finellanera
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mercoledì 15 giugno 2011
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tutto il resto e' noia... poi ho visto questo film
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Quali che fossero le intenzioni iniziali, il risultato e' palese: meno che mediocre. Sale riempite da un pubblico sgomento, tradito da vera e propria pubblicita' ingannevole (il ruolo della critica cinematografica sembra essere sempre piu' simile a quello di megafono della major). Un cast di livello ma solo sulla carta (completamente privo di senso il ruolo interpretato da Sean Penn, senza spessore quello di Brad Pitt, ridicolo e irritante quello Jessica Chastain). Storia banalotta degna dei B-movie simil Rosamunde Pilcher, pausa di mezz'ora con documentario alla Piero Angela, finale senza capo ne coda che lascia soltanto una scia infinita di perplessita'. Il tutto condito da periodiche domande retoriche sul senso della vita, della morte, del senso stesso della vita e della morte.
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Quali che fossero le intenzioni iniziali, il risultato e' palese: meno che mediocre. Sale riempite da un pubblico sgomento, tradito da vera e propria pubblicita' ingannevole (il ruolo della critica cinematografica sembra essere sempre piu' simile a quello di megafono della major). Un cast di livello ma solo sulla carta (completamente privo di senso il ruolo interpretato da Sean Penn, senza spessore quello di Brad Pitt, ridicolo e irritante quello Jessica Chastain). Storia banalotta degna dei B-movie simil Rosamunde Pilcher, pausa di mezz'ora con documentario alla Piero Angela, finale senza capo ne coda che lascia soltanto una scia infinita di perplessita'. Il tutto condito da periodiche domande retoriche sul senso della vita, della morte, del senso stesso della vita e della morte. Da morire.
I titoli di coda avvertono che il supplizio e' finito e la crocifissione dello spettatore e' completata. Ma certo non gli basteranno tre giorni per resuscitare.
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angelialcinema
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giovedì 30 giugno 2011
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la sfida di malick all'anticristo di von trier
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Viaggio interiore nei rimpianti e nei ricordi, nelle gioie e nei dolori e nella vita e nella morte di una famiglia del Texas con un padre amorevole ma autoritario ed una madre liberty e leggera, che si sconvolge alla morte di uno dei tre figli. Toccherà al primo ripercorrere tutte le tappe di questa vita in un’odissea di immagini, di riflessioni perfino mistiche, di elementi primi ed assolutamente spersonalizzati di ciascuna vita. Terrence Malick realizza un film che sembra ispirarsi alle profonde riflessioni delle pellicole di Ingmar Bergman e soprattutto ad Antichrist di Lars Von Trier ma al contrario, laddove la salvazione non arriva attraverso la perversione e la perdizione ma in un cammino intriso di bellezza, perfino eccessiva e quindi inconcepibile.
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Viaggio interiore nei rimpianti e nei ricordi, nelle gioie e nei dolori e nella vita e nella morte di una famiglia del Texas con un padre amorevole ma autoritario ed una madre liberty e leggera, che si sconvolge alla morte di uno dei tre figli. Toccherà al primo ripercorrere tutte le tappe di questa vita in un’odissea di immagini, di riflessioni perfino mistiche, di elementi primi ed assolutamente spersonalizzati di ciascuna vita. Terrence Malick realizza un film che sembra ispirarsi alle profonde riflessioni delle pellicole di Ingmar Bergman e soprattutto ad Antichrist di Lars Von Trier ma al contrario, laddove la salvazione non arriva attraverso la perversione e la perdizione ma in un cammino intriso di bellezza, perfino eccessiva e quindi inconcepibile. Non ci sono elementi materiali, il lavoro, il successo, le persone…Tutto è etereo, sovradimensionale. Strano che sia uscito in piena estate un film che vale le sere d’inverno, in solitudine, per chi ha voglia di pensare e di porsi domande che però non otterranno risposta se non dallo spettatore. Bellissima l’interpretazione di Jessica Chastain, un po’ vuota e a disagio quella di Pitt, emblematica ed astrusa, come sempre, quella del grande Sean Penn. Non vi stancate nel primo tempo e non ostinatevi a voler capire, il film, un po’ come la vita, non va capito, ma vissuto al di là della storia che lo sottende, come si guarda un albero, al di là della sua storia. Un capolavoro? No, ma sicuramente un’idea molto originale, difficile ed apprezzabile.
