kappa
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giovedì 8 aprile 2010
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bel film trama avvicente
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Un film molto interessante con un finale a sorpresa,uno psyco thriller ceh lascia col fiato sospeso chi lo segue.Ottima interpretazione di ben kingsley nei panni ( di un apparentemente crudele)dott jhon cawley.Un film d spiccata umanità che punta a porre l'attenzione su temi sempre moderni quali la sanità e il difficile rapporto tra società e persone "pazze".nel complesso piacevole ed entusiasmante.
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housebello
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mercoledì 7 aprile 2010
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chi mi aiuta?
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non ho capito alcune cose. leggendo altre spiegazioni da wikipedia o altrove la storia di shutter island sarebbe: lui ispettore che dopo un'indagine si scopre che in realtà è pazzo. stando che io avevo intuito dal trailer che probabilmente lui alla fine era un pazzo (l'immagine con camice bianco era significativa), non era un finale troppo incredibile, dato che di film così ce ne sono già stati, sebbene di minore qualità. tuttavia a me è sembrato che alla fine scorsese non si sia affatto accontentato di dire: lui è pazzo e si è sbagliato su tutto. mi è sembtato invece che il film resti vago nel finale, non faccia capire davvero se lui è pazzo o è vittima di complotto. in fondo alcuni personaggi vengono liquidati come semplice allucinazione, cosa che stona con il resto della storia che è molto complessa nel caratterizzare i vari personaggi.
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non ho capito alcune cose. leggendo altre spiegazioni da wikipedia o altrove la storia di shutter island sarebbe: lui ispettore che dopo un'indagine si scopre che in realtà è pazzo. stando che io avevo intuito dal trailer che probabilmente lui alla fine era un pazzo (l'immagine con camice bianco era significativa), non era un finale troppo incredibile, dato che di film così ce ne sono già stati, sebbene di minore qualità. tuttavia a me è sembrato che alla fine scorsese non si sia affatto accontentato di dire: lui è pazzo e si è sbagliato su tutto. mi è sembtato invece che il film resti vago nel finale, non faccia capire davvero se lui è pazzo o è vittima di complotto. in fondo alcuni personaggi vengono liquidati come semplice allucinazione, cosa che stona con il resto della storia che è molto complessa nel caratterizzare i vari personaggi. nel finale, quando lui fa la famosa domanda al medico, non si capisce se sia intenzionato a seguire gli uomini nel faro per dar loro una degna punizione e morire da eroe oppure sia disposto a fuggire dalla realtà con la lobotomia. secondo me non è affatto chiaro se davvero il personaggio di dicaprio è pazzo oppure è stato fregato, se qualcuno ha una risposta su questo tema me la dia (a patto che la risposta non sia una marea di cazzate sulla follia del personaggio e sulla follia della realtà ecc, prendiamo sul serio il film)
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(di catinka)
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kayton
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martedì 6 aprile 2010
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tempeste e paure accendono l'isola di scorsese
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Ritorna l’indissolubile coppia “italo-americana” Martin Scorsese-Leonardo Di Caprio. Il regista dirige ancora una volta l’attore nel suo ultimo film “Shutter Island”. La storia è ambientata nel 1954. Di Caprio interpreta Teddy Daniels, un agente federale mandato col suo collega Chuck a Shutter Island. Nell’isola è arroccato “Ashecliffe”, un manicomio che ospita pericolosi criminali. I due agenti devono scoprire che ne è stato di una donna detenuta nell’istituto e scomparsa senza lasciare tracce. Teddy, diffidente con il direttore e i dipendenti del manicomio, si fida del suo collega con cui, tra una tempesta e un uragano, inizia a perlustrare l’isola. Ma assieme ai due, ci sono anche i fantasmi di Teddy.
