto delicato: costruire una grande nave - simile a un portacontainer - per salvare tutti gli animali del mondo, i quali accorrono in massa e in coppie rigorosamente eterosessuali quando fino a un momento prima qualcuno affermava di non vederne uno da anni. Presto infatti arriverà un diluvio, finalizzato a sterminare tutti gli uomini carnivori e quindi malvagi.
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Noé (Russell Crowe) è in pratica con i suoi familiari l'unico uomo giusto e vegano esistente al mondo. Questo perché è discendente di Seth, mica di Caino la cui genìa numerosissima ha ucciso tutti gli animali e desertificato la Terra in modi che neppure noi siamo ancora riusciti a conseguire. Il Creatore non può quindi non rivolgersi a lui per un compito alquanto delicato: costruire una grande nave - simile a un portacontainer - per salvare tutti gli animali del mondo, i quali accorrono in massa e in coppie rigorosamente eterosessuali quando fino a un momento prima qualcuno affermava di non vederne uno da anni. Presto infatti arriverà un diluvio, finalizzato a sterminare tutti gli uomini carnivori e quindi malvagi. Controindicazione: nel nuovo mondo post-diluvio non ci sarà posto per l'uomo, ma i figli di Noé vorrebbero almeno portarsi qualche ragazza per non crepare tristemente. Come farà, il nostro eroe, a spiegare a Cam che l'unica femmina under 40 della famiglia non fa per lui?
Profondi dilemmi etici connotano questa versione della storia più simpatica della tradizione biblica, giocoforza adattata al gusto spettacolare della Hollywood ubriaca di 3D e alle tematiche odierne: il mondo rappresentato è infatti molto più simile a un futuro postatomico che a un passato ancestrale, come si può vedere dal vestiario dei protagonisti e dalle macerie metalliche in cui essi si muovono, ma anche dall'insistenza sul tema del rapporto con la natura (qui furbamente reinterpretata pescando da Darwin). Il risultato è abbastanza sconcertante lì per lì, complice anche la presenza di figure - i cosiddetti 'Vigilanti' - che sembrano tratte dal genere più propriamente fantasy. Però l'idea di fondo appare molto interessante, e davvero alcuni degli argomenti, anche etici, proposti dal film sono molto stimolanti.
La mediocrità di 'Noah' consiste purtroppo nella fattura del film. I dialoghi sono banali, a volte proprio stupidi, mentre alcuni sviluppi narrativi sono chiaramente forzati. Gli effetti speciali sono buoni e suggestiva la fotografia, eppure entrambi in troppi momenti appaiono troppo caricati. Anche il cast non è granché ispirato, a partire da Crowe e passando per Anthony Hopkins; abbastanza bene Emma Watson, la quale sembra l'unica a credere davvero in questo film.
'Noah' è una pellicola dozzinale, carica di grandi suggestioni ma povera di sostanza. Un B-movie ad alto budget, nella logica del cinema statunitense odierno.
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paolin57
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sabato 9 gennaio 2016
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per esprimere un'opinione si può citare fantozzi.
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Questo polpettone, un mix tra una liberissima interpretazione biblica e il genere post-apocalittico di Mad Max, farebbe riconsiderare anche Fantozzi sulla corazzata Potemkin.
La prima parte è una specie di propaganda vegana dove ci sono i cattivi che sono i cacciatori, e i buoni che invece mangiano...beh non mangiano quasi mai nulla, qualche bacca o qualche seme che non si capisce da dove arrivi. Sì, perché il mondo descritto è un mondo arido, senza alcun tipo di vegetazione, dove gli uomini hanno tagliato anche tutti gli alberi (cattivissimi), anche se non si capisce per farne che cosa, visto che si vedono solo grotte e tende. Non ci sono campi né allevamenti, solo rocce. Ciò nonostante i cattivi (i carnivori) sono ben pasciuti e mangiano animali che evidentemente si nutrono di terra e sassi.
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Questo polpettone, un mix tra una liberissima interpretazione biblica e il genere post-apocalittico di Mad Max, farebbe riconsiderare anche Fantozzi sulla corazzata Potemkin.
