astromelia
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domenica 4 dicembre 2011
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dark side of von trier
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per vedere un film di lars von trier bisogna essere predisposti e creare uno spazio particolare,dove cercarne di capire il senso,perchè non sai mai se i suoi film sono una metafora o se le tragedie che si avvertono fin dalla prima sequenza sono un frutto reale e fine a se stesso,fattosta che questo film mi sembra meno riuscito nell'intento dei suoi precedenti,l'accostamento tra situazioni familiari e fine del mondo può avere un nesso solo in fase di cambiamento non di fine totale,quello che mi disturba è la presa con camera a mano,che ubriaca le inquadrature,do 4 stelle nonostante,la fotografia e l'apertura iniziale sono spettacolari,anche se dal prologo si intuisce la trama.
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per vedere un film di lars von trier bisogna essere predisposti e creare uno spazio particolare,dove cercarne di capire il senso,perchè non sai mai se i suoi film sono una metafora o se le tragedie che si avvertono fin dalla prima sequenza sono un frutto reale e fine a se stesso,fattosta che questo film mi sembra meno riuscito nell'intento dei suoi precedenti,l'accostamento tra situazioni familiari e fine del mondo può avere un nesso solo in fase di cambiamento non di fine totale,quello che mi disturba è la presa con camera a mano,che ubriaca le inquadrature,do 4 stelle nonostante,la fotografia e l'apertura iniziale sono spettacolari,anche se dal prologo si intuisce la trama.
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weach
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domenica 4 dicembre 2011
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dalla morte traspare una visione del nulla?
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Melancholia di Lars Von Trier
anno produzione ottobre 2011
è Soseso fra il visionario ed il cinico meccanicismo; appare sprovvista di aspettative spirituali ;vive la fine come attimo di vera dissoluzione senza riuscire a farsene una ragione, tanto meno si intravede purificazione per l'assenza di una visone armonica del tutto .
Il dualismo di Justine e Claire di fronte alla morte ripropone in qualche modo dubbi e sospensione della lettura definitiva.
Tante riflessioni emergono nella loro intensità grazie a splendidi attori ed una regia veramente estetica introspettiva , sofferta.
E' forse film che descrive, con un sentire trasognato ed estetico, il sofferto conflitto fra forma ed energia , fra materia e spirito, fra i diversi piani dell’ essere che si osservano , si compenetrano ,si desiderano , si respingono in fiero tenzone ,poi inevitabilmente si ricompongono essendo solo per, per illusione , distinti???
Resta aperta questa lettura come pure la visione del perire, finire ,inaccettabile, sofferto e disperato.
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Melancholia di Lars Von Trier
anno produzione ottobre 2011
è Soseso fra il visionario ed il cinico meccanicismo; appare sprovvista di aspettative spirituali ;vive la fine come attimo di vera dissoluzione senza riuscire a farsene una ragione, tanto meno si intravede purificazione per l'assenza di una visone armonica del tutto .
Il dualismo di Justine e Claire di fronte alla morte ripropone in qualche modo dubbi e sospensione della lettura definitiva.
Tante riflessioni emergono nella loro intensità grazie a splendidi attori ed una regia veramente estetica introspettiva , sofferta.
E' forse film che descrive, con un sentire trasognato ed estetico, il sofferto conflitto fra forma ed energia , fra materia e spirito, fra i diversi piani dell’ essere che si osservano , si compenetrano ,si desiderano , si respingono in fiero tenzone ,poi inevitabilmente si ricompongono essendo solo per, per illusione , distinti???
Resta aperta questa lettura come pure la visione del perire, finire ,inaccettabile, sofferto e disperato. L'arte è nel dolore , nell'infelicità, nell' insufficienza , nell'inadeguatezza, nella morte, nella provvisorietà: se così vogliamo parlare allora Melancholia è espressione artistica , sentimento complesso ed esistenziale dove la regia riesce mirabilmente a comunicare e farci condividere il suo disagio esistenziale .
il sentire di Justine e Claire ,le due sorelle nel film, di fronte alla morte prossima ventura, è sentire emotivo, forte che indaga nella profondità dell'essere nell'attimo in cui sta per sopravvenire la fine di tutto :reazioni umani contrapposte di accettazione o di sofferenza ma anche di evoluzione e di composizione potrebbero essere le letture che si voglio rappresentare .
