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lauraf
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martedì 21 maggio 2013
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meglio non scomodare fitzgerald
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Mai visto niente di più imbarazzante. A paragone di questa specie di abnorme cartone animato digitale di infimo gusto (il gusto dei tempi attuali), la versione del 1974 si eleva al livello di capolavoro di eleganza formale e finezza narrativa. Per chi ha ancora in mente il perfetto cast di quel film (un Redford raramente così misurato, Mia Farrow davvero ideale per rappresentare al tempo stesso un oggetto di ossessione e un essere di assoluta vacuità ed opportunismo, e tutti gli altri attori completamente adatti nei rispettivi ruoli), non si capisce come sia stato possibile arrivare a mettere insieme un cast così totalmente a casaccio: non ce n'è uno che non sia fuori parte. Ma che facce hanno? Non si salva nemmeno DiCaprio, che di solito è un buon attore, qui ridotto a nevrotica, esteriore macchietta.
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Mai visto niente di più imbarazzante. A paragone di questa specie di abnorme cartone animato digitale di infimo gusto (il gusto dei tempi attuali), la versione del 1974 si eleva al livello di capolavoro di eleganza formale e finezza narrativa. Per chi ha ancora in mente il perfetto cast di quel film (un Redford raramente così misurato, Mia Farrow davvero ideale per rappresentare al tempo stesso un oggetto di ossessione e un essere di assoluta vacuità ed opportunismo, e tutti gli altri attori completamente adatti nei rispettivi ruoli), non si capisce come sia stato possibile arrivare a mettere insieme un cast così totalmente a casaccio: non ce n'è uno che non sia fuori parte. Ma che facce hanno? Non si salva nemmeno DiCaprio, che di solito è un buon attore, qui ridotto a nevrotica, esteriore macchietta. assolutamente ridicola la scena del primo incontro con l'amata. Quando poi il narratore si accanisce a spiegare per filo e per segno tutto quello che sta succedendo, più che alla trasposizione cinematografica di un grande classico sembra di assistere a un documentario sull'accoppiamento degli oritteropi.
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mickey97
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martedì 21 maggio 2013
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film senz'anima che vuole essere ammirato
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Nella New York degli anni novanta un giovane di nome Nick Carraway rimane alquanto incuriosito dallo stile di vita del miliardario Jay Gatsby, che è solito organizzare feste memorabili dietro le quali però si celano motivazioni particolarmente importanti inerenti al suo passato che vanno oltre il concetto di piacevole serata. Del misterioso Gatsby si dicono molte cose persino che abbia ucciso un uomo ma la gente in realtà ne sa molto poco e solo a Nick gli viene rivelata l'infelice infanzia dell'uomo più chiaccherato di New York, interpretato da un Leonardo di Caprio che finalmente ha la possibilità di recitare con l'amico Maguire, lo spiderman della trilogia Raimi, che gli rimarrà fedele sino alla fine.
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Nella New York degli anni novanta un giovane di nome Nick Carraway rimane alquanto incuriosito dallo stile di vita del miliardario Jay Gatsby, che è solito organizzare feste memorabili dietro le quali però si celano motivazioni particolarmente importanti inerenti al suo passato che vanno oltre il concetto di piacevole serata. Del misterioso Gatsby si dicono molte cose persino che abbia ucciso un uomo ma la gente in realtà ne sa molto poco e solo a Nick gli viene rivelata l'infelice infanzia dell'uomo più chiaccherato di New York, interpretato da un Leonardo di Caprio che finalmente ha la possibilità di recitare con l'amico Maguire, lo spiderman della trilogia Raimi, che gli rimarrà fedele sino alla fine. Senza Di Caprio il film non avrebbe ottenuto tutto questo successo nè in Italia nè negli Stati Uniti ma d'altrocanto è già noto a tutti quanto lui goda di un'ottima fama e in questo film si confermano le sue grandi dote recitative anche in ruoli molto più raffinati come appunto Il Grande Gatsby ma a risultare alquanto palese è la brillante interpretazione di un Maguire decisamente in forma, che supera un Di Caprio questa volta inferiore. Purtroppo, sia Di Caprio che Maguire si ritrovano a reggere un film assolutamente mediocre le cui note positive sono appunto loro stessi, i costumi e la piacevole scenografia