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Diaz: qualche eccesso, ma il sangue era quello

Un film da vedere. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto una scena del film di Diaz - Non pulire questo sangue.

lunedì 16 aprile 2012 - Focus

Primo blocco
"...Andare a vedere Diaz è un dovere civile. Il film di Daniele Vicari sulle violenze perpetrate da alcuni reparti della polizia durante il G8 di Genova del luglio 2001, non sarà una visione piacevole, non sarà una visione divertente, non sarà una visione conciliante. Sarà, in compenso, un'esperienza memorabile....Questo è il pregio etico ed estetico di questo film potente e commovente: ci investe con un flusso di immagini destinate a restare nella memoria e, ancor di più, riconsegna una storia per immagini che finalmente consente agli italiani della presente e delle future generazioni di far entrare nella propria memoria nazionale i fatti accaduti nei terribili giorni di quel luglio d'inizio secolo e millennio..."

Secondo blocco
"...Che sarebbe andata a finire male, lo sapevamo tutti. Era letteralmente impossibile ignorarlo. Anche molti pacifisti non si illudevano sul fatto che i facinorosi e gli estremisti avrebbero partecipato al corteo senza rinunciare alla forza. Per questo il film Diaz, che mostra le violenze (ingiustificabili, a scanso di equivoci) delle forze dell'ordine ma non tutto il resto, è una occasione sciupata. Lungi dal poter fornire una versione «condivisa» dei fatti, può solo dividere e scontentare tanto la destra (che vorrebbe fosse mostrato tutto) quanto la sinistra (per la quale il film è accomodante e reticente). «Il racconto è completamente decontestualizzato; non viene mai spiegato perché 300mila persone quel luglio 2001 si siano recate a Genova..."

Firme
Non voglio fare nomi né di testate né di firme. Non è comunque difficile risalire agli autori di quei "blocchi". Intendo semplicemente rilevare le due prospettive, meglio, gli schieramenti opposti. Il primo possiede il sentimento di una crociata, è ideologico e politico. E certo è enfatico, con quella estensione al mondo e al millennio. Il secondo, rilevando l'intenzione criminale di chi invase Genova in quei giorni e la mise a ferro e fuoco, indica che dopotutto quei giovani "maltrattati", se la sono voluta -anche se le violenze erano "ingiustificabili"-. Anche qui c'è politica naturalmente. È la solita storia dell'informazione schierata. L'ho già scritto altre volte: l'intento teleologico che porta l'informatore non a dare la notizia ma a venderti e farti condividere le sue idee. È una delle anomalie, brutte e stucchevoli, del nostro sistema. E allora l'utente deve porsi in mezzo, analizzare, ignorare gli estremi e gli schieramenti, scremare e cercare di capire, di avvicinarsi per lo meno. Faticosamente, lo si può anche fare.

Il regista: Daniele Vicari è un 45enne che non aveva ancora firmato un'"opera". Ha fatto studi ed esercizi corretti, ha vinto un David come esordiente, un altro premio ex equo a Berlino. È "autore sociale" con le carte in regola anche se non è - faccio un copia e incolla che avevo riferito a GiordanaStone, Risi e neppure Rosi. Diaz è stata una grande idea, anche astuta, e una grande occasione. Il film è ben fatto. Che poi Vicari sia schierato è visibile e tattile, ma ne ha tutto il diritto. Un autore può concedersi tutta la parzialità che vuole, diciamo ... quasi tutta. Ma il punto non è la parzialità, è il dato di fatto, è la verità che il pubblico cerca di scovare. Vicari si è documentato, ha tutto letto e analizzato. I fatti che racconta sono veri. Poi naturalmente ci mette la sua creatività autoriale e "schierata". E ci mette quelle omissioni dette sopra.
C'è una sequenza proposta e riproposta, di un ragazzo che lancia una bottiglia -al rallenty- che sale, gira su se stessa, scende, arriva sul selciato. Non esplode perché non è una molotov, era solo vetro, va in mille pezzi. L'indicazione, certo indulgente, forse intende essere un deterrente: la violenza c'era, ma il vetro non è un esplosivo.

