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salvo gulizia
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venerdì 17 maggio 2013
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buon film, ma... (di caprio non adatto al ruolo)
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Partiamo da due presupposti: 1) sono andato al cinema con un'enorme aspettativa, e non c'è da meravigliarsi: raramente un film è pubblicizzato così tanto. 2) Sono un grandissimo estimatore di Leonardo Di Caprio e lo ritengo uno dei più abili attori contemporanei. Passiamo adesso alla recensione, che intitolerei: "IL FILM E' UN BUON FILM, MA...". Perché? La regia è ottima, soprattutto in certi passaggi, affidata tra l'altro al regista di Moulin Rouge (Baz Luhrmann), la scenografia e le musiche sono spettacolari e fatiscenti (in questi Luhrmann è quasi insuperabile), ma non trovo tutto questo adatto a questa pellicola in particolare. L'idea, tra l'altro, di inserire musica contemporanea in molte scene è stuzzicante, ma trovo il risultato poco felice e molto caotico: avrei preferito di gran lunga la stessa storia narrata nel mondo attuale, con costumi e auto attuali, nella New York attuale: sarebbe stato tutto più equilibrato e accettabile.
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Partiamo da due presupposti: 1) sono andato al cinema con un'enorme aspettativa, e non c'è da meravigliarsi: raramente un film è pubblicizzato così tanto. 2) Sono un grandissimo estimatore di Leonardo Di Caprio e lo ritengo uno dei più abili attori contemporanei. Passiamo adesso alla recensione, che intitolerei: "IL FILM E' UN BUON FILM, MA...". Perché? La regia è ottima, soprattutto in certi passaggi, affidata tra l'altro al regista di Moulin Rouge (Baz Luhrmann), la scenografia e le musiche sono spettacolari e fatiscenti (in questi Luhrmann è quasi insuperabile), ma non trovo tutto questo adatto a questa pellicola in particolare. L'idea, tra l'altro, di inserire musica contemporanea in molte scene è stuzzicante, ma trovo il risultato poco felice e molto caotico: avrei preferito di gran lunga la stessa storia narrata nel mondo attuale, con costumi e auto attuali, nella New York attuale: sarebbe stato tutto più equilibrato e accettabile.
Ciò che rende, però, il film troppo lento, pesante e indigeribile è principalmente una cosa: l'interpretazione di Di Caprio. Come mai? Quando pensiamo all'attore non possiamo fare a meno di pensare al medodo Stanislavskij, e cioè dell'attore che abbandona il suo vero se stesso per interpretare qualunque parte. Niente di più falso: Di Caprio, come qualunque altro attore della sua stazza, ha ormai fagocizzato se stesso e creato il suo personaggio. Di Caprio ha assunto un taglio e una forma e può fare (in maniera ineccepibile) solo certi film: per esempio è perfetto nel personaggio bipolare e combattuto, o in quello schizzofrenico. Ha assunto questa forma, e deve ciò (oltre al suo carattere autentico, naturalmente) soprattutto all'accoppiata con Scorsese. E' una cosa naturale nel cinema, e così potremmo dire di altre grandi coppie del cinema, come J. Depp con T. Burton, De Niro con lo stesso Scorsese, e così via: quando si crea un legame duraturo e indelebile tra attore e genere di film/regista (congeniale a quell'attore) è inevitabile che quell'attore assuma quella forma e la trasmetta in ogni parte interpreti, qualunque sia la parte che interpreti. Detto questo Di Caprio è (non abile, ma) perfetto in alcune parti (si pensi a The Departed, si pensi a Shutter Island, si pensi a Inception). I grandi film sono quelli che creano uno sposalizio perfetto tra personaggio e interprezione di quell'attore (pensate a Il Gladiaore e R. Crowe, a Iron Man e R. Downey Jr, a Shine e G. Rush (e si potrebbe andare avanti all'infinito). Se consideriamo, adesso, che Gatsby di Fitzgerald è già una storia molto complessa e contorta, che necessiterebbe già di per se' di essere imboccata a pillole da una morbida e dolce interpretazione del personaggio, la scelta di Di Caprio, per quanto sia il grande Di Caprio, è, secondo me, sbagliata. Per questo motivo ritengo che un attore come Robert Redford ha interpretato una parte come questa in modo molto più consono ed equilibrato. Baz Luhrmann ha forse voluto dare un taglio particolare al suo film, sottolineando l'aspetto intimo e combattuto di Gatsby più che il suo lato enigmatico e sicuro, ma il risultato è un film abbastanza pesante, interpretato in modo pesante, con un finale altrettanto pesante. Come tutti i film che girano attorno ad un personaggio, l'interpretazione di quel personaggio fa il film. Conclusione: Di Caprio meritava un film più adatto al suo spessore e taglio artistico, Il Grande Gatsby meritava un attore più adatto alla sua già travagliata e tragica storia.
