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amy88
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lunedì 9 febbraio 2015
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è un abominio questo film
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E' orribile, un abominio ed un insulto alla moralità. Voto 0
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luca parlato
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lunedì 9 febbraio 2015
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presuntuoso
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Critico verso Hollywood e la presunta superficialità dei suoi film. Critico verso i social network, stigmatizzati in maniera prevedibilmente noiosa. Critico verso l'uomo della strada, interessato a rubare con il cellulare attimi di vita altrui. Critico verso i critici di Broadway, spesso di parte e raramente sinceri nei loro giudizi. Pesante, spesso lento, divertente solo nelle parti in cui la voce interiore di Birdman emerge a rimproverargli le assurde scelte fatte in nome dell'arte e del teatro. Un film che parla poco e male allo spettatore, diretto da un Inarritu che indirettamente si autoincensa, criticando tutto e tutti. Molto, troppo lontana la magia di Amores Perros, film poetico e sublime di cui, qui, non rimane nulla.
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Critico verso Hollywood e la presunta superficialità dei suoi film. Critico verso i social network, stigmatizzati in maniera prevedibilmente noiosa. Critico verso l'uomo della strada, interessato a rubare con il cellulare attimi di vita altrui. Critico verso i critici di Broadway, spesso di parte e raramente sinceri nei loro giudizi. Pesante, spesso lento, divertente solo nelle parti in cui la voce interiore di Birdman emerge a rimproverargli le assurde scelte fatte in nome dell'arte e del teatro. Un film che parla poco e male allo spettatore, diretto da un Inarritu che indirettamente si autoincensa, criticando tutto e tutti. Molto, troppo lontana la magia di Amores Perros, film poetico e sublime di cui, qui, non rimane nulla.
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(di vitto1949)
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vincenzo ambriola
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lunedì 9 febbraio 2015
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un atto di grande amore
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Riggan Thompson è Birdman, nel corpo e nello spirito. Come Birdman sa volare, spostare oggetti a distanza, distruggerli. Ma Birdman è anche la sua voce interiore che lo tormenta, lo assilla, lo consiglia nel bene e nel male. Birdman non deve recitare a Broadway, ma continuare a raccogliere successi mondiali, celebrità acclamata e universalmente riconosciuta. Riggan, invece, vuole dimostrare che non è solo celebre ma anche bravo, capace di sfidare il pubblico e la critica newyorkese, quella che conta, quella che sa riconoscere l'oro dal piombo. Sarà necessario un atto estremo, un atto di grande amore per il teatro a fargli vincere questa sfida. Il resto è noia, una noia che ti tiene incollato alla poltrona, che ti fa ammirare la maestria delle riprese, della musica ritmata e incalzante, che ti fa vivere un po' di teatro al cinema, senza pretese, un po' di sano teatro.
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Riggan Thompson è Birdman, nel corpo e nello spirito. Come Birdman sa volare, spostare oggetti a distanza, distruggerli. Ma Birdman è anche la sua voce interiore che lo tormenta, lo assilla, lo consiglia nel bene e nel male. Birdman non deve recitare a Broadway, ma continuare a raccogliere successi mondiali, celebrità acclamata e universalmente riconosciuta. Riggan, invece, vuole dimostrare che non è solo celebre ma anche bravo, capace di sfidare il pubblico e la critica newyorkese, quella che conta, quella che sa riconoscere l'oro dal piombo. Sarà necessario un atto estremo, un atto di grande amore per il teatro a fargli vincere questa sfida. Il resto è noia, una noia che ti tiene incollato alla poltrona, che ti fa ammirare la maestria delle riprese, della musica ritmata e incalzante, che ti fa vivere un po' di teatro al cinema, senza pretese, un po' di sano teatro.