Polizia
I ragazzi che trovarono rifugio nella scuola Diaz, per passare la notte, furono svegliati dal frastuono della polizia che faceva irruzione. Qualche riga sui modelli: i poliziotti, tutti, di tutti i gradi, hanno facce inquietanti, e non belle. Così come i funzionari e i responsabili. Trattasi di discrezionalità artistica, ma non è discrezionalità quello che hanno fatto. Ecco, quello che hanno fatto: irrompono, manganelli in mano e cominciano a picchiare, sulle schiene, sulle ginocchia, sui volti, sulle teste. I ragazzi scappano, urlano, le forze dell'ordine incalzano senza pietà, e picchiano, picchiano. Le ferite sono impressionanti, sul pavimento si allargano macchie di sangue. Un poliziotto scarica il contenuto di un estintore addosso a un poveretto riducendolo una statua grigia. Una parte dei giovani, arrestati, vengono condotti in una caserma. Una ragazza straniera, ferita in tutto il corpo, denti e labbra sanguinanti, viene fatta spogliare mentre intorno, poliziotti e poliziotte si divertono. Deve andare in bagno, sanguina e chiede un assorbente, una donna agente le butta un foglio di giornale arrotolato. Un altro agente alza la testa di una ragazza ferita e le sputa in faccia. Alcuni corpi vengono ammucchiati uno sull'altro, nella sporcizia e nel sangue. Se non conosci la vicenda non puoi non pensare che metà di quei giovani a terra siano morti. In realtà ci furono solo feriti, in quel luogo, Carlo Giuliani era già stato ucciso. Non c'è dubbio che Vicari si sia concesso un "eccesso di racconto". Ma nel quadro dei fatti le forze dell'ordine fecero anche di peggio. Portarono false prove, molotov che non c'erano, e altro. I portavoce mentirono, anche maldestramente, ma ciò che è ancora peggio, tutti i responsabili, alla fine "quasi" la fecero franca. L'eccesso di racconto, la discrezionalità, le omissioni dell'autore pesano decisamente meno dei fatti. Le prime sono licenze, i secondi sono crimini.

Riproduco uno stralcio della recensione su MYmovies:
"...Alla fine di quella notte gli arrestati furono 93 e i feriti 87. Dalle dichiarazioni rese dai 93 detenuti (molti dei quali oggetto di ulteriori violenze alla caserma-prigione di Bolzaneto) nacque il processo in seguito al quale dei più di 300 poliziotti che parteciparono all'azione 29 vennero processati e, nella sentenza d'appello, 27 sono stati condannati per lesioni, falso in atto pubblico e calunnia, reati in gran parte prescritti. Mentre per quanto accaduto a Bolzaneto si sono avute 44 condanne per abuso di ufficio, abuso di autorità contro detenuti e violenza privata (in Italia non esiste il reato di tortura)..."

Unico
L'unico anziano che aveva trovato rifugio nella Diaz, massacrato come gli altri, rivolto a un poliziotto, pronuncia una semplice, corretta sentenza "avete fatto una cazzata". Un'altra sintesi è questa: siamo stati davvero come Grecia, Cile e Argentina della storia recente. Ma, grazie a dio, si trattava di quell'episodio, e magari di altri. Ma di episodi. I ragazzi, alla fine sono usciti da quella caserma, feriti e segnati, ma ne sono usciti. Negli altri Paesi non accadeva. Siamo una nazione triste, depressa e minacciata, ma cercando riesci ancora a scovare, magari provato e vilipeso, uno stato di diritto. Amnesty International definirà l'accaduto come "la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la fine della II guerra mondiale". Forse anche qui c'è dell'enfasi, ma certo è un dato. Era una "sospensione", appunto.

Ignoto
Evolvo la prospettiva, dalla critica all'"utente ignoto". Da undici anni l'utente è informato sui fatti di quel G8 genovese, molto informato. Servizi, documenti, approfondimenti, della carta, del video, della magistratura e della politica. Tutto è emerso. Si domanda l'utente: "Ma era necessaria la fiction? Quei giorni sono una memoria, non hanno bisogno di un promemoria e la punta dolorosa ci è entrata nella pelle. Lasciamo che si fermi alle costole, che non vada più in profondo. Per favore. Certo gran parte del nostro cinema è questo. No, non metto la testa sotto la sabbia, e so affrontare le angosce. Ma...qualcuna di meno, perché no?"

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