nick castle
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domenica 11 luglio 2010
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non concordo spider...
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Questo Iron Man 2 delude totalmente le aspettative. Poca azione, poco di tutto, mentre la cazzoneria a manetta. E' un film banale, senza nessun cuore. E Robert Downey Jr. sta inziando a stancare con quest'aria da Don Giovanni, inteligentissimo, ultra-cazzone, pieno di soldi fino alle orecchie, Andiamo, scopre un nuovo elemento chimico, ma dai...
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nomak
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lunedì 5 luglio 2010
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shutter island - l'isola emozionale!
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La prima parola che mi è venuta in mente per descrivere l'isola di shutter island è stata "emozionante". Se anche voi come me avete carpito l'essenza e la profondità di questo thriller-noir e siete stati investiti da intense emozioni sarete d'accordo con me nel definirlo un eccellente opera cinematografica. Il voto giusto per questo film dovrebbe essere quattro stelle, ma l'interpretazione eccezionale di Leonardo DiCaprio (senza nulla togliere a Mark Ruffalo e lo straordinario Ben Kingsley) e l'ultima scena del film gli hanno dato di diritto cinque stelle. Il merito va anche all'accurata regia di Martin Scorsese, al magistrale direttore della fotografia Robert Richardson, agli autori delle superbe scenografie Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, ma soprattutto al grande scrittore di questa complessa e incredibile storia Dennis Lehane.
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La prima parola che mi è venuta in mente per descrivere l'isola di shutter island è stata "emozionante". Se anche voi come me avete carpito l'essenza e la profondità di questo thriller-noir e siete stati investiti da intense emozioni sarete d'accordo con me nel definirlo un eccellente opera cinematografica. Il voto giusto per questo film dovrebbe essere quattro stelle, ma l'interpretazione eccezionale di Leonardo DiCaprio (senza nulla togliere a Mark Ruffalo e lo straordinario Ben Kingsley) e l'ultima scena del film gli hanno dato di diritto cinque stelle. Il merito va anche all'accurata regia di Martin Scorsese, al magistrale direttore della fotografia Robert Richardson, agli autori delle superbe scenografie Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, ma soprattutto al grande scrittore di questa complessa e incredibile storia Dennis Lehane. Questo film è riuscito a scavare nelle profondità della mente umana e a cogliere il vero senso dell'umanità che è insita in ognuno di noi, il tutto è racchiuso nella frase finale del film che lascia intendere quanto sia sottile la linea che divide la razionalità dalla pazzia, perché penso che sia normale chiedersi dopo aver visto questo film se anche dentro di noi si nasconde un mostro e se una volta che questo esca fuori sia preferibile vivere con esso o morire da uomo perbene.
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lunedì 21 giugno 2010
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allucinata discesa nei meandri della psiche
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Shutter Island è un isola-manicomio criminale in cui un agente federale (Leonardo Di Caprio) è inviato per indagare sulla scomparsa di una paziente, misteriosamente fuggita. Con queste poche informazioni iniziali, lo spettatore è condotto attraverso un viaggio che si rivela presto discesa agli inferi nei meandri della psiche, allucinata esplorazione di uno spaventoso mondo di pazzia. Shutter Island è un punto di non ritorno, dove il sonno della ragione genera mostri: siano essi ricordi tormentati dai più atroci sensi di colpa, sogni incoffessati, visioni ricorrenti, violenze indicibili, sospetti angoscianti, paure ancestrali. Equilibrista costantemente in bilico sull'orlo del baratro della follia, il protagonista si trova a combattere contro fantasmi veri e immaginati, nella ricerca disperata di un punto fermo cui aggrapparsi e lasciando il dubbio irrisolto fino alla fine sulla vera natura della verità (se ha senso, alla luce del continuo rimescolarsi delle carte in tavola, parlare di un'unica verità definitiva) e con un senso di inquietudine che diviene via via più palpabile.