La prima parte è una specie di propaganda vegana dove ci sono i cattivi che sono i cacciatori, e i buoni che invece mangiano...beh non mangiano quasi mai nulla, qualche bacca o qualche seme che non si capisce da dove arrivi. Sì, perché il mondo descritto è un mondo arido, senza alcun tipo di vegetazione, dove gli uomini hanno tagliato anche tutti gli alberi (cattivissimi), anche se non si capisce per farne che cosa, visto che si vedono solo grotte e tende. Non ci sono campi né allevamenti, solo rocce. Ciò nonostante i cattivi (i carnivori) sono ben pasciuti e mangiano animali che evidentemente si nutrono di terra e sassi. Non solo questi peccatori discendenti da Caino mangiano animali, ma quando vedono un altro umano lo ammazzano, così, per sport. Per giunta sono una quantità immensa di persone, migliaia o decine di migliaia di uomini che si dedicano allo stupro e al commercio di ragazze in cambio di quarti di pecora.
Insomma, lo stile della buona vecchia Gomorra, dove regnava il vizio ma anche il commercio, l'agricoltura e l'allevamento pare che non bastasse e qui nasce un sottotipo di peccatore totale che sgozza animali innocenti (sì, perché qui gli animali sono sempre innocenti, mentre i neonati meritano la morte) che appaiono dal nulla.
Vabbè, ma è la Bibbia, direte!
Nemmeno per sogno, la narrazione biblica è totalmente stravolta per far spazio ad una quantità di violenza gratuita che porta Noè a replicare i combattimenti di Frodo & C. contro gli orchi della terra di mezzo (poteva mai mancare il cattivone che vuole l'arca per sé?). Nella Bibbia il padre di Noè muore di morte naturale quando il figlio ha 595 anni; nel film, all'inizio del film, Lamech muore con Noè ancora bambino, ammazzato dall'antagonista che salirà sull'arca con lui e la sua famiglia (anche questa cambiata rispetto alla Bibbia) per non perdere il finale da thriller.
La seconda parte del film si reinventa la Bibbia a proprio piacere (come la prima) e non migliora certamente il livello di banalità del risultato.
Unica nota positiva: Russel Crowe e Ray Winstone sono all'altezza delle loro parti.
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anto81
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lunedì 28 aprile 2014
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un '2012' in salsa biblica. terribile.
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Non condivido tutto questo entusiasmo. A mio avviso, questo è il canto del cigno (nero) di Aronofsky, che come altri si è dato alla fabbrica delle bambole di Hollywood dopo un inizio promettente (Pi Greco, Requiem for a dream) e una carriera comunque più che discreta (The Fountain, The Wrestler in particolare, film meno visionario ma potente in ogni caso). Attendevo sia con molto entusiasmo che un bel po' di scetticismo questo Noah, e il timore che nutrivo è stato ampiamente confermato. Al di là di quel terribile bollino 3D che affianca ormai la maggior parte delle pellicole, il film si presenta come un blockbuster apocalittico degno della peggiore tradizione di Michael Bay, che sembra aver diretto la baracca al posto del buon Darren, del cui stile rimane veramente poco (e no, quattro fotogrammi evocativi e l'inserimento di quei pur ben caratterizzati Vigilanti, non mi bastano!).
