shiningeyes
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martedì 17 febbraio 2015
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un film vero!
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Che bel 2014 cinematografico: l’immensità spaziale di “Interstellar”; l’originale e coloratissimo “Grand Budapest Hotel”; il palpitante e realistico Fincher di “Gone Girl” e il sorprendente e vivissimo “Whiplash”; tutti grandissimi film, che però, risultano inferiori alla completezza e alla vibrante tecnica di “Birdman”. Partiamo con il presupposto che, il virtuosismo tecnico di Inarritù, è solo una parte del processo che rende “Birdman” un film eccezionale e vero, che il cinema d’oggi necessita come l’ossigeno. Sì, perché è un film che rappresenta in modo duro i temi che girano attorno allo show business, argomento di grande interesse e di cui noi sedicenti “esperti” di cinema possiamo velatamente saperne, ed è mostrato in una modo diretto e onesto, con gli ampi piani sequenza che ci chiamano dietro le quinte del film/spettacolo teatrale su cui ruota la storia, che ci dà l’occasione di essere testimoni oculari di ciò che stiamo vedendo.
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Che bel 2014 cinematografico: l’immensità spaziale di “Interstellar”; l’originale e coloratissimo “Grand Budapest Hotel”; il palpitante e realistico Fincher di “Gone Girl” e il sorprendente e vivissimo “Whiplash”; tutti grandissimi film, che però, risultano inferiori alla completezza e alla vibrante tecnica di “Birdman”. Partiamo con il presupposto che, il virtuosismo tecnico di Inarritù, è solo una parte del processo che rende “Birdman” un film eccezionale e vero, che il cinema d’oggi necessita come l’ossigeno. Sì, perché è un film che rappresenta in modo duro i temi che girano attorno allo show business, argomento di grande interesse e di cui noi sedicenti “esperti” di cinema possiamo velatamente saperne, ed è mostrato in una modo diretto e onesto, con gli ampi piani sequenza che ci chiamano dietro le quinte del film/spettacolo teatrale su cui ruota la storia, che ci dà l’occasione di essere testimoni oculari di ciò che stiamo vedendo. Il mondo che vediamo all’interno di “Birdman”, non è molto dissimile da quello ipocrita e vuoto che assistiamo in quello reale: un mondo fatto di personaggi che pensano solo al loro tornaconto, alla reputazione e sono fin troppo occupati a seguire le vicende tramite i social network. Riggan Thompson (interpretato nella miglior maniera possibile da Michael Keaton) è il portavoce di quei personaggi che hanno vissuto in una apparente epoca d’oro, segnata dalla gloria e dai soldi, che però non è destinata durare, condannando tali personaggi ad una vita banale e sbiadita piena di ricordi della loro fama. Thompson cerca il riscatto tramite una commedia di stampo intellettuale, che ne dimostra la sua intelligenza e valenza recitativa, che però sono compromesse dal suo ex status di star hollywoodiana, la cui controparte mentale (ossia il suo alter-ego supero eroe) desidera riavere, al costo di perderne la dignità di attore vero. All’opposto, c’è Mike Shiner (resurrezione di Edward Norton in una bellissima parte), attore teatrale di grande caratura, ma che è in grado di fare faville solo nel campo recitativo e ritrovandosi incapace di vestire i panni del suo essere reale. Alla fine, sono loro i personaggi più affascinanti e interessanti dell’universo di “Birdman” (senza levare le notevoli Emma Stone e Naomi Watts), dove però, qualsiasi interprete è utile al messaggio della pellicola, dove c’è la perfetta dicotomia tra finzione e realtà. Su quest’ultimo aspetto, c’è da dire che l’impegno di Inarritù è sensazionale e innovativo, dove onestà intellettuale e falsità sono legati da un filo sottilissimo che possiamo vedere in un ottimo spettacolo teatrale, il quale è unito ad un esperimento cinematografico riuscito al cento per cento. “Birdman”, è semplicemente un film che passerà alla storia, e che magari, verrà capito completamente (o forse no) dopo vent’anni e vari studi . Che il cinema americano (e non solo) prenda esempio.