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Ritorna l’indissolubile coppia “italo-americana” Martin Scorsese-Leonardo Di Caprio. Il regista dirige ancora una volta l’attore nel suo ultimo film “Shutter Island”. La storia è ambientata nel 1954. Di Caprio interpreta Teddy Daniels, un agente federale mandato col suo collega Chuck a Shutter Island. Nell’isola è arroccato “Ashecliffe”, un manicomio che ospita pericolosi criminali. I due agenti devono scoprire che ne è stato di una donna detenuta nell’istituto e scomparsa senza lasciare tracce. Teddy, diffidente con il direttore e i dipendenti del manicomio, si fida del suo collega con cui, tra una tempesta e un uragano, inizia a perlustrare l’isola. Ma assieme ai due, ci sono anche i fantasmi di Teddy. Afflitto da numerosi sogni e visioni, l’uomo non riesce a dimenticare la morte della giovane moglie e le dolorose esperienze vissute durante la seconda guerra mondiale. Così, sul filo delle paure di Teddy, in un crescendo di colpi di scena, si arriva al finale, non particolarmente sorprendente, ma forse rassicurante. Rassicurante perché l’idea che una persona sia prigioniera di un intero sistema sociale sembra più folle della follia stessa del protagonista.
La trama, nonostante la forte presenza dell’introspezione psicologica nel personaggio interpretato da Di Caprio, mantiene un suo ritmo avvincente. Scorsese convince in questa prova, focalizzando l’attenzione sul tema del doppio e della dissimulazione della realtà. Segue in un certo senso il filone del suo precedente “The Departed”, anche se non ne è eguaglia totalmente la bellezza. In ogni caso, lo considero un film da vedere, sicuramente tra i migliori che ho visto al cinema negli ultimi tempi.
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cascio
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lunedì 5 aprile 2010
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eppur qualcosa manca
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Lo dico subito il film mi è piaciuto, mi ha tenuto sul sottile filo della tensione per tutto il film, eppure...
eppure qualcosa mancava, all'interno di un ottima fotografia, di una regia magistrale e della bella(ancora una volta) prestazione offertaci da Di Caprio, era possibile percepire la netta sensazione che mancava qualcosa a questo film per fargli fare quell'ultimo gradino.
Inizialmente devo dire che le prime scene,quando arrivano al manicomio, sovrastate da un inquietante colonna sonora che poco aveva a che fare con quel momento, sono un po' fastidiose, poi il film ingrana ti immergi nel mistero fai congetture con l'amico seduto vicino a te ma hai sempre la netta sensazione di non essere nel film, la magia di film come shining era quella ti immergerti neel'atmosfera dell'hotel, ne
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Lo dico subito il film mi è piaciuto, mi ha tenuto sul sottile filo della tensione per tutto il film, eppure...
eppure qualcosa mancava, all'interno di un ottima fotografia, di una regia magistrale e della bella(ancora una volta) prestazione offertaci da Di Caprio, era possibile percepire la netta sensazione che mancava qualcosa a questo film per fargli fare quell'ultimo gradino.
Inizialmente devo dire che le prime scene,quando arrivano al manicomio, sovrastate da un inquietante colonna sonora che poco aveva a che fare con quel momento, sono un po' fastidiose, poi il film ingrana ti immergi nel mistero fai congetture con l'amico seduto vicino a te ma hai sempre la netta sensazione di non essere nel film, la magia di film come shining era quella ti immergerti neel'atmosfera dell'hotel, nella pazzia del personaggio, nelle sue paure, shutter island al contrario nella sua perfezione, ti lascia spettatore della pazzia del protagonista, straniero però al cuore dello spattatore
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paola di giuseppe
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lunedì 5 aprile 2010
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un eroe tipicamente junghiano
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Anni’50 in America,imperversa il maccartismo,alle spalle gli orrori visti nei campi di sterminio
Questo è il contesto storico,dove il plot pesca con frequenti flash back.
Teddy Daniels(un ottimo Di Caprio)ispettore federale inviato a Shutter Island,al largo della costa del Massachusetts,in un sinistro carcere per pazzi criminali a indagare sulla sparizione di una detenuta pericolosa,è quel che si dice un “modello comportamentale”,e tutto quel che Scorsese gli costruisce intorno lo rivela ma,attenzione,con abilissima tattica dissuasoria,con distrattori continui che solo la maestria di un grande del cinema riesce a dosare con tanta perizia.