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Non condivido tutto questo entusiasmo. A mio avviso, questo è il canto del cigno (nero) di Aronofsky, che come altri si è dato alla fabbrica delle bambole di Hollywood dopo un inizio promettente (Pi Greco, Requiem for a dream) e una carriera comunque più che discreta (The Fountain, The Wrestler in particolare, film meno visionario ma potente in ogni caso). Attendevo sia con molto entusiasmo che un bel po' di scetticismo questo Noah, e il timore che nutrivo è stato ampiamente confermato. Al di là di quel terribile bollino 3D che affianca ormai la maggior parte delle pellicole, il film si presenta come un blockbuster apocalittico degno della peggiore tradizione di Michael Bay, che sembra aver diretto la baracca al posto del buon Darren, del cui stile rimane veramente poco (e no, quattro fotogrammi evocativi e l'inserimento di quei pur ben caratterizzati Vigilanti, non mi bastano!). Troppo spesso il cinema americano si affida quasi in toto alla forza visiva di un film per raccontarne la storia, e sempre più spesso questo non va bene. Gli accorgimenti tecnici dovrebbero coronare una buona sceneggiatura, non sostituirsi ad essa e/o coprirne i buchi con un bell'effetto speciale. Della forza evocativa dell'immaginifico di Aronofsky, ribadisco, qui c'è poco e nulla, e non mi basta neppure lo pseudo-stravolgimento delle scritture sacre per salvare un film che, in tutti i sensi, fa acqua da tutte le parti. Ma è stato divertentissimo assegnare un ruolo stereotipato a ogni character di questo dozzinalissimo disaster movie: il padre bigotto/idealista che per un momento diventa mooolto cattivo in una situazione di stress, il figlio cretino in cerca di una femmina (non donna, attenzione), la coppia tormentata, la madre giudiziosa. Il tutto disturbato da un'apocalisse imminente in cui si salva la solita famiglia politicamente corretta. 2012 aveva fatto meglio, e ho detto proprio tutto.
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enrimaso
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mercoledì 7 maggio 2014
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l'arca del gladiatore
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Kolossal Biblico, Filmone Storico, Peplum in Costume?
Al di là del genere a cui si può associare, l’ultima opera di Aronofsky risulta un film non riuscito e sostanzialmente deludente da molti punti di vista (regia, scrittura, messa in scena, interpreti).
L’ennesimo scivolone della carriera di un regista discusso, fatta di pochi alti (“The Wrestler”, “Il Cigno Nero”) e di molti bassi (“Requiem for a Dream”, “The Fountain”).
E se potevano esserci molte perplessità per l’audace rilettura di parte del Vecchio Testamento, ci si poteva almeno aspettare un alto tasso di spettacolarità nella messa in scena del Diluvio Universale: ma il film delude anche qui, quando – nonostante la maniacale ricostruzione della Grande Arca – si limita a ricorrere a qualche effetto digitale, già visto e rivisto in molti disaster movie dell’ultimo decennio.
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Kolossal Biblico, Filmone Storico, Peplum in Costume?
Al di là del genere a cui si può associare, l’ultima opera di Aronofsky risulta un film non riuscito e sostanzialmente deludente da molti punti di vista (regia, scrittura, messa in scena, interpreti).
L’ennesimo scivolone della carriera di un regista discusso, fatta di pochi alti (“The Wrestler”, “Il Cigno Nero”) e di molti bassi (“Requiem for a Dream”, “The Fountain”).
E se potevano esserci molte perplessità per l’audace rilettura di parte del Vecchio Testamento, ci si poteva almeno aspettare un alto tasso di spettacolarità nella messa in scena del Diluvio Universale: ma il film delude anche qui, quando – nonostante la maniacale ricostruzione della Grande Arca – si limita a ricorrere a qualche effetto digitale, già visto e rivisto in molti disaster movie dell’ultimo decennio.
Una “delusione universale”.
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estonia
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giovedì 21 agosto 2014
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roboante e discontinuo
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Noah, un possente e massiccio Russell Crowe, è l'implacabile esecutore del disegno divino del Creatore che, deluso dalla malvagità degli uomini e vendicativo quanto basta da voler porre fine all'intero genere umano, induce in sogno il protagonista a costruire un'arca per salvare in questo modo dal diluvio purificatore soltanto gli 'innocenti'.
Cupo e attraversato da una luce livida e fredda, con il supporto sonoro delle musiche ipnotiche di Clint Mansell, il film si regge su un assai precario equilibrio tra colossal biblico, trovate fantasy, personaggi inventati di sana pianta, creazionismo, ambientalismo ecologista ed evoluzionismo.
La prima parte regge bene anche grazie ad alcuni spunti visionari ma poi tutto sfuma in una catena melodrammatica di scontri familiari scatenati dai dubbi che a poco a poco divorano il pur fortissimo ego del protagonista, accecato da uno smisurato senso del dovere che sfocia in una furia delirante contro la sua stessa progenie.
