giancojazz
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lunedì 15 marzo 2010
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finalmente una mia critica positiva
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Dopo aver scritto male di diversi film recenti (tra i quali Parnassus ed Avatar) mi si chiedeva quali fossero i film belli secondo me. Eccola la risposta, ecco un film bello che vale la pena di andare a vedere. Non è un capolavoro, ma la sequenza iniziale dell'arrivo sull'isola è un capolavoro, tant'è che nei primi minuti ho pensato che se il film fosse stato in grado di mantenere un livello così elevato (tutto perfetto, inquadrature, tempi e soprattutto musica) sarebbe stata una prova registica memorabile di questi tempi. Purtroppo con l'andare della storia il film si appiattisce ma nemmeno troppo. Restano ottime interpretazioni e una regia magistrale che sa quando aprire e chiudere il rubinetto della tensione, che riesce a creare anche nei silenzi e nell'immobilità di tutta la scena.
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Dopo aver scritto male di diversi film recenti (tra i quali Parnassus ed Avatar) mi si chiedeva quali fossero i film belli secondo me. Eccola la risposta, ecco un film bello che vale la pena di andare a vedere. Non è un capolavoro, ma la sequenza iniziale dell'arrivo sull'isola è un capolavoro, tant'è che nei primi minuti ho pensato che se il film fosse stato in grado di mantenere un livello così elevato (tutto perfetto, inquadrature, tempi e soprattutto musica) sarebbe stata una prova registica memorabile di questi tempi. Purtroppo con l'andare della storia il film si appiattisce ma nemmeno troppo. Restano ottime interpretazioni e una regia magistrale che sa quando aprire e chiudere il rubinetto della tensione, che riesce a creare anche nei silenzi e nell'immobilità di tutta la scena.
I riferimenti che ho trovato sono diversi, ma tutti ottimi. Si va da un'idea che ricalca quella di Two Sisters (la follia vista dalla parte della follia) e per la sequenza iniziale - che non posso non ripetere che è assolutamente da non perdere - mi viene in mente Aguirre furore di Dio per l'importanza che viene data alla musica e per l'impegno nel creare un inizio fortemente caratterizzante. Ma mi viene in mente anche Kubrick quando le due guardie aprono il cancello dell'ospedale, simmetriche e sincronizzate come in un caleidoscopio.
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[+] bravo!
(di grid alien)
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augusta
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domenica 14 marzo 2010
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delusione
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Buono Di Caprio,ma un film alla fine mi deve lasciare qualcosa,e questo non mi ha lasciato niente, forse le aspettative erano alte.
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aao95
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domenica 14 marzo 2010
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un ottimo film. particolare il finale.
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Inizialmente volevo vedere questo film perchè mi ricordava vagamente un fuga da alcatraz. Dopo averlo visto credo di poter dire che questo film ha pochissimo a che vedere con l'altro film citato ma ciò nonostante Scorsese è riuscito a realizzare un film straordinario. Scorsese riesce a coinvolgerti in questo film, in alcuni tratti un po' lento, grazie a delle musiche stupende e grazie al grande Leo. Per quanto riguarda Leonardo DiCaprio sono rimasto piacevolmente colpito dalla sua recitazione poichè nelle scene di pazzia è riuscito a dare il meglio di sè. Il mio voto è di 4 su 5. Sono rimasto "perplesso" dal finale perchè inizialmente non mi era piaciuto affatto soprattutto perchè non mi sembrava che legasse molto con il resto del film, ripensandoci però mi sono reso conto di come questa conclusione faccia riflettere.
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Inizialmente volevo vedere questo film perchè mi ricordava vagamente un fuga da alcatraz. Dopo averlo visto credo di poter dire che questo film ha pochissimo a che vedere con l'altro film citato ma ciò nonostante Scorsese è riuscito a realizzare un film straordinario. Scorsese riesce a coinvolgerti in questo film, in alcuni tratti un po' lento, grazie a delle musiche stupende e grazie al grande Leo. Per quanto riguarda Leonardo DiCaprio sono rimasto piacevolmente colpito dalla sua recitazione poichè nelle scene di pazzia è riuscito a dare il meglio di sè. Il mio voto è di 4 su 5. Sono rimasto "perplesso" dal finale perchè inizialmente non mi era piaciuto affatto soprattutto perchè non mi sembrava che legasse molto con il resto del film, ripensandoci però mi sono reso conto di come questa conclusione faccia riflettere. Infatti ci si può domandare di come si fa a rendersi conto di essere pazzi se siamo pazzi. In ogni caso un thriller-psicologico veramente benfatto che consiglio a tutti.
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ross20
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domenica 14 marzo 2010
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la suggestione del dubbio
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Lo stato del protagonista, l'agente federale interpretato da Di Caprio, si rivela progressivamente allo spettatore attraverso un viaggio nella complessità e nella contraddittorietà della mente umana.... da vedere!
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dbiava
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domenica 14 marzo 2010
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noioso, pretestuoso e scontato
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Con Baària uno dei film più brutti della stagione.Dalla bomba atomica ai topi, passando per Kafka . Scorsese ci ha messo tutti ma proprio tutti gli ingredienti dei film gotici nella sua formula narrativa che non funziona. Un'accozzaglia di elementi che ha confuso e banalizzato tuttto. Di Caprio poi...no comment!
[+] se non son belli questi due capolavori....