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[+] di caprio
(di p.camezind)
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no_data
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venerdì 17 maggio 2013
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fedeltà col romanzo & spettacolo per gli occhi!
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Attendevo con impazienza l'uscita in sala di questa pellicola. Spesso mi capita di restare deluso, proprio perchè trovo qualcosa di inferiore alle mie aspettative: ma stavolta no! Una fedeltà impressionante con il romanzo di Fitzgerald (tranne alcuni dettagli nel finale) che permette allo spettatore di vivere le stesse sensazioni della lettura, ma soprattutto le immagini mozzafiato che catapultano il pubblico in un'atmosfera da sogno ma reale allo stesso tempo. La regia passa da una scena all'altra esattamente come da un capitolo all'altro, rendendo ancora più avvincente la trama che fa cadere (verso la conclusione) tutta la sala in un silenzio ricco di attesa.
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Attendevo con impazienza l'uscita in sala di questa pellicola. Spesso mi capita di restare deluso, proprio perchè trovo qualcosa di inferiore alle mie aspettative: ma stavolta no! Una fedeltà impressionante con il romanzo di Fitzgerald (tranne alcuni dettagli nel finale) che permette allo spettatore di vivere le stesse sensazioni della lettura, ma soprattutto le immagini mozzafiato che catapultano il pubblico in un'atmosfera da sogno ma reale allo stesso tempo. La regia passa da una scena all'altra esattamente come da un capitolo all'altro, rendendo ancora più avvincente la trama che fa cadere (verso la conclusione) tutta la sala in un silenzio ricco di attesa. Il ruolo di Nick (T. Maguire) risulta meno forte rispetto al romanzo, per la semplice ragione che nel film non è possibile esplicitare tutti i pensieri che affollano la sua testa. Leonardo Di Caprio, invece, rende Gatsby ancora più grande del protagonista del romanzo, con un'interpretazione intensa e toccante. Meno a fuoco C. Mulligan nel ruolo di Daisy, che, pur mantenendo una giusta malinconia e tristezza caratteristica del personaggio, non riesce in alcuni punti in cui sarebbe richiesto, a cambiare il passo.
Nell'insieme il film è un vero spettacolo ed estremamente consigliato!
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francis993
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venerdì 17 maggio 2013
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"vecchio mio", a little party never killed nobody!
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Dunque, probabilmente non dovrei cominciare una recensione con una congiunzione, ma dato il poco spazio a disposizione e le molte cose da dire, bisogna che mi butti a capofitto nell'analisi di ciò che ho visto ieri al cinema. Prima di tutto ho visto "un grande Gatsby", una perfetta interpretazione, e sottolineo perfetta, di un maturo Leo DiCaprio; nel ruolo di Nick Carraway, Tobey McGuire piuttosto in sintonia con il personaggio, ma è stato pià forte di me: ogni volta che guardavo certe sue espressioni mi tornavano alla mente scene di Spider Man! (credo ci debba lavorare un po' su! Senza rancore!); una bellissima e dolcissima Carey Mulligan nel ruolo di Daisy Buchanan, moglie di Tom (Joel Edgerton); ad interpretare la golfista Jordan Baker, Ellizabeth Debicki.
