james gatsby
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mercoledì 29 maggio 2013
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bisogna ammirare
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jayan
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lunedì 27 maggio 2013
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un film esageratamente kitch
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In questa rielaborazione del romanzo di Francis Scott Fritzgerald, il regista Baz Lurhmann trasforma il celebre romanzo in uno spettacolo molto colorato, esplosivo, pieno di balli, di musica assordante che mescola quella del tempo con quella moderna… e in questo modo annulla completamente lo spirito del romanzo, mettendo in primo piano la sua esuberante vanità: vuole farsi notare, vuole essere unico in ogni cosa, anche nello stroppiare un romanzo… il risultato: UN FILM ESAGERATAMENTE KITCH. Anche se il film è fatto bene, dopotutto è costato ben 160 milioni di dollari, ed è interpretato bene da Leonardo Di Caprio e dagli altri, fa perdere l’atmosfera un po’ misteriosa del personaggio Gatsby e dello scrittore che lo scopre.
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In questa rielaborazione del romanzo di Francis Scott Fritzgerald, il regista Baz Lurhmann trasforma il celebre romanzo in uno spettacolo molto colorato, esplosivo, pieno di balli, di musica assordante che mescola quella del tempo con quella moderna… e in questo modo annulla completamente lo spirito del romanzo, mettendo in primo piano la sua esuberante vanità: vuole farsi notare, vuole essere unico in ogni cosa, anche nello stroppiare un romanzo… il risultato: UN FILM ESAGERATAMENTE KITCH. Anche se il film è fatto bene, dopotutto è costato ben 160 milioni di dollari, ed è interpretato bene da Leonardo Di Caprio e dagli altri, fa perdere l’atmosfera un po’ misteriosa del personaggio Gatsby e dello scrittore che lo scopre. Dopo aver visto il film precedente di Jack Clayton, con Robert Redford e Mia Farrow, che considero il non plus ultra die film su Gatsby, questo diventa una misera pagliacciata, come un grande e colorato fantoccio, ma senza anima. Poi ci sono delle musiche inadatte alle scene. Ad esempio, in una scena d’amore, quando i due si baciano e ballano, viene messa una musica rock duro con martellanti percussioni. Non per ricordare l’altro film, ma in esso c’era una musica favolosa (vinse l’oscar), dolce nelle scene d’amore e ritmata nei balli (ma la musica di quei tempi e non misti pasticcioni). Mi dispiace perché ho apprezzato altri film di Buz Lurhmann, come “Moulin Rouge” e “Australia”. Ma è bene vederlo per divertirsi, come andare in un grande luna park!
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morellato
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lunedì 27 maggio 2013
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non sempre trionfa l'amore
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Film da capire, non c'è una via di mezzo o piace o no. Cast formidabile effetti speciali spettacolari come la colonna sonora del film. Si spazia del passato al moderno con un unico punto fermo l' AMORE RESTA SEMPRE UGUALE e non muta nel tempo.
Storia molto carina che si intreccia con i personaggi principali dove ognuno di loro aggiungono qualcosa per complicare un pò il tutto dalle bugie ai tradimenti ed infine anche alla morte. Questo film è da capire ma se lo si capisce ne resterete entusiasti...
Max
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acanto79
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lunedì 27 maggio 2013
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tanto rumore per nulla
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Mi ha lasciato l'amaro in bocca questo film per il quale avevo forse nutrito troppe aspettative e che a mio avviso ha snaturato un po' l'essenza del romanzo. Troppo chiasso, troppi colori, troppa musica, troppo impatto visivo in genere e poco approfondimento psicologico di un personaggio che meritava molto di più. Leonardo Di Caprio prova a farsi spazio in una scenografia ridondante, ma ci riesce solo a tratti, e solo perchè è un grande attore. Sembra quasi rimpicciolito, e non solo fisicamente, schiacciato dall'eccessiva maestosità di ciò che lo circonda. In genere anche gli altri personaggi appaiono superficiali ed effimeri, e perdono consistenza come la luce verde che si affievolisce nella nebbia.
