Titolo originale | The Zero Theorem |
Anno | 2013 |
Genere | Fantascienza, |
Produzione | USA, Gran Bretagna |
Durata | 107 minuti |
Regia di | Terry Gilliam |
Attori | Christoph Waltz, Mélanie Thierry, David Thewlis, Tilda Swinton, Matt Damon Tudor Istodor, George Remes, Peter Stormare, Emil Hostina, Ben Whishaw, Madison Lygo, Naomi Everson, Radu Andrei Micu, Sanjeev Bhaskar, Dana Rogoz, Lucas Hedges. |
Uscita | giovedì 7 luglio 2016 |
Tag | Da vedere 2013 |
Distribuzione | Minerva Pictures Group |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,17 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 7 luglio 2016
Qohen Leth è un hacker eccentrico impegnato in un progetto che mira a scoprire il senso dell'esistenza umana sulla Terra. In Italia al Box Office The Zero Theorem ha incassato 52,7 mila euro .
The Zero Theorem è disponibile a Noleggio e in Digital Download
su TROVA STREAMING
e in DVD
e Blu-Ray
Compra subito
CONSIGLIATO SÌ
|
Qohen è uno degli sviluppatori più produttivi della Mancom ma si è alienato sempre più dal mondo esterno. A tenerlo in vita e dargli la forza di andare avanti è solo l'attesa di una fantomatica chiamata che gli indicherà il suo destino. Finalmente il misterioso Management, capo della corporation, accetta di parlare con Qohen, affidandogli la risoluzione dello Zero Theorem, un algoritmo impossibile sull'assurdità dell'esistente.
Accettare di tornare al cinema dopo il fallimento di progetti durati una vita. Accettare gli insuccessi senza abbandonare la propria Idea, quella di interpretare il mondo confuso e infelice in cui viviamo con gli strumenti del fantasy e della fantascienza di un'altra epoca, dimostrando come possano ancora essere attuali. Terry Gilliam è tutto questo, un incassatore come neanche John Mugabe sul ring contro Marvelous Hagler. Uno che trova il coraggio di tornare su canovacci per i più obsoleti, senescenti e uncool, come Brazil e L'esercito delle dodici scimmie, e provare a realizzarne un'ulteriore appendice, con un budget inferiore a disposizione e con il disincanto pessimista che ha preso il posto della rabbia eversiva di chi vuole cambiare le cose.
Il punto di vista è, inevitabilmente, quello di un autore di un'altra generazione, come lo è quello di Eastwood o lo era quello dell'ultimo Altman. Ma Gilliam non fa nulla per nasconderlo, quando invita a partecipare al suo videogioco vintage riadattato alla contemporaneità; il suo è un occhio nostalgico e disincantato sulla dissoluzione delle nostre vite, cominciata tra gli '80 e i '90 e proseguita nel terzo millennio, erodendo in maniera crescente speranze e scampoli di libertà, incastrando sempre più questi ultimi tra i pertugi concessi da lavori veri e fittizi, quando non autoindotti. Su quest'ultimo punto e sul ruolo della connettività 24/7 Gilliam lancia uno dei suoi strali più avvelenati, sintetizzando nella necessità di un continuo upload dei propri dati e del proprio lavoro la schiavitù imperante della deadline: droga, stimolo e spauracchio, causa ed effetto, mezzo e fine.
Qohen, agorafobico, vive in una chiesa che pare un museo, circondato da vestigia di un'altra epoca, o meglio di altre epoche, in un cortocircuito di generazioni perdute che sembrano tendere al Caos ultimo, all'Entropia galoppante; il pessimismo di Brazil si è trasformato in accettazione acritica del secondo principio della termodinamica. Qualunque cosa possiamo sforzarci di fare, il caos crescerà inesorabilmente. E la scelta di Qohen come soggetto-cavia della Mancom - geniale sintesi di un'agenzia di lavoro interinale e di un super-social network - è dovuta unicamente alla sua speranza, al residuo di un desiderio di unicità che ancora alberga in un essere umano che si oppone a una normalizzazione subdola, che passa da una policromia accecante, da sorrisi forzati e da un information overload che ottunde e segue l'uomo, anziché esserne seguito. E a costo di risultare ovvio o datato, Gilliam affronta di petto lo smarrimento delle identità ("chiama tutti Bob perché non può sprecare neuroni preziosi a ricordare i nomi della gente") che si fa paradossale in un mondo teoricamente ossessionato dall'esibizione e moltiplicazione dell'ego nella Rete. Ma la variabile vincente dell'algoritmo di The Zero Theorem sta forse nel cast, in un Christoph Waltz che per una volta trattiene i trucchi e i cliché del mestiere, in Thewlis, Swinton e Matt Damon che con dedizione si ritagliano ruoli consapevolmente caricaturali e nella rivelazione Mélanie Thierry, recuperata dall'abisso delle promesse mancate.