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Dunque, probabilmente non dovrei cominciare una recensione con una congiunzione, ma dato il poco spazio a disposizione e le molte cose da dire, bisogna che mi butti a capofitto nell'analisi di ciò che ho visto ieri al cinema. Prima di tutto ho visto "un grande Gatsby", una perfetta interpretazione, e sottolineo perfetta, di un maturo Leo DiCaprio; nel ruolo di Nick Carraway, Tobey McGuire piuttosto in sintonia con il personaggio, ma è stato pià forte di me: ogni volta che guardavo certe sue espressioni mi tornavano alla mente scene di Spider Man! (credo ci debba lavorare un po' su! Senza rancore!); una bellissima e dolcissima Carey Mulligan nel ruolo di Daisy Buchanan, moglie di Tom (Joel Edgerton); ad interpretare la golfista Jordan Baker, Ellizabeth Debicki. Chi di voi, come me, ha letto il romanzo di Fitzgerald, non verrà affatto sopreso dagli eventi poichè la reinterpretazione di Buz Luhrmann regista nulla toglie o aggiunge al "capolavoro dell'età del Jazz". Più che svelarvi la trama, sarei felice di deliziarvi con alcune curiosità che ho scoperto documentandomi precedentemente all'uscita del film. Innanzitutto parliamo della colonna sonora, in cui sono intervenuti artisti di alto livello come Lana Del Rey, Florence Welch, ma fondamentale è il fatto che il grandioso regista Luhrmann abbia sostituito quasi del tutto il Jazz con l'hip-hop di Jay Z, scelta discutibile ma a mio parere sostenibile. I costumi, cosa dire dei costumi? Una collaborazione fra Prada e Swarovski accessoriata da elegantissimi gioielli Tiffany & Co. Favolosa sceneggiatura di Catherine Martin, moglie del regista.SI può dire, in conclusione, che i 105 milioni di dollari stanziati per il budget siano riusciti a ricreare una perfetta atmosfera anni '20.
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trippetta
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venerdì 17 maggio 2013
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un grande bluff
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tra i pro e i contro c'è battaglia, ma la sostanza è contro.
si può discutere della storia, se può piacere o meno. personalmente la trovo niente male, ma il regista ha inserito troppe digressioni terribilmente lente, terribilmente.
gli effetti speciali sono tra alti e bassi, ma inevitabile non notare una scena in cui la macchina che sfreccia nel deposito di carbone si muove di traverso per troppo spazio. palese imprecisione.
i pro a mio avviso sono due: primo fra tutti, Di Caprio. ormai può fare qualsiasi pellicola, perchè la sua faccia e la sua bravura catturano l'attenzione in modo unico, gran bella interpretazione davvero (salva il film).
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tra i pro e i contro c'è battaglia, ma la sostanza è contro.
si può discutere della storia, se può piacere o meno. personalmente la trovo niente male, ma il regista ha inserito troppe digressioni terribilmente lente, terribilmente.
gli effetti speciali sono tra alti e bassi, ma inevitabile non notare una scena in cui la macchina che sfreccia nel deposito di carbone si muove di traverso per troppo spazio. palese imprecisione.
i pro a mio avviso sono due: primo fra tutti, Di Caprio. ormai può fare qualsiasi pellicola, perchè la sua faccia e la sua bravura catturano l'attenzione in modo unico, gran bella interpretazione davvero (salva il film). secondo pro, la colonna sonora. molte cover interessanti e un accostamento con l'epoca della narrazione in un contrasto volutamente forte, che ricorda Tarantino con il suo 2Pac in Django.
in sistesi: se il film fosse durato un'ora in meno di quel che dura, sarebbe stato tutto sommato un film carino. il regista paga la noia riproposta in più parti del film. non lo consiglio.