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Mi ha lasciato l'amaro in bocca questo film per il quale avevo forse nutrito troppe aspettative e che a mio avviso ha snaturato un po' l'essenza del romanzo. Troppo chiasso, troppi colori, troppa musica, troppo impatto visivo in genere e poco approfondimento psicologico di un personaggio che meritava molto di più. Leonardo Di Caprio prova a farsi spazio in una scenografia ridondante, ma ci riesce solo a tratti, e solo perchè è un grande attore. Sembra quasi rimpicciolito, e non solo fisicamente, schiacciato dall'eccessiva maestosità di ciò che lo circonda. In genere anche gli altri personaggi appaiono superficiali ed effimeri, e perdono consistenza come la luce verde che si affievolisce nella nebbia.
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[+] un film mastodontico ma vuoto
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pepito1948
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lunedì 27 maggio 2013
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l'america di fitzgerald secondo luhrman
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Un po’ di burlesque, l’immancabile richiamo alle maschere di Fellini, un pizzico di Jesus Christ Superstar (in Erode e nel gran finale), qualche pillola di Vincent Minnelli e molto (melo)dramma; a prima vista si potrebbe riassumere così la cifra stilistica del film di Luhrman. Ma il suo non è un copia e incolla, non è un superficiale collage di pezzi sparsi; è una rielaborazione del testo letterario di riferimento, a cui rimane strettamente fedele sia nella linea narrativa sia nello spirito, con l’uso straordinario di una molteplicità di mezzi espressivi sapientemente dosati, in cui le atmosfere e le tematiche del tempo (siamo negli anni ’20) vengono filtrate dalla modernità, tecnologica, interpretativa, musicale ma comunicate nella loro integrale essenza.
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Un po’ di burlesque, l’immancabile richiamo alle maschere di Fellini, un pizzico di Jesus Christ Superstar (in Erode e nel gran finale), qualche pillola di Vincent Minnelli e molto (melo)dramma; a prima vista si potrebbe riassumere così la cifra stilistica del film di Luhrman. Ma il suo non è un copia e incolla, non è un superficiale collage di pezzi sparsi; è una rielaborazione del testo letterario di riferimento, a cui rimane strettamente fedele sia nella linea narrativa sia nello spirito, con l’uso straordinario di una molteplicità di mezzi espressivi sapientemente dosati, in cui le atmosfere e le tematiche del tempo (siamo negli anni ’20) vengono filtrate dalla modernità, tecnologica, interpretativa, musicale ma comunicate nella loro integrale essenza. E soprattutto c’è molto Luhrman nel suo Grande Gatsby. L’impianto è sostanzialmente quello di Moulin Rouge: c’è un narratore/scrittore che è anche uno dei protagonisti della storia, una parte visionaria e rutilante per descrivere un certo ambiente, l’uso ricorrente del computer nelle riprese dall’alto e negli avvicinamenti rapidi ma progressivi alla scena dell’azione, c’è una storia d’amore dal pathos montante che lascia intravedere un finale irrisolto, c’è l’epilogo tragico, in un’alternanza di momenti di sfrenata vitalità e di risvolti drammatici. C’è la capacità di L. di sfuggire alle regole narrative, attingendo trasversalmente a vari generi e dettando e cambiando in piena libertà registri emotivi e ritmi dell’azione.
Dalla Parigi del Moulin Rouge di fine Ottocento si passa alla New York del terzo decennio del secolo scorso, caratterizzato da un grande dinamismo sociale figlio di una capitalismo sfrenato che genera movimenti spasmodici in tutti i campi, divari di classe, facili arricchimenti e improvvisi depauperamenti; c’è volatilità, provvisorietà, tutto è in trasformazione, e manca la percezione che il gigante dai piedi d’argilla possa crollare da un momento all’altro, come pochi anni dopo avverrà con l’esplosione della Grande Crisi del ’29.