che affrontano quelle negative uscendone ovviamente totalmente sconfitte. Ad irritare specialmente il pubblico maschile è la componente femminile costituita da pessime attrici inespressive, le loro interpretazioni non hanno anima, sono completamente vuote e per quanto riguarda la componente maschile escludendo Di Caprio e Maguire bisogna prendere in considerazione a malincuore l'interpretazione di Joel Edgerton poco convincente e l'inutilità di Jason Clarke. La sceneggiatura è a dir poco imbarazzante, il film è troppo lungo, noiosissimo specialmente nella seconda parte e melenso nel sentimento, vittima del dramma di Gatsby e muore con quest'ultimo dopo essersi trovato nell'impossibilità date le brutte circostanze di legare in amore la nobile e ricca Daisy e il misterioso miliardario Gatsby. Un film davvero inconsistente che non possiede anima nemmeno nel celebrare il dramma dell'uomo più ricco e popolare che nella tomba alla fine si porta solo la fedeltà di Nick Carraway e il doloroso disprezzo che il popolo prova nei suoi confronti perchè ritenuto l' assasino di quella donna morta nella miniera di carbone. Un finale dove predominano tristezza e malinconia che allo spettatore non arrivano poichè deluso dal pessimo trattamento del sentimento che si concretizza con una Daisy che della morte del grande Gatsby se ne frega. Questo è stato il finale più brutto che abbia mai visto. Non si può rivivere il passato è la frase più bella detta da Nick, il passato non si può ripetere ed è proprio in questa affermazione del tutto vera che il film sprofonda nella mediocrità poichè totalmente incapace di svilupare una buona idea che viene tradita da una pessima esecuzione dovuta naturalmente a una trama piatta e monotona e alla fine troppo amara la cui causa è solo l'incapacità di elaborare un dramma importante. Il film nonostante sia senza anima e quindi incapace di raccontare sia il dramma che il sentimento, pretende di essere ammirato dallo spettatore che prende solo in considerazione la grande prova di amore di Gatsby, non notando così la gravità che dietro questo è nascosta.
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babagi
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martedì 21 maggio 2013
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c'era una volta un uomo
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C’era una volta un uomo, un uomo il cui nome era sulla bocca di tutti e la cui fama non solo lo precedeva ma lo sostituiva. Catapultati alla corte di Gatsby nel bel mezzo di una festa all’insegna dell’eccesso, lo spettatore catturato da musica, colori, fiumi di vino e da ogni genere di ballo non può che rimanere estasiato da tanta grandiosità fino a chiedersi: “Ma chi è Gatsby?” (E fino a qui la trasposizione di Luhrmann sembra davvero essere perfetta, originale e fedele allo stesso tempo.)
Gatsby è ciò che si è creato, risiede nelle sue cose, è la sua villa, è le sue feste, è il suo vestito, è qualcosa di effimero e inafferrabile, è un’idea che tutti possiedono ma che nessuno conosce.
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C’era una volta un uomo, un uomo il cui nome era sulla bocca di tutti e la cui fama non solo lo precedeva ma lo sostituiva. Catapultati alla corte di Gatsby nel bel mezzo di una festa all’insegna dell’eccesso, lo spettatore catturato da musica, colori, fiumi di vino e da ogni genere di ballo non può che rimanere estasiato da tanta grandiosità fino a chiedersi: “Ma chi è Gatsby?” (E fino a qui la trasposizione di Luhrmann sembra davvero essere perfetta, originale e fedele allo stesso tempo.)
Gatsby è ciò che si è creato, risiede nelle sue cose, è la sua villa, è le sue feste, è il suo vestito, è qualcosa di effimero e inafferrabile, è un’idea che tutti possiedono ma che nessuno conosce. Ma soprattutto è quella luce verde dall’altra parte della baia. Una luce brillante, la speranza di un cambiamento, il ponte che unisce il protagonista al suo passato e lo proietta verso il suo futuro alimentandolo ogni giorno, facendolo crescere nella convinzione che egli possa raggiungere tutto, che possa toccare ciò che non ha consistenza e rendere possibile anche l’impossibile. Gatsby è “grande” in questa sua aspirazione all’infinito e nella sua volontà di potenza. Una volontà che sembra non avere limiti e lo mantiene “grande” fino alla fine quando il suo unico amico, Nick, l’osservatore oggettivo dei fatti, colui che diventa testimone e complice della sua vita, aggiungerà al manoscritto”the Great” sopra al suo nome; perché è quando si esaurisce “il super” ed esce “l’uomo” che rema controcorrente, che egli è davvero grande.
