Anno | 2011 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 85 minuti |
Regia di | Pupi Avati |
Attori | Cesare Cremonini, Micaela Ramazzotti, Gianni Cavina, Andrea Roncato, Erika Blanc Manuela Morabito, Gisella Sofio, Marcello Caroli, Sara Pastore, Massimo Bonetti, Sydne Rome, Rita Carlini, Alessandro Haber, Patrizio Pelizzi, Massimiliano Andreoli. |
Uscita | venerdì 11 novembre 2011 |
Distribuzione | Medusa |
MYmonetro | 2,58 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 7 settembre 2022
Una storia d'amore impossibile tra una ragazza di buona famiglia e un mezzo mascalzone. Il film ha ottenuto 2 candidature ai Nastri d'Argento, In Italia al Box Office Il cuore grande delle ragazze ha incassato 1,7 milioni di euro .
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CONSIGLIATO NÌ
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Carlino Vigetti è un giovane uomo intraprendente che innamora le donne con sospiri di sambuco. Inaffidabile e analfabeta è il giovanotto a cui nessun padre concederebbe in sposa la propria figlia, a meno che non difetti di bellezza e ingegno. Sisto Osti, ricco e avido proprietario terriero della zona, decide suo malgrado di ricorrere a Carlino per maritare almeno una delle sue due figlie. Comprato con la promessa di una moto Guzzi, il ragazzo si reca ogni sera a casa Osti per corteggiarle e decidere quale delle due impalmare. Ma il ritorno da Roma della bella Francesca, figlia adottiva di Sisto, butta all'aria i piani del genitore che dovrà capitolare davanti al sentimento sbocciato tra la figliastra e Carlino. Ostinati a sposarsi e contro il parere di tutti realizzeranno il sogno del matrimonio ma la crisi è in agguato.
Lo aveva già fatto con Gli amici del Bar Margherita Pupi Avati, assumendo uno sguardo maschile su un mondo altrettanto maschile (e maschilista). Questa volta il suo cinema esce dai bar e dai confini emiliani, diffusi di fumo e Campari, per spostarsi nella campagna italiana degli anni Trenta, quando le donne avevano un cuore grande e rassegnato all'adulterio, quando l'infedeltà era congenita al matrimonio, indotta dal virile modello sociale dell'ideologia fascista e giustificata con un imperativo bisogno fisiologico di sesso. Muovendosi su un piano di consolidata nostalgia marginale e attraverso la storia d'amore tra un giovanotto farfallone e una giovane donna timorata di un dio bigotto, il regista emiliano ci racconta lo zelo antifemminista della dittatura fascista, che relegava la donna al focolare domestico, esaltava la maternità a sostegno della forza dello Stato nazionale e inibiva l'affermazione degli interessi individuali. Per questo motivo il Carlino di Cremonini, in giro sui colli marchigiani in sella a una bici 'special', diventa l'ennesimo mediocre fra i tanti che Avati ha saputo raccontare. Come i padri di Gianni Cavina e Andrea Roncato prima di lui, il personaggio popolano del cantante pop è elementare, affettivamente povero e simpatizzante ottuso della diversità naturale tra uomini e donne a evidente vantaggio dei primi, ancora e sempre meschini, detestabili, puttanieri, ninfomani, fanatici della sottana. Le donne dominanti sul fronte opposto del racconto e di quella porzione di Storia italiana sono mamme in cucina e zitelle in attesa, ragazze da sposare e puttane da comprare (e poi naturalmente disprezzare). A raccontare fuori campo il ritratto di provincia, immortalato dentro l'immancabile posa di gruppo, il figlio di una nuova generazione forse decisa a non 'formare' più maschi patetici. Interpretato da uno smarrito Cesare Cremonini e una 'sprecata' Micaela Ramazzotti, che La prima cosa bella di Virzì aveva magnificamente emancipato dal ruolo di 'coatta' rivelandone il carattere drammatico, Il cuore grande delle ragazze è un film insolvente col passato e col presente, una commedia insicura diretta in una condizione di rarefazione vitale. Un'opera minore che si rifugia in un passato remoto per evitare la penosa consapevolezza del presente. Il cuore di Avati è davvero altrove, lontano dall'amore 'cieco' di Marcorè per Angela, incapace di vederlo e di amarlo dentro un film, quello sì, garbato e poetico.