Gatsby incarna queste contraddizioni: viene da umili origini ma accumula in poco tempo una smodata fortuna; organizza feste miliardarie a cui partecipano fiumane di gente di ogni risma e provenienza, ma ciò cui mira e dà un senso alla sua vita è la riconquista di Daisy, la donna che non ha dimenticato; è un puro, un romantico ma non disdegna fare affari non proprio limpidi con qualche boss del posto. Gatsby è solo, solo senza Daisy, senza veri amici, senza il calore umano degli altri; alle feste dal palco osserva senza essere guardato gente che non conosce, che non si conosce; il marchio della solitudine lo perseguiterà fino alla morte e proromperà con tutta la sua virulenta evidenza ai suoi miseri funerali.
Gatsby ha una sola meta, che diventa ambizione, poi miraggio, sogno, ossessione, illusione, follia. Gatsby con tutte le sue debolezze ed i suoi limiti diventa suo malgrado eroe, sconfitto ma non perdente, ucciso per un’ingiustizia e dalla pochezza, la viltà, l’opportunismo, l’avidità, l’amoralità di coloro che lo circondano e costituiscono lo specchio fedele della società americana di quell’epoca. E’ Nick - il narratore (cioè lo stesso Fitzgerald) che è anche il testimone della vicenda, l’elemento di unione tra i suoi protagonisti, il mediatore, l’unico che decide di avvicinarsi al mondo interiore controverso ma pieno di umanità tra tanta falsità di Gatsby- che dopo la tragedia sente il bisogno di immortalarne la figura, pura perché immune non da pecche ma dalle peggiori degenerazioni umane, scrivendone la biografia e nel contempo liberando i suoi pensieri da troppo tempo prigionieri nella sua sconvolta mente. E le parole scritte prendono corpo, si vedono e si sentono, si allineano e si scompongono, si diradano e si sostituiscono per seguire i pensieri in libera uscita; saranno proprio queste, le parole scritte, a diffondere per sempre la favola maledettamente vera di Gatsby, che aveva fatto costruire la sua casa a forma di reggia di un reame immaginario sulla sponda opposta a quella dove abitava Daisy, e che la sera si alimentava della vibrante luce verde proveniente da quel pontile oltre il fiume…« E mentre meditavo sull'antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all'estremità del molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter più sfuggire. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in quella vasta oscurità dietro la città dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte. Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C'è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia ... e una bella mattina... ».
Ottimo il cast, ma la statura di DiCaprio, con le sue recenti rughette su quella pelle eternamente liscia che gli conferiscono piena maturità, gli occhi ammalianti che trasudano tenerezza, l’espressione malinconica che denota in ogni momento il suo traboccare d’amore pulito e purificante, fa, come sempre, la differenza. Come dice un critico americano: “DiCaprio cattura tutti i lati di Gatsby: la durezza del truffatore, la morbidezza di un uomo che ha bisogno di un confidente, la follia di un sognatore che investe in un sogno morto”. Forse affiora qua e là qualche vischiosità nei passaggi tra situazioni emotivamente stridenti, come se non tutte le tessere del mosaico combaciassero perfettamente, forse talora Luhrman tende a strafare, ma il film investe e sommerge come un torrente in piena e questo compensa abbondantemente i suoi difetti.
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limajo21
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lunedì 27 maggio 2013
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gande film
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Di solito non mi sbilancio, ma questo film dal punto di vista tecnico è un capolavoro. Regia, attori e fotografia sono perfetti, se non vi piace il film è dovuto al fatto che giustamente segue la trama del libro e non se ne può staccare.
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daf_ma
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lunedì 27 maggio 2013
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gatsby, l’uomo dal sogno incorruttibile
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Un gran cast e un’incredibile colonna sonora per “Il grande Gatsby” di Luhrman.
Corruzione e ambizione dominano la società americana, è la primavera del ’22 e l’aspirante scrittore Nick Carraway, interpretato da Tobey Maguire, ha lasciato il Midwest per cercar fortuna a New York. Va a vivere in una casa modesta, a pochi passi dal milionario Jay Gatsby (Leonardo Di Caprio), tornato dall’Europa per riconquistare la donna dei suoi sogni (Daisy) che, intanto, ha sposato un ricco giocatore di football. Ogni week end la dimora di Gatsby accoglie personaggi famosi e illustri borghesi per le feste più conosciute della città. Nonostante i continui ricevimenti e i piacevoli bagordi, sono in molti a non conoscere il volto di Gatsby.