Lo spettatore è continuamente spiazzato e poi rimesso in sesto di fronte ad un’azione che sembra procedere sicura sulla via maestra,da inquadrare solo entro il filone appropriato (thriller? giallo? giallo/horror? gothic novel?) e all’improvviso si spezzetta in mille sfaccettature,i conti non tornano più,chi sta facendo cosa?Dov’è il famoso bandolo della matassa?
La maestria è tutta nel condurci attraverso dissonanze continue,marcate potentemente da un sonoro perfetto,con martellamenti dosati,una metrica del testo con arsi e tesi a segnare i passi nel delirio,in un territorio sconfinato, quello della mente,e farcelo frequentare come l’unico luogo possibile,sempre a patto che se ne accettino le regole.
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Anni’50 in America,imperversa il maccartismo,alle spalle gli orrori visti nei campi di sterminio
Questo è il contesto storico,dove il plot pesca con frequenti flash back.
Teddy Daniels(un ottimo Di Caprio)ispettore federale inviato a Shutter Island,al largo della costa del Massachusetts,in un sinistro carcere per pazzi criminali a indagare sulla sparizione di una detenuta pericolosa,è quel che si dice un “modello comportamentale”,e tutto quel che Scorsese gli costruisce intorno lo rivela ma,attenzione,con abilissima tattica dissuasoria,con distrattori continui che solo la maestria di un grande del cinema riesce a dosare con tanta perizia.
Lo spettatore è continuamente spiazzato e poi rimesso in sesto di fronte ad un’azione che sembra procedere sicura sulla via maestra,da inquadrare solo entro il filone appropriato (thriller? giallo? giallo/horror? gothic novel?) e all’improvviso si spezzetta in mille sfaccettature,i conti non tornano più,chi sta facendo cosa?Dov’è il famoso bandolo della matassa?
La maestria è tutta nel condurci attraverso dissonanze continue,marcate potentemente da un sonoro perfetto,con martellamenti dosati,una metrica del testo con arsi e tesi a segnare i passi nel delirio,in un territorio sconfinato, quello della mente,e farcelo frequentare come l’unico luogo possibile,sempre a patto che se ne accettino le regole.
Alla fine della visione capiamo di aver percorso un delirio molto reale,e allora possiamo anche cercare le cosiddette oggettività fattuali (i morti sono morti!)ricostruirci un plot mentale mettendo insieme i dati,ma l’esercizio è sterile,l’intera creazione è essenzialmente soggettiva,e il sogno,frequente, ne è uno degli elementi rivelatori.
L’acqua è una delle componenti più forti del film,il più presente tra gli altri simboli (l’isola, il faro, il doppio, la scala a chiocciola) fin dalla prima scena,quando il traghetto esce dallo sfondo lattiginoso di nebbia alla Gordon Pym.
Teddy ha chiari sintomi di mal di mare,ma il mare è calmo, dunque perché?
L’acqua lo bagna costantemente,che sia l’ uragano, o lo sgocciolamento da tubature,o il mare mugghiante dove scende,con la facilità che solo nei sogni,lungo una parete di roccia a strapiombo,mentre frotte nere di topi invadono lo schermo uscendo da una fessura (le stesse putride bestie che pullulano nella piazza degli appestati del Nosferatu di Herzog)o che siano,infine,le acque ferme del laghetto davanti casa,dove si è consumato l’eccidio della sua vita,e da cui riemerge con i tre cadaverini in braccio per uccidere,poi,la folle,bionda e amatissima moglie che gli chiede di liberarla,ma da chi?da cosa?
Rimuovere si può,ma non si cancella nulla e la percezione della realtà esterna altro non è che il nostro teatro mentale,e chi vi si muove non ha minor legittimità dei corpi fisici.
Medici e secondini,malati e infermieri,tutto sfila nell’ordine che crediamo sia l’ordine,questo ci dice il "sé" junghiano,ma c’è anche da “individuarsi”,ripescare cioè l’ “io”,isola razionale necessaria a ricomporre l’unità psichica per diventare “sé stessi”.“La mia vita è la storia di un' autorealizzazione dell'inconscio”,questo aveva detto Jung.