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Intervistato durante un programma radiofonico, Pupi Avati ha dichiarato di aver tratto ispirazione per la sceneggiatura di questo film dalla storia dei suoi nonni a cavallo del ventennio fascista, quando era indiscusso il ruolo egemone del maschio e la donna, succube, era destinata a sopportarne, con infinita pazienza, non solo le mattane ma anche le continue infedeltà, vissute, queste ultime, [...] Vai alla recensione »
Quest'ultimo film dei Avati si lascia guardare facilmente, forse troppo; una storia leggera ambientata in un'Italia (seppur appena appena accennata) dove l'uomo comandava a bacchetta e le donne o sottostavano o facevano le meretrici vivendo meglio (ma sottostavano lo stesso). Qualche spunto spiritoso, qualche altro (pochi) più introspettivo.
Siamo negli anni '30 e Carlino viene spedito dal padre mezzadro a corteggiare le due figlie del padrone, nella speranza che sposandone una salvi il podere. Ma Carlino perde completamente la testa per la terza figlia, quella che non doveva nemmeno vedere, e ricambiato (l'alito al biancospino pare faccia miracoli...) ribalta i piani del padre sposandola comunque.
Carlino è uno spirito semplice, analfabeta, figlio maggiore di uno dei dieci mezzadri di Sisto Osti. Questi è un arricchito proprietario terrierlo, puzzolente, che si esprime più con il fucile che con le parole. In un mondo dove i matrimoni combinati, più d'affari che d'amore, sono la regola, Sisto accetta l'iniziativa della moglie di sistemare almeno una [...] Vai alla recensione »
Probabilmente non c'è regista cinematografico(italiano ma non solo)capace, come Pupi Avati, di ri-creare il passato, fatto di tradizioni, il che vuol dire anche lacci e lacciuoli di superstizioni, credenze, idee ricevute, altro ancora. Ne"IL cuore grande delle ragazze"(anche in forma di romanzo, mi sembra, dello stesso Pupi Avati, ma forse mi sbaglio, non riuscendo più a [...] Vai alla recensione »
Quando l'allievo imita il maestro, può stare certo di aver già fatto una cazzata: il maestro si supera semmai. Chi osa è colui che emula, non colui che ripropone. Pupi Avati mi sta simpatico, non lo considero un grandissimo regista ma non lo sottovaluto nemmeno, ma lui, insieme a tanti altri, la devono fare finita di imitare Fellini. Capisco l'ispirazione e mettersi a citarlo in molte scene, ma riproporre [...] Vai alla recensione »
Carlino è uno spirito semplice, analfabeta, figlio maggiore di uno dei dieci mezzadri di Sisto Osti. Questi è un arricchito proprietario terrierlo, che si esprime più con il fucile che con le parole ed al quale i soldi non hanno levato il tanfo, nè insegnato la pulizia. In un mondo dove i matrimoni combinati, più d'affari che d'amore, sono la regola, [...] Vai alla recensione »
Sarebbe senz'altro riduttivo archiviare"Il cuore grande delle ragazze"(2011, Pupi Avati)come un film "storico". Scritto per intero da Pupi Avati, che mi sembra abbia pubblicato il testo anche come romanzo(ossia, non solo la"scneggiatura"), questo film è certamente "situato"storicamente negli anni Trenta dell'atroce dittatura fascista, ma [...] Vai alla recensione »
Dopo il bellissimo e drammatico Una Sconfinata Giovinezza, Pupi Avati ritorna con un’esile commedia, deludendo alla grande. L’intenzione del regista era - così afferma lui stesso - quella di raccontare la storia d’amore dei suoi nonni. L’idea poteva essere interessante, peccato che nel realizzarla Avati si sia lasciato andare ad una serie di elementi favolistici quanto [...] Vai alla recensione »