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Un gran cast e un’incredibile colonna sonora per “Il grande Gatsby” di Luhrman.
Corruzione e ambizione dominano la società americana, è la primavera del ’22 e l’aspirante scrittore Nick Carraway, interpretato da Tobey Maguire, ha lasciato il Midwest per cercar fortuna a New York. Va a vivere in una casa modesta, a pochi passi dal milionario Jay Gatsby (Leonardo Di Caprio), tornato dall’Europa per riconquistare la donna dei suoi sogni (Daisy) che, intanto, ha sposato un ricco giocatore di football. Ogni week end la dimora di Gatsby accoglie personaggi famosi e illustri borghesi per le feste più conosciute della città. Nonostante i continui ricevimenti e i piacevoli bagordi, sono in molti a non conoscere il volto di Gatsby. Un alone di mistero avvolge il milionario nella prima parte del film in cui Luhrman propone allo spettatore un magistrale quadro della società americana, rapita dal potere, dalla ricchezza e dallo sfarzo. Sequenze spettacolari, opera di un regista visionario che dopo “Romeo+Juliet” e “Moulin Rouge”, ancora una volta, incanta lo spettatore, quasi stordendolo, con un’incantevole e ritmato turbinio di immagini e suoni e, mentre dal jazz si passa all’hip hop con la voce strepitosa di Beyoncé e i brani di Jay-Z, Will.i.am, Lana Del Rey, Kanie West, Florence and The Machine, Jack White e Fergie, colorando di modernità il romanzo di Francis Scott Fitzgerald, la figura di Gatsby si spoglia del misterioso fascino che ha catturato lo spettatore fino a quel momento, grazie all’incontro con Nick Carraway, suo vicino di casa nonché cugino della bellissima e adorata Daisy (Carey Mulligan). Lo scrittore diventerà complice di Gatsby dandogli la possibilità di incontrarla di nuovo a distanza di cinque anni e di intrattenere con lei una relazione extra-coniugale. Nick Carraway diventerà testimone di tradimenti, illusioni e sfortune che riveleranno il lato più buono e positivo del grande Gatsby, il suo ottimismo e il suo amore sincero, l’uomo corrotto dal sogno incorruttibile.
Luhrman calca la mano sugli usi e i costumi del tempo, costruendo un’opera estetica in cui predomina l’entusiasmo e l’eccitazione ma, a metà strada, il film perde l’enfasi iniziale e si abbandona all’esplicitazione eccessiva dei sentimenti anziché puntare sulla forza espressiva degli attori, che comunque non manca. Alla voce narrante è affidato l’arduo compito di chiudere il dramma, regalando un’immagine metaforica della luce verde che separa la casa di Gatsby da quella di Daisy, una chiusura che manca di pathos forse perché affidata alla figura dell’intellettuale Carraway che ci viene mostrato continuamente con la sua faccia inebetita piuttosto che meravigliata. Per il sapiente uso della macchina da presa, la colonna sonora innovativa, le tematiche che affronta e la recitazione degli attori, è un film decisamente da vedere.
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giovanni tosin
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lunedì 27 maggio 2013
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stupendo
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stupendo e colonna sonora da 10
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paride86
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lunedì 27 maggio 2013
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fin troppo maestoso
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Il Grande Gatsby è un colossale spettacolo pirotecnico prestato al cinema con la scusa di Francis Scott Fitzgerald.
La trasposizione del romanzo passa in secondo piano perché al centro della scena ci sono le musiche, i costumi, le scenografie e, soprattutto, gli attori.
I bravissimi attori che, da soli, valgono il prezzo del biglietto.
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Il Grande Gatsby è un colossale spettacolo pirotecnico prestato al cinema con la scusa di Francis Scott Fitzgerald.