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Shutter Island è un isola-manicomio criminale in cui un agente federale (Leonardo Di Caprio) è inviato per indagare sulla scomparsa di una paziente, misteriosamente fuggita. Con queste poche informazioni iniziali, lo spettatore è condotto attraverso un viaggio che si rivela presto discesa agli inferi nei meandri della psiche, allucinata esplorazione di uno spaventoso mondo di pazzia. Shutter Island è un punto di non ritorno, dove il sonno della ragione genera mostri: siano essi ricordi tormentati dai più atroci sensi di colpa, sogni incoffessati, visioni ricorrenti, violenze indicibili, sospetti angoscianti, paure ancestrali. Equilibrista costantemente in bilico sull'orlo del baratro della follia, il protagonista si trova a combattere contro fantasmi veri e immaginati, nella ricerca disperata di un punto fermo cui aggrapparsi e lasciando il dubbio irrisolto fino alla fine sulla vera natura della verità (se ha senso, alla luce del continuo rimescolarsi delle carte in tavola, parlare di un'unica verità definitiva) e con un senso di inquietudine che diviene via via più palpabile. Martin Scorsese si misura con il genere del thriller, si diverte a giocare coi suoi clichè (l'ambientazione in un luogo impervio e isolato dal mondo esterno, l'ostilità degli elementi naturali, lo spiazzante ribaltamento di prospettiva finale), mantiene la tensione viva fin in fondo e riesce a creare un'atmosfera pirandelliana, estraniante, in alcuni momenti surreale.
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marvelman
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lunedì 14 giugno 2010
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indifferente
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Ecco la parola giusta per descrivere il mio stato davanti a Shutter Island, un lavoro, senza dubbio, di transizione nel percorso dell'ormai settantenne regista Martin Scorsese che ci ha regalato capolvori (o così si dice) negli anni passati e ha raggiunto la gloria delgi oscar con il bellissimo the departed che è violento et volgare et geniale come pulp fiction e spiazzante come Bastardi senza Gloria. Qua invece ci troviamo davanti ad un thriller alternativo...uno di quei film che hanno la capacità di tenerti sveglio ma alla fine ti lasciano deluso perchè il colpo di scena non poteva essere altrimenti...per questo ovviamente non do la colpa a Scorsese ma all'autore del libro da cui è tratto il film e scrittore di un'altra opera trasposta dal grande Eastwood in quel bel thriller che è Mystic River.
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Ecco la parola giusta per descrivere il mio stato davanti a Shutter Island, un lavoro, senza dubbio, di transizione nel percorso dell'ormai settantenne regista Martin Scorsese che ci ha regalato capolvori (o così si dice) negli anni passati e ha raggiunto la gloria delgi oscar con il bellissimo the departed che è violento et volgare et geniale come pulp fiction e spiazzante come Bastardi senza Gloria. Qua invece ci troviamo davanti ad un thriller alternativo...uno di quei film che hanno la capacità di tenerti sveglio ma alla fine ti lasciano deluso perchè il colpo di scena non poteva essere altrimenti...per questo ovviamente non do la colpa a Scorsese ma all'autore del libro da cui è tratto il film e scrittore di un'altra opera trasposta dal grande Eastwood in quel bel thriller che è Mystic River. Accantonato questo piccolo capriccio per il finale ripensando a tutto il film mi viene da dire solo che la regia è impeccabile nelle singole scene ma non tiene viva l'attenzione per tutto il film, alla fine praticamente mi sentivo strarotto e con un agran voglia di sapere come andava a finire per poi ritrovarmi al punto di partenza del film...e a questo punto scatta il VAFFA...ripensando (e due) di nuovo al film mi viene da dire anche che nel complesso l'opera è un po', come dire, "ingessata" e statica, troppo pulita e costante senza una minima sfaccettatura, complici aspetti tecnici molto "artigianali", questo non in senso buono perchè riconduce tutto ad un aspetto semplicistico che è lontano dalla mano decisa e coinvolgente di the departed e mi lascia TOTALMENTE indifferente...so già che faccio prima a dire che il film non mi è piaciuto ed effettivamente dico: non mi ha detto niente e mi ha lasciato indifferente ergo NON MI E' PIACIUTO --> una stella per la buona volontà e un'altra per scorsese
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coretto
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domenica 6 giugno 2010
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amo ancora martin scorsese
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Ho amato Scorsese, quello di Taxi driver, quello delle accoppiate con De Niro; un po’ meno lo Scorsese recente, quello della coppia con Di Caprio. Da Gangs of New York in poi il suo genio mi è sembrato meno fulgido, le sue tematiche meno accattivanti.
Con Shutter Island però Martin è tornato grande, con o senza Di Caprio (ottima peraltro la sua interpretazione).
Ho sempre pensato che Scorsese avesse degli ottimi consulenti psichiatri oppure che avesse l’hobby della psicopatologia. Taxi driver è la storia di uno sviluppo delirante in una personalità disturbata. Molti suoi personaggi di altri film sono degli psicopatici asociali. Scorrendo un manuale che tratti i disturbi di personalità si individuano vari protagonisti delle sue pellicole.