Il Cuore Grande delle Ragazze, un Film di Pupi Avati. Il film del Regista Sceneggiatore racconta una Storia che ha dell'inverosimile, e raccontata in una campagna marchigianna, narra di un giovane semianalfabeta che si divertiva ad amoreggiare di tutte le più belle ragazze del paese. Proveniente da una famiglia di contadini che avevano una casa povera in un potere di un ricco villico, aveva [...] Vai alla recensione »
Ancora una volta un film di Avati veramente piacevole! Perciò gli si perdona "l'improbabile aggirarsi per il corridoio della sposina ancora vergine in camicia da notte", unica pecca che ho trovato a questo film delizioso e divertente più del solito, se possibile. Il fatto che la critica gli dia un voto basso indica quanto ormai noi spettatori comuni, ma ben [...] Vai alla recensione »
Il film mi è piaciuto molto: Cremonini è una rivelazione per me, recita perfettamente e naturalmente questa parte da "latin lover" paesano (ve la ricordate la sua canzone "latin lover" ...autobiografica ???). Il film ha molti momenti comici, riporta alla memorie alcune storie paesane scandalose, combinozzi matrimoniali che magari abbiamo sentito raccontare dai nostri nonni.
Pupi ti prende sulle ginocchia e ti racconta la sua favola, in pochissimi se lo possono permettere al giorno d'oggi. Se ti piace Avati ti piacerà molto il film, se lo odi, vai a vedere i soliti idioti e ti farai un favore.
Quando la giacchetta arrivava alla vita e i pantaloni erano sempre troppo corti nascevano storie d'amore come questa. Le donne erano morigerate, ma di nascosto si lasciavano incantare dagli uomini sempre troppo arditi, e poi si sposavano o restavano zitelle per sempre. Questa è la storia di Carlino e di tre sorelle: due zono zitelle e lui deve sciegliere quale maritare, la terza arriva d'impr [...] Vai alla recensione »
Un altro bel esempio del cinema di Pupi Avati, una bellissima storia in un Italia ai più sconosciuta, la provincia italiana ai tempi del fascismo, fatta di tanto lavoro e di piaceri non tanto nascosti. Il film è come al solito un armoniosa poesia piena di momenti divertenti che regalano sorrisi e malinconia, impossibile non innamorarsi di personaggi che ai giorni nostri possono apparire tanto assurdi. [...] Vai alla recensione »
Bella la fotografia,un film verita'sul vero amore, romantico e piacevole, e tanta verita' per chi crede ancora nell'amore e nei veri sentimenti ! La critica stronca P.Avati,ma e'un grande vero regista!! Bella la fotografia e bravi gli attori.SEI GRANDE Pupi Avati,peccato gli italiani amano e applaudino solo gli stranieri !Correte a vederlo !
Solita incomprensione per Avati. Vabbe', ci abbiamo fatto il callo. Alla critica italiana piacciono i film che permettono di far scattare la macchinetta retorica fintamente intellettuale, di innescare i giochetti su parole e idee alla moda. Questo film di Avati ripropone il suo solito mondo e i suoi tormentoni, ma innanzitutto è cinema e non televisione, poi dietro quello che esibisce [...] Vai alla recensione »
Film che racconta le traversie passate da una coppia di giovani e futuri sposi dalla preparazione del matrimonio all'imminente dopo le nozze. Il solito ritratto di un'epoca e della provincia emiliana descritta da Pupi Avati ma sempre ben diretta con un pizzico di ironia, malinconia e nostalgia. Molto brava, come sempre, Micaela Ramazzotti.