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Noah, un possente e massiccio Russell Crowe, è l'implacabile esecutore del disegno divino del Creatore che, deluso dalla malvagità degli uomini e vendicativo quanto basta da voler porre fine all'intero genere umano, induce in sogno il protagonista a costruire un'arca per salvare in questo modo dal diluvio purificatore soltanto gli 'innocenti'.
Cupo e attraversato da una luce livida e fredda, con il supporto sonoro delle musiche ipnotiche di Clint Mansell, il film si regge su un assai precario equilibrio tra colossal biblico, trovate fantasy, personaggi inventati di sana pianta, creazionismo, ambientalismo ecologista ed evoluzionismo.
La prima parte regge bene anche grazie ad alcuni spunti visionari ma poi tutto sfuma in una catena melodrammatica di scontri familiari scatenati dai dubbi che a poco a poco divorano il pur fortissimo ego del protagonista, accecato da uno smisurato senso del dovere che sfocia in una furia delirante contro la sua stessa progenie. Il finale è assai deludente e retorico.
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dvd974
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mercoledì 11 marzo 2015
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film puramente fantastico e anti biblico
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Sicuramente per gli effetti speciali questo film è fantastico, rende veramente bene l'idea di come fu imponente e devastante il diluvio universale ma per il resto come si fa a dire che è fedele al racconto biblico. La bibbia non narra di un Noé con poteri sovrannaturali, non parla mai che fu aiutato da dei giganti per costruire l'arca, anzi gli uomini giganti, chiamati nel film "guardiani", che parla la bibbia erano i nefilim, figli ibridi nati dalla relazione innaturale tra angeli satanici materializzati e donne umane, quindi nemici di Dio, che furono distrutti nel diluvio, non parla mai di un re malvagio di nome tubal, tutto inventato. Anche la famiglia non è composta come si vede nel film, erano figli grandi già sposati, non si parla mai di una ragazza diventata figlia adottiva che si fa mettere incinta dal fratellastro sem, ridicolo e offensivo per la vera storia di integrità morale e fede di noé e la sua famiglia.
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Sicuramente per gli effetti speciali questo film è fantastico, rende veramente bene l'idea di come fu imponente e devastante il diluvio universale ma per il resto come si fa a dire che è fedele al racconto biblico. La bibbia non narra di un Noé con poteri sovrannaturali, non parla mai che fu aiutato da dei giganti per costruire l'arca, anzi gli uomini giganti, chiamati nel film "guardiani", che parla la bibbia erano i nefilim, figli ibridi nati dalla relazione innaturale tra angeli satanici materializzati e donne umane, quindi nemici di Dio, che furono distrutti nel diluvio, non parla mai di un re malvagio di nome tubal, tutto inventato. Anche la famiglia non è composta come si vede nel film, erano figli grandi già sposati, non si parla mai di una ragazza diventata figlia adottiva che si fa mettere incinta dal fratellastro sem, ridicolo e offensivo per la vera storia di integrità morale e fede di noé e la sua famiglia. Ma quello che spiazza più di tutto è Dio che viene fatto vedere come uno sterminatore spietato senza amore, ma la bibbia non parla mai che Dio voleva estinguere l'intera umanità ma voleva purificare e salvare il mondo e re-iniziare una nuova generazione umana con la famiglia di Noé.
Questo film può essere definito uno spettacolare ed epico fantasy con ottimi attori, ma mai un film biblico!!
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danielmcloud
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lunedì 24 dicembre 2018
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allarmante questo film
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Filmato completamente lontanto dall'insegnamento Biblico, si passa da angeli cacciati dal regno celeste per essere stati punuti perchè volevano aiutare l'uomo, quando la Bibbia dice chiaramente che scelsero la forma umana per estrema lussuria, data la loro infatuazione per le belle donne umane, ad altri enormi errori temporali, nonchè, e cosa più grave, una visione e posizione di Dio Onnipotente che rimane incerta e molto dubbia.
Angeli cacciati dal cielo, ovvero demoni, demoni in forma di elementale di terra, che aiutano Noè a costruire l'arca.