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marco michielis
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venerdì 17 maggio 2013
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pessime intenzioni, pessimo risultato
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I primi sentori di delusione si erano già avvertiti guardando la buffonata (perchè di buffonata si è trattato) messa in piedi da Luhrmann e soci sulla “montées des marches” a Cannes, con improbabili coreografie e ballerine stile anni '20 ad accompagnare cast e regista verso la prima.
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I primi sentori di delusione si erano già avvertiti guardando la buffonata (perchè di buffonata si è trattato) messa in piedi da Luhrmann e soci sulla “montées des marches” a Cannes, con improbabili coreografie e ballerine stile anni '20 ad accompagnare cast e regista verso la prima. Il silenzio imbarazzato della platea del festival, a fine proiezione, non aveva fatto che rinsaldarli, ma, nonostante tutto, per non autoaccusarmi di disonestà intellettuale, ho deciso di andarmi a vedere questo tanto pubblicizzato “Il grande Gatsby”. In sala, lo sconforto, alla fine del film, è stato compiuto e totale. Luhrmann, se voleva girare un po' di pellicola con l'unico e dichiarato scopo di farsi apprezzare per saper muoversi bene tra i programmi informatici e gli effetti speciali conseguenti, avrebbe potuto benissimo dirigere uno spot pubblicitario e non cimentarsi in quella che dovrebbe essere la trasposizione cinematografica di un romanzo simbolo della caduta e della rovina del grande sogno americano. Non c'è un solo istante del film in cui affiori anche solo lontanamente la forza impressionante e coinvolgente della narrazione fitzgeraldiana e della sua storia, se si eccettua il finale lungo, melenso e pateticamente metafisico rispetto al contesto in cui è inserito. Ecco dove sta un'altra pecca del lavoro del regista australiano, nell'incoerenza assoluta del film: danze, feste e musiche del tutto non in linea con l'epoca che si vuole rappresentare (forse che servirsi di un repertorio jazz lo schifava?) si alternano, senza soluzione di continuità, a dialoghi di una pochezza imbarazzante, la cui pretesa drammaticità è data unicamente dal sottofondo sonoro. La citazione finale da “Viale del tramonto”è da mettersi le mani nei capelli per quanto risulta scontata e fredda, e le due ore di proiezione trascorrono accompagnate da una brutale indifferenza, con il pubblico maschile che s'accontenta di guardare Carey Mulligan, mentre quello femminile fa lo stesso con DiCaprio ed entrambi non riescono a soffocare risate di puro sbeffeggiamento nei momenti di imbarazzo reciproco che quest'ultimi interpretano rispettivamente nei panni di Daisy e Gatsby, in occasione del loro nuovo incontro. Il solo elemento che forse può, in qualche modo, rapportarsi al libro, è il ruolo giocato dallo scrittore Nick Carraway, spettatore più o meno passivo della vicenda, come nell'opera di Fitzgerald, ma siamo onesti: se gli anni '20 fossero stati veramente come Luhrmann ha voluto rappresentarli, allora questo nostro ventunesimo secolo andrebbe rivalutato in positivo.
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angekiddo
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venerdì 17 maggio 2013
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luhrmann si ripete e non solo il passato di gatsby
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Estate del 1922, New York. Il giovane e comformista Nick Carraway si trasferisce in un piccolo e modesto abitacolo nella costa settentrionale di Long Island, per iniziare la sua poco redditizia attività in borsa. Viene da subito incuriosito dal suo misteriosovicino, Jay Gatsby, un uomo di cui tanto si parla ma poco si sa, che da ogni weekend feste da urlo, grondanti di champagne e sfarzo. Da lì i due protagonisti si conoscono, si frequentano e quando Nick arriva a fidarsi del quasi sconosciuto personaggio di Gatsby, gli offre la sua amicizia e lo porta a rivedere la vecchia fiamma di Gatsby, Daisy Buchaman, donna che conobbe cinque anni prima prima della sua partenza per la guerra ed alla quale giurò amore eterno, nonostante la dolce ragazza poi, stanca di aspettarlo, sposò il ricco Tom Buchaman, campione di polo di Chicago.