E'uno spaccato dell'Italia di quei tempi,dove fra le persone umili, la ricchezza era intesa, per gli uomini dal potere fare sesso e per le donne, trovare un marito che le mantenesse e dargli figli. Si avverte la "poesia" di quei tempi, dove ci si accontentava del nulla......Bravo Pupi Avati come sempre, porge questo film con estrema leggerezza, senza calcare troppo la mano.
Nel 2010 Avati ha fatto 2 di film. Stessa cosa nel 2005. Inoltre nei restanti ultimi 5/6 anni ne ha fatto sempre uno all'anno. E' troppo. Un film richiede più tempo di gestazione. Partendo dalla nascita dell'idea, (dove potrebbero servire mesi o forse anni di meditazione e sviluppo/correzione) per poi passare alla scrittura della sceneggiatura (2-3 mesi), poi il casting (2-3 [...] Vai alla recensione »
Se arriviamo addirittura a sentire esaltare e CONSIGLIARE "I soliti idioti" di che cosa stiamo parlando? Di critica?
Piena sufficienza per un film piacevole senza tante pretese. Cremonini bravo, chissà se lo sarà anche in altre interpretazioni non così ben costruite sulla sua personalità... Credo di sì...
Bello. Un film in cui hai l' impressione di spiare tra i comuni drammi familiari, in un'epoca vicina eppur cosi' lontana di un Italia dei primi del '900. Verace la Ramazzotti e per questo attraente ed interessante la sua recitazione, ricca di espressioni intense di una drammatica semplicita'. Spontanea la recitazione di tutto il cast, e lo apprezzi quando un film si esprime svolazzando tra i personaggi [...] Vai alla recensione »
Sembra la recita di Natale di mia figlia. Una sceneggiatura da quinta elementare, dialoghi assurdi, una storiella misera... Al limite del paradossale! Ma è vero o è una parodia?? Erano anni che non vedevo un film così scarso.
Guarda che tutti i grandi registi classici giravano e continuano a girare un film all'anno, come fa Avati. Anzi, è proprio questo uno dei suoi pregi maggiori. Come Chabrol. Come Rhomer. Come prima di loro John Ford o Howard Hawks, Lang e Hitchcock, Renoir e tutti gli altri. Quella di girare un film ogni tanto è un trucco di chi ama vendersi sul mercato come "artista": [...] Vai alla recensione »
IL CUORE GRANDE DELLE RAGAZZE (IT, 2011) diretto da PUPI AVATI. Interpretato da MICAELA RAMAZZOTTI, CESARE CREMONINI, ISABELLE ADRIANI, GIANNI CAVINA, RITA CARLINI, PATRIZIO PELIZZI, ANDREA RONCATO, GISELLA SOFIO, MASSIMO BONETTI, SYDNE ROME, MANUELA MORABITO ● Con un film ambientato nei primi anni ’30, in una Bologna ancora a stretto contatto con la campagna e l’Appennino, Avati [...] Vai alla recensione »
Commedia ambientata negli anni 30, Carlino viene promesso sposo ad una delle due figlie di Sisto Orsi (G.Cavina), ma il ragazzo s'innamora della terza, la figliastra, interpretata da Micaela Ramazzotti. Commedia dunque sentimental-drammatico, che mette in risalto uno spaccato dei sentimenti vissuti durante il periodo del fascio in Italia. Un ricco cast in cui fa una piacevole figura il cantautore [...] Vai alla recensione »
Un film dove c'è tutto il Pupi Avati che ti aspetti. Ricostruzione storica perfetta e personaggi ben caratterizzati dell'emilia anni 30. La trama è semplice e i dialoghi poco profondi, ma è talmente forte la carica emozionale che ci si sente immersi totalmente nel racconto sino a farne parte. Per tale motivo risulta un film molto gradevole da vedere, quasi un documentario d'epoca e perciò altamente [...] Vai alla recensione »
Il film non é drammatico ma grottesco, quindi va valutato in tale categoria, per altro non consona al maestro Avati che evidentemente si vuole cimentare, personalmente gli suggerisco di tornare al suo genere, piú semplice ed adatto al grande pubblico. Il grottesco va conosciuto e capito se no si rischia la figuraccia, come in questo caso.