Ancora rintoccano le campane " disperate "di Lars Von Trier nel suo film le onde del destino , con quel sordo , ossessivo, richiamo di morte. A stento mi sono salvato da un attacco di depressione ed un senso di tristezza mi ha oscurato per molto tempo ; in quell'occasione scrissi "anche il finale è senza luce ,speranza ,le campane urlano di dolore...se il regista contiene veramente tutte queste cose ha decisamente qualcosa che non va. Certo non è film che lascia indifferenti ma neanche la morte lascia indifferenti, poi senza un poco di luce si fa morire anche chi vuol vivere"
Mi ritrovo dentro questo Melancholia e non riesco a coglierne il significato : per un attimo propendo per un film catartico , una sorta di cerimonia di purificazione con una promessa di sacrificio planetario , la perdita della nostra complessiva opportunità di essere,con una sua conclusione rituale propiziatoria che coincide con l'accettazione del sacrifico, con l'ablazione del se e di tutto" l'essere " che si agita nel globo!!!!!!!
Ma poi tale assunto appare poco convincente l'ipotesi catartica in Lars Von Trier, visto che il nostro regista vive , con un destino quasi monocorde , sull'orlo di un abisso senza fine ; la purificazione ,anche nella fine, sembra un miraggio sempre lontano.
Lars Von Trier ha , l'opportunità sempre di ricredersi sulla sua visione del mondo ma in lui è evidente un compiacimento nel sapore del "finire".
Suggeriamo la seguente terapia : vada più spesso nelle terre del sud e si sottoponga a lunghi bagni di sole.
Melancholiaè Fantascienza ? No assolutamente!Apocalittico? Neppure ! Forse solo intimamente esistenziale e drammatico si.
Una ricerca estetica di sicuro rilievo, un 'ambientazione surreale sono il corollario di questa storia che appare prevalentemente introspettiva.,onirica, trasognata, infelice .
Cosa vogliamo conservare di questo lavoro , comunque intenso come sempre?
Direi un sentimento di provvisorietà à che Lars Von Trier ben conosce e che, con cadenza estetica e lenta perfettamente riesce a far insinuare nei meandri complessi delle nostra menti.
Una occasione di riflessione da non perdere comunque .
Vale tre stelle d'ore ed un poco della nostra tristezza che inevitabilmente affiora.
buona visione
weach illuminati
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tiamaster
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giovedì 24 novembre 2011
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un film che alla fine e all'inizio è pura arte.
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l'inizio e la fine.Più che visivamente potenti sono pure opere d'arte visionarie.Lars von trier dopo il pessimissimo antichrist e le prime delle affermazioni naziste che probabilmente gli hanno portato via la palma d'oro,il regista danese fabbrica un ottimo film di fantascienza in cui la psicologia dei personaggi è la vera prottagonista.Malancholia è quindi un film che dà il meglio di sè all'inizio e alla fine,mentre in mezzo c'è il classico matrimonio che semina discordia (forse è proprio questo il difetto principale),che serve a far capire quello che von trier pensa:un mondo di barbari.Un ottimo film,mai superficiale,di certo non leggero,ma magnifico.
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linus2k
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lunedì 21 novembre 2011
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il manifesto nichilista di lars von trier
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Leggo su Wikipedia: “La malinconia è una sorta di tristezza di fondo, a volte inconsapevole, che porta un soggetto al vivere passivamente, senza prendere iniziative, adattandosi agli avvenimenti esterni con la convinzione che non lo riguardino o che in essi non possa avervi un ruolo determinante.”