Il tema molto ben rappresentato nel film è quello del guardare. Guardare se stessi, essere guardati e guardare gli altri. Questo accomuna Gatsby e Nick e li pone all’interno di una cornice più vasta e di un occhio più grande, quello del dio pagano, rappresentato da un cartellone nel quartiere operaio, che tutto scruta. Gatsby è l’osservatore misterioso, che sembra curarsi più delle vite degli altri e del loro divertimento che della propria. E’ infatti proprio nel concetto di “sembrare” che risiede la natura del suo personaggio. Fare di tutto per sembrare quel qualcuno che desidera essere. Da qui la sua personale tragedia, rendersi conto di non poter comprare l’unico privilegio che più desidera al mondo, quello di esser nato ricco. Il suo percorso di Homo Faber non si può infatti compiere pienamente perché tutto ciò che ha costruito intorno e dentro di lui è privo di consistenza e nonostante i tentativi, la realtà figlia del passato lo ricaccerà sempre con maggiore violenza al punto di partenza rendendo ogni suo sforzo solo un passo verso l’inevitabile destino tragico.
La critica verso una certa classe aristocratica immobile che gode e scappa senza curarsi delle conseguenze solo per evitare di turbare la propria vita, è rappresentata dall’agire della coppia Daisy – Tom. Lei, interpretata da Carrey Mulligan non riesce però nell’intento di rappresentare una donna tanto superficiale quanto morbosamente ammaliante da essere motore e giustificazione dell’agire di Gatsby. E qui forse la mancanza maggiore del film, che a mio parere delude per aver dato più spazio all’aspetto visivo rispetto ai personaggi che danno la sensazione di essere burattini spaesati all’interno di un teatrino delle meraviglie con cui non esiste relazione.
Detto questo il film è puro divertissment e invece non delude se visto in quest’ottica(la colonna sonora, le scenografie, i costumi sono eccellenti); ma é poco altro o meglio troppo altro, perché l’esagerazione e l’aver caricato tutti gli elementi così tanto rendono il film poco apprezzabile da chi, amatore del libro, ne ricercava le atmosfere originali di misterioso “non detto” e quella sensazione di fiaba tragica ma reale di un amore impossibile.
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killbillvol2
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martedì 21 maggio 2013
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the great gatsby voto reale: 3 e mezzo.
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Giunto alla sua quinta regia in vent'anni di attività, dopo il noioso, melenso e deludente Australia, Luhrmann adatta un altro grande classico della letteratura, in questo caso americana, torna a scrivere la sceneggiatura con Craig Pearce, lavora due anni sulla colonna sonora con Jay-Z, e decide di girare Il Grande Gatsby in 3 dimensioni. Scelta dimostratasi vincente, essendo uno dei migliori film in 3D mai realizzati. E' infatti un 3D che non fa volare oggetti di ogni genere negli occhi degli spettatori, ma per rafforzare i movimenti di camera, la spettacolarità di alcune sequenze, e (nella scena dell'hotel) del maggiore coinvolgimento emotivo degli spettatori. Lo hanno accusato di un po' tutto: dall'essere noioso, all'essere ripetitivo e ridondante, kitsch e non attinente al romanzo da cui è tratto, dicendo a Luhrmann di essere lontano dal suo capolavoro, ovvero Moulin Rouge!.