e un'ideale che irrompe a rompere le uova nel paniere... Perché forse ha ragione Pupi, l'amore è un soffio di biancospino... Un'impressione, una illusione. Veramente MERAVIGLIOSO
Piacevole,garbatamente ironico,ci ricorda le nostre radici,quando l'italia era un paese soprattutto agricolo e le donne non erano emancipate come oggi.
Amo Avati, ma qui il maestro è come se avesse avuto fretta di chiudere, non mi è piaciuta la direzione degli attori.
Non sono un fan incondizionato di Avati, è solo un regista che ci offre la sua visione del mondo, la sua riflessione sulla vita e la morte, sulle radici del suo lavoro artistico, che scava continuamente nel piccolo perimetro della sua memoria per cercare valori universali, antichi come antico è l'atto del raccontare. Ha delle sue capacità indubbie, dei limiti [...] Vai alla recensione »
film visto alla festa cinema di Roma. Un capolavoro, davvero un bel film, Pupi Avati è un genio come regista.
2011: Partecipazione al film “Il cuore grande delle ragazze” per la regia di Pupi Avati (e con G. Cavina, C. Cremonini, M. Ramazzotti, A. Roncato) (Produzione 2011 – periodo presunto di uscita febbraio 2012) nel ruolo del capostazione
non è facile esprimere un giudizio sul film, che dopotutto di vede abbastanza volentieri, non annoia e a tratti diverte, ma... non è il film che mi aspettavo dalle presentazioni... La cosa che più ha colpito è il dubbio e il salto fra il registro comico e quello tragico : in alcuni momenti cruciali del film, come l'agonia del padre prima e la morte di Carlino poi, ti chiedi se è uno scherzo, se finirà [...] Vai alla recensione »
Se l'intento di Pupi Avati era quello di rendere un nostalgico e poetico omaggio alle nostre nonne, alla loro grandezza d'animo e alla loro capacità di sopportare i tradimenti, che le rendeva il pilastro della famiglia tradizionale e, nel contempo, quello di ridicolizzare la meschinità e il gallismo dei nostri nonni, dobbiamo ammettere che egli abbia miseramente fallito.
"Durezza e volgarità dei suoi lineamenti"? Come si vede che di donne non capisci niente... La Ramazzotti è INTERESSANTE, NON VOLGARE, caro mio. Ha la stessa carica sensuale di Senta Berger, per esempio, hai presente? Non appartiene al genere "bambolona" più o meno "genuina". Chissà chi definiresti "femminile" a questo punto: [...] Vai alla recensione »
come si vede che tu i vecchietti "arteriosclerotici e smargiassi" non le hai mai visti... Che scherziamo? Pupi è solo ironico, a volte sarcastico e malinconico. Quanto alla sua produzione cinematografica, io mi sono fermata a "Il cuore altrove" e "La seconda notte di nozze", pura POESIA e a "Una sconfinata giovinezza", MERAVIGLIOSO REALISMO.
Poche volte sono uscito dalla sala così deluso e amareggiato. I commenti di chi mi stava intorno non erano molto lusinghieri e se dovessi esprimere un giudizio a caldo a qualcuno direi che questo film non mi è piaciuto proprio. Atmosfera grigia e di poco respiro. Gli attori lasciano molto a dedìsiderare nelle loro interpretazioni e la storia manca di coesione e attrattva.