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maurizio meres
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lunedì 9 febbraio 2015
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grande cinema un film imperdibile
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Come un direttore d'orchestra che detta i tempi giusti Inarritu fa rivivere allo spettatore un tracciato psicologico di un attore di Broadway al suo ultimo successo attraverso anteprime da letto di psicanalista,frustrazioni,delusioni ,autodistruzione,visioni del proprio essere tra fallimenti e successi,intrecci amorosi che fanno parte di un ambiente superficiale nei sentimenti .La voglia della libertà interpretativa di un attore nel film è rimarcata attraverso l'autostima vista solo nel suo inconscio , il film diventa un bellissimo quadro surreale dove si entra e si esce dalla propria mente senza accorgersene e dove si tocca il confine dalla finzione scenica alla realtà.
Ottimo film dove tutti e dico tutti gli attori riescono ad interpretare i vari personaggi recitando come vuole il regista e rendere il massimo ,cambi scena come suo solito fantastici abbinati ad una fotografia che fa rimarcare splendidamente la scenografia ,riprese intense che seguono l'attore nei più piccoli e insignificanti gesti fino al punto da renderlo reale.
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Come un direttore d'orchestra che detta i tempi giusti Inarritu fa rivivere allo spettatore un tracciato psicologico di un attore di Broadway al suo ultimo successo attraverso anteprime da letto di psicanalista,frustrazioni,delusioni ,autodistruzione,visioni del proprio essere tra fallimenti e successi,intrecci amorosi che fanno parte di un ambiente superficiale nei sentimenti .La voglia della libertà interpretativa di un attore nel film è rimarcata attraverso l'autostima vista solo nel suo inconscio , il film diventa un bellissimo quadro surreale dove si entra e si esce dalla propria mente senza accorgersene e dove si tocca il confine dalla finzione scenica alla realtà.
Ottimo film dove tutti e dico tutti gli attori riescono ad interpretare i vari personaggi recitando come vuole il regista e rendere il massimo ,cambi scena come suo solito fantastici abbinati ad una fotografia che fa rimarcare splendidamente la scenografia ,riprese intense che seguono l'attore nei più piccoli e insignificanti gesti fino al punto da renderlo reale.
Un film sicuramente che si presta a varie interpretazioni ma che per un amante del grande cinema diventa imperdibile.
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cinefilo
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lunedì 9 febbraio 2015
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fiumi di parole
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Ogni volta che ci sono più di due attori famosi in un film, so che il risultato sarà sotto le mie aspettative. E' stato così anche con il "Birdman". Prolisso, noiosetto, sembra più un pezzo di teatro che un film. Peccato per i bravi attori.
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mproc
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lunedì 9 febbraio 2015
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trip da piano sequenza
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Se vi piace il piano sequenza questo è il film che fa per voi. In Birdman, una manciata di stacchi, mascherati con gli effetti speciali, tiene insieme un girato praticamente ininterrotto di quasi due ore, interamente realizzato con la steadicam. Prima ancora di essere una scelta tecnica, questa forma di racconto è, per il messicano Alejandro González Iñárritu (21 Grammi, Babel, Biutiful), una compiuta scelta espressiva. Stavolta il nostro vede un potenziale nella proiezione completamente priva di montaggio già celebrata da Wells e decide pertanto di rilanciarla alla grande. Nel film, la macchina da presa esplora in continuazione il backstage di un teatro di Broadway, seguendo a ruota i personaggi, quasi tutti attori, mentre parlano e si muovono all’interno e all’esterno del teatro stesso, raccontando il loro vissuto personale, le vicende della pièce che stanno preparando e il loro tormento interiore di celebratori dell’Arte con la a maiuscola.
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Se vi piace il piano sequenza questo è il film che fa per voi. In Birdman, una manciata di stacchi, mascherati con gli effetti speciali, tiene insieme un girato praticamente ininterrotto di quasi due ore, interamente realizzato con la steadicam. Prima ancora di essere una scelta tecnica, questa forma di racconto è, per il messicano Alejandro González Iñárritu (21 Grammi, Babel, Biutiful), una compiuta scelta espressiva. Stavolta il nostro vede un potenziale nella proiezione completamente priva di montaggio già celebrata da Wells e decide pertanto di rilanciarla alla grande. Nel film, la macchina da presa esplora in continuazione il backstage di un teatro di Broadway, seguendo a ruota i personaggi, quasi tutti attori, mentre parlano e si muovono all’interno e all’esterno del teatro stesso, raccontando il loro vissuto personale, le vicende della pièce che stanno preparando e il loro tormento interiore di celebratori dell’Arte con la a maiuscola. Il tutto si svolge nel breve volgere dei tre giorni (forse, non si capisce bene), scanditi dalla manciata di anteprime che precedono la prima vera e propria.