La trasposizione del romanzo passa in secondo piano perché al centro della scena ci sono le musiche, i costumi, le scenografie e, soprattutto, gli attori.
I bravissimi attori che, da soli, valgono il prezzo del biglietto.
Non ho apprezzato la scelta dell'hip hop come tema trainante - al contrario del bel pezzo di Lana del Rey - e l'uso a volte troppo assordante della colonna sonora.
Nel complesso è un prodotto carino che merita di essere visto.
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hiroaki
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domenica 26 maggio 2013
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un grande gatsby
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Non avrei mai pensato di poter dare il massimo a questo film, o perlomeno, ne ero certo quando sono uscito dal cinema. Ritornando a casa, ero davvero confuso, non ero nemmeno certo che il film mi fosse piaciuto. Continuavo a non trovare un termine di paragone con qualunque cosa avessi visto in precedenza o con la trasposizione del '74. Per tutta la sera ho pensato, poi ho sognato il film la notte,e il giorno dopo ancora ci pensavo. Finalmente avevo capito, che quel film mi aveva lasciato qualcosa. La trasposizione è molto fedele al libro, con molti passi riportati per intero, e tuttalpiù qualche variazione quasi ininfluente. La prova d'attore di Di Caprio, è grandiosa, seppur un po' meno brillante rispetto a Django unchained; si sente per tutto il film, anche quando non è presente, come nella spasmodica attesa del suo ingresso in scena.
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Non avrei mai pensato di poter dare il massimo a questo film, o perlomeno, ne ero certo quando sono uscito dal cinema. Ritornando a casa, ero davvero confuso, non ero nemmeno certo che il film mi fosse piaciuto. Continuavo a non trovare un termine di paragone con qualunque cosa avessi visto in precedenza o con la trasposizione del '74. Per tutta la sera ho pensato, poi ho sognato il film la notte,e il giorno dopo ancora ci pensavo. Finalmente avevo capito, che quel film mi aveva lasciato qualcosa. La trasposizione è molto fedele al libro, con molti passi riportati per intero, e tuttalpiù qualche variazione quasi ininfluente. La prova d'attore di Di Caprio, è grandiosa, seppur un po' meno brillante rispetto a Django unchained; si sente per tutto il film, anche quando non è presente, come nella spasmodica attesa del suo ingresso in scena. Tutti in sala, aspettano solo lui. Una Carey Muligan dalla bellezza disarmante, che incarna quasi alla perfezione, la Daisy di Fitzgerlad, e che è perfettamente in sintonia con le luci che il film emette in sala. Tutto sembra davvero più bello anche allo spettatore, quando è presente lei. Buone anche gli altri attori, e una menzione va a Tobey Maguire che scuce il suo volto dall'associazione con i precedenti spiderman. Dall'inizio alla fine, il film è una festa di colori e di luci accecanti, che restano impressi durante tutta la visione del film, che danno un'atmosfera quasi fiabesca e un'aria di festa che difficilmente troverà riscontro altrove. questo è un film, che solo per questo motivo, va assolutamente visto al cinema. Non riuscirà a ricreare facilmente, in casa, le stesse atmosfere che crea in una sala. La scelta di mantenere intatti molti dei dialoghi, di riportare praticamente ogni immagine così come è stata scritta quasi cento anni fa, sul grande schermo, ha trovato il mio favore. Le corse in macchina hanno dello spettacolare, così come i costumi. La regia invece non esalta particolarmente, ma fa il suo dovere senza farsi notare in maniera eccezionale. è comunque bastevole a regalare un'esperienza visiva unica ( confrontabile solo con "Hugo Cabret" o "i colori della passione". Le musiche sono invece una nota dolente a mio avviso. A differenza di film come Django unchained, in cui vi è integrazione tra Black music e western, nel capolavoro di Luhrmann, avrei preferito sentire più musiche jazz o perlomeno, che gli attori sentissero e ballassero il foxtrot e il jazz, piuttosto. Ma non si può avere tutto. Assolutamente consigliato, se al cinema. un po' meno a casa.
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