Leggendo questa recensione mi sono trattenuto dall'andare a vedere questo film, pur essendo uno che o al cinema o in televisione segue la carriera di Pupi Avati, ma anche a causa di scarsità di cose interessanti nelle sale abbiamo deciso di andare in 3 coppie. Il film è carino, piacevole, quasi di altri tempi, con una sua poesia molto naif, con persone che non sono necessariamente finte come la maggior [...] Vai alla recensione »
Un film stupendo, un grande regista (Pupi Avati). Penso che avrebbe meritato un premio al festival Cinema di Roma. Bravissima la M. Ramazzotti e A. Roncato. Ce ne fossero di film del genere, lo consiglio assolutamente.
Sono Silvio de Meo ,ho partecipato come attore a questo film di Pupi Avati in uscita il prossimo anno.Leggendo il copione mi sono ritrovato in uno splendido bozzetto degli anni '30 quando il matrimonio veniva affrontato con piu'spensieratezza e semplicita',cosa oggi ormai lontana(purtroppo).Sara' una pellicola che portera' un po di colori naif ai nostri grigi tempi,e' la mia [...] Vai alla recensione »
Pupi avati a sempre fatto discreti film tra alti (una sconfinata giovinezza) e bassi (questo),ma comunque sempre sopravvalutato alla grande."Il cuore grande delle ragazze"(titolo orrendo) non è altro che l'ennesima buona idea sprecata,con una buona dose di elementi favolistici e non storici che fanno diventare la vicenda poco credibile.Dio ci salvi da un altra interpretazione di cesare cremonini!!! PS:al [...] Vai alla recensione »
Caro, carissimo Pupi, mi dispiace scrivere male di un tuo film ma, come per il precedente, non si possono trovare grandi pregi o motivi di interesse per questa tua opera. A parte che le labbra a canotto allora non c'erano e che le ex prostitute tedesche non dovrebbero parlare con accento americano ( Sidney Rome), ma perchè non cercare la prossima volta di fare finalmente qualcosa di diverso? Sempre [...] Vai alla recensione »
come si vede che tu i vecchietti "arteriosclerotici e smargiassi" non le hai mai visti... Che scherziamo? Pupi è solo ironico, a volte sarcastico e malinconico. Quanto alla sua produzione cinematografica, io mi sono fermata a "Il cuore altrove" e "La seconda notte di nozze", pura POESIA. Il resto non mi è piaciuto molto nel senso che, tranne l'ORRIBILE [...] Vai alla recensione »
Una società CRUDELE, SPIETATA nel marchiare anime innocenti per "aver o non aver commesso il fatto", si potrebbe dire con linguaggio giuridico, IMPASTOIATA in interessi economici basati sul baratto di figli e figlie in cambio di stabilità o di una Vespa, a seconda dei desideri e un'ideale che irrompe a rompere le uova nel paniere.
Alla conferenza stampa de Il cuore grande delle ragazze Pupi Avati è il grande assente. A sostituirlo c'è il fratello Antonio, da sempre suo produttore, che rassicura i presenti sulla salute del regista bolognese: "è uscito quindici minuti fa dal Policlinico Umberto Primo e sarà presente stasera alla proiezione ufficiale con il pubblico, appuntamento che non voleva assolutamente perdere; Pupi ha avuto una semplice congestione, non c'entra nulla con i problemi di cuore che in passato lo hanno afflitto".
Motore. Partito. Ciak. 38/1. Azione. Un rituale cinematografico molto caro a Pupi Avati, ricordo di un esordio bizzarro e incosciente sul set di Balsamus nel 1968, che racconta sempre con grande divertimento. Ha da poco finito di girare il suo trentottesimo film, Il cuore grande delle ragazze, con Cesare Cremonini e Micaela Ramazzotti. Trentotto film per il cinema che, sommati a quattro sceneggiati televisivi a cavallo degli anni Ottanta, fanno un totale di 42 film in 43 anni, con una media recente di due titoli a stagione. Una cifra da record.