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Ho amato Scorsese, quello di Taxi driver, quello delle accoppiate con De Niro; un po’ meno lo Scorsese recente, quello della coppia con Di Caprio. Da Gangs of New York in poi il suo genio mi è sembrato meno fulgido, le sue tematiche meno accattivanti.
Con Shutter Island però Martin è tornato grande, con o senza Di Caprio (ottima peraltro la sua interpretazione).
Ho sempre pensato che Scorsese avesse degli ottimi consulenti psichiatri oppure che avesse l’hobby della psicopatologia. Taxi driver è la storia di uno sviluppo delirante in una personalità disturbata. Molti suoi personaggi di altri film sono degli psicopatici asociali. Scorrendo un manuale che tratti i disturbi di personalità si individuano vari protagonisti delle sue pellicole.
Anche Shutter Island è la storia di un delirio. Quasi tutto il film, tranne la parte finale, è una continua soggettiva del protagonista che “vede” la sua realtà, quella deformata dalla sua mente stressata da tutti gli eventi negativi che hanno costellato la sua esistenza negli ultimi 10 anni (l’esperienza di soldato che entra nel campo di Dachau e soprattutto l’eccidio dei suoi figli da parte della moglie affetta da psicosi maniaco-depressiva). La sua esperienza visiva si svolge su tre piani : quello della realtà deformata, quello delle allucinazioni e quello dei sogni o dei ricordi trasformati (non sempre la distinzione è facile).
La bravura di Scorsese sta nell’ingannare talmente lo spettatore, che ovviamente parteggia per il protagonista, da far si che lo stesso stenti a ricredersi di fronte al cambiamento di prospettiva, di fronte al passaggio alla visione oggettiva del film, all’ipotesi che Di Caprio sia un paziente di quel manicomio da due anni. Ma alla fine lo spettatore attento deve arrendersi. Lo stesso Teddy Daniels, nei rari momenti di lucidità, forse sotto terapia antipsicotica, ammette la sua vera identità ed implicitamente la sua “fuga” verso il doppio investigativo. Subito però si ricrede e riconosce nuovamente nel suo psichiatra il compagno del FBI. “Non riusciamo a curarlo” cioè a cancellare il suo delirio “ la sua mente si resetta continuamente” ritorna al disturbo ideativo , dice il dr. Cawley (Ben Kingsley).
Eppure, valutando a posteriori, il film è disseminato d’indizi che dovrebbero farci pensare ad una realtà sui generis: l’atteggiamento di Di Caprio nei riguardi di medici ed infermieri, un po’ troppo caricato, troppo prevenuto, vagamente persecutorio, il suo ritrovarsi vestito da paziente e il dormire in corsia, le sue esperienze sensoriali patologiche apparentemente frutto di sostanze somministrategli contro la sua volontà (addirittura tramite le sigarette), il clima persistente di stato sognante della vicenda.
Il paragone corre ad un film agli albori della cinematografia, a quel “Das Cabinet der Doctor Caligari” di Robert Wiene in cui il protagonista, detective improvvisato delle malefatte di uno psichiatra, si rivela alla fine, forse, un ricoverato in manicomio che racconta una storia sgangherata. Ma c’è quel “forse” di differenza. Wiene, con lo sguardo finale di Caligari, lascia aperta una porta ad un dubbio: chi è lo psicotico, il paziente o il terapeuta? Non sembra così nel film in questione, anche se la maggior parte dei commenti degli spettatori (ed anche delle recensioni che ho letto) tende ad una interpretazione variegata o ambigua.
Amo ancora Martin Scorsese.
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batman77
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martedì 1 giugno 2010
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incollato davanti allo schermo
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Film bello e intrigante dall'inizio alla fine, neanche un momento di noia. Colpi di scena rocamboleschi..
Di Caprio come al solito dimostra di saper recitare alla grande. Scorsese genio!
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francescol82
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martedì 1 giugno 2010
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scorsese non delude
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Bellissimo!!! Il trailer mi lasciava un pò perplesso, sembrava essere il solito thriller/horror che personalmente apprezzo poco. Invece si è rivelato essere un ottimo film, originale e ben recitato, con un ambientazione unica. Bello anche il finale.
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joker 91
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lunedì 31 maggio 2010
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un lavoro straordinario
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un film a mio parere straordinario sotto ogni aspetto e devo dire che un lavoro del genere non lo vedevo reso cosi bene dai tempi di shining.
di caprio ormai è un attore stellare,scorsese- un genio è ormai risaputo da tempo ormai.
Un gran film, diverso dai soliti blockbuster inutili di oggi costati una fortuna ma che concretizzano poco.
da vedere
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