Anche Aronofsky decide di cimentarsi con il polpettone biblico, tentando di portare in scena la storia di Noè e della sua Arca. Nel fare questo, il regista si affida a un immaginario fantasy, fatto di effetti in CGI e grandi spazi con fondali in post produzione.
E' una scelta piuttosto convenzionale, almeno nei nostri tempi e, proprio per questo, si porta dietro il rischio di appiattimento che molte pellicole prima di questa hanno subito. Darren, però, sa il fatto suo.
La prima parte del film si muove nel classico stile che il genere impone: descrizione del contesto, ritmo in crescendo, magia e miracoli, battaglie mastodontiche piene di creature gigantesche e orde di uomini che volano in giro per tutto lo schermo. E' il momento in cui il film sembra soffrire maggiormente di certe soluzioni scontate e di una fantasia che il regista riesce ad esprimere esclusivamente attraverso l'aspetto estetico, senza che questo riesca a smuovere davvero qualcosa dal punto di vista della trama. Non mancano i momenti suggestivi, come le processioni degli animali, ma sono lampi isolati in un contesto prevedibile.
In realtà Aronofsky mette le basi per la descrizione di ciò a cui tiene di più. Innanzitutto ci si rende conto che il Creatore è una vera divinità da antico testamento, per nulla edulcorata dal concetto del perdono: Egli vede e provvede, certamente, ma guai a non seguire i suoi insegnamenti altrimenti spacca fuori tutto.
E' una visone giusta questa, anche e soprattutto per la possibilità che offre al regista di narrare, nella seconda parte, i tormenti interiori di Noè e quindi di esprimersi sul suo tavolo da gioco preferito, ovvero la battaglia tra ciò che ci si aspetta dal protagonista e ciò che il protagonista è in grado di fare. E' un tema ricorrente del cinema di Aronofsky e il mio timore principale riguardava il fatto che qui potesse averci rinunciato. Non l'ha fatto. Bene.
E' ben assistito da Crowe in questo, che porta sullo schermo un Noè meno saggio rispetto all'iconografia, ma certamente più adatto al tormento. Peccato solo che il resto del cast non sia all'altezza. Dispiace specialmente per Connelly, di solito a suo agio, ma qui poco ispirata.
Ci sarebbe anche la visione ambientalista, che, assieme a Noè che stermina i nipoti di Caino come quando faceva il gladiatore nelle arene romane, porta in dote le cadute di stile più rumorose della pellicola. Contando sulla nota vicenda dell'arca, il regista si concede un excursus vegano poco credibile per l'epoca in cui questo film è ambientato, arrivando a sbandierare il credo vegetariano come assoluto e voluto dal Creatore. Capisco che il buon D.A. ci tenesse a far passare il messaggio, ma forse poteva usare qualche sistema più sofisticato. Senza contare la teoria del creazionismo, lanciata li in modo da fondersi con l'evoluzione.
Questi colpi gobbi, uniti a un ritmo che a volte muore di schianto, sono le cose meno riuscite della pellicola e ne abbassano notevolmente l'impressione generale.
Tuttavia da questo lavoro non mi aspettavo davvero nulla e sono rimasto piacevolmente sorpreso dal risultato finale.
Non siamo su grandissimi livelli, secondo me, ma una visione gliela si può concedere.
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