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catcarlo
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martedì 17 febbraio 2015
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birdman
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Il piano sequenza (quasi) unico con i diversi momenti temporali che sfumano uno nell’altro, i movimenti degli attori coreografati in maniera maniacale per riprese lunghissime, il realismo magico, i versi di Shakespeare in chiaro aggiunti alle eco di Macbeth in filigrana nonché un diluvio di citazioni accompagnate da virtuosistici movimenti di macchina: decidendo di riunire tutto questo in un solo lavoro, Iñárritu si espone a un coefficiente di difficoltà altissimo che porta l’esercizio a moltiplicare i rischi di sfracellarsi al suolo. Invece, il regista di origine messicana conclude l’evoluzione in piedi, anche se l’impegno per riuscirci gli fa perdere di vista alcuni particolari, come i personaggi che di punto in bianco spariscono (anche uno importante come Mike) o un finale senza dubbio debole, ben al disotto del livello complessivo.
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Il piano sequenza (quasi) unico con i diversi momenti temporali che sfumano uno nell’altro, i movimenti degli attori coreografati in maniera maniacale per riprese lunghissime, il realismo magico, i versi di Shakespeare in chiaro aggiunti alle eco di Macbeth in filigrana nonché un diluvio di citazioni accompagnate da virtuosistici movimenti di macchina: decidendo di riunire tutto questo in un solo lavoro, Iñárritu si espone a un coefficiente di difficoltà altissimo che porta l’esercizio a moltiplicare i rischi di sfracellarsi al suolo. Invece, il regista di origine messicana conclude l’evoluzione in piedi, anche se l’impegno per riuscirci gli fa perdere di vista alcuni particolari, come i personaggi che di punto in bianco spariscono (anche uno importante come Mike) o un finale senza dubbio debole, ben al disotto del livello complessivo. Però è indubbio che si tratti di una scommessa vinta, anche se chi va al cinema solo per farsi raccontare una solida storia magari scapperà a gambe levate: il film cattura gli occhi a partire dalle perfette sequenze iniziali per poi proseguire unendo la sempre affascinante parte visiva con una maiuscola prova di attori complessiva. Inevitabile che la parte del leone la faccia Michael Keaton nei panni di Riggan, un passato da star grazie al ruolo di supereroe (di cui al titolo) ma al presente impegnato a rifarsi una dignità d’interprete con un dramma teatrale che lui stesso ha tratto da Raymond Carver. Un egocentrico che non vede a una spanna dal proprio naso con un ovvio passato di pessimo marito e padre inesistente a testimonianza di un rapporto a senso unico con il prossimo, come conferma anche la relazione, solo abbozzata e troppo presto passata solo silenzio, con Laura (Andrea Riseborough). A questo si aggiunge una personalità bipolare che lo spinge a trovare la forza (della disperazione?) per rimettersi in gioco o forse per andarsi a schiantare mentre cerca di appiccicare di nuovo i cocci della sua vita. A dir la verità, non si capisce bene perché la figlia ex tossica Sam (Emma Stone) stia con lui anziché con la madre Sylvia (Amy Ryan), ma la relazione che li lega va a rappresentare uno dei rapporti interpersonali il cui studio si evidenzia fra gli aspetti fondamentali del lavoro. Un altro è sicuramente lo scontro di personalità con Mike (Edward Norton), l’attore teatrale con cui gli capita di lavorare: un figlio di buona donna pieno di sé sul palco (dove l’interprete riversa la propria ruvidezza sul lavoro) e soprattutto fuori che però, assieme ai preconcetti della critica teatrale Tabitha (Lindsay Duncan), finirà per spronare l’orgoglio di Riggan portandolo a scrollarsi di dosso qualche fantasma. Come si vede, la narrazione – a firma del regista assieme ad altri tre sceneggiatori – è abbastanza esile e allora a essere importante è davvero il modo in cui viene messa in scena, a partire dalla totale partecipazione di Keaton al progetto: l’attore, che condivide con il suo personaggio il passato da supereroe essendo stato Batman, dà corpo a quella che è, con ogni probabilità, l’interpretazione della vita, riuscendo a rendere con profondità anche inattesa i mille tormenti che attraversano l’anima di Riggan. Gli altri componenti del cast si mantengono alla sua altezza con una recitazione che sottolinea la teatralità di tutta l’operazione: il film si svolge per gran parte all’interno del St. James Theatre di Broadway nei cui corrodoi si muove sinuosa la macchina da presa di Emmanuel Lubezki con una predominanza di sature luci notturne che nelle scene diurne (largamente minoritarie) lasciano spazio a un’illuminazione mai diretta o piena. Tutte scelte che aiutano a caratterizzare il clima surreale che avvolge l’intera narrazione, reso inequivocabile dal realismo magico di cui sopra, ma aiutato anche dalla musica originale realizzata da Antonio Sanchez per la colonna sonora con la sola batteria: un ritmo ossessivo che accresce la tensione dei momenti topici ed è alleggerito in qualche modo solo dalla comparsa (ingiustificata) di un batterista in alcune scene. Del resto, l’ironia, spesso acre, è sovente utilizzata da Iñárritu per indirizzare su binari diversi l’atmosfera, partendo dalla scena iniziale che vede Riggan meditare levitando a un metro da terra e culminando nella passeggiata dello stesso in mutande lungo una Broadway affollata dal passeggio serale.
