Il cuore grande delle ragazze |
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Un film di Pupi Avati.
Con Cesare Cremonini, Micaela Ramazzotti, Gianni Cavina, Andrea Roncato.
continua»
Drammatico,
durata 85 min.
- Italia 2011.
- Medusa
uscita venerdì 11 novembre 2011.
MYMONETRO
Il cuore grande delle ragazze
valutazione media:
2,46
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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1,7 film all'annodi Bruno LeonardiniFeedback: 1256 | altri commenti e recensioni di Bruno Leonardini |
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giovedì 17 novembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nel 2010 Avati ha fatto 2 di film. Stessa cosa nel 2005. Inoltre nei restanti ultimi 5/6 anni ne ha fatto sempre uno all'anno. E' troppo. Un film richiede più tempo di gestazione. Partendo dalla nascita dell'idea, (dove potrebbero servire mesi o forse anni di meditazione e sviluppo/correzione) per poi passare alla scrittura della sceneggiatura (2-3 mesi), poi il casting (2-3 mesi), organizzazione del film, ricerca locations (3 mesi), preparazione, studio della regia da adottare (1 mese), prove con gli attori e ultimi ritocchi (1-2 mesi). Riprese (1 mese continuativo, quindi mettiamo 2 mesi tra gli spostamenti vari). Montaggio (2 mesi). Visione e correzione del montaggio, post produzione (1 mese). Pubblicità ed organizzazione distribuzione (2-3 mesi). Uscita nelle sale (1 mese dopo la fine della pubblicità, partecipazione a trasmissioni, interviste). Totale quasi 2 anni di lavoro, che ci vogliono tutti. A meno che non si vogliano fare dei filmetti semplici (come a volte fanno i fratelli Coen), poco curati, in cui si possono abbattere i tempi, ma non confezionando bene il film. Come ho scritto nel commento precedente, fare film in serie, porta ad un appiattimento dello stile. Avati ormai è anziano e non vuole continuare a sperimentare nuovi stili o nuovi modi di fare film... ok mi sta bene.... però fare film in serie, produce prodotti sempre uguali, come una catena di montaggio, appunto. Nei suoi film manca il cuore: manca l'esigenza di raccontare qualcosa di proprio, di vissuto. Si mette a tavolino insieme al fratello e si chiede: bene, ora che film vogliamo fare? Un film noir?(il nascondiglio). Oppure un film drammatico? (il papà di giovanna). No, no... meglio un film allegro, che vende di più (gli amici del bar margherita). Manca il guizzo nei suoi lavori, l'inventiva. Le sue pellicole scorrono senza alti, sempre con lo stesso ritmo. Mai un cambio di ritmo, mai un rallentamento, una velocizzazione, un colpo di scena. La musica è banale, è solo un riempimento. Non sottolinea quella data scena. Non fa come Sorrentino che utilizza la musica per accrescere l'intensità di quel dato momento. Ogni musica deve essere scelta affinchè si leghi bene con quel dato momento: Avati fa come il contadino che semina: getta i semi in mezzo al campo alla rinfusa. Prende qualche brano di musica classica, standard e la mette là, dove capita. (più o meno). Se un dato brano lo togli da una parte del film e lo metti in un altro momento, non cambia niente. Sorrentino al contrario fa cinema pure con la musica. Se si potesse fare un diagramma di flusso dei film di Pupo Avati (pupo mi piace di più)... avremmo un diagramma piatto, lineare: la linea scorrerebbe dritta. Nei film di pregio invece abbiamo delle impennate, dei picchi sia in alto che in basso, dei cali di tensione. E' un pò come l'altimetria delle gare montane di ciclismo.... sia va in salita, poi si scende, poi si risale. Mentre l'altimetria di una gara pianeggiante mostra una linea retta. Dritta. Noiosa. Insomma, io credo che registi come Avati, come Bellocchio, Olmi e tanti altri vecchietti, debbano andare in pensione. Lo stile è cambiato, il modo di fare cinema si è arricchito di tante altre strumentazioni, di Color Correction, dolly, blu screen, post produzione e loro sono restati indietro. Non parlo solo di tecnologie, ma proprio del modo di girare un film. Questi vecchietti non sanno nemmeno cosè un binario ed anche se lo utilizzano, lo fanno in maniera goffa, non utile alla storia, in maniera accademica. Girano i film come lo facevano 30 anni fa, con la telecamera fissa e con inquadrature da telegiornale. Non si racconta una storia solo attraverso la trama, ma soprattutto la si racconta attraverso la combinazione di tantissimi elementi, che miscelati nella maniera giusta, portano alla piacevolezza del film.
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