The Zero Theorem |
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Un film di Terry Gilliam.
Con Christoph Waltz, Mélanie Thierry, David Thewlis, Tilda Swinton, Matt Damon.
continua»
Titolo originale The Zero Theorem.
Fantascienza,
Ratings: Kids+13,
durata 107 min.
- USA, Gran Bretagna 2013.
- Minerva Pictures Group
uscita giovedì 7 luglio 2016.
MYMONETRO
The Zero Theorem
valutazione media:
3,15
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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l'unico modo per essere liberidi figliounicoFeedback: 51015 | altri commenti e recensioni di figliounico |
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sabato 15 aprile 2023 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ideale continuazione di Brazil del 1985, dello stesso Gilliam, non per la trama, che è diversa, ma per la visione del mondo estremamente pessimista e soggettivista del suo autore, che è la medesima, The zero Theorem del 2013 è ugualmente ambientato in un mondo distopico governato da una opprimente e pervasiva burocrazia orwelliana ipertecnologica contro cui sono destinate ad infrangersi le illusioni libertarie dell’individuo moderno e non a caso l’ultimo film di Gilliam del 2018, impegnato sullo stesso tema, si ispira al Don Chisciotte di Cervantes. L’unica fuga possibile dal dominio totale del potere è nel mondo fantastico creato dall’immaginazione ed è per questo motivo che il protagonista, Qohen Leth, interpretato magnificamente da Christoph Waltz, rinuncia a scappare con la giovane entraineuse digitale consapevole che non esiste un luogo reale nel mondo che non sia dominato e controllato dall’onnipotente tecnologia che ha preso il posto di Dio nell’immaginario collettivo. Nella chiesa che Waltz abita, insieme a topi e colombi, la statua lignea del cristo crocefisso sull’altare ha al posto della testa una telecamera collegata ai nuovi padroni del mondo. La distruzione della macchina neuronale del suo padrone, il direttore, Matt Damon, incarnazione camaleontica di un potere astratto, che prende la forma ed il colore dello sfondo, e la creazione del suo paradiso personale avverrà nella sua mente laddove finalmente ed esclusivamente è consentito all’individuo di essere veramente libero. L’opera di Gilliam è anche una metafora della sua arte di cineasta che gli permette di inventare con il cinema mondi paralleli e personali che sfuggono alle logiche di mercato dei produttori in cui proiettare la propria anima e l’ultima sequenza, difatti, è ambientata su una spiaggetta di un’isola tropicale che richiama alla mente un set cinematografico con un sole finto con il quale il protagonista, attore del suo stesso film mentale, gioca come fosse una palla in attesa della sua compagna ideale, una nuova Eva per un nuovo Adamo per ricominciare l'avventura della creazione.
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