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Giunto alla sua quinta regia in vent'anni di attività, dopo il noioso, melenso e deludente Australia, Luhrmann adatta un altro grande classico della letteratura, in questo caso americana, torna a scrivere la sceneggiatura con Craig Pearce, lavora due anni sulla colonna sonora con Jay-Z, e decide di girare Il Grande Gatsby in 3 dimensioni. Scelta dimostratasi vincente, essendo uno dei migliori film in 3D mai realizzati. E' infatti un 3D che non fa volare oggetti di ogni genere negli occhi degli spettatori, ma per rafforzare i movimenti di camera, la spettacolarità di alcune sequenze, e (nella scena dell'hotel) del maggiore coinvolgimento emotivo degli spettatori. Lo hanno accusato di un po' tutto: dall'essere noioso, all'essere ripetitivo e ridondante, kitsch e non attinente al romanzo da cui è tratto, dicendo a Luhrmann di essere lontano dal suo capolavoro, ovvero Moulin Rouge!. Ma si sono dimenticati che all'epoca avevano accusato il musical con Nicole Kidman delle stesse cose. Perciò? Questo film non è un capolavoro, e non raggiunge i livelli di Moulin Rouge!, ma supera quelli di Romeo + Giulietta con lo stesso Di Caprio. E' un film certamente kitsch ed esagerato (soprattutto nella prima parte), ma tutto è calcolato con cura e non cade nel ridicolo involontario. Leonardo DiCaprio conferma le sue qualità d'attore, superando anche la sua recente (ed eccellente) interpretazione in Django Unchained, dando al suo personaggio maggiore spessore di quanto Redford abbia fatto nel suo Gatsby del 1974. Maguire, le cui espressioni facciali andavano nell trilogia di Spider-Man dalla A alla B, qui arrivano fino alla L. Peccato che il resto del cast non stia dietro ai due attori principali, a cominciare dalla Mulligan. Il personaggio di Daisy Buchanan è, anche nel libro, un personaggio meschino e superficiale, ma l'attrice non fa altro che aumentare la nostra antipatia nei suoi confronti, e lo spettatore non capisce neanche il vero motivo dell'amore che Il Grande Gatsby prova per questa "piccola oca giuliva". Joel Edgerton non è né bravo né pessimo, ma comunque non riesce a dare molto spessore all'antagonista, che viene ridotto a poco più di una macchietta. Ma i pro superano di gran lunga i contro, partendo anche da una grande colonna sonora, composta dalla classica Rhapsody in Blue di Gershwin fino a brani scritti apposta per il film da interpreti internazionali e contemporanei, come Lana Del Rey, Sia, il già citato Jay-Z, e da cover, come Love Is Blindness (usata perfettamente in una delle scene più belle ed emozionanti del film) cantata da Jack White. Una festa per gli occhi e per le orecchie, insomma, coi suoi difetti che stanno per la maggior parte nella scelta degli attori. E la pioggia di lettere su New York, che vanno a formare le parole di Fitzgerald, è una di quelle immagini che non si dimenticano.
VOTO REALE: 3 E MEZZO.
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matteo manganelli
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martedì 21 maggio 2013
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l'imbarazzante gatsby
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Povero 66° festival di Cannes. Non potevi aprirti con film più brutto (no, vabbè, forse questo è esagerato, ma giusto perchè al peggio non c'è mai fine). Quanto capisco la sala stampa, ammutolita dalla proiezione di questo mezzo aborto. Sulla costa settentrionale di Long Island, nel West Egg vive un giovane e misterioso uomo di nome James Gatsby, famoso per le sue grandissime feste nel suo lussuoso palazzo. Lo scopo di tutto ciò si rivelerà essere il tentativo di riprendersi Daisy, un amore passato che ormai si era costruito una nuova vita con suo marito e sua figlia.