Confusione totale, che toglie una gran fetta di moralità biblica per rimpiazzarla con idee assurde.
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Filmato completamente lontanto dall'insegnamento Biblico, si passa da angeli cacciati dal regno celeste per essere stati punuti perchè volevano aiutare l'uomo, quando la Bibbia dice chiaramente che scelsero la forma umana per estrema lussuria, data la loro infatuazione per le belle donne umane, ad altri enormi errori temporali, nonchè, e cosa più grave, una visione e posizione di Dio Onnipotente che rimane incerta e molto dubbia.
Angeli cacciati dal cielo, ovvero demoni, demoni in forma di elementale di terra, che aiutano Noè a costruire l'arca.
Confusione totale, che toglie una gran fetta di moralità biblica per rimpiazzarla con idee assurde.
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ciellezeta
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sabato 27 settembre 2014
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troppo americano
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Attori con visi anglosassoni, espressioni e modi di muoversi tipicamente americani, belli curati, pettinati, denti bianchi e perfetti interpretano non "American Pie" ma una storia fantasy liberissimamente ispirata alla bibbia. Il tutto ambientato in un paesaggio tra la saga nordica e il post moderno, che al massimo fa pensare al Signore degli Anelli, non certo alla Bibbia. La parte finale del film è ambientata in un paesaggio molto nordico, potrebbe essere la Scozia o l'Irlanda. Chi ha scelto le ambientazioni o non ha idea della luce, dei colori e delle forme dei paesaggi mediterranei oppure li ha volutamente evitati.
L'unico che mi è sembrato capace di entrare nella parte è Russel Crowe, per il resto il casting è stato disastroso a partire da Sir Anthony Hopkins, che sembra uscito da un racconto di Tolkien o della Rowling.
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Attori con visi anglosassoni, espressioni e modi di muoversi tipicamente americani, belli curati, pettinati, denti bianchi e perfetti interpretano non "American Pie" ma una storia fantasy liberissimamente ispirata alla bibbia. Il tutto ambientato in un paesaggio tra la saga nordica e il post moderno, che al massimo fa pensare al Signore degli Anelli, non certo alla Bibbia. La parte finale del film è ambientata in un paesaggio molto nordico, potrebbe essere la Scozia o l'Irlanda. Chi ha scelto le ambientazioni o non ha idea della luce, dei colori e delle forme dei paesaggi mediterranei oppure li ha volutamente evitati.
L'unico che mi è sembrato capace di entrare nella parte è Russel Crowe, per il resto il casting è stato disastroso a partire da Sir Anthony Hopkins, che sembra uscito da un racconto di Tolkien o della Rowling. I costumi sono anche peggio, abiti di forme modernissime, anche se con qualche inserto di tessuto grezzo. La cosa più incredibile è il pugnale con il quale Noè stava per uccidere le nipoti: è fornito di un modernissimo manico (sembra plastica) e dorso seghettato, stile coltello di Rambo per intenderci. Questo tipo di sciatteria nella scelta di costumi e degli oggetti è presente in tutto il film e probabilmente è voluta, chissà poi per quale scopo.
Ci si può tranquillamente risparmiare la fatica di vederlo.
Per essere generosi non mi ha entusiasmato.
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great steven
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martedì 26 novembre 2019
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il diluvio universale secondo aronofsky.
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NOAH (USA, 2014) di DARREN ARONOFKSY. Interpretato da RUSSELL CROWE, JENNIFER CONNELLY, EMMA WATSON, ANTHONY HOPKINS, RAY WINSTONE, LOGAN LERMAN
La macchina da presa percorre il Creato, lanciata in carrellate su lirismo ad archi. Il punto di vista non è quello dei serpenti o degli uccelli, bensì di voce che li richiama all’Arca, alla salvezza, alla vita. Aronofsky è il creatore, e come Creatore non può rispettare il senso della misura, il limite umano, la rinuncia alla sovrabbondanza nella sua messa in scena d’una parte della Genesi. Delirio di onnipotenza? A tratti potrebbe sembrare di sì, ma i punti in comune col cinema di Mel Gibson, che molti critici hanno notato, si riducono perlopiù all’assunzione di quel già citato punto di vista che vorrebbe dedurre codici, postulati, forme, sottotesti e grammatiche per reinventarsi il linguaggio cinematografico o addirittura comporlo secondo una vera e propria Genesi.