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bob11_17
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lunedì 16 febbraio 2015
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il teatro secondo l'uomo uccello
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Birdman o l’imprevedibile virtù dell’ignoranza è un film del 2014 scritto e prodotto dal regista Alejandro Gonzàlez Innaritu. Con ben dieci candidature agli oscar 2015, la pellicola di Gonzàlez, trasporta gli esseri umani in un mondo completamente folle, eccentrico e privo di ogni etica morale.
Questa stravagante storia racconta la voglia di riscatto professionale da parte di Riggan Thompson (Michael Keaton), una star che raggiunse il successo planetario negli anni novanta, interpretando un supereroe alato di nome Birdman. Ma dopo tutti questi anni di etichetta di “uomo uccello”, l’attore, decide di lanciarsi nel mondo di Broadway, con l’intento di dimostrare al mondo di non essere una semplice celebrità da copertina, ma di essere un grande artista dalle enormi capacità recitative.
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Birdman o l’imprevedibile virtù dell’ignoranza è un film del 2014 scritto e prodotto dal regista Alejandro Gonzàlez Innaritu. Con ben dieci candidature agli oscar 2015, la pellicola di Gonzàlez, trasporta gli esseri umani in un mondo completamente folle, eccentrico e privo di ogni etica morale.
Questa stravagante storia racconta la voglia di riscatto professionale da parte di Riggan Thompson (Michael Keaton), una star che raggiunse il successo planetario negli anni novanta, interpretando un supereroe alato di nome Birdman. Ma dopo tutti questi anni di etichetta di “uomo uccello”, l’attore, decide di lanciarsi nel mondo di Broadway, con l’intento di dimostrare al mondo di non essere una semplice celebrità da copertina, ma di essere un grande artista dalle enormi capacità recitative. In questa impresa vengono coinvolti la figlia Sam (Emma Stone), appena uscita da un centro di disintossicazione, Jake (Zack Galifianakis) il suo produttore, un’attrice che aspira al debutto a Broadway fin dalla giovane età, la sua amante Laura e un attore dal brutto carattere di nome Mike (Edward Norton).
“Nessuno potrà mai levarti di dosso quel costume”. E’ questo il messaggio principale che vuole lanciare Gonzàlez agli spettatori, e a tutti quegli attori e attrici, che hanno raggiunto il successo Holliwoodiano interpretando i supereroi più amati dal pubblico. Sicuramente gente come Tobey Maguire si sarà un pochino rivisto nel personaggio di Keaton, visto il suo grande successo raggiunto negli anni passati con la trilogia di Spiderman, personaggio storico dei fumetti Marvel che non lo abbandonerà mai completamente; oppure Hugh Jackman, per carità, un grandissimo attore, ma parliamoci chiaro, lui è e sara sempre il nostro Wolverine degli X-Men!
Ma aldilà di questo, il regista merita i complimenti per la scelta di un cast di attori che con le loro grandi doti hanno contribuito enormemente a questo successo. I migliori tra questi ovviamente sono stati Michael Keaton e Edward Norton, entrambi candidati all’oscar, il primo come miglior attore protagonista e il secondo come miglior attore non protagonista. I due, fin dall’inizio della storia hanno dimostrato di trovarsi in piena sintonia, interpretando il loro personaggio con esemplare naturalezza senza mai stravolgerlo con forzature o esagerazioni. In alcune scene Norton però non riesce a nascondere il suo voler dominare sul collega, cioè quello di mettere da parte anche solo per un attimo Keaton e incentrare la storia su di lui, facendo credere anche un po’ al pubblico che sia Mike il vero protagonista del film e non Riggan. Ma questa situazione non ha influenzato particolarmente il film, anche perché negli ultimi quaranta minuti del film il personaggio di Norton sparisce completamente dalla scena, lasciando spazio alla mente folle di Riggan Thompson e al suo fidato supereroe Birdman che non abbandona la sua testa neanche per un secondo. Le ambientazioni sono moderne, dei giorni d’oggi, ma non è la classica New York che tutti conosciamo, anzi sembra che tutta la città sia completamente spenta e che l’unico lampione che rimane acceso è quello che illumina lo storico teatro di Broadway dove sta per andare in onda il grande spettacolo di quell’uomo, che negli anni novanta proteggeva i cittadini dai cattivi svolazzando tra i grattacieli con il suo costume da enorme uccello.