Ne viene fuori una serie impressionante di prove d’attore, a partire da Michael Keaton, che se possibile si supera in continuazione, fino (in ordine causale) a Naomi Watts, Edward Norton, a un inedito Zack Galifianakis, una volta tanto mai sopra le righe, Andrea Riseborough, Amy Ryan, Lindsay Duncan, Merrit Weaver e all’apparizione di Bill Camp, che lo scrivente onestamente non conosceva, ma che a quanto pare non è affatto sconosciuto a Broadway.
Il film, va detto subito, a essere ben fatto è ben fatto, ma va preso con qualche precauzione per via della storia che, forse, per il grande pubblico non risulterà poi così avvincente. Si tratta infatti, a dire pane al pane, di poco più della narrazione delle vicissitudini e delle beghe personali di una manciata di attori che allestisce una commedia. Trama e intreccio sono così sottili che la profondità è giocata quasi solo sull’interpretazione, esaltata da una specifica strategia narrativa che consiste nello stringere la vicenda in una morsa di dialoghi serrati, con azioni ridotte all’osso e un uso generoso di primi piani. Sono i dialoghi, infatti, che narrano, non la macchina da presa, che si limita a restare incollata sugli interpreti, tanto che verrebbe da dire che questo è teatro, non cinema. E infatti, giunti alla fine dobbiamo concludere che è proprio così: è teatro, del grande teatro, raccontato però dal cinema.
Il finale viene di proposito lasciato in sospeso da Iñárritu, che compie così una scelta azzeccata perché un esperimento estremo come questo non sopporterebbe un finale.
Da osservare bene i duetti tra Keaton (Thomson) e Norton (Shiner), soprattutto negli episodi minori, come quando i loro personaggi si esibiscono durante le prove della pièce. Nel film, Thomson è un attore di talento al tramonto della sua carriera; bravo, ma non quanto Shiner, che invece è una star di Hollywood all’apice del successo. Con pochi colpi d’ala, Keaton riesce a rendere in modo sublime il personaggio di un attore che, sulla scena, recitando in modo appena mediocre, per contrasto rende perfetto Norton.
Purtroppo, o per fortuna, per la fruizione di un tale impianto il doppiaggio è davvero fondamentale, perciò a causa di quella che probabilmente è una delle migliori scuole del mondo, la nostra, quest’ultimo aumenta e ci mette del suo, rendendo impossibile il giudizio definitivo.
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[+] film stupido e senza senso logico. non consigliato
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mattiaps
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lunedì 9 febbraio 2015
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capolavoro di tecnica, scrittura e recitazione
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Non so da quanto tempo era che non provavo quella sensazione di piacevole e consapevole smarrimento che ti può provocare un film. "Birdman" è semplicemente un capolavoro di tecnica, scrittura e recitazione. E' la testimonianza viva di un cinema che può ancora provare a sperimentare e sperimentarsi senza cadere nel ridicolo di chi osa senza esserne capace quindi a patto che dietro a tutto ciò ci sia una grande squadra di professionisti, a partire dal regista. Per creare dei piani sequenza così perfetti e mai noiosi devi essere per forza un "genio" con alle spalle ore e ore di studio per ogni inquadratura. "Birdman" non ha una sola chiave di lettura ma una miriade di prospettive maniacalmente incastrate fino a creare un percorso (non solo narrativo ma anche nel vero senso della parola) di ritmo costantemente alto, uno schermo-calamita dal quale i tuoi occhi possono sfuggire al massimo nel finale.