Questo riesce a dirci Scorsese,utilizzando un repertorio di soluzioni registiche mirabolanti,il film è addirittura come “plasmato” dalla sua mano,fatto emergere a prendere forma dalla materia grezza a colpi di scalpello,e le analisi potrebbero durare molto a lungo e forse non basterebbero.L’arte conserva sempre il suo cono di mistero.
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g. romagna
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venerdì 2 aprile 2010
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shutter island
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Teddy Daniels ( Leonardo Di Caprio) e Chuck Aule (Mark Ruffalo), agenti federali, giungono a Shutter Island, ove devono indagare sull’evasione di una detenuta-paziente del manicomio criminale. I due incontrano sin da subito una certa ritrosia a collaborare da parte dei dirigenti. Ad un certo punto la donna viene ritrovata, ma le cose continuano a non apparire chiare, e portano Teddy a sospettare che lì dentro si tengano degli esperimenti sugli umani, messi in atto secondo il recentemente decaduto modello nazista (siamo nel 1954). Teddy ha visitato i campi di sterminio nel ruolo di militare tra le fila degli Alleati, e nel suo passato spicca il trauma della morte della moglie, avvenuta per mano di un piromane che si trova rinchiuso proprio a Shutter Island.
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Teddy Daniels ( Leonardo Di Caprio) e Chuck Aule (Mark Ruffalo), agenti federali, giungono a Shutter Island, ove devono indagare sull’evasione di una detenuta-paziente del manicomio criminale. I due incontrano sin da subito una certa ritrosia a collaborare da parte dei dirigenti. Ad un certo punto la donna viene ritrovata, ma le cose continuano a non apparire chiare, e portano Teddy a sospettare che lì dentro si tengano degli esperimenti sugli umani, messi in atto secondo il recentemente decaduto modello nazista (siamo nel 1954). Teddy ha visitato i campi di sterminio nel ruolo di militare tra le fila degli Alleati, e nel suo passato spicca il trauma della morte della moglie, avvenuta per mano di un piromane che si trova rinchiuso proprio a Shutter Island. E’ proprio per questo motivo che Teddy ha accettato l’incarico. Man mano che le indagini sui misteri dell’isola vanno avanti emergono novità a dir poco inquietanti, le quali sconvolgono radicalmente la narrazione della vicenda: nemmeno Teddy ad un certo punto sembra più essere – letteralmente – ciò che egli credeva, ed anche i suoi vecchi traumi necessitano di una netta e forzata rielaborazione… Uno Scorsese in forma smagliante dà alla luce un film con un intreccio di complessità incredibile e che si dipana tramite una progressiva serie di colpi di scena a ritmo serrato. I rimandi di carattere filosofico si sprecano: da Sigmund Freud (la psicosi e la rielaborazione del trauma) a Walter Benjamin e Carl Schmitt (la violenza come elemento motore della storia) passando per Michel Foucault (il potere biopolitico). La scena in cui il giradischi fa partire nella mente di Teddy un flashback ambientato a Dachau è un rimando alla letteratura di Joyce (si veda, a titolo d’esempio, la novella “Eveline”) e Proust, autori che, non per niente, hanno tratto tanto della loro linfa letteraria degli studi psicanalitici. Ovviamente, la connessione con “Io ti Salverò” di Alfred Hitchcock non può non balzare alla mente, ed è tutto il film a svilupparsi seguendo lo stile dell’appena citato maestro del cinema, a partire dal finale, non esente da un certo grado di ambiguità. Un thriller di grandissimo respiro, in cui il “tema del doppio” (ancora Hitchcock: si pensi a “Psyco”) regala una vicenda a dir poco avvincente ed in cui è possibile leggere una consistente molteplicità di significati morali. Le interpretazioni – in primis quella di Di Caprio – offrono un tocco in più ad un film che non esito a definire un capolavoro. L’unico neo riscontrabile è il fatto che, in alcuni punti, l’estrema densità delle vicende narrate renda assai complesso, per non dire caotico, il seguirne gli sviluppi. Ciò non toglie comunque qualità ad un lavoro che mette in luce, probabilmente - e mi assumo tutte le responsabilità connesse a questo sbilanciamento -, il miglior Scorsese di sempre, superiore anche a quello di “ Taxi Driver”. Memorabile. Quattro stelle e mezzo.