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dhany coraucci
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lunedì 16 febbraio 2015
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voli pindarici negli spazi angusti dei desideri
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Non c'è sogno più condiviso e armonioso che l'immaginarsi con le ali a spiccare il volo in direzione del cielo aperto, ma qui siamo in un teatro, uno spazio chiuso, costantemente illuminato dalle luci artificiali, angusto, claustrofobico e dai soffitti bassi. Qui gli unici voli consentiti sono quelli verso il basso, giù, per terra, dove i conti della banca precipitano senza rimedio, dove i desideri e le aspirazioni crollano, dove l'identità di ognuno frana rovinosamente in un'insoddisfazione perpetua e nervosa. E' un film creativo e moderatamente visionario, ricco di riprese mirabolanti, rapide e ardite, di misteriosi poteri di telecinesi, di pindarici voli su Broadway e di inquietanti voci che parlano nella testa, ma personalmente lo ritengo un film molto realistico, crudo e spietato su una crisi che si allarga a macchia d'olio investendo l'individuo ma anche la società in cui è costretto a vivere; e benché sulla scena finale, ironica, si stemperi un sorriso, lo ritengo anche un film magnificamente triste, perché la crisi è di dimensioni così sproporzionate che perfino nel raggiungimento del proprio obiettivo, del proprio sogno e della propria verità vi è la totale incapacità di goderne i frutti, di assaporarne il piacere e la soddisfazione, rimane solo un senso di vuoto assoluto.
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Non c'è sogno più condiviso e armonioso che l'immaginarsi con le ali a spiccare il volo in direzione del cielo aperto, ma qui siamo in un teatro, uno spazio chiuso, costantemente illuminato dalle luci artificiali, angusto, claustrofobico e dai soffitti bassi. Qui gli unici voli consentiti sono quelli verso il basso, giù, per terra, dove i conti della banca precipitano senza rimedio, dove i desideri e le aspirazioni crollano, dove l'identità di ognuno frana rovinosamente in un'insoddisfazione perpetua e nervosa. E' un film creativo e moderatamente visionario, ricco di riprese mirabolanti, rapide e ardite, di misteriosi poteri di telecinesi, di pindarici voli su Broadway e di inquietanti voci che parlano nella testa, ma personalmente lo ritengo un film molto realistico, crudo e spietato su una crisi che si allarga a macchia d'olio investendo l'individuo ma anche la società in cui è costretto a vivere; e benché sulla scena finale, ironica, si stemperi un sorriso, lo ritengo anche un film magnificamente triste, perché la crisi è di dimensioni così sproporzionate che perfino nel raggiungimento del proprio obiettivo, del proprio sogno e della propria verità vi è la totale incapacità di goderne i frutti, di assaporarne il piacere e la soddisfazione, rimane solo un senso di vuoto assoluto. Il regista è messicano ma si esprime nella miglior tradizione hollywoodiana, quella incisiva e profonda che scava e dissotterra sensazioni e sentimenti in cui tutti, in fondo, ci possiamo riconoscere, e lo fa a un ritmo serrato e sincopato (bello il tema free jazz di batteria che ci accompagna fin dai titoli di testa) avvalendosi, quasi superfluo sottolinearlo, di un cast d'attori eccellente a cominciare dal protagonista Michael Keaton per il quale ho sempre nutrito una passione, per finire con gli attori minori, tutti straordinari. Anche le donne, pur se dipinte con nervosa fragilità al limite dell'isterismo sono bellissime e reali (in particolar modo le “attrici teatrali” Naomi Watts e Andrea Riseborough). Si sono cercate delle similitudini tra la storia personale di Michael Keaton e la storia di Riggan Thomson nel film, il primo intrappolato nella celebrità appariscente del suo Batman come il personaggio del film è ingabbiato nel suo ruolo di spettacolare e imbattibile Birdman, e indubbiamente vi sono. Ma è facile pensare che la “prigione” costruita dai media e dal pubblico (o da semplici “tweet”); quello spazio chiuso e angusto, quelle ali che si immaginano e che non conducono da nessuna parte, siano prerogativa di tutti gli attori e, perché no, di tutti gli uomini con delle aspirazioni.