Cesare Cremonini per Pupi Avati. All'inizio non ci credi, poi capisci che invece è un'altra delle pazze idee di un regista che, a settantadue anni, non smette di stupire. E di inventarsi varianti nuove per quel gioco chiamato cinema. Pupi Avati strizza gli occhi, inquieti, come se scrutassero sempre qualcosa di lontano. E racconta: "È una storia d'amore, d'amore che sembrava impossibile, quella del mio prossimo film.
Prima cosa, siamo felici che sia stato solo un falso allarme quello sulla salute di Pupi Avati, il più prolifico regista del cinema italiano in carica (unico rivale: Carlo Vanzina). Per quanto impercettibile (Pupi Avati, oltre quaranta titoli in altrettanti anni, è tanto fedele a se stesso da sembrare - ai detrattori - ripetitivo) si è verificato un sicuro spostamento nel cinema dell'autore bolognese, [...] Vai alla recensione »
Nel cinema di Pupi Avati, la memoria - in quanto depositaria non solo di esperienze individuali, ma familiari - ha ruolo fondamentale. Cosicché molti dei suoi film sono ascrivibili a un ideale filone Amarcord che, in luogo di basarsi sul modello felliniano, possiede una sua originale risonanza poetica. Rientra nella categoria Il cuore grande delle ragazze che rievoca in maniera trasfigurata la storia [...] Vai alla recensione »
Pupi Avati è uno degli ultimi cantastorie rimasti in Italia. Non importa, poi, se i suoi racconti siano reali o meno. Riescono, comunque, a tener viva la memoria di quei sapori nostalgici che sembrano fiorire da un passato che appare, purtroppo, sempre più lontano. Come un vecchio nonno, Avati fa sedere sulle sue gambe gli spettatori e, con rifiuto del presente, narra loro le atmosfere irripetibili [...] Vai alla recensione »
Quale sarà la verità, intorno a questo ennesimo capitolo dell’opusavatiano? Dove finirà lo scrupolo autobiografico e dove inizierà invece la deriva fiabesca, evidente in un certo gusto teratologico (tutti i personaggi sono in qualche misura «mostruosi», affetti da deformità fisiche e/o morali)? È un bozzetto realistico o ad una parabola quasi evangelica, in cui tutti tornano dalla morte (entrambi i [...] Vai alla recensione »
Qualche volta nel cinema avvengono piccoli miracoli. L’ultimo film di Pupi Avati, pur trattando i temi di molti suoi lavori passati – la campagna, la famiglia, i giovani sposi contrastati, l’Italietta del passato – questa volta usa una misura e un autocontrollo notevoli, evitando il campo minato delle esagerazioni macchiettistiche e delle sbrodolate sentimentali.
Carlino Vigetti (Cesare Cremonini) ha l'alito che sa di biancospino. Ce l'ha da quando è nato, e persino da prima, dal momento che all'ombra di un biancospino è stato concepito. Lo assicura, più di settant'anni dopo, la voce fuori campo (Alessandro Haber) del fratello minore Edo. E a Edo si può credere. Non a caso, all'epoca in cui si svolgono i fatti - negli anni 30 del secolo scorso, da qualche parte [...] Vai alla recensione »
Il cuore grande di Pupi Avati, la sua ossessione per quelle ragazze irraggiungibili che ha percorso la sua adolescenza, lo sguardo che ha verso il suo passato e la provincia, sono le firme indelebili su un cinema tutto particolare. Il più prolifico dei nostri cineasti, infatti, percorre il presente e il passato, il genere e il ricordo, in un viaggio parallelo ormai da decenni.
Degli ormai copiosi titoli contrassegnati dal cosiddetto «tocco Avati», preferiamo quelli in cui una sottile crudeltà s'insinua tra le pieghe della nostalgia. Ed è per questo che gran parte di «Il cuore grande delle ragazze», appena presentato al Festival di Roma, funziona come ha voluto Pupi, cioè rendendo i personaggi, l'ambientazione e la memoria più aggressivi, spiazzanti e veraci rispetto alla [...] Vai alla recensione »