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NOAH (USA, 2014) di DARREN ARONOFKSY. Interpretato da RUSSELL CROWE, JENNIFER CONNELLY, EMMA WATSON, ANTHONY HOPKINS, RAY WINSTONE, LOGAN LERMAN
La macchina da presa percorre il Creato, lanciata in carrellate su lirismo ad archi. Il punto di vista non è quello dei serpenti o degli uccelli, bensì di voce che li richiama all’Arca, alla salvezza, alla vita. Aronofsky è il creatore, e come Creatore non può rispettare il senso della misura, il limite umano, la rinuncia alla sovrabbondanza nella sua messa in scena d’una parte della Genesi. Delirio di onnipotenza? A tratti potrebbe sembrare di sì, ma i punti in comune col cinema di Mel Gibson, che molti critici hanno notato, si riducono perlopiù all’assunzione di quel già citato punto di vista che vorrebbe dedurre codici, postulati, forme, sottotesti e grammatiche per reinventarsi il linguaggio cinematografico o addirittura comporlo secondo una vera e propria Genesi. Il regista dimostra prolissità e autocompiacimento nell’elaborazione di un contesto che pecca per pacchianeria ed effetti speciali fuori luogo per la loro debordante insistenza, ma non lo si può calunniare per la scelta di un cast in cui brillano ottimi attori, che regalano ciascuno una performance di incredibile pregio. Quanto all’atmosfera da rilevare loro attorno, vi sono più rimandi alla cosmologia contemplativa di Terrence Malick (osservata in The Tree of Life) o agli universi naturalistici tolkieniani che non a riferimenti biblici di tipo schietto: è un peccato, infatti, che Hollywood debba sempre soggiacere alle sue personali interpretazioni dei testi sacri e di quelli mitologici quando intende mirare alto con un’opera colossale, e problemi di questo genere s’erano già verificati negli anni addietro a causa di Troy e Alexander, e con risultati alquanto imbarazzanti per la fedeltà all’originale. Ma Noah punta sulla recitazione di base, che parte senz’altro col piede giusto, per raccontare il Diluvio Universale: l’assassinio di Abele; la nascita dei tre figli maschi di Noè; l’arrivo sull’Arca di mammiferi, uccelli e rettili; l’incantesimo compiuto da Matusalemme per rendere fertile la figlia adottiva di Noè e sua moglie; la nascita delle due gemelle; gli episodi che ebbero luogo quando le immani piogge cessarono. Crowe potente e convincente, Connelly intensa, Winstone perfetto nei panni del mefistofelico capo-bracconiere Tubal-cain, Watson e Lerman adattissimi ad incarnare i giovani Ila e Cam. E poi c’è il Matusalemme di A. Hopkins: un omaggio che l’attore ha fatto alla sua maturità di interprete navigato. Le immancabili differenze dall’originale ecclesiastico sono arrivate come ci si aspettava e purtroppo la colonna sonora riesce affastellata e sgargiante, ma in compenso la tensione narrativa che si accumula sequenza dopo sequenza è degna dei miglior thriller degli ultimi tempi, e non solo. Non funziona a dovere, tuttavia, la dialettica del discorso sull’uomo: già dopo la prima metà si intravedono e percepiscono drastiche morali ecologistiche e politiche, che favoriscono la Natura e guardano con occhio cattivo e ottuso all’uomo (Noè salva i fiorellini e preserva gli animaletti, mentre i suoi simili è disposto a ucciderli a sangue freddo). Questa interpretazione, che privilegia il Dio punitivo del Vecchio Testamento, è il motivo principale di una sceneggiatura che sviluppa una storia a tratti logorroica e monumentale. Come ribadito, si salvano gli attori, e insieme a loro parte dei contributi tecnici (montaggio e fotografia soprattutto).
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