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astromelia
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lunedì 16 febbraio 2015
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anche no
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di tutti i film di inarritu questo è quello che non mi è piaciuto e non condivido le candidature all'oscar,vuoi mettere 21 grammi ,biutiful?????? a tratti noioso,logorroico,ripetitivo,sceneggiatura poco originale,forse la maniera di girarlo risulta innovativa,ma al di fuori nulla più,non capisco le nomination a keaton e norton,quest'ultimo sparisce a metà film,ho trovato le attrici invece in piena parte,insomma voto 5/6
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mericol
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lunedì 16 febbraio 2015
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l’uomo uccello più felice dell’uomo terreno?
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Riggan ,un passato esaltante come protagonista di film spettacolari, era Birdman ” l’uomo uccello”, è ora in declino di popolarità e di successi. Cerca nuove strade. Vuole dimostrare a se stesso,prima che agli altri, di essere un grande e vero attore . Trae spunto da un racconto di R. Carver, “ Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”, per impostare una pièce in un teatro di Broadway, di cui sarà regista e interprete.
In attesa della prima le prove sono numerose,sfibranti, nevrotizzanti. Oltre che con il testo Riggan (M.Keaton) deve confrontarsi con Mike (E. Norton) attore giovane,ambizioso e oltremodo nevrotico.
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Riggan ,un passato esaltante come protagonista di film spettacolari, era Birdman ” l’uomo uccello”, è ora in declino di popolarità e di successi. Cerca nuove strade. Vuole dimostrare a se stesso,prima che agli altri, di essere un grande e vero attore . Trae spunto da un racconto di R. Carver, “ Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”, per impostare una pièce in un teatro di Broadway, di cui sarà regista e interprete.
In attesa della prima le prove sono numerose,sfibranti, nevrotizzanti. Oltre che con il testo Riggan (M.Keaton) deve confrontarsi con Mike (E. Norton) attore giovane,ambizioso e oltremodo nevrotico. Deve confrontarsi soprattutto con la sua capacità di uomo, con il suo passato,con il suo presente La figlia ,uscita da un periodo di tossicodipendenza lo accusa di non avere svolto adeguatamente il ruolo di padre. La ex moglie, che pure è la più concreta del gruppo, da cui si è staccato per una sua improvvisa intemperanza. La nuova ambigua compagna. Il manager avvocato teso al solo conseguimento di nuove conquiste economiche. C’è poi una voce ,apparentemente amica, che lo insegue e quasi lo perseguita. E’ la voce del suo doppio, la voce del supereroe Birdman, di cui è stato interprete nel passato, che gli consiglia di lasciare le mediocrità in cui si trova intruppato e volgere lo sguardo e l’impegno verso gli antichi splendori.
Riggan quindi lotta con il testo teatrale, in particolare con Mike, ma deve soprattutto far primeggiare il suo ego.
C’è di tutto. La vita privata, i rapporti con gli altri attori, con il manager, i critici, la pubblicità, il pubblico che assiste agli spettacoli. Un andirivieni nel teatro tra il palcoscenico,gli angusti corridoi, i camerini. Un passaggio continuo tra la rappresentazione e la vita reale.
Il teatro coglie le sue ispirazioni dalla vita. Ma appunto per questo sintetizza la vita in modo mirabile e risulta alla fine vita ancora più vera. I personaggi interpretati sul palcoscenico del teatro risultano a volte più veri di quelli che agiscono sul palcoscenico della vera vita. Mike, l’interlocutore-rivale di Riggan riesce ad amare fisicamente sul palcoscenico, meno nella vita. Riggan riesce ad esprimersi sul palcoscenico più di quanto non si sia espresso nella vita. Sino alla drammatica evoluzione finale.
IL supereroe Birdman, rappresentato nelle fiction, era situato al di sopra del mondo, volava sopra il mondo, dominava il mondo degli uomini. Non ha dimostrato uguale capacità Riggan nel contatto diretto con gli uomini sulla terra.
