Noah

Leggendo le recensioni mi aspettavo un po' di più. Il film - per carità - è ben fatto, ma non riesce ad uscire da un'ambiguità di fondo: film fedele alle sacre scritture o film commerciale? Il rischio è di voler accontentare (e quindi scontentare) tutti. Alcune libertà mi sono sembrate assolutamente fuori luogo: i giganti di pietra che difendono Noé sono troppo simili agli alberi del Signore degli anelli, ma almeno quelli erano meglio contestualizzati. La crisi psico-spirituale di Noé, con una straziante scena in cui pensa di dover uccidere le nipoti per volere divino... troppo indugio, troppo pathos per un passaggio che si sapeva già come sarebbe andato a finire.
Non completamente centrato nemmeno l'aspetto religioso: la Bibbia è un libro che parla di religione (re-ligo, relazione personale con il creatore) e - d'accordo o no - questo era casomai riportare. Invece spesso emerge un aspetto magico, a mo' di fantasy, soprattutto nel personaggio di Matusalemme che in qualche passaggio sembra diventare Gandalf.
Per il resto splendidi gli attori: Crowe assolutamente a suo agio nel ruolo e Hopkins ammiccante favoloso.
La cosa più interessante in assoluto è la tipizzazione di genere e la polarizzazione/esagerazione nei momenti di maggior tensione: il maschile diventa di pietra e va diritto verso il suo compito, il femminile aumenta la portata delle sue emozioni che come radar scandagliano il sistema relazionale globale della famiglia.
Noè-Crowe con gli occhi inespressivi mentre Naamah-Connelly gli urla a pochi centimetri lo strazio dei figli è un capolavoro.