Dall'accettazione della propria non-unicità - essere "creep" e non "special" - parte forse l'unico sentiero possibile verso una serena e consapevole (in)felicità.
"The Zero Theorem" è un film che nasce all'insegna della continuità. Anche se sono passati 30 anni da "Brazil", Gilliam continua a sviluppare la stessa ricerca stilistica e di contenuto, una ricerca in cui la presentazione di una società disumanizzata si salda con le tematiche del senso della vita, dell' identità, del conformismo e della rivolta individuale.
In generale non sono un’appassionata di fantascienza, ma ho deciso di vedere “The Zero Therom” avendo letto delle buone recensioni e del suo regista, ormai settantacinquenne, che propone una sorta di vintage science fiction. In effetti il film non è affatto male essendo contemporaneamente divertente e malinconico, ironico e catastrofico e sembrerebbe essere una versione pop [...] Vai alla recensione »
Qohen vive in una ipotetica società del futuro, fondata sull'apparenza e sull'immagina. Apparentemente una società piena di colori e individui originale, nasconde una profonda inquietudine. In realtà tutto è vietato, esiste solo il lavoro e le lusinghe di martellanti proposta di benessere spirituale e materiale.
In quest'opera si narra della storia triste di un uomo emarginato, ambientata in un futuro caotico ed eccentrico e girata alla Terry Gilliam's way. Quest'ultima caratteristica fa intuire per quali strade possa svilupparsi la trama, pur senza aver ancora visto il film. Un programmatore molto produttivo, Qohen, vive nell'eterna attesa di una fantomatica chiamata telefonica che possa definire [...] Vai alla recensione »
Lo ammetto: pur apprezzando da sempre io moltissimo Mister Gilliam mi era sfuggito questo film. L'ho visto, colpevolmente, solo ieri notte. Già dalle prime scene sono rimasta colpita (come sempre con i film del regista succitato) e, come sempre, ho trovato sia diverse citazioni che raccordi con altri lavori. Appunto dalle atmosfere nonsense di "Brazil" [...] Vai alla recensione »
Il talentuoso regista Terry Gilliam, unico membro americano dei mitici Monty Python, per l’ennesima volta con questa pellicola ascrivibile al genere fantascientifico, propone il suo cinema eccentrico, carico di fervida immaginazione e riflessioni profonde. Le tematiche che vengono trattate sono, tra le altre, quelle della vita virtuale trascorsa davanti allo schermo di un computer, che genera [...] Vai alla recensione »
Ideale continuazione di Brazil del 1985, dello stesso Gilliam, non per la trama, che è diversa, ma per la visione del mondo estremamente pessimista e soggettivista del suo autore, che è la medesima, The zero Theorem del 2013 è ugualmente ambientato in un mondo distopico governato da una opprimente e pervasiva burocrazia orwelliana ipertecnologica contro cui sono destinate ad infrangersi le illusioni [...] Vai alla recensione »
Questo film lo ricorderò per l'uso smodato di colori vivacissimi in stile Burano, e la clownesca fantasia dei costumi e dei trucchi scenici, anche tecnologici. Per il resto, "the zero theorem" propone una storia leggermente distopica (30 anni fa sarebbe invece stata pura fantascienza), ma poco intelligibile al comune mortale. Si vorrebbe far filtrare l'ennesimo messaggio sul [...] Vai alla recensione »
Qohen vive da alienato in un mondo incomprensibile. Aspetta una telefonata e che dovrebbe spiegargli il senso della sua vita. Per non vivere a contatto con gli altri alienati che lo circondano accetta di affrontare una missione impossibile, dimostrare il teorema zero. Il resto della storia è così confuso che non è possibile raccontarlo oggettivamente.