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Povero 66° festival di Cannes. Non potevi aprirti con film più brutto (no, vabbè, forse questo è esagerato, ma giusto perchè al peggio non c'è mai fine). Quanto capisco la sala stampa, ammutolita dalla proiezione di questo mezzo aborto. Sulla costa settentrionale di Long Island, nel West Egg vive un giovane e misterioso uomo di nome James Gatsby, famoso per le sue grandissime feste nel suo lussuoso palazzo. Lo scopo di tutto ciò si rivelerà essere il tentativo di riprendersi Daisy, un amore passato che ormai si era costruito una nuova vita con suo marito e sua figlia. Il regista, Baz Luhrmann, che tanto avevo osannato in Romeo + Giulietta, confeziona un plasticone digitale con personaggi mediocri (fatta eccezione per quello di Joel Edgerton), sempre sopra le righe, escludendo l'inutile Tobey Maguire nei panni di un'inconsistente Nick Carraway. Potremmo parlare ore di una regia fastidiosa che distoglie l'attenzione dalla scena, con 10000 carrellate fuoriluogo, zoom inutili e scavalcamenti di campo improvvisi. Potremmo parlare ore del montaggio che da un taglio alle inquadrature di circa 0,00005 centesimi di secondo o della fotografia alla 300 in un film che di onirico non ha niente. Potremmo anche parlare di quanto sia realistico che alle feste anni 20 la musica sia composta da pezzi da Tenax o se preferite parliamo della morale del film: l'amore ti fotte, sii un miliardario senza scrupoli, che è meglio. Un film sbagliato dalla prima all'ultima inquadratura, saturo di quella borghesia americana dell'epoca dedita solo al lusso sfrenato, allo spendere e spandere senza guardare in faccia nessuno. Da evitare come la peste bubbonica.
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catcarlo
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martedì 21 maggio 2013
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il grande gatsby
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E’ il poco prolifico australiano Baz Luhrmann a prendersi il rischio di scrivere (assieme a Craig Pearce) e a filmare la terza versione per il grande schermo dell’opera più conosciuta di Francis Scott Fitzgerald, romanzo che ha dato parecchio filo da torcere ai propri adattamenti cinematografici. Per provare a vincerne la sfida, il regista dà alla storia una confezione molto modernista, disegnando degli anni Venti davvero ruggenti, in cui dominano colori netti e brillanti che ben si inseriscono in un décor a dir poco sovrabbondante: ad amplificarne l’effetto pensa poi una colonna sonora che unisce l’arrembante musica dell’età del charleston con inserti hip-hop – uno dei produttori esecutivi è Jay-Z - che sottolineano ancor di più la frenesia del periodo (il che porta a infischiarsene maggiormente di altri anacronismi, tipo la ‘Rapsodia in blue’ che non era ancora stata scritta al momento in cui si svolge l’azione).
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E’ il poco prolifico australiano Baz Luhrmann a prendersi il rischio di scrivere (assieme a Craig Pearce) e a filmare la terza versione per il grande schermo dell’opera più conosciuta di Francis Scott Fitzgerald, romanzo che ha dato parecchio filo da torcere ai propri adattamenti cinematografici. Per provare a vincerne la sfida, il regista dà alla storia una confezione molto modernista, disegnando degli anni Venti davvero ruggenti, in cui dominano colori netti e brillanti che ben si inseriscono in un décor a dir poco sovrabbondante: ad amplificarne l’effetto pensa poi una colonna sonora che unisce l’arrembante musica dell’età del charleston con inserti hip-hop – uno dei produttori esecutivi è Jay-Z - che sottolineano ancor di più la frenesia del periodo (il che porta a infischiarsene maggiormente di altri anacronismi, tipo la ‘Rapsodia in blue’ che non era ancora stata scritta al momento in cui si svolge l’azione). Con alcuni passaggi coreografati quasi come un balletto – la gestione delle finestre nella villa dei Buchanan, l’arredamento floreale della casa di Nick - la prima parte viene raccontata come una grande fiaba, con i due castelli che si fronteggiano dalle parti opposte della baia, quello sfavillante del principe biondo e quello in cui vive prigioniera la bella di cui lui è innamorato: il tutto raccontato dallo scudiero che serve da collegamento, almeno