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intothewild4ever
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mercoledì 21 gennaio 2015
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birdman, virtuosismi per cinema.
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Quando il cinema fa autocritica, lo fa sempre ferocemente. Inarritu, con una regia superba e piani sequenza interminabili e perfetti, tenta di distuggere Hollywood e i suoi miti, passando per Broadway e il palco di un vecchio teatro, mescolando la vita reale di un attore in decadimento, con quella malata della sua mente e quella irreale dell'attore su di un palco. Non c'è frenesia nel raccontare la storia, così come non ci sono pause. Il film scorre con la pacatezza di un grande fiume: lento ma inesorabile. Con la forza della sua mole d'acqua il fiume trascina con se tutti coloro che si immergono nelle sue acque fangose. La prova degli attori è ottima, così come le riprese non hanno sbavature, ci si perde però un po' troppo spesso in dialoghi cupi, in svolazzi pomposamente messi li per mostrare la forte autorialità che si voleva dare al film.
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Quando il cinema fa autocritica, lo fa sempre ferocemente. Inarritu, con una regia superba e piani sequenza interminabili e perfetti, tenta di distuggere Hollywood e i suoi miti, passando per Broadway e il palco di un vecchio teatro, mescolando la vita reale di un attore in decadimento, con quella malata della sua mente e quella irreale dell'attore su di un palco. Non c'è frenesia nel raccontare la storia, così come non ci sono pause. Il film scorre con la pacatezza di un grande fiume: lento ma inesorabile. Con la forza della sua mole d'acqua il fiume trascina con se tutti coloro che si immergono nelle sue acque fangose. La prova degli attori è ottima, così come le riprese non hanno sbavature, ci si perde però un po' troppo spesso in dialoghi cupi, in svolazzi pomposamente messi li per mostrare la forte autorialità che si voleva dare al film. Mi chiedo se davvero ci fosse tutto questo bisogno di dare questa bordata ai così detti Blockbuster's, e se il mondo di Hollywood sia davvero così disastrato e i suoi interpreti siano così mentalmente deviati. Forse sì, magari no, però in fondo le pellicole di intrattenimento, tutte azione e poco cervello, piacciono a molti, magari non agli amanti del cinema puro, ma a quelli dello spettacolo-intrattenimento sì, e in fondo il cinema è anche questo, per alcuni soprattutto, intrattenimento e spettacolo. Certo, qualcuno dirà il cinema è arte, ma lo sappiamo tutti che la concezione di arte è soggettiva. Ci sono persone disposte a credere che Piero Manzoni abbia creato davvero opere d'arte con i suoi barattoli pieni dei suoi escrementi, tant'è vero che qualche anno fa una sua scatola è stata veduta da Shoteby's a 124.000 €. Personalmente, per questo film, non pagherei il prezzo del biglietto, ma nonostante ciò, penso che a molti potrebbe piacere e quindi: se amate il cinema impegnato (impegnato soprattutto a specchiarsi e a trovarsi così orribile da farci un film sopra), allora questo è il film per voi. Se volete solo essere intrattenuti, beh, lasciate perdere.
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[+] di cosa parliamo quando parliamo di cinema
(di zeppelin)
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andreius98
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mercoledì 21 gennaio 2015
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l'imprevedibile virtù dell'ignoranza
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L'attore che ha interpretato il famoso supereroe birdman (michael keaton) è ormai in pensione. Spinto dal suo egocentrismo prova a rilanciare la sua immagine attraverso il mondo di broadway con una commedia scritta e diretta da lui. Il suo ritorno però è minacciato dall'altrettanto egocentrico edward norton. Un film girato magistralmente in piano sequenza per il 99% della durata e nonostante que sto non annoia mai, interpretazioni fantastiche e grande introspezione del protagonista del suo rapporto con birdman e con i critici che lo definiscono uno che occupa i teatri a scapito di altri spettacoli che potrebbero essere migliori (categoria tanto odiata dal pubblico cinematografico odierno). Il film lascia inoltre libera interpretazione allo spettatore.
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luigi8421
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mercoledì 21 gennaio 2015
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idea interessante, ma tante e troppe parole
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L'idea è interessante.
Il cast è sicuramente di livello.
Ma a me questo film mi ha annoiato. Tante e troppe parole, tanti luoghi comuni che potevano risparmiarci. Proprio non capisco le nove nomination all'Oscar.
Mah.
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lugyz
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lunedì 19 gennaio 2015
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semplicemente eccezionale.
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Candidato a 9 Oscar. Naturalmente. Una semplice ed imperfetta al punto giusto opera d'arte, che vuol andare controcorrente sia nel messaggio che nei modi. Un'opera intelligente, ironica, surreale in maniera adatta, e ricca di valore artistico. La fotografia è pensata e realizzata in maniera perfetta, intraprendente e coinvolgente privando lo spettatore di quella sensazione di essere l'osservatore onnisciente e catapultandolo all'interno del film, come se fosse un membro della crew, dietro le quinte, capace di vivere l'ambiente, cogliere l'atmosfera e comprendere le difficoltà della situazione. I cambi di scena sono talmente fluidi da sembrare ovvi, ma ovvi, se possibile, nel senso giusto. Michael Keaton assolutamente da Oscar, se non fosse capitato nell'anno di Eddie Redmayne e Benedict Cumberbatch, la statuetta sarebbe stata sua di diritto, senza dubbio alcuno.