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Non so da quanto tempo era che non provavo quella sensazione di piacevole e consapevole smarrimento che ti può provocare un film. "Birdman" è semplicemente un capolavoro di tecnica, scrittura e recitazione. E' la testimonianza viva di un cinema che può ancora provare a sperimentare e sperimentarsi senza cadere nel ridicolo di chi osa senza esserne capace quindi a patto che dietro a tutto ciò ci sia una grande squadra di professionisti, a partire dal regista. Per creare dei piani sequenza così perfetti e mai noiosi devi essere per forza un "genio" con alle spalle ore e ore di studio per ogni inquadratura. "Birdman" non ha una sola chiave di lettura ma una miriade di prospettive maniacalmente incastrate fino a creare un percorso (non solo narrativo ma anche nel vero senso della parola) di ritmo costantemente alto, uno schermo-calamita dal quale i tuoi occhi possono sfuggire al massimo nel finale. Il personaggio di Norton è da premio Oscar, immenso. La caratterizzazione dei personaggi e dei dialoghi è di alta scuola, di un'intelligenza e profondità a tratti incredibile. Ci sono anche diversi momenti visionari (stupendi come le musiche, l'accompagnamento della batteria è di un'originalità rara) dove il regista decide di rischiare tutto ma caro Iñárritu questa scomessa l'hai stra-vinta.
VISIONE OBBLIGATORIA PER CHI AMA IL VERO CINEMA.
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rasengan
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lunedì 9 febbraio 2015
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bah ..
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pensavo meglio. sotto alcuni punti è fatto molto bene , ma sotto altri non è un granchè . ognuno ha i propri gusti , ma quando un film ti annoia e non vedi l'ora che finisce ....
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lunedì 9 febbraio 2015
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i tormenti dell'attore
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Il film sfida il recensore :) Il protagonista, l’attore R. Thompson, odia i critici, capaci soltanto di affibbiare etichette sulla base di pregiudizi. Perché la sua ossessione è proprio questa: essere stato etichettato una volta per tutte come attore di serie B, l’interprete di Birdman, il supereroe alato con rostro d’uccello che gli ha dato la fama e quattrini, mentre lui anela a dimostrare di essere un attore di serie A. Di qui il suo progetto di portare a Brodway, come sceneggiatore, regista ed attore, un suo adattamento di un racconto d’autore. Vi investe tutte le sue risorse, non solo finanziarie, ma anche psicologiche.
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Il film sfida il recensore :) Il protagonista, l’attore R. Thompson, odia i critici, capaci soltanto di affibbiare etichette sulla base di pregiudizi. Perché la sua ossessione è proprio questa: essere stato etichettato una volta per tutte come attore di serie B, l’interprete di Birdman, il supereroe alato con rostro d’uccello che gli ha dato la fama e quattrini, mentre lui anela a dimostrare di essere un attore di serie A. Di qui il suo progetto di portare a Brodway, come sceneggiatore, regista ed attore, un suo adattamento di un racconto d’autore. Vi investe tutte le sue risorse, non solo finanziarie, ma anche psicologiche. E tuttavia il primo ad avere dubbi e paure è lui, e questo lo pone in continuo tormentoso colloquio con il suo vecchio io, diviso com’è tra desiderio di autenticità e ansia di successo. Intorno a questo rovello centrale, una serie di problemi accessori tutti ‘in scena’ anch’essi: una figlia appena disintossicata, una ex moglie critica, un’amante assillante, un manager preoccupato, problemi finanziari, un co-protagonista, Mike Shiner, attore nato, abituato però a rubare e tenere la scena in modo provocatorio ed eccessivo. Shiner non conosce straniamento o ironia: il suo recitare è delirio di onnipotenza, tensione estrema, vita sulla scena più vera di quella vera… Alla caccia di un ‘oltre’ rispetto allo stesso Shiner, e in preda a una tensione intollerabile, la sera della prima, Thompson decide impulsivamente di immolare se stesso nell’impresa, usando una pistola vera per l’ultima scena della pièce che rappresenta il suicidio del protagonista. In