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_oldboy_
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lunedì 23 settembre 2013
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immenso ed emozionante, un capolavoro assoluto
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The tree of life è, indiscutibilmente, uno dei migliori film usciti al cinema da molto tempo a questa parte. Il film è un esperienza più che una visione perchè, grazie ad una combinazione di colonna sonora, regia e fotografia (Mai visto nulla del genere prima a livello di qualità dell'immagine) riesce, per più di due ore di durata, a colpire ripetutamente lo spettatore nel' inconscio. Più che alla storia, the tree of life vuole far sperimentare allo spettatore le stesse sensazioni che provano i personaggi del film. E ci riesce con una grazia e poesia che non ha precedenti nella storia del cinema. Il film alterna momenti di purò dialogo e scavo psicologico nei personaggi ad altri costituiti semplicemente di suoni, immagini e emozioni, che compongono quasi una poesia priva di parole.
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The tree of life è, indiscutibilmente, uno dei migliori film usciti al cinema da molto tempo a questa parte. Il film è un esperienza più che una visione perchè, grazie ad una combinazione di colonna sonora, regia e fotografia (Mai visto nulla del genere prima a livello di qualità dell'immagine) riesce, per più di due ore di durata, a colpire ripetutamente lo spettatore nel' inconscio. Più che alla storia, the tree of life vuole far sperimentare allo spettatore le stesse sensazioni che provano i personaggi del film. E ci riesce con una grazia e poesia che non ha precedenti nella storia del cinema. Il film alterna momenti di purò dialogo e scavo psicologico nei personaggi ad altri costituiti semplicemente di suoni, immagini e emozioni, che compongono quasi una poesia priva di parole. Ma forse il pregio maggiore del film è la mancanza di una sua teoria su dio (tutto il film è incentrato sulla fede religiosa e l'ateismo).Il film dopo averci sommerso di emozioni lascia a noi le nostre riflessioni, senza suggerire tesi e senza giudicare i vari tipi di pensiero sull'argomento. Riesce a far riflettere con rinnovato interesse su un argomento infinito e complesso. E non è poco. Si potrebbe discutere su The tree of life per ore....non è proprio questo il bello?
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padly
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domenica 22 maggio 2011
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avrei voluto realizzare un film come questo...
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Se fossi stato un regista, avrei voluto realizzare un film come "The Three of Life", capace di rappresentare il tema della vita e del suo senso in modo così efficace e coinvolgente. La sensazione dominamte durante la visione è quella di una meravigliosa (pur se a tratti drammatica) sinfonia nella quale sono sapientemente orchestrati visivamente ed emotivamente: macrocosmo, microcosmo, coscienza e umanità. Al centro una coscienza in conflitto alla ricerca di una soluzione che riconcili il passato con il presente e nel futuro. E' il dilemma di tutti noi: perchè siamo su questa terra? Da dove veniamo? Dove andremo? Perchè Dio permette il male? Non ci arriva una risposta razionale a questi interrogativi (anche perchè non sareppe concepibile), ma un invito ad amare per essere felici e la speranza che tutto si riconcili nel principio vitale che ci ha generati e che è inizio, fine e tutto.
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Se fossi stato un regista, avrei voluto realizzare un film come "The Three of Life", capace di rappresentare il tema della vita e del suo senso in modo così efficace e coinvolgente. La sensazione dominamte durante la visione è quella di una meravigliosa (pur se a tratti drammatica) sinfonia nella quale sono sapientemente orchestrati visivamente ed emotivamente: macrocosmo, microcosmo, coscienza e umanità. Al centro una coscienza in conflitto alla ricerca di una soluzione che riconcili il passato con il presente e nel futuro. E' il dilemma di tutti noi: perchè siamo su questa terra? Da dove veniamo? Dove andremo? Perchè Dio permette il male? Non ci arriva una risposta razionale a questi interrogativi (anche perchè non sareppe concepibile), ma un invito ad amare per essere felici e la speranza che tutto si riconcili nel principio vitale che ci ha generati e che è inizio, fine e tutto..