(di grid alien)
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gius21
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domenica 14 marzo 2010
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uno spettacolo da parte di martin scorsese!!!
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Ancora una volta Martin Scorsese ci stupisce con i suoi film!!! E' stato molto bravo da riuscire a tenere il pubblico attento per più di 2 ore senza mai annoiare. Bravissimo Leonardo Di Caprio nella recitazione. Consiglio a tutti di andare a vedere questo film perchè ne vale veramente la pena!
[+] film veramente deludente
(di castelli)
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fabruss
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domenica 14 marzo 2010
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scorsese in ottima forma
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non mi aspettavo un film così bello, scorsese fedele a se stesso e al contempo omaggiante al noir anni50 e un pò anche a tarantino, che a sua volta deve molto a scorsese. davvero bello, un cinema che speriamo non vada ad estinguersi. onore al maestro e ad un bravo di caprio. consigliatissimo.
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grid alien
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domenica 14 marzo 2010
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scorsese torna al virtuosismo, e lo fa alla grande
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Martin Scorsese è forse il mio regista preferito, senza dubbio lo è stilisticamente. La trama del film è atipica per lui, ma riesce a farla propria e a regalare un nuovo capolavoro con il quale ritorna al virtuosismo registico che aveva abbandonato per gran parte del suo ultimo, grandioso, film("The departed"). La regia è sublime, le scenografie di memoria espressionista-gotica stupende, attori perfetti, sceneggiatura ottima, colonna sonora hermaniana bellissima, luci e fotografia tra le più belle che ho mai visto, inizio e fine stupendi.
Vai così, Martin.
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ucciolibero
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domenica 14 marzo 2010
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un film tra follia, memoria e violenza.
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Shutter Island è un thriller psicologico che, a tratti, scivola nell'horror. Le location e la recitazione dei protagonisti sono di buon livello, le atmosfere "gotiche" (scale a chiocciola stile "Il nome della rosa" e corridoi umidi e fatiscenti) contribuiscono ad aumentare il pathos ma, spesso, alzano un po' troppo il livello di angoscia che, comunque, resta alto durante tutto il film (d'altra parte l'azione si svolge in un manicomio criminale...). Il finale non sorprende moltissimo ma non risulta nemmeno troppo banale. Scorsese conosce il mestiere del regista, sa usare la tecnica del flash back e sa condurre lo spettatore attraverso percorsi in bilico tra ricordo e realtà, ma fatica a trasformare tutto questo materiale in un'opera memorabile.
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Shutter Island è un thriller psicologico che, a tratti, scivola nell'horror. Le location e la recitazione dei protagonisti sono di buon livello, le atmosfere "gotiche" (scale a chiocciola stile "Il nome della rosa" e corridoi umidi e fatiscenti) contribuiscono ad aumentare il pathos ma, spesso, alzano un po' troppo il livello di angoscia che, comunque, resta alto durante tutto il film (d'altra parte l'azione si svolge in un manicomio criminale...). Il finale non sorprende moltissimo ma non risulta nemmeno troppo banale. Scorsese conosce il mestiere del regista, sa usare la tecnica del flash back e sa condurre lo spettatore attraverso percorsi in bilico tra ricordo e realtà, ma fatica a trasformare tutto questo materiale in un'opera memorabile. Da un maestro si pretende un po' di più del semplice compitino, però è riuscito a far recitare L. Di Caprio e si è affidato, con intelligenza, ad un'intramontabile B. Kingsley, riuscendo nel difficile compito di rendere abbastanza credibile una storia border line. Il grande merito di questo film (ma anche unico...) è quello di aver indagato il tema dell'origine della violenza e della follia criminale percorrendo la strada del thriller e dell'indagine poliziesca. Il regista è riuscito a caricare il peso della memoria e dei "traumi" psicologici solo alla fine (ma lo spettatore si accosta con gradualità alla verità), riuscendo nell'impresa "eroica" di disegnare il dramma di una "mente malata" senza cercare assoluzioni per i protagonisti o facili conclusioni consolatorie.
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andyzerosettesette
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domenica 14 marzo 2010
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incubi e rimorsi: la realtà bifronte di scorsese
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Scegliendo questa volta gli anni Cinquanta, Scorsese con Shutter Island rilegge con la consueta originalità un altro periodo importante della storia americana, evidenziandone luci e ombre e sottolineandone aspetti ambigui come già aveva fatto con la rappresentazione di una violenza iperrealista nel secondo Ottocento in Gangs of New York, oppure raccontando la scalata verso il successo di un uomo ambizioso, folle e geniale, ideale metafora della società statunitense degli anni Trenta e Quaranta, in The Aviator, ancora con il suo ormai abituale attore-feticcio Leonardo DiCaprio.
In questo noir dall’atmosfera molto gotica e resa claustrofobica da una sapiente fotografia, il tema del reducismo, che cinematograficamente ha sempre reso bene e non solo quando si racconta il Vietnam o l’Iraq, si sposa assai bene con quello della follia e dei fantasmi del passato, personale o collettivo che sia.
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Scegliendo questa volta gli anni Cinquanta, Scorsese con Shutter Island rilegge con la consueta originalità un altro periodo importante della storia americana, evidenziandone luci e ombre e sottolineandone aspetti ambigui come già aveva fatto con la rappresentazione di una violenza iperrealista nel secondo Ottocento in Gangs of New York, oppure raccontando la scalata verso il successo di un uomo ambizioso, folle e