parziale, con una realtà che può essere molto lontana dalle feste organizzate da Gatsby. Quando la favola che il protagonista principale si era costruito si incrina, il contatto dei due mondi – quello di chi ha troppo e quello di chi ha troppo poco – apre le porte alla tragedia, rivelando sì la vera, controversa identità del personaggio, ma soprattutto la povertà umana e morale di una classe benestante a cui anche Daisy aderisce alla perfezione, ben lontana dall’immagine idealizzata da Gatsby. Purtroppo, però, proprio nel momento in cui il pathos della storia dovrebbe raggiungere il culmine, il film comincia a perdere qualche colpo, quasi che, venuta a mancare la sovrastruttura luccicante, la scrittura smarrisca il giusto ritmo in una serie di situazioni trascinate troppo per le lunghe. Anche nell’ultimo terzo di pellicola non mancano i momenti belli e le intuizioni efficaci - come quando le lettere che giocano sullo schermo finiscono per formare le intense parole di Fitzgerald lette dalla voce narrante di Nick oppure nel richiamo, attraverso le ultime inquadrature della piscina, dell’incipit di ‘Viale del tramonto’ - si finisce per sbirciare l’orologio qualche volta di troppo, con la conseguenza di raffreddare l’emotività. Fa capolino così il sospetto che, seppur in modo meno grave che altrove, la cura per la confezione abbia finito per essere prevalente rispetto a quella riservata al contenuto (il film è distribuito anche in un superfluo 3D): a soffrirne è il giudizio complessivo che, pur senza dubbio migliore rispetto agli adattamenti precedenti, finisce per essere inferiore all’aspettativa creata dalla somma delle parti., Fra queste ultime, spicca la prova di un cast davvero affiatato: DiCaprio, che già aveva lavorato con Luhrmann in ‘Romeo e Giulietta’, aggiunge un solido mattone alla costruzione della sua carriera vestendo alla meglio i panni di un altro personaggio più grande della vita, mentre il suo amico (anche nella realtà) Maguire dimostra ancora una volta di avere la faccia giusta per interpretare chi si trova a osservare con stupore quel che di inatteso gli capita. Se poi Carey Mulligan disegna una Daisy dolce e indecifrabile (ma che meraviglia erano mai i tagli a caschetto?), in caso di scelta obbligata del migliore la preferenza cadrebbe forse su Joel Edgerton alle prese con lo scomodo ruolo di suo marito Tom. Azzeccati anche i ruoli di contorno – Jason Clarke fa ancora una volta il ruvido – fra i quali spunta, in una particina monobattuta da guidatore di taxi, Nick Tate: per i maniaci (come me) l’indimenticato pilota di Aquile in ‘Spazio 1999’.
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joker 91
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martedì 21 maggio 2013
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un gatsby discreto
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Il grande Gatsby di Luhrmann è una gioia per gli occhi,il regista calca la mano come al solito nella sua specialità ovvero le scenografie,le musiche,le ambientazioni. I valori estetici del film sono molti ma il vero problema della pellicola è sfortunatamente la sua parte più importante ovvero la sceneggiatura,la storia è discontinua ed potrebbe nella prima parte annoiare. I personaggi sono tutti molto ben caratterizzati-da Di caprio a Maguire passando per la Mulligan,l'opera di Luhrmann merita sicuramente una visione ma i capolavori d'autore sono altri.
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flyanto
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martedì 21 maggio 2013
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il ritratto di un uomo e di un'epoca ormai infrant
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Ennesimo remake del film "Il Grande Gatsby", tratto dal famoso ed omonimo romanzo di Francis Scott Fitzgerald, in cui viene narrato l'incondizionato amore provato dal personaggio Gatsby per la bella e ricca Daisy, sposata però ad un altro uomo, ricco e donnaiolo. Tutta la sua ricchezza poco onestamente accumulata, il suo essersi dato da fare in ogni modo per raggiungerla ed i suoi numerosi sfoggi caratterizzati da fastosi parties non costituiscono altro per Gatsby che la maniera per avvicinarsi e conquistare definitivamente la sua amata di sempre e liberarla da un matrimonio ormai per lei "di facciata".