Non è un film facile. Dopo la proiezione ho sentito dire: "Mah! Pensavo fosse un film d'azione...", "No è una storia...è così, come si vive.." e che "Ci hanno messo un pò di tutto..". Forse non si può del tutto dissentire, ma certo è che vorresti che questo film, come la vita, non finisse mai...
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flyanto
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domenica 22 maggio 2011
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mio commento personale
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Film sul mistero della vita narrata attraverso l' esistenza quotidiana di una famiglia americana degli anni '50. Il progetto è troppo ambizioso per essere riuscito in pieno ma il film in generale, con le scene minuziose l' accurata fotografia ed i quesiti che sollevano nello spettatore elevano quest'opera ad un alto livello. Molto apprezzabile il fatto che il regista non giunga mai ad una soluzione, ad una lezione di vita o ad una spiegazione chiarificatrice, ma che sollevi solo dubbi, curiosità nonchè prese di coscienza nel pubblico Eccessiva, invece, la prima parte sulla creazione del mondo, ben rappresentata ma, appunto, vista la lungaggine, strabordante ai fini della trama del film.
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Film sul mistero della vita narrata attraverso l' esistenza quotidiana di una famiglia americana degli anni '50. Il progetto è troppo ambizioso per essere riuscito in pieno ma il film in generale, con le scene minuziose l' accurata fotografia ed i quesiti che sollevano nello spettatore elevano quest'opera ad un alto livello. Molto apprezzabile il fatto che il regista non giunga mai ad una soluzione, ad una lezione di vita o ad una spiegazione chiarificatrice, ma che sollevi solo dubbi, curiosità nonchè prese di coscienza nel pubblico Eccessiva, invece, la prima parte sulla creazione del mondo, ben rappresentata ma, appunto, vista la lungaggine, strabordante ai fini della trama del film. Molto bravi, inoltre, Brad Pitt nella parte del padre dispotico ed il bambino che interpreta suo figlio.
Pienamente d' accordo con l' assegnazione della Palma D'Oro al Festival di Cannes (sebbene non abbia visto gli altri films in concorso).
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gabriella
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venerdì 5 agosto 2011
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esondante
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Non è facile quando si vuole sovvertire uno schema narrativo definito, classico e ci s'inoltra in un campo prevalentemente visivo, quando si sceglie sia l'immagine a parlare, a raccontare, rovesciare il linguaggio della parola con quello di un'immersione totale nelle immagini, lasciare che ci scivolino addosso, mettersi in ascolto e udirne i significati, specie in una realtà, quale la nostra stordita dalle parole, dai dialoghi, eppure l'esperimento riesce, perchè il film di Malick colpisce nel profondo, emoziona, non lascia indifferenti.
Scaraventati nell'immensità dell'universo, si prende coscienza di far parte di una vastità, percorrendo un perpetuarsi incessante dalle origini, in tutto il film c'è un'alternanza di forze opposte, la luce, il buio, il bene , il male, l'amore, l'odio, perchè non esiste l'uno senza l'altro.
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Non è facile quando si vuole sovvertire uno schema narrativo definito, classico e ci s'inoltra in un campo prevalentemente visivo, quando si sceglie sia l'immagine a parlare, a raccontare, rovesciare il linguaggio della parola con quello di un'immersione totale nelle immagini, lasciare che ci scivolino addosso, mettersi in ascolto e udirne i significati, specie in una realtà, quale la nostra stordita dalle parole, dai dialoghi, eppure l'esperimento riesce, perchè il film di Malick colpisce nel profondo, emoziona, non lascia indifferenti.