Il racconto filmico di Inarritu si avvale di dialoghi incalzanti,senza tregua. Si avvale in particolare di un linguaggio filmico innovativo. Non è stato certo Inarritu a inventare il piano-sequenza. Ma il suo film è quasi un intero piano-sequenza . Lo spettatore si sente coinvolto nella vicenda sino a restarne affascinato, a tratti sconvolto e angosciato. Il giorno dopo la visione, vi pensi ancora intensamente. Anche per merito degli splendidi attori protagonisti. Certamente il film pecca di abbondanza. Eccede nei tanti temi, nei dialoghi esuberanti. Come un fiume in piena che esonda.
Rimane tuttavia una impressione fortemente positiva. Cosa cercava Riggan ? Cosa non ha ottenuto o non ha saputo conseguire ? Amore.
Illuminanti le frasi di R. Carver che compaiono in didascalia nei titoli di testa” E hai ottenuto quello che volevi da questa vita nonostante tutto? Si. E che cos’è che volevi ancora? Potermi dire amato, sentirmi amato sulla terra”.
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[+] dietro la macchina da ripresa con inarritu........
(di maopar)
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nanni
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lunedì 16 febbraio 2015
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birdman
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“BIRDMAN”
Chi si aspettasse di ritrovare, finalmente, l’ispiratissimo Inarritu di ”amores perros” si rassegni definitivamente.
Quel regista così appassionato di quello straordinario film non tronerà mai più.
Il nostro, oramai, è completamente asservito all’industria cinematografica americana che con il suo ultimo “prodotto furbetto” si cuce addosso un oscar su misura.
Il tema è quello trito e ritrito dell’attore divenuto schiavo del proprio personaggio, che sul viale del tramonto sente il bisogno di dare respiro ad un altro “vero se stesso”, ma si rende conto che ne il pubblico ne lui sono in grado di rompere quel meccanismo che lo ha ingabbiato.
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“BIRDMAN”
Chi si aspettasse di ritrovare, finalmente, l’ispiratissimo Inarritu di ”amores perros” si rassegni definitivamente.
Quel regista così appassionato di quello straordinario film non tronerà mai più.
Il nostro, oramai, è completamente asservito all’industria cinematografica americana che con il suo ultimo “prodotto furbetto” si cuce addosso un oscar su misura.
Il tema è quello trito e ritrito dell’attore divenuto schiavo del proprio personaggio, che sul viale del tramonto sente il bisogno di dare respiro ad un altro “vero se stesso”, ma si rende conto che ne il pubblico ne lui sono in grado di rompere quel meccanismo che lo ha ingabbiato.
Per estensione affermiamo che tutti gli individui un pò consapevoli abbiano fatto esperienza della problematica eterna ed insoluta dell’essere umano schiavo del proprio ruolo e quanto, il tentativo di rompere tale meccanismo, andando a buon fine, faccia pagare un prezzo altissimo in termini di emarginazione e solitudine che quasi nessuno vuole sopportare.
Bravi gli attori ma il film , senza anima e senza cuore, non emoziona mai.
Ciao Nanni
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midnight
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domenica 15 febbraio 2015
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keato e norton due attori da oscar.....
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Michael Keaton interpreta Riggan Thompson un attore che vive del ricordo di birdman, un supereroe alato che anni prima lo aveva portato al successo. Il film ruota tutto attorno a questo personaggio e al conflitto interiore fra Birdman e Riggan. Il film risulta lento, privo di emozioni e dal finale prevedibile. Fortunatamente un’ impeccabile Keaton, ed un bravo Norton salvano il film…..due attori da Oscar!
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francesca romana cerri
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domenica 15 febbraio 2015
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quando si dice scossone
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Il film forse non è perfetto, forse in mano ad uno sceneggiatore anglosassone il tema diventava un Capolavoro autentico, poichè lo sceneggiatore anglosassone sarebbe stato sempre misurato, sempre nelle righe e alla fine dentro avrebbe messo a segno con eleganza, con classe, con quella misura che è Arte, il tema dell'Essere se stessi.
In mano alla sceneggiatura e regia americana questo tema è sviluppato fin da subito con forza , con virilità, con impeto..e le emozioni non mancano...
Da una parte senti l'esigenza di guardarti dentro e di chiedere a te stesso quanto aderisci a quello che sei e quanto vorresti essere qualcos'altro...e questo appartiene a tutti gli esseri umani , non solo agli artisti o aspiranti tali, o attori da cinepanettone che si ritrovano ad aver a che fare con quella bestia implacabile che è il Teatro.