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Ennesimo remake del film "Il Grande Gatsby", tratto dal famoso ed omonimo romanzo di Francis Scott Fitzgerald, in cui viene narrato l'incondizionato amore provato dal personaggio Gatsby per la bella e ricca Daisy, sposata però ad un altro uomo, ricco e donnaiolo. Tutta la sua ricchezza poco onestamente accumulata, il suo essersi dato da fare in ogni modo per raggiungerla ed i suoi numerosi sfoggi caratterizzati da fastosi parties non costituiscono altro per Gatsby che la maniera per avvicinarsi e conquistare definitivamente la sua amata di sempre e liberarla da un matrimonio ormai per lei "di facciata". Egli si servirà dell'aiuto del suo vicino di casa, Nick Carraway, che peraltro è il cugino stesso di Daisy e che funge per tutta l'opera da narratore esterno delle varie vicende. Dopo numerose vicissitudini però la storia si conclude molto tragicamente, principalmente per Gatsby che, per un equivoco, viene ucciso a sangue freddo nella sua piscina privata. L'opera di Baz Luhrmann è nel complesso maestosa nella sua realizzazione e sicuramente di maggior effetto rispetto a quella precedente di 40 anni fa interpretata da Robert Redford e Mia Farrow, ma sono passati, appunto, 40 anni, e le varie migliorie tecniche, grazie anche all'uso del computer, avvenute nel mondo del cinema, sono facilmente riscontrabili e tali da giustificare la maestosità del film. A parte ciò, che secondo me, rappresenta l'unica differenza con la pellicola precedente, questa di Luhrmann è un'opera altamente riuscita e perfettamente aderente al testo originale dello scrittore. La tematica principale del famoso "sogno americano", presto infranto, qui è ben esposta e molto ben rappresentati sono pure l'epoca in generale di precarietà, di effimero benessere e forti differenze sociali. Le persone ricche sono "noncuranti", come affermerà lo stesso Fitzgerald attraverso le parole del narratore Nick fuori campo, e pertanto insensibili agli sforzi della gente comune nel condurre e sopportare la propria dura esistenza o, come nel caso di Gatsby, a seguito di sacrifici e compromessi. Essi esistono e vivono solo nella propria gabbia dorata, distanti e distaccati da tutto e tutti. Di questo film, inoltre, si deve ammirare e lodare in particolare l'interpretazione di Leonardo Di Caprio che non oscura affato quella precedente di Robert Redford. Ben calati nei loro ruoli sono pure gli altri attori, da Tobey Mc Guire, a Joel Edgerton ed a Carey Mulligan, sebbene non spicchino però in una maniera così eclatante. Stupendi e meravigliosi le scenografie, i costumi disegnati da Miuccia Prada ed i gioielli veri della gioielleria Tiffany che contribuiscono notevolmente ad una rappresentazione efficace e quanto mai realistica dell'epoca degli anni '20. Una menzione particolare va anche alla bella colonna sonora composta anche dall' adattamento in chiave moderna di molti brani di autori quali, per esempio, Gershwin, propri di quell'epoca. Insomma, non un capolavoro ma senza alcun dubbio un' opera ben realizzata.
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19gianni87
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lunedì 20 maggio 2013
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gatsby come lo immaginavi
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Ho adorato questo film. L'interpretazione di DiCaprio è immensa, così come per il resto del cast.
Chi ha letto il libro avrà vissuto il film come immaginato nella propria mente.
Il libro come molti ben sanno non offre una trama che ad oggi risulterebbe interessante, specie al cinema, la forza di Luhrmann è di aver trasmesso il messaggio che voleva trasmettere allora Fizgerald, portandolo ai giorni nostri. Questo avviene grazie ad una colonna sonora eccezionale, perfettamente adattata al film, così come il 3D che riesce a trasmettere la visione di quell'epoca che lo scrittore voleva condividere con il resto del mondo.
Consiglio anche ai grandi critici di leggere con più attenzione il libro se lo hanno mai letto, e di riguardare il film con il giusto approccio.
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gufetta76
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lunedì 20 maggio 2013
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un circo esagerato
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Gran film. La storia dell'ascesa del povero Jay al grande Gatsby,attraverso gli occhi del suo unico amico narra ancora una volta l'illusione del mito americano.Bei colori, belle musiche, scenografia superlativa. Bravissimo Di Caprio che regge tutto il film. Però è tutto esagerato, va bene l'età del jazz, va bene la trasgressività dell'epoca, ma non credo che Scott Fitzgrald aprezzerebbe questa rivisitazione del suo romanzo, cha a tratti cade nel ridicolo.Esagerata quindi la rappresentazione delle feste dove oltrettutto il regista si ripete ( dejavu in Romeo e Giulietta). Altro appunto negativo sono le interpretazionii femminili, penosissime, possibile che la maggior parte delle attrici americane abbiano l'espressività di un comodino?
[+] rettifica sulla nazionalità delle attrici
(di frederickstudio)
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