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Estate del 1922, New York. Il giovane e comformista Nick Carraway si trasferisce in un piccolo e modesto abitacolo nella costa settentrionale di Long Island, per iniziare la sua poco redditizia attività in borsa. Viene da subito incuriosito dal suo misteriosovicino, Jay Gatsby, un uomo di cui tanto si parla ma poco si sa, che da ogni weekend feste da urlo, grondanti di champagne e sfarzo. Da lì i due protagonisti si conoscono, si frequentano e quando Nick arriva a fidarsi del quasi sconosciuto personaggio di Gatsby, gli offre la sua amicizia e lo porta a rivedere la vecchia fiamma di Gatsby, Daisy Buchaman, donna che conobbe cinque anni prima prima della sua partenza per la guerra ed alla quale giurò amore eterno, nonostante la dolce ragazza poi, stanca di aspettarlo, sposò il ricco Tom Buchaman, campione di polo di Chicago.
I due ex amanti non riescono a nascondere i sentimenti che provano l'un l'altra e si ripromettono di vivere un futuro insieme. Ma qualcosa va storto nei loro piani speranzosi e Gatsby si ritrova a perdere ogni certezza ed a mettere in discussione tutto ciò che ha, trovandosi con un grande vuoto e solo una persona sulla quale fare affidamento, l'unico vero amico che ha, Nick.
Un film sfarzoso, eccentrico e saturo di colori e musiche (forse alcune un po' troppo audaci) che meravigliano gli occhi dello spettatore. Baz Luhrmann con questo film si ripete, inscenando la storia d'amore tormentata di due giovani, tema comune a tutti i suoi film, dando vita ad un film che stupisce ma non cattura come ci si aspettava. Il cast sicuramente è appagante, Leonardo DiCaprio in primis, che regge bene il ruolo dell'eclettico e sognatore Gatsby, dando quel tocco tutto suo di follia ed estro. Tobey Maguire offre una piacevole interpretazione, la Mulligan un po' troppo melodrammatica ma in tinta col suo personaggio. Ma ciò che non funziona in questo film è il voler opprimere la vera natura di Gatsby, che non è solo un giovane innamorato, ma un uomo avido, per certi versi squilibrato e che porta avanti una filosfia di speranza che rincuora ogni persona vicino a se. Ed invece questo film si rivela eccessivamente lungo, una storia d'amore in molti punti piatta e noiosa. Da un film così costoso e così tanto atteso, ci si aspettava sicuramente di più, di certo musiche, champagne e lustrini non fanno di un film un capolavoro. Nonostante ciò, "Il Grande Gatsby" di Luhrmann si lascia guardare, ma non sclada gli animi.
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bottediferro
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venerdì 17 maggio 2013
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che delusione
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come rovinare un classico della letteratura italiana...
[+] che delusione
(di p.camezind)
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(di eliaferroli)
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lionora
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venerdì 17 maggio 2013
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wow è tornato baz luhrman!
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Mi stupisce sempre quanto Baz Luhrman sia capace di farti davvero innamorare, farti sentire la vertigine, appassionare profondamente alla storia. Ci riesce anche con quest'ultimo film, dove le scene che mi hanno colpito di più sono tanto quelle visivamente mirabolanti (effettivamente belle e coinvolgenti), ma quelle più intime come l'incontro tra Gatsby e Daisy davanti a una tazza di tè, ringraziando per questo anche la magnifica interpretazione del, sempre bravo, Di Caprio. Fortunatamente e volutamente fin'ora non ho letto il romanzo, né visto il film precedente,per non essere costretta al fastidiosissimo confronto, per poter avere una visione spontanea e senza filtri: visto così è sicuramente un gran bel film.