Justine è una donna bella, bionda, con un lavoro creativo ed importante, ad un passo dalla realizzazione sentimentale, sposandosi con un uomo che la ama profondamente. In una splendida villa realizza un matrimonio da sogno, con amici e parenti intorno… Eppure non è felice, non è emotivamente partecipe di questa gioia, anzi… Nei momenti clou della serata che la dovrebbe vedere protagonista, è assente, lontana, triste, passiva; rifiuta quel mondo che non è suo, rifiuta persino l’amore incondizionato del marito, e si annienta e allontana dalla sua realtà in una apatica sofferenza.
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Leggo su Wikipedia: “La malinconia è una sorta di tristezza di fondo, a volte inconsapevole, che porta un soggetto al vivere passivamente, senza prendere iniziative, adattandosi agli avvenimenti esterni con la convinzione che non lo riguardino o che in essi non possa avervi un ruolo determinante.”
Justine è una donna bella, bionda, con un lavoro creativo ed importante, ad un passo dalla realizzazione sentimentale, sposandosi con un uomo che la ama profondamente. In una splendida villa realizza un matrimonio da sogno, con amici e parenti intorno… Eppure non è felice, non è emotivamente partecipe di questa gioia, anzi… Nei momenti clou della serata che la dovrebbe vedere protagonista, è assente, lontana, triste, passiva; rifiuta quel mondo che non è suo, rifiuta persino l’amore incondizionato del marito, e si annienta e allontana dalla sua realtà in una apatica sofferenza.
Claire, sua sorella, è una donna realistica, decisamente meno bella, mora, calata nel suo mondo, ordinata e ben conscia del suo ruolo nella società, del suo ruolo come madre, come sposa, come figlia, come sorella. E’ la spalla per sostenere una sorella in profonda crisi. Sposata con un uomo colto e ricco, dimostra la sua ansia ed insicurezza davanti alla paura di perdere tutto quello che si è costruita, davanti al rischio che tutto possa essere travolto e distrutto dal pianeta Melancholia, nuovo pianeta scoperto per caso e destinato ad avvicinarsi pericolosamente alla Terra…
Tanto Justine rappresenta caos ed annullamento, tanto Clair rappresenta ordine e realtà, una sorta di Yin e yang su cui il regista gioca per tutto il film, sottolineata già dalla divisione (tipica del cinema di Von Trier) in 2 capitoli, ognuno dei quali intitolato ad una delle 2 donne, nonché da battute e passaggi quasi speculari.
Melancholia è in assoluto una pietra miliare del cinema di Von Trier: è una grande, potente, visivamente magnifica metafora della visione nichilistica della vita e Justine una eroina di tale pensiero, tanto debole davanti alla sua vita, come tanto forte e quasi cinica davanti all’imminente pericolo di distruzione totale... e poco importa se per i patiti di fantascienza, alcuni punti di questo film catastrofico non tornino (un pianeta piccolo come la Terra dovrebbe essere attratto da uno grande come Melancholia, e non l’inverso): il film arriva tutto, arriva il senso di angoscia, di annullamento, di piccolezza di fronte alla potenza della natura e del destino, un film profondamente emotivo, intenso, con riferimenti pittorici, poetici e cinematografici.
Introdotto, come ormai di tradizione del regista, da minuti di cinema visivamente potente e affascinante, aiutato da una fotografia che lascia spesso spiazzati davanti ad immagini potenti ed emotivamente forti, accompagnato da una colonna sonora importante e solenne, perfetta, Lars Von Trier supera se stesso, raggiunge un lirismo che in “The Antichrist” era solo accennato e segna il completo superamento di principi del “Dogma 95”, superamento che parte dal ripercorrere nella prima parte del film proprio uno dei topoi di questo movimento cinematografico, la cena di famiglia, già presente in “Festen”, il primo film del movimento (1998), per poi negare tutti i principi del Manifesto del 1995.
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cattivit
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sabato 19 novembre 2011
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non è fantascienza, ma un profondo drammatico.