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[+] il gabinetto del dottor caligari
(di g. romagna)
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albamao
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venerdì 2 aprile 2010
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l'isola che c'è / non c'è
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Tornare alla quiete vita di ogni giorno dopo questo tuffo noir nei meandri della mente risulta davevro frustrante ma al tempop stesso un sollievo.
Ecco la sensazione che mi ha lasciato questo ultimo grandessimo capolavoro di Scorsese, che nella sua ormai pluriennale pellicola con il camaleontico Di caprio riesce ancora a convincerci che gli Italoamericani hanno una marcia in più. Cosa poter dire da questo film se non che a partire dalle musiche spledide pescate dal passato del compositore Giacinto Scelsi (Quattro pezzi su una nota sola del 1959 è davvero inquietante) sino alle ambientazioni (che ci rimandano anche al suo recedente Cape Fear almeno in più di una scena), sino alle magisrali interpretazioni degli attori è tutto un'orchestra perfetta.
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Tornare alla quiete vita di ogni giorno dopo questo tuffo noir nei meandri della mente risulta davevro frustrante ma al tempop stesso un sollievo.
Ecco la sensazione che mi ha lasciato questo ultimo grandessimo capolavoro di Scorsese, che nella sua ormai pluriennale pellicola con il camaleontico Di caprio riesce ancora a convincerci che gli Italoamericani hanno una marcia in più. Cosa poter dire da questo film se non che a partire dalle musiche spledide pescate dal passato del compositore Giacinto Scelsi (Quattro pezzi su una nota sola del 1959 è davvero inquietante) sino alle ambientazioni (che ci rimandano anche al suo recedente Cape Fear almeno in più di una scena), sino alle magisrali interpretazioni degli attori è tutto un'orchestra perfetta.
la sceneggiatura poi che da scatole cinesi sembra volerti prima illudere di aver capito, poi spiazzare continuamente su una soluzione immaginata e poi disillusa (quasi a volerti prendere in giro..).
La scenografia di Dante Ferretti ci coinvolge e porta poi in un turbine di irrequietezza da cui non si viene più fuori come prima con questa sensazione di claustrofobia quando le scende sono girate all'interno del carcere e di selvaggia desolazione all'esterno.
Può non piacere ovvio, ma non si può non riconoscerne la potenza espressiva.
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giusy7813
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venerdì 2 aprile 2010
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concordo
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hai avuto il mio stesso problema: non ho capito se è pazzo oppure l'hanno fatto impazzire!!!
c'è un altra incongruenza: lui sognava sempre la moglie bruciata ...mentre alla fine del film lui ricorda di averla sparata..
a mio parere l'hanno fatto impazzire con droghe ecc
[+] la prima che hai detto
(di catinka)
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g_andrini
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giovedì 1 aprile 2010
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buon thriller psicologico
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E' filato via velocemente, nonostante le due ore di durata. E' un pò confusionario, ma alla fine si capisce qualcosa. La follia, nel nostro mondo, regna sovrana, e questo film non fa altro che confermare questa sensazione.
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danydvd86
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lunedì 29 marzo 2010
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chi può dire di non essere un pò pazzo?
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Film interessante,cioè ammettiamolo...alla fine non si è capito se lui è davvero pazzo o no...perchè sullo scalino il suo psichiatra non lo chiama ANDREW(il nome del pazzo),ma TEDDY(usando il nome del poliziotto),lui che si gira e dice che preferisce morire piuttosto che vivere da mostro(a cosa si riferisce?al fatto che ha ucciso la moglie?e per questo dovrebbe sentirsi un mostro?lei gli ammazzato 3 figli...)poi,ammettiamo che lui sia pazzo...all'inizio del film lui sta su una barca...si muove liberamente,arriva lì con un collega...cos'è tutta immaginazione?al termine del film ero molto indecisa se la pazza ero io oppure lui,a voi non ha fatto questo effetto?
[+] due osservazioni
(di catinka)
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