mancanza di buona mira, ci rimette soltanto il naso, ma il successo è totale: standing ovation, recensione entusiasta della critica teatrale del NYT precedentemente decisa a stroncarlo: “Bravissimo – scrive ora l’arcigna signora – per aver offerto in quell’attimo una grande performance “ultra-realistica”, rivelando la “virtù inaspettata dell’ignoranza”. Tradotto: da bravo Birdman, non capisce nulla, ma proprio per questo e suo malgrado ci ha dato una gran pièce de théâtre. Un successo di cui Thompson verrà informato quando si risveglierà in ospedale con un naso nuovo e una benda sulla faccia che – guarda caso - ripropone il vecchio rostro del super-eroe. Non sappiamo quanto soddisfatto del risultato, vuoi del naso, vuoi della sua scena madre, decide di scomparire oltre la finestra, di volare via: una sorta di rinato, finalmente libero Birdman? Diciamo che Iñárritu non dà il suo meglio né nella originalità del tema, già esplorato, né nell’eccesso di ambigue simbologie, tanto meno nella incerta ‘filosofia’ che sottende la sua narrazione, che ha la profondità twitter della frase: “Una cosa è una cosa, non quello che si dice della cosa”. Dove è veramente bravo è nel tradurre in puro cinema le nevrosi dell’attore; lì è rocambolesco, caleidoscopico e potente. Le aspirazioni violente e contraddittorie, la teatralità innata, ma anche la paura, il senso di vuoto e smarrimento diventano felicemente immagini che si rovesciano una sull’altra stile blockbuster, tra sogno e incubo; scene in cui è tutto teatro, e non distinguiamo più il detto dal recitato, lo stage e l’extra-stage; lunghe inquadrature fisse dei corridoi angusti e deserti del backstage; panoramiche grigie di nudi paesaggi urbani. Esuberante ed eccessivo, a tratti isterico, anche se l’insieme, per i motivi indicati sopra, non convince, qui conquista. Virtù inaspettata dell’ignoranza?
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[+] concordo pienamente: non e il meglio di i.
(di abelt)
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jonathan imperiale
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lunedì 9 febbraio 2015
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birdman: vero come la finzione
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Per due ore la camera fluttua attorno agli attori ed alle loro fragilità, senza trovare mai posa eccetto in un "night and day" metropolitano. Quai un unico, grande piano sequenza che sospende il tempo e le esistenze, mischiando realtà e finzione fino all'inmprevedibile leggerezza finale. Innaritu narra un altra storia corale senza gli stacchi narrativi e visivi di "Babel". In "Birdman. L'imprevedibile virtù dell'ignoranza" prevale l'uniformità che non ti aspetti. A circa mezz'ora dalla fine, il film esplode animandosi di fantasie fumettistiche che denudano con leggerezza il paradosso del cinema: l'eterna oscillazione tra box office e opera d'arte.
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Per due ore la camera fluttua attorno agli attori ed alle loro fragilità, senza trovare mai posa eccetto in un "night and day" metropolitano. Quai un unico, grande piano sequenza che sospende il tempo e le esistenze, mischiando realtà e finzione fino all'inmprevedibile leggerezza finale. Innaritu narra un altra storia corale senza gli stacchi narrativi e visivi di "Babel". In "Birdman. L'imprevedibile virtù dell'ignoranza" prevale l'uniformità che non ti aspetti. A circa mezz'ora dalla fine, il film esplode animandosi di fantasie fumettistiche che denudano con leggerezza il paradosso del cinema: l'eterna oscillazione tra box office e opera d'arte. L'eccellente regia diviene linguaggio e codice interpretativo mentre le derivanti visioni del protagonista, un Michael Keaton straordinariamente fuori forma, preparano un colpo di scena per nulla eclatante nel caos ordinato di Inarritu. Straordinari tutti gli attori che accettano di recitarsi con onestà. Naturalmente spicca per ruolo e bravura l'ex Batman, qui chiamato ad affrontare un alter ego simile a quello che gli diede grande visibilità ai tempo di Tim Burton. La sensazione è che un eventuale oscar come miglior protagonista possa avere il retrogusto di un riconoscimento alla carriera. Sarebbe un premio più che meritato.
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