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Non do un voto, perché mi aspettavo un film diverso.
Ma come si fa a classificare di Fantascienza un film del genere?
Va be', c'è una collisione planetaria sullo sfondo, ma ciò non toglie che sia un film riflessivo e di introspezione. Un Drammatico insomma!
Speravo si andasse più sull'hollywoodiano, non conoscendo il regista ma trovando nel cast nomi eccellenti.
E mi sono ritrovato non pronto a gustare un film con un ritmo davvero lento.
Lo spunto rimane ottimo per un geniale cambio di genere e fare un seguito post apocalittico.
Spero che in questo caso diano un treppiede al cameramen, l'unico che evidentemente ne era sprovvisto!
Quest'effetto di ripresa live non l'ho gradito.
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Non do un voto, perché mi aspettavo un film diverso.
Ma come si fa a classificare di Fantascienza un film del genere?
Va be', c'è una collisione planetaria sullo sfondo, ma ciò non toglie che sia un film riflessivo e di introspezione. Un Drammatico insomma!
Speravo si andasse più sull'hollywoodiano, non conoscendo il regista ma trovando nel cast nomi eccellenti.
E mi sono ritrovato non pronto a gustare un film con un ritmo davvero lento.
Lo spunto rimane ottimo per un geniale cambio di genere e fare un seguito post apocalittico.
Spero che in questo caso diano un treppiede al cameramen, l'unico che evidentemente ne era sprovvisto!
Quest'effetto di ripresa live non l'ho gradito...
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spike
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venerdì 18 novembre 2011
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affascinante
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Film affascinante ma che non riesce a farsi capire fino in fondo. Mentre la prima parte risulta poco convincente la seconda ridesta l'attenzione dello spettatore. Complesso ma da vedere.
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weach
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mercoledì 16 novembre 2011
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una catarsi che non è purificazione
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una catarsi che non è purificazione
Melanconia di Lars Von Trier
anno produzione ottobre 2011
Tante riflessioni emergono nella loro intensità grazie a splendidi attori ed una regia veramente estetica introspettiva , sofferta.
E' film che descrive, con un sentire trasognato ed estetico, il sofferto conflitto fra forma ed energia , fra materia e spirito, fra i diversi piani dell’ essere che si osservano , si compenetrano ,si desiderano , si respingono in fiero tenzone ,poi inevitabilmente si ricompongono essendo solo per, per illusione , distinti.
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una catarsi che non è purificazione
Melanconia di Lars Von Trier
anno produzione ottobre 2011
Tante riflessioni emergono nella loro intensità grazie a splendidi attori ed una regia veramente estetica introspettiva , sofferta.
E' film che descrive, con un sentire trasognato ed estetico, il sofferto conflitto fra forma ed energia , fra materia e spirito, fra i diversi piani dell’ essere che si osservano , si compenetrano ,si desiderano , si respingono in fiero tenzone ,poi inevitabilmente si ricompongono essendo solo per, per illusione , distinti.
Ancora rintoccano le campane " disperate "di Lars Von Trier nel suo film le onde del destino , con quel sordo , ossessivo, richiamo di morte. A stento mi sono salvato da un attacco di depressione ed un senso di tristezza mia ha oscurato per molto tempo ; in quell'occasione scrissi "anche il finale è senza luce ,speranza ,le campane urlano di dolore...se il regista contiene veramente tutte queste cose ha decisamente qualcosa che non va. Certo non è film che lascia indifferenti ma neanche la morte lascia indifferenti, poi senza un poco di luce si fa morire anche chi vuol vivere"
Mi ritrovo ora con Melancholia e cerco di percepire il senso di questo film : forse è un film catartico , una sorta di cerimonia di purificazione con una promessa di sacrificio planetario , la perdita della nostra complessiva opportunità di essere,con una sua conclusione rituale propiziatoria che coincide con l'accettazione del sacrifico, con l'ablazione del se e di tutto" l'essere " che si agita nel globo.