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Il film forse non è perfetto, forse in mano ad uno sceneggiatore anglosassone il tema diventava un Capolavoro autentico, poichè lo sceneggiatore anglosassone sarebbe stato sempre misurato, sempre nelle righe e alla fine dentro avrebbe messo a segno con eleganza, con classe, con quella misura che è Arte, il tema dell'Essere se stessi.
In mano alla sceneggiatura e regia americana questo tema è sviluppato fin da subito con forza , con virilità, con impeto..e le emozioni non mancano...
Da una parte senti l'esigenza di guardarti dentro e di chiedere a te stesso quanto aderisci a quello che sei e quanto vorresti essere qualcos'altro...e questo appartiene a tutti gli esseri umani , non solo agli artisti o aspiranti tali, o attori da cinepanettone che si ritrovano ad aver a che fare con quella bestia implacabile che è il Teatro. Teatro come luogo della Verità, come ultimo regno di Verità , dove non si sfugge da quello che veramente si è e si sa fare.
Quindi ottimo film, anche nelle interpretazioni , ma non è anglofilia se dico che se fosse stato Inglese questo film, con questo tema , assurgeva al Capolavoro. Qui c'è un ottima miscela di sogno e realtà, di metacinema e cinema, di continuità tra Vita e Teatro....qui ci sono molte cose ottime, ma la cosa più ottima di tutti è il Tema dell'Essere Se Stessi che non sarà mai retorico.
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mattia.
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sabato 14 febbraio 2015
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capolavoro
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E così Alejandro González Iñárritu alla sua quinta opera firma il capolavoro.
Si, di Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) si può parlare di capolavoro.
Non è semplice parlare di Birdman, per il semplice fatto che questa volta
abbiamo a che fare con qualcosa di nuovo, di mai visto prima.
Un opera grandiosa, che trasuda di amore per il cinema, di vita,di passione e di modernità; è uno di quei rari casi in cui si esce dalla sala con il sorriso stampato sul viso, gli occhi colmi di stupore e la testa chissà dove.
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E così Alejandro González Iñárritu alla sua quinta opera firma il capolavoro.
Si, di Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) si può parlare di capolavoro.
Non è semplice parlare di Birdman, per il semplice fatto che questa volta
abbiamo a che fare con qualcosa di nuovo, di mai visto prima.
Un opera grandiosa, che trasuda di amore per il cinema, di vita,di passione e di modernità; è uno di quei rari casi in cui si esce dalla sala con il sorriso stampato sul viso, gli occhi colmi di stupore e la testa chissà dove.
Una regia da premio oscar, il film è interamente (o quasi) un unico "piano sequenza", ovvero privo di montaggio. Il risultato è stupefacente, lo spettatore viene letteralmente catapultato in un mondo magico, in un mondo di personaggi surreali, grotteschi ma che in qualche modo sentiamo familiari, umani, anche se spostano oggetti con la sola forza del pensiero o che riescono ad avere mega erezioni soltanto sul palcoscenico, perché veri sulla scena e non nella vita di tutti i giorni.
Il caso è quello del protagonista, un immenso Michael Keaton alle prese con un grande spettacolo teatrale a Broadway, questa è la sua ultima occasione, vuole riscattarsi e si sta giocano il tutto per tutto.
Insegue il tempo, il nostro protagonista è costantemente perseguitato da una voce immaginaria, la voce di Birdman appunto, un personaggio che egli stesso interpretò 20 anni prima in un film blockbuster.
Questo ruolo gli regalò la celebrità, una celebrità scomoda, non guadagnata con il duro lavoro.
Si perché un vero attore è quello di teatro e non quello degli studios di Hollywood.
Questa ossessione lo sta logorando, non sa più chi è, vuole fare la cosa giusta e questo è il suo momento.
Un film sull'Ego, sulla fragilità umana, sulla celebrità, sulla polemica sui social network, sul nostro tempo inafferrabile e incontrollabile e su un mondo che non aspetta più e che ti lascia indietro.
Un cast straordinario con una immedesimazione totale con i personaggi, impossibile non citare Edward Norton, con una interpretazione tra le più riuscite della sua carriera.
Un film da vedere e rivedere, un opera che dà di nuovo ossigeno al cinema e che ci proietta chissà in quali innovative future esperienze cinematografiche.
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