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Mi stupisce sempre quanto Baz Luhrman sia capace di farti davvero innamorare, farti sentire la vertigine, appassionare profondamente alla storia. Ci riesce anche con quest'ultimo film, dove le scene che mi hanno colpito di più sono tanto quelle visivamente mirabolanti (effettivamente belle e coinvolgenti), ma quelle più intime come l'incontro tra Gatsby e Daisy davanti a una tazza di tè, ringraziando per questo anche la magnifica interpretazione del, sempre bravo, Di Caprio. Fortunatamente e volutamente fin'ora non ho letto il romanzo, né visto il film precedente,per non essere costretta al fastidiosissimo confronto, per poter avere una visione spontanea e senza filtri: visto così è sicuramente un gran bel film. Un'ultima nota l'uso del 3d, è incredibilmente adatto, ricco di sorprese per lo spettatore: era ora che questo strumento cominciasse a spaziare tra generi diversi.
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_joe_
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venerdì 17 maggio 2013
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the great "great gatsby"
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Un pò discostante dall'opera letteraria ma ritengo il film davvero soddisfacente; sceneggiatura fantastica, regia e colonne sonore impeccabili. Consigliato.
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giugy3000
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venerdì 17 maggio 2013
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non si replica un capolavoro caro baz!
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Il re australiano delle trasposizioni cinematografiche da grandissime opere letterarie ritorna sugli schermi dopo cinque anni e lo fa con trailer ripetuti, cartelloni ovunque e pubblicità in pompa magna. Si respira aria di gran kolossal americano che porta come sempre al solito bivio i cinefili e gli amanti del grandissimo libro del 1925 firmato Francis Scott Fitzgerald: sarà un bluff assoluto o un capolavoro? La faccenda che intrigava di più era senz'altro astutamente giocata anche da un doppio ritorno, quello di Di Caprio nelle vesti di protagonista dopo ben diciassette anni da un ruolo che consacrò sia lui che Luhrmann, ossia "Romeo + Juliet".
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Il re australiano delle trasposizioni cinematografiche da grandissime opere letterarie ritorna sugli schermi dopo cinque anni e lo fa con trailer ripetuti, cartelloni ovunque e pubblicità in pompa magna. Si respira aria di gran kolossal americano che porta come sempre al solito bivio i cinefili e gli amanti del grandissimo libro del 1925 firmato Francis Scott Fitzgerald: sarà un bluff assoluto o un capolavoro? La faccenda che intrigava di più era senz'altro astutamente giocata anche da un doppio ritorno, quello di Di Caprio nelle vesti di protagonista dopo ben diciassette anni da un ruolo che consacrò sia lui che Luhrmann, ossia "Romeo + Juliet". Dopo questa quinta pellicola che si aggiunge alla scarna filmografia del regista posso senza dubbio affermare che di sicuro l'effetto finale del "Grande Gatsby" non è un bis alla superlativa reinvenzione Shakesperiana che ambientò il dramma d'amore più famoso di tutti i tempi una moderna Verona Beach. Senza dubbio il nostro Baz un pregio ce l'ha e bisogna riconoscerglielo dapprincipio: le sue sono rimodernizzazioni d'opere letterarie sfarzose ed esteticamente ineccepibili; ma questa volta il suo budegt da ben 105 milioni di dollari poteva esser usato in diversa maniera. La storia la conosciamo tutti ed è rappresentata super fedelmente per ciò che concerne la fabula narrativa: il magnate Gatsby par essere l'uomo più ricco di West Eggs, un villaggio sulla costa settentrionale di Long Island, ma la sua esistenza è segnata da segreti e menzogne; la lussosissima villa in cui ogni settimana si tengono feste rocambolesche è piena di luci e fuochi d'artificio, ma nel cuore di Gatsby aleggia l'ombra di un amore conclusosi tempo addietro per la cugina del narratore (nonchè suo unico amico) Nick Carraway, ossia Daisy, ormai già sposata ad un altro ricco uomo. E se l'uomo corrotto da potere, soldi e meri affari è contemplato sino ad un certo punto come un arrivista senza scrupoli, il rovescio della medaglia arriverà presto e purtroppo, non nel più felice dei modi.