Ma forse è poco convincente l'ipotesi catartica in Lars Von Trier, visto che il nostro regista vive , con un destino quasi monocorde , sull'orlo di un abisso senza fine ; la purificazione ,anche nella fine, sembra un miraggio sempre lontano.
Lars Von Trier ha , l'opportunità sempre di ricredersi sulla sua visione del mondo ma in lui è evidente un compiacimento nel sapore del "finire".
Suggeriamo la seguente terapia : vada più spesso nelle terre del sud e si sottoponga a lunghi bagni di sole.
Melancholia è Fantascienza ? No assolutamente!Apocalittico? neppure ! Forse solo intimamente esistenziale e drammatico si.
L'arte è nel dolore , nell'infelicità, nell' insufficienza , nell'inadeguatezza, nella morte, nella provvisorietà: se così vogliamo parlare allora Melancholia è espressione artistica , sentimento complesso ed esistenziale dove la regia riesce mirabilmente a comunicare e farci condividere il suo disagio esistenziale .
il sentire di Justine e Claire ,le due sorelle nel film, di fronte alla morte prossima ventura, è sentire emotivo, forte che indaga nella profondità dell'essere nell'attimo in cui sta per sopravvenire la fine di tutto : reazioni umani contrapposte di accettazione o di sofferenza ma anche di evoluzione potrebbero essere le letture che si voglio rappresentare .
Una ricerca estetica di sicuro rilievo, un 'ambientazione surreale sono il corollario di questa storia che appare prevalentemente introspettiva.,onirica, trasognata, infelice .
Cosa vogliamo conservare di questo lavoro , comunque sofferto, come sempre?
Direi un sentimento di provvisorietà à che Lars Von Trier ben conosce e che, con cadenza estetica e lenta perfettamente riesce a far insinuare nei meandri complessi delle nostra menti.
Una occasione di riflessione da non perdere comunque .
Vale tre stelle d'ore ed un poco della nostra tristezza che inevitabilmente affiora.
buona visione
weach illuminati
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(di riccardo76)
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andyzerosettesette
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mercoledì 16 novembre 2011
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l'attesa della fine fra fatalismo e rassegnazione
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Variazione sul tema della fine del mondo, Melancholia è un intenso dramma che tiene avvinto lo spettatore ricorrendo a un'atmosfera opprimente, presagio di sciagure, nella quale i comportamenti dei personaggi e soprattutto la loro incomunicabilità contribuiscono con la freddezza dell'ambiente natuale a suggerire che qualcosa di terribile sta per accadere, e poco importa se riguarderà l'io interiore delle protagoniste oppure l'intero pianeta.
Chi non ha amato le sequenze di impatto più "estetico" di The Tree of Life di Malick, considerandole magari una sorta di divertissement fine a se stesso del regista, probabibilmente storcerà il naso anche di fronte al lungo prologo, introduzione composta di immagini suggestive a tema cosmico-naturalistico, che tuttavia andrebbero seguite con attenzione poichè non poco svelano sul senso complessivo dell'opera.
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Variazione sul tema della fine del mondo, Melancholia è un intenso dramma che tiene avvinto lo spettatore ricorrendo a un'atmosfera opprimente, presagio di sciagure, nella quale i comportamenti dei personaggi e soprattutto la loro incomunicabilità contribuiscono con la freddezza dell'ambiente natuale a suggerire che qualcosa di terribile sta per accadere, e poco importa se riguarderà l'io interiore delle protagoniste oppure l'intero pianeta.
Chi non ha amato le sequenze di impatto più "estetico" di The Tree of Life di Malick, considerandole magari una sorta di divertissement fine a se stesso del regista, probabibilmente storcerà il naso anche di fronte al lungo prologo, introduzione composta di immagini suggestive a tema cosmico-naturalistico, che tuttavia andrebbero seguite con attenzione poichè non poco svelano sul senso complessivo dell'opera.