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Candidato a 9 Oscar. Naturalmente. Una semplice ed imperfetta al punto giusto opera d'arte, che vuol andare controcorrente sia nel messaggio che nei modi. Un'opera intelligente, ironica, surreale in maniera adatta, e ricca di valore artistico. La fotografia è pensata e realizzata in maniera perfetta, intraprendente e coinvolgente privando lo spettatore di quella sensazione di essere l'osservatore onnisciente e catapultandolo all'interno del film, come se fosse un membro della crew, dietro le quinte, capace di vivere l'ambiente, cogliere l'atmosfera e comprendere le difficoltà della situazione. I cambi di scena sono talmente fluidi da sembrare ovvi, ma ovvi, se possibile, nel senso giusto. Michael Keaton assolutamente da Oscar, se non fosse capitato nell'anno di Eddie Redmayne e Benedict Cumberbatch, la statuetta sarebbe stata sua di diritto, senza dubbio alcuno. Zach Galifianakis dimostra di essere un attore di tutto rispetto, con un personaggio che gli si addice, e che probabilmente è fin troppo facile per lui, lo riempie però e colma il film di un certa spensieratezza e stupidità che non stona affatto. Edward Norton da standing ovation, un ruolo cucitogli addosso. La vera rivelazione però rimane Emma Stone, le viene dato poco tempo sullo schermo, ma lo utilizza in maniera straordinaria donandoci minuti intensi e un'interpretazione che obbliga l'Academy a nominarla per gli Oscar e che le da non poche possibilità di portare a casa la Statuetta Dorata. Al di fuori dell'aspetto tecnico la cosa più sensazionale del film rimane il messaggio. Un messaggio importante, un urlo di protesta, contro la strumentalizzazione del talento e dell'immagine di artisti di livello, utilizzati nei riadattamenti cinematografici di Graphic Novel, che nessuno conosceva in realtà ma delle quali tutti sono un po esperti in quella manciata di minuti prima che si spengano le luci. Privando così l'opera iniziale e gli interpreti di ogni valore artistico a discapito delle statistiche del botteghino. Una tristezza unica. L'allontanamento delle masse dall'arte, dal teatro e dalle interpretazioni emozionati per dirottarle verso effetti speciali fantastici ma privi di significato, verso pseudo-uomini da sogno ma privi di messaggio, verso insomma una globalizzazione del pensiero verso la perdita dei veri valori artistici a discapito dell'intrattenimento vuoto. Questo film denuncia tutto ciò in maniera fine ed elegante risvegliando in noi un barlume di dissenso, rinsavendoci così da poter distinguere gli sforzi dell'arte vera da un semplice prodotto del mercato.
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[+] complimenti!!! ottima recensione
(di filippotognoli)
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peer gynt
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mercoledì 27 agosto 2014
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attori che indossano i loro personaggi come abiti
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Battaglia a colpi di protagonismi fra attori che fanno le celebrità e celebrità che fanno gli attori, jeu de massacre fra attori che si vestono e si spogliano in continuazione dei loro stessi personaggi, continuo uscire dal palcoscenico e dal teatro per entrare nella realtà/spettacolo della strada e viceversa: questo in sintesi l'ultimo film di Gonzalez Iñarritu. Il regista messicano, con il suo stile inconfondibile (pianisequenza con steadycam a rincorrere e incrociare i personaggi e montaggio fluido), narra la vicenda di un attore diventato famoso solo per passati blockbuster dove ha vestito i panni di un supereroe dei fumetti che cerca di riscattarsi con del teatro impegnato.
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Battaglia a colpi di protagonismi fra attori che fanno le celebrità e celebrità che fanno gli attori, jeu de massacre fra attori che si vestono e si spogliano in continuazione dei loro stessi personaggi, continuo uscire dal palcoscenico e dal teatro per entrare nella realtà/spettacolo della strada e viceversa: questo in sintesi l'ultimo film di Gonzalez Iñarritu. Il regista messicano, con il suo stile inconfondibile (pianisequenza con steadycam a rincorrere e incrociare i personaggi e montaggio fluido), narra la vicenda di un attore diventato famoso solo per passati blockbuster dove ha vestito i panni di un supereroe dei fumetti che cerca di riscattarsi con del teatro impegnato. Ma il primo a non crederci è lui stesso.
Film tutto ritmo, con in colonna sonora una batteria che si fa personaggio a sua volta, grande prova di attori che giocano a superarsi, sia nel film girato che nella finzione filmica, e grande prova della scrittura, che scolpisce i personaggi caricandoli anche di un'autroironia distruttiva. Facendo parte di un macrogenere vecchio quanto il cinema (il cinema sugli attori e sul rapporto verità-finzione, il cinema nel cinema e il teatro nel teatro), il film dice poco di nuovo e che non si sia già visto. Ma innegabilmente lo dice bene.
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[+] estasi e tormenti di un attore
(di mino52)
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