Film per nulla originale, seppur cerchi in tutti i modi di sembrarlo. Protagonista misantropo, solitario e semiautistico, che però cerca il senso della vita in un mondo forzatamente e artificialmente colorato e giocoso, controllato da multinazionali e da grandi fratelli. Il grottesco, il paradosso, la paranoia, il controllo, la realtà virtuale .. tutte cose viste e riviste, condite da un Waltz costretto [...] Vai alla recensione »
In un mondo diventato caotico e dove le persone non stanno nè bene nè male, ma semplicemente “non stanno”, un addetto alle ricerche sulle “entità” è incaricato da una misteriosa agenzia di dimostrare matematicamente il teorema 0, ossia la prova che l’universo è inutile e che un giorno avverrà il big bang al contrario.
Dopo Matrix e Claud Atlas,un altro film visionario che trae dalla fantascienza lo spunto per interrogarsi sul senso della vita.Interessante il concetto che spesso la fede concentri l'uomo su cosa c'è dopo la morte perchè di fatto sminuisce il senso di ciò che la precede.Simpatica l'allusione al grande fratello,attraverso il crocifisso con la telecamera al posto del [...] Vai alla recensione »
The zero theorem e' un film del 2013 scritto e diretto dal buon Terry Gilliam ed interpretato tra gli altri da Christoph Waltz nel ruolo principale. Il buon vecchio Terry ritorna in grande stile, mostrandoci di nuovo che questo caro regista e' ancora in grando di dire la sua, se chi di competenza gliene desse opportunita'. Gilliam riprende alcune tematiche a lui care, riprende il grande [...] Vai alla recensione »
Interessante allegoria dei tempi moderni e speranza in futuro possibile. Spaccare ogni arnese elettronico e in rete, reagire al Sistema e riprendersi in extremis la propria fantasia. Messaggio salvifico, messaggio fantastico.
c'è poco da lamentarsi, il titolo prepara ad assistere a 107 minuti di nulla assoluto, unica pecca la mancanza di genuinità lascia intravedere dietro le quinte escusivamente un mediocre baraccone commerciale, noiosissimo, consigliato NO !
Onirico, con bellissimi colori e carico di ironia malinconica.
Non può non piacere un film del genere!
Considerando il cast a disposizione, vediamo un film che nn ha ne capo né coda. Un film che ci scorderemo di aver visto 10 secondi dopo. Imbarazzante!! Dato da un immagine futuristica assolutamente ridicola!! Uno dei peggiori film mai visti
Con tutto il rispetto, Gilliam invecchia molto male... Questo mattone è indigeribile e fa rimpiangere i bei tempi... indifendibile su tutta la linea, soprattutto la sceneggiatura. Che amarezza!
Gilliam è il solito: la cornice, lussureggiante, coloratissima, piena di nonsense, di personaggi grotteschi alla ricerca del senso della vita (sempre in cerca, il vecchio Gilliam, dall'epoca dei Monty Python!), un protagonista esagitato dal nome biblico (Qohen Leth, storpiatura di Qoelet, il libro biblico della vanitas vanitatum), un cumulo stratosferico di piccoli dettagli (il crocifisso [...] Vai alla recensione »
come direbbe fantozzi.....non mi pare ci fosse bisogno di questo film,non so cosa si voglia dimostrare di ciò che non sia già stato descritto,in più talmente kitch e noioso per non dire inverosimile,da rasentare la stupidità,mi ero approcciata con ben altro pensiero visto il titolo....
Chi sarà mai il regista che inizia il suo film con l'immagine dell'universo, del caos primordiale? Ma è lui, l'unico, Terry Gilliam, che arriva solo ora nelle sale con il suo The Zero Theorem, visto a Venezia, il teorema che vorrebbe dimostrare che tutto è uguale a zero, una possibile risposta alla domanda sul «senso della vita» che divertiva così tanto i Monty Python delle origini.
In un futuro distopico, Qohen, genio informatico, solitario, è alle prese con un teorema che dovrebbe rivelare lo scopo della vita. Intanto, aspetta una telefonata che lo aiuti a capire il senso di tutto. Vi deve piacere Terry Gilliam e molto, perchè il suo cinema, spesso sopra le righe, non è facile da digerire. D'altronde, come don Chisciotte, l'autore lotta, da sempre, contro i mulini a vento della [...] Vai alla recensione »
Se in anni recenti l'espressione "fantascienza distopica" è stata ripetuta a tormentone, non si potrà certo tacciare Terry Gilliam di adeguarsi alla moda. È stato lui infatti, nel 1985, a realizzare il capolavoro delle distopie cinematografiche, il cult dei cult Brazil, recidivando poi, una decina d'anni dopo, con L'esercito delle 12 scimmie. Ora arriva (per la verità in ritardo: fu presentato a Venezia [...] Vai alla recensione »