eleonora panzeri
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mercoledì 20 novembre 2013
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tristemente gatsby
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Volevo vedere da tanto questo film, avevo forse troppe aspettative. Il risultato infatti è stato un po’ deludente. Al di la dei favolosi costumi e delle scenografiche feste i personaggi risultano finiti e artificiosi. Il cast anche se composto da attori brillanti e famosi non è riuscito a emozionarmi. La trama non è per nulla scorrevole, i personaggi devono troppo spesso spiegarsi. Ammetto di non aver letto il libro ma un film dovrebbe raccontarsi da solo, senza la necessità di avere una conoscenza della storia a priori. La storia è molto triste ma porta con se un amarezza causata da motivi futili, poco collegati alla realtà. Resta però l’illusione che in effetti Gatsby sia solo un personaggio immaginario, creato dalla “lucida” follia del giovane scrittore protagonista, bisognoso di scappare da una realtà senza amore e veri sentimenti.
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Volevo vedere da tanto questo film, avevo forse troppe aspettative. Il risultato infatti è stato un po’ deludente. Al di la dei favolosi costumi e delle scenografiche feste i personaggi risultano finiti e artificiosi. Il cast anche se composto da attori brillanti e famosi non è riuscito a emozionarmi. La trama non è per nulla scorrevole, i personaggi devono troppo spesso spiegarsi. Ammetto di non aver letto il libro ma un film dovrebbe raccontarsi da solo, senza la necessità di avere una conoscenza della storia a priori. La storia è molto triste ma porta con se un amarezza causata da motivi futili, poco collegati alla realtà. Resta però l’illusione che in effetti Gatsby sia solo un personaggio immaginario, creato dalla “lucida” follia del giovane scrittore protagonista, bisognoso di scappare da una realtà senza amore e veri sentimenti.
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giordano 87
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venerdì 15 novembre 2013
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di maestosa bravura
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Il voto massimo va soprattutto al super Di Caprio che ha bravura da vendere. una sola domanda : l'oscar ?
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alexander 1986
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domenica 13 ottobre 2013
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il classico postmoderno.
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La quarta trasposizione del celebre romanzo di Fitzgerald si compone di due elementi cardine: lo stile di Luhrmann, cultore quasi ossessivo dello spettacolo visivo e sonoro, col quale allo stesso tempo mira a stordire lo spettatore e a mettere in risalto le vicende dei suoi protagonisti; la personalità di DiCaprio, a sua volta cultore di se stesso, sempre a suo agio quando c'è da mettere il suo bel faccino al centro delle locandine e delle copertine home video (e persino sui libri), ma soprattutto interprete splendido del ruolo dell'adulto fragile e complessato. Qualità, quest'ultima, che probabilmente dona al biondo Leo una delle performances più efficaci della sua carriera e soprattutto dona al film l'anima che il suo illustre predecessore non aveva (dato che il biondo Robert era troppo cool).
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La quarta trasposizione del celebre romanzo di Fitzgerald si compone di due elementi cardine: lo stile di Luhrmann, cultore quasi ossessivo dello spettacolo visivo e sonoro, col quale allo stesso tempo mira a stordire lo spettatore e a mettere in risalto le vicende dei suoi protagonisti; la personalità di DiCaprio, a sua volta cultore di se stesso, sempre a suo agio quando c'è da mettere il suo bel faccino al centro delle locandine e delle copertine home video (e persino sui libri), ma soprattutto interprete splendido del ruolo dell'adulto fragile e complessato. Qualità, quest'ultima, che probabilmente dona al biondo Leo una delle performances più efficaci della sua carriera e soprattutto dona al film l'anima che il suo illustre predecessore non aveva (dato che il biondo Robert era troppo cool). Molti storceranno il naso di fronte a certe licenze prese da regista e sceneggiatura rispetto all'originale cartaceo, ma è dubbio che una trasposizione facsimile avrebbe suscitato effetti meno corrosivi. Da vedere, possibilmente con l'alta definizione che in questo caso è una goduria autentica.
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gerlock_holmes
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giovedì 10 ottobre 2013
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anni 20 a tinte forti
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Rispetto alle altre trasposizioni del romanzo può piacere o meno, ma resta il fatto che la rappresentazione degli anni 20 a tinte tanto forti e sgargianti è riuscita. Di solito si tende a rappresentare i ruggenti 20's con colori che tendono al seppia, qui invece è un triunfo di cromie. Non sempre impeccabile la colonna sonora con l'inserimento di brani rap e ritmi forse fuori luogo...