Scaraventati nell'immensità dell'universo, si prende coscienza di far parte di una vastità, percorrendo un perpetuarsi incessante dalle origini, in tutto il film c'è un'alternanza di forze opposte, la luce, il buio, il bene , il male, l'amore, l'odio, perchè non esiste l'uno senza l'altro. Natura e Grazia s'incontrano per generare la vita ( bellissime le immagine della nascita, del neonato),, rendendo perfetto e armonico l'universo intero, una simmetria di suoni, di colori, una voce all'unisono, finchè le due forze opposte si scindono, la natura prende il sopravvento, assume forme distorte sconvolgendo gli equilibri in un'asimmetria del dolore. Il pretesto narrativo è costituito dalla famiglia O Brien, un padre autoritario, severo con i figli, una madre dolcissima, ma sottomessa al marito; anche nei genitori il modello educativo è sbilanciato, lui pretende troppo da dei bambini, addirittura vuol essere chiamato "signore", concede poco alla tenerezza, lei invece è amorevole, ma priva della volontà necessaria a difendere i propri figli dalle angherie del padre, in effetti non riesce a difendere nemmeno sè stessa _ Ti fai trattare da lui come uno straccio_, la rimprovera il figlio maggiore che cresce diviso da sentimenti contrastanti. Poi il dolore, improvviso, sordo, si abbatte su questa famiglia, la morte del primogenito, non si capisce come, s'intuisce potrebbe essere in guerra nel Vietnam ( le date sono plausibili), annichilisce. E il primogenito,lo ritroviamo cinquantenne, alla soglia di trovare la risposta alla sua domanda " perchè accade questo", domanda che l'ha perseguitato, torturato fino al momento di trovarsi in un'altra dimensione , che potremmo definire paradiso, nel senso di pace interiore, di accettazione, di capire che l'amore comprende ogni cosa e che una persona non si perde mai veramente quando fa parte di noi, rivive attraverso il ricordo e con la speranza di potersi ricongiungere un giorno.
Sicuramente non è un film facile, non accontenta tutti, specie chi al cinema ci va solo per passare un paio d'ore di puro intrattenimento, opre come queste non sono destinate al grande pubblico ( basta vedere la classifica dei film che hanno registrato più incassi per farsi un'idea) , però secondo me merita di darci un'occhiata, se non altro per un'idea diversa, innovativa di cinema. Quando ci troviamo di fronte a opere grandiose, possiamo anche dire che non ci piacciono, ma non possiamo dire che non si tratta di arte.
Mi è piaciuto il commento di Roberto Benigni riguardo il film di Malick.. dice _E' come se Michelangelo avesse appena terminato la Cappella Sistina e t'invitasse a vederla. Ti trovi di fronte alla bellezza, alla grandezza, rimani senza parole_ Di certo Benigni non si risparmia nei commenti, tipico del modo di essere, della sua smisurata passione per l'arte ( vedi Dante), però, per una volta, restiamo veramente senza parole e lasciamo siano gli altri sensi a farlo.
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giacomogabrielli
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giovedì 29 settembre 2011
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a malick odissey ****
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Il poetico regista de La sottile linea rossa è tornato in grande stile come mai aveva fatto prima d'ora. Se Kubrick non avesse girato 2001 Odissea nello spazio, direi che un originale tour nell'intimità e nei segreti dell'umanità, dello spazio e di tutto ciò che ci circonda ce lo ha regalato Terrence Malick con questo grande film. Grande come non mai, fotografato e diretto come di rado ormai. Un grande esempio di come si può far grande il cinema, una testimonianza che rivaluta la tecnica del documentario, che al cinema funziona tutt'oggi se sfruttata come si deve. Spettacolari tutte le inquadrature, specialmente le sequenze dello spazio, del sole e delle eruzioni vulcaniche.
