Non è facile quando si vuole sovvertire uno schema narrativo definito, classico e ci s'inoltra in un campo prevalentemente visivo, quando si sceglie sia l'immagine a parlare, a raccontare, rovesciare il linguaggio della parola con quello di un'immersione totale nelle immagini, lasciare che ci scivolino addosso, mettersi in ascolto e udirne i significati, specie in una realtà, quale la nostra stordita dalle parole, dai dialoghi, eppure l'esperimento riesce, perchè il film di Malick colpisce nel profondo, emoziona, non lascia indifferenti.
Scaraventati nell'immensità dell'universo, si prende coscienza di far parte di una vastità, percorrendo un perpetuarsi incessante dalle origini, in tutto il film c'è un'alternanza di forze opposte, la luce, il buio, il bene , il male, l'amore, l'odio, perchè non esiste l'uno senza l'altro. Natura e Grazia s'incontrano per generare la vita ( bellissime le immagine della nascita, del neonato),, rendendo perfetto e armonico l'universo intero, una simmetria di suoni, di colori, una voce all'unisono, finchè le due forze opposte si scindono, la natura prende il sopravvento, assume forme distorte sconvolgendo gli equilibri in un'asimmetria del dolore. Il pretesto narrativo è costituito dalla famiglia O Brien, un padre autoritario, severo con i figli, una madre dolcissima, ma sottomessa al marito; anche nei genitori il modello educativo è sbilanciato, lui pretende troppo da dei bambini, addirittura vuol essere chiamato "signore", concede poco alla tenerezza, lei invece è amorevole, ma priva della volontà necessaria a difendere i propri figli dalle angherie del padre, in effetti non riesce a difendere nemmeno sè stessa _ Ti fai trattare da lui come uno straccio_, la rimprovera il figlio maggiore che cresce diviso da sentimenti contrastanti. Poi il dolore, improvviso, sordo, si abbatte su questa famiglia, la morte del primogenito, non si capisce come, s'intuisce potrebbe essere in guerra nel Vietnam ( le date sono plausibili), annichilisce. E il primogenito,lo ritroviamo cinquantenne, alla soglia di trovare la risposta alla sua domanda " perchè accade questo", domanda che l'ha perseguitato, torturato fino al momento di trovarsi in un'altra dimensione , che potremmo definire paradiso, nel senso di pace interiore, di accettazione, di capire che l'amore comprende ogni cosa e che una persona non si perde mai veramente quando fa parte di noi, rivive attraverso il ricordo e con la speranza di potersi ricongiungere un giorno.
Sicuramente non è un film facile, non accontenta tutti, specie chi al cinema ci va solo per passare un paio d'ore di puro intrattenimento, opre come queste non sono destinate al grande pubblico ( basta vedere la classifica dei film che hanno registrato più incassi per farsi un'idea) , però secondo me merita di darci un'occhiata, se non altro per un'idea diversa, innovativa di cinema. Quando ci troviamo di fronte a opere grandiose, possiamo anche dire che non ci piacciono, ma non possiamo dire che non si tratta di arte.
Mi è piaciuto il commento di Roberto Benigni riguardo il film di Malick.. dice _E' come se Michelangelo avesse appena terminato la Cappella Sistina e t'invitasse a vederla. Ti trovi di fronte alla bellezza, alla grandezza, rimani senza parole_ Di certo Benigni non si risparmia nei commenti, tipico del modo di essere, della sua smisurata passione per l'arte ( vedi Dante), però, per una volta, restiamo veramente senza parole e lasciamo siano gli altri sensi a farlo.
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