Le protagoniste del film sono due sorelle, a ciascuna delle quali è dedicata una parte: Justine, interpretata da una sempre efficacemente stralunata e "assente" Kirsten Dunst, si è appena sposata ma durante il ricevimento da matrimonio altoborghese non sembra affatto felice, mentre Claire (Charlotte Gainsbourg), che sin dal matrimonio stesso tenta di riportarla alla razionalità e si impegna per "gestirne" lo stato depressivo, verrà progressivamente a perdere le sue certezze nella seconda parte del film, quando la sua vita familiare ripetitiva e controllata verrà sconvolta dalla preoccupazione per la notizia del passaggio del pianeta Melancholia in un'orbita relativamente vicina a quella terrestre.
Quello che rimane al termine della visione è l'alone di pessimismo e fatalismo che pervade tutta l'opera, accentuato da una fotografia che punta prima su colori come il giallo e il verde ma nelle loro versioni più "fredde", e poi su una patina di azzurrognolo lattiginoso che sembra imprigionare i personaggi, i quali del resto agiscono in una splendida tenuta immersa nella natura in un imprecisato ambiente norderuropeo, ma sostanzialmente, anche per scelta, sono privi di contatto col mondo esterno e con la società.
Efficace in tal senso è l'abbondante ricorso all'estetica dell'immaginario romantico, in particolare a quello leopardiano della "natura matrigna", e magari a quello decadente dei preraffaelliti.
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pocchi pini
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mercoledì 16 novembre 2011
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negativo
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Ottima colonna sonora, bella fotografia, un cast superlativo...ma la regia lascia a desiderare...la negatività di Lars si fa lentezza noiosa e inutile...solo l'eccezionale bravura degli attori convince a non abbandonare la sala prima della fine
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mattcacio
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mercoledì 16 novembre 2011
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von trier danza con la morte.
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Dannato Von Trier, colpisce ancora!
E lo fa con un film che pare proprio suo. Come se volesse raccontare il proprio stato d'animo attraverso due splendide anti-eroine come Justine e Claire. La prima (un'incantevole, e sempre più brava, Kirsten Dunst) è una novella sposa alle prese con i propri malumori interni. Fuori dagli schemi borghesi ai quali è invece "schiava" la sorella Claire (splendidamente interpretata da Charlotte Gainsbourg). La cura maniacale con la quale organizza il matrimonio della sorella ne è la più lampante dimostrazione. Ma è nella seconda parte del film che i personaggi amplificano il loro essere.
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Dannato Von Trier, colpisce ancora!
E lo fa con un film che pare proprio suo. Come se volesse raccontare il proprio stato d'animo attraverso due splendide anti-eroine come Justine e Claire. La prima (un'incantevole, e sempre più brava, Kirsten Dunst) è una novella sposa alle prese con i propri malumori interni. Fuori dagli schemi borghesi ai quali è invece "schiava" la sorella Claire (splendidamente interpretata da Charlotte Gainsbourg). La cura maniacale con la quale organizza il matrimonio della sorella ne è la più lampante dimostrazione. Ma è nella seconda parte del film che i personaggi amplificano il loro essere. Justine raggiunge lo stadio ultimo di malinconia. Una depressione che addirittura non la fa più camminare, ed cinismo che assomiglia fortemente a quello della madre. Claire, invece, mantiene il suo standard "umano", tentanto un inutile e naturale fuga. Il "senso di sopravvivenza" di ogni animale. Cosi vicine ma cosi diverse. Come la Luna e Melancholia. Una splendida quanto naturale, l'altra splendida quanto letale.
Indimenticabile l'incipit che fa subito pensare ad un qualcosa di "fantascientifico" e sensazionale, dato lo slow motion delle immagini e la loro bellezza che ricordano quadri di un museo che non esiste. E poi beh, Tristano e Isotta che ti entra dritto nelle vene.
Il film termina con la scena più bella. Quella stretta di mano tra Sorelle che può avere mille significati.
Anche se non ai livelli di Dogville e/o Dancer in the Dark, Melancholia resterà tra i must del Von Trier.
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