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Il poetico regista de La sottile linea rossa è tornato in grande stile come mai aveva fatto prima d'ora. Se Kubrick non avesse girato 2001 Odissea nello spazio, direi che un originale tour nell'intimità e nei segreti dell'umanità, dello spazio e di tutto ciò che ci circonda ce lo ha regalato Terrence Malick con questo grande film. Grande come non mai, fotografato e diretto come di rado ormai. Un grande esempio di come si può far grande il cinema, una testimonianza che rivaluta la tecnica del documentario, che al cinema funziona tutt'oggi se sfruttata come si deve. Spettacolari tutte le inquadrature, specialmente le sequenze dello spazio, del sole e delle eruzioni vulcaniche. Girato praticamente tutto in steadicam ed in grandangolo, è un'opera che vede al suo centro la natura come parte dell'uomo e viceversa, il tutto avvolto in un grande ed affascinante mistero. Bravo Brad Pitt e gli altri interpreti. Sean Penn è quasi inesistente. Girato con tutto ciò che Malick ha potuto usare: dal calssico 35mm, alla nuova Red One Camera, al 65mm. Un film completo, come vasta è la sua ricchezza di immagini, suoni ed emozioni. A MALICK ODISSEY ****
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rosara
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martedì 24 maggio 2011
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toccante ma anche noioso
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I temi su cui ruota la storia (infanzia, legami familiari, tragedia) sono toccanti e resi con linguaggio essenziale in grado di far intravvedere l'indicibikle. Purtropppo, ogni tanto il regista si fa prendere la mano dalle scorciatoie verso il sublime e propina allo spettatore interminabili sequenze di video di vulcani in eruzione, onde marine, nebulose celesti, una indicibile accozzaglia di immagini che si susseguono durante lunghe sequenze, senza seguire un percorso, ma solo per la loro apparente spettacolarità che non si coniuga in alcun modo con la storia.
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marcel cerdan
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mercoledì 25 maggio 2011
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sulle ali della bellezza
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Non è un film semplice The tree of life. Di certo non è un film scontato, lo si legge nelle facce del pubblico che lascia il cinema con sentimenti contrastanti. C'è chi si è annoiato a morte e giustamente lo dice, c'è chi lo ha trovato pretenzioso e persino in certe parti scontato, c'è chi è talmente emozionato che non riesce a descrivere le proprie sensazioni. Chi scrive appartiene a questo terzo gruppo di persone. Perchè The tree of life è un film indescrivibile e anche scriverne un commento è tutt'altro che facile. La bellezza delle musiche e delle immagini possono travolgerti ma il film non è soltanto questo.
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Non è un film semplice The tree of life. Di certo non è un film scontato, lo si legge nelle facce del pubblico che lascia il cinema con sentimenti contrastanti. C'è chi si è annoiato a morte e giustamente lo dice, c'è chi lo ha trovato pretenzioso e persino in certe parti scontato, c'è chi è talmente emozionato che non riesce a descrivere le proprie sensazioni. Chi scrive appartiene a questo terzo gruppo di persone. Perchè The tree of life è un film indescrivibile e anche scriverne un commento è tutt'altro che facile. La bellezza delle musiche e delle immagini possono travolgerti ma il film non è soltanto questo. C'è la storia che sembra lontana e invece ti prende piano piano e ti porta a vivere e a capire le sensazioni di inadeguatezza e sofferenza del protagonista. Nulla è scontato: il padre di famiglia è un uomo duro (ma lo è davvero? Non è forse un uomo del suo tempo?) la madre è una donna debole e remissiva (ma in realtà è l'elemento più forte della famiglia, è lei il vero albero della vita!). Il senso di colpa per la morte del fratello più sensibile e dotato, e forse anche quello più amato dal padre, ci viene dato con il passare dei minuti vedendo queste scene di quotidiana felicità ed infelicità. Il tutto fino all'abbandono della casa di famiglia e qui la magia si spezza. E si rompe forse anche la magia del film che fino ad allora ha proceduto sull'orlo di una trama tagliente senza mai cadere nella banalità. Gli ultimi minuti, a modesto parere di chi scrive, sono una caduta di stile. Si finisce in una sorta di spot new age e si rimane freddi dopo aver spesso sfiorato la commozione.
Grazie comunque mister Malick, once again.
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francesco gatti
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giovedì 19 maggio 2011
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il passaggio di una cometa
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Un film bellissimo, e molto difficile. Più che una prova d’autore, una solenne e definitiva sfida registica, che il filosofo prestato alla macchina da presa ha dimostrato di vincere.
Un film su due piani narrativi: quello della famiglia O’ Bryan (Brad Pitt padre, Jessica Chastain madre) del midwest, con i sogni, le speranze e le certezze del sogno americano degli anni ’50. Vengono al mondo tre figli: il primo, in particolare (Jack, Hunter McCracken da bambino, Sean Penn da adulto) è schiacciato nella morsa del differente modello etico, e non solo educativo, dei genitori: ispirato all’imposizione di sé, al rispetto delle regole, alla rigidità, ed alla forza quello del padre (la via della natura), dedito all’amore universale, alla comprensione, al perdono, all’accettazione dell’altro e degli altri quello della madre (la via della grazia).
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Un film bellissimo, e molto difficile. Più che una prova d’autore, una solenne e definitiva sfida registica, che il filosofo prestato alla macchina da presa ha dimostrato di vincere.
Un film su due piani narrativi: quello della famiglia O’ Bryan (Brad Pitt padre, Jessica Chastain madre) del midwest, con i sogni, le speranze e le certezze del sogno americano degli anni ’50. Vengono al mondo tre figli: il primo, in particolare (Jack, Hunter McCracken da bambino, Sean Penn da adulto) è schiacciato nella morsa del differente modello etico, e non solo educativo, dei genitori: ispirato all’imposizione di sé, al rispetto delle regole, alla rigidità, ed alla forza quello del padre (la via della natura), dedito all’amore universale, alla comprensione, al perdono, all’accettazione dell’altro e degli altri quello della madre (la via della grazia).
La storia di Jack, della sua famiglia, dei suoi fratelli, dei vicini, e della stessa comunità di noi poveri “terrestri” è la storia della vita, dalla notte dei tempi, e fino alla fine dei tempi, e a quello che sembra essere il giudizio dei vivi, e dei morti. E’ la storia dell’universo, e dei mondi che lo compongono: dalla comparsa della vita, all’evoluzione delle specie, sempre, nel dualismo natura-grazia, che, nel microcosmo della famiglia O’Bryan, si ripete.
Solo Terrence Malick poteva fondere darwinismo e religiosità, scienza e spiritualità. Solo Terrence Malick poteva permettersi sequenze molto lunghe senza un dialogo, dense delle riflessioni di Jack, e dei suoi genitori (in quest’opera l’”io” narrante è tripartito) degne del più sofisticato documentario del National Geographic, senza scadere nel didascalico o peggio “finto”. Solo Terrence Malick poteva permettersi una riflessione tanto profonda sulla solitudine dell’uomo, condizione immanente del nostro essere così piccoli di fronte all’immensità del mondo.
Solo Terrence Malick, circondato da stars del calibro di Pitt e Penn, poteva affidare l’ossatura stessa dell’opera a non professionisti (sono i bambini i veri protagonisti del film: McCracken ha un’intensità di recitazione ed una naturalezza impareggiabile).
Solo Terrence Malick poteva convogliare tanta energia, forza, e disperazione nei solchi di un vinile e della musica che accompagna la storia del Cosmo, e, quindi, di tutti noi, solo come Kubrick aveva saputo fare, e, probabilmente, nessuno saprà mai fare.
Se la “Sottile Linea Rossa” era la “preghiera di fine millennio”, questa è la preghiera di inizio millennio. Abbiamo aspettato il timido texano per provare a comprendere ciò che resta in ogni caso un mistero, la cui risposta non può essere “42!”: lui ci ha dipinto l’affresco, ora sta a noi guardarlo, e interpretarlo, senza pregiudizi o limitazioni nell’approccio verso l’altro.
Abbiamo aspettato tanto, ma siamo stati ripagati. Abbiamo assistito al passaggio di una cometa, ad un’eclissi: eravamo lì, proprio lì… proprio così, stringendo la mano di chi amiamo, della persona a cui chiediamo di aiutarci e sostenerci. Oggi, domani, e sempre.
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[+] ok!
(di bordata)
[ - ] ok!
[+] volevo ringraziarti ma anche capire
(di mario piunti)
[ - ] volevo ringraziarti ma anche capire
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