Ci troviamo di fronte ad una trama rispettata senza scivoloni o interpretazioni fuori luogo, il proposito di Luhrmann, come dice in ripetute interviste, è portare sugli schermi quello per lui fu il primo capolavoro della letteratura statunitense e vuole che il suo Gatsby sia uno spettacolo per gli occhi, che avvicini il pubblico a questa storia incredibile con le sue contraddizioni, il suo vittimismo e la sua tragicità. Il problema è che non basta prendere un attore divino e maturo al massimo come Di Caprio, ricopiare qua e là nel testo filmico parti del vero testo di Fitzgerald e seguire l'ossatura guida della vicenda; non basta tinteggiare scenografie luccicanti e prendere forse la miglior truccatrice e costumista di Hollywood. L'estetica ha il suo ruolo, la musica anche (e"Moulin Rouge" ne è la prova incontestabile), ma poi si devono toccare anche le corde dell'anima e del cuore e da qui in poi non possiamo che stendere un velo pietoso. Il Gatsby di Luhrmann par aver fretta di rivelarsi, la narrazione scorre velocissima e male in queste due ore e venti di pellicola, non ci si sofferma su nulla, si fagocitano nozioni ripetute sulla vita dell'ex James Gatz senza un filo di pathos, senza esser veramente coinvolti. Tobey Maguire è colui che convince meno fra tutti: completamente inadatto al suo ruolo, senza verve segue Gatsby in ogni suo cambio di direzione, pare annoiato egli stesso da quello che lo circonda e non prova mai una benchè minima commozione nemmeno di fronte all'epilogo tremendo di quel che è stato per lui un uomo cardine della sua giovane età. Il libro di Fitzgerald si basa sull'ambiguità dei gesti, delle emozioni e delle scelte dell'uomo solo per eccellenza in quella società degli anni '20 solo in apparenza perfetta e in auge come si voleva credere, e anche il regista pare fermarsi all'apparente semplicità emotiva di un carattere che era tutto fuorchè comprensibile, anche dopo la parola "fine" del libro. Il nostro Leo bravo come sempre, ma di sicuro non nei suoi panni migliori, mentre lodo la Mulligan per esser stata scelta nel ruolo di Daisy, con quella sua eleganza fredda e perfetta, capace di sciogliersi per delle camicie costose di seta o per qualche bicchiere in più di champagne. Montaggio frettoloso e nervoso, incapace di seguire con maestria l'alternanza di flashback che costruiscono l'intreccio di un romanzo in cui ogni cosa va a suo posto al momento giusto, dedicando sempre l'adeguato spazio ad ogni ambito nell'esistenza di Gatsby: la sua infanzia modesta, la sua adolescenza sotto il segno della fortuna, la sua maturità-immatura in cui crede che ripetere il passato sia un gioco da ragazzi. ...e si esce dalla sala così, consci di saperne tanto quanto prima se non meno "dell'uomo più corrotto che mai ma con un sogno incorruttibile", consci che per afferrare un personaggio come J.Gatsby non basta un carosello hip hop di luci e colori, qualche bella ambientazione computerizzata, qualche bella corsa in macchina e alcuni aforismi citati qua e là. Gatsby ci lascia come Joe Gillis in "Viale del tramonto", a faccia in giù esanime nell stessa piscina teatro di feste e sorrisi...e a raccontarcelo non basta un Nick Carraway simil Christian in Moulin Rouge! con la sua compiaciuta macchina da scrivere. Il flop totale non c'è in toto, ma resta l'ennesima prova del fatto che più un film è sponsorizzato in ogni dove, più bisogna dubitarne in toto del suo valore.
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