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domenico argondizzo
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martedì 8 ottobre 2013
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dove sta la moralità?
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Tra Daisy e Tom, da un lato, e Gatsby dall’altro, Nick sa - non senza travaglio interiore per la miseria di cui sono capaci gli uomini - a chi avvicinarsi e di chi essere testimone.
Così, il contrasto tra un sognatore, innamorato del proprio amore, della propria ambizione e delle proprie capacità (magari non sempre irreprensibili), ed una aristocrazia annebbiata nella propria condizione di privilegio (magari non sempre morale), si presta ad una riflessione sulle dinamiche della mobilità sociale, sul ricambio dei vertici dell’organizzazione sociale, che dovrebbe essere garantito - per il buon funzionamento della stessa comunità umana - dalla politica, attraverso le pari opportunità di elevazione culturale (e quindi socio-economiche), offerte via via alle generazioni successive.
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Tra Daisy e Tom, da un lato, e Gatsby dall’altro, Nick sa - non senza travaglio interiore per la miseria di cui sono capaci gli uomini - a chi avvicinarsi e di chi essere testimone.
Così, il contrasto tra un sognatore, innamorato del proprio amore, della propria ambizione e delle proprie capacità (magari non sempre irreprensibili), ed una aristocrazia annebbiata nella propria condizione di privilegio (magari non sempre morale), si presta ad una riflessione sulle dinamiche della mobilità sociale, sul ricambio dei vertici dell’organizzazione sociale, che dovrebbe essere garantito - per il buon funzionamento della stessa comunità umana - dalla politica, attraverso le pari opportunità di elevazione culturale (e quindi socio-economiche), offerte via via alle generazioni successive.
Resta un senso di disgusto per la leggera ed irresponsabile nonchalance con cui Daisy occulta (e supera), dietro il velo della ipocrita rispettabilità borghese (la sacralità della famiglia...), il proprio peccato: essersi contaminata con un appartenente a casta inferiore.
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simdiesel
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sabato 28 settembre 2013
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maestoso
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Attori e sceneggiatura insostituibili.
La mancanza della 5a stella è dovuta alla mancanza del briciolo di trama che lascia un vuoto
(la suspence del segreto di Gatzby viene a cadere con una semplice spiegazione poco interessante).
Per il resto coinvolgente e spumeggiante, ma allo stesso tempo passionale racchiudendo storia d'amore e vita spericolata.
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liuk!
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domenica 22 settembre 2013
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si doveva fare di meglio
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Grande forma ma poca sostanza. Immagini e musiche sopra le righe, buon cast, plot famoso, poi il nulla. Il film annoia e poteva essere tagliato di almeno un terzo visto che non appassiona e risulta sempre superficiale. Si può vedere ma senza pretese.
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alehappy
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mercoledì 18 settembre 2013
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leonardo meglio altre volte
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IN EFFETTI IL FILM E' UNO SPETTACOLO PER GLI OCCHI ED IL CUORE, GRAZIE AD UNA REGIA E UNA FOTOGRAFIA FIABESCA E DECISAMENTE IRREALE.
LA REALTA' E CHE DEL FILM MI INCURIOSIVA LA RECITAZIONE DI LEONARDO DI CAPRIO PER IL QUALE FACCIO IL TIFO DA SEMPRE PER LA RICEZIONE DI UNA STATUETTA, E PERSONALMENTE MI HA REGALATO MAGGIOR ENTUSIASMO IN SHATTER ISLAND, MA QUESTO E' OVVIAMENTE UN GIUDIZIO PERSONALE.
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sinkro
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mercoledì 11 settembre 2013
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il vuoto
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Il film è un grande spettacolo pirotecnico dietro al quale si nasconde il niente.
Così come i personaggi del film sono vuoti dietro la loro apparenza scintillante così il film è inesistente dietro scenografia, fotografia e cast stellari.
Un prodotto ben confezionato che risultato ridondante, ampolloso e pretenzioso.
Impressionante la scena dove Gatsby lancia i panni colorati alla sua Daisy dove non c'è un briciola di magia e la scena risulta pateticamente grottesca.
Non è un problema; tanto ogni cosa che esce dalle sale con qualsivoglia pretesa risulta chick e quindi da vedere.
Ah, al libro non è fedele (per esempio mostra la figlia di Daisy solo al film concluso) ma non è un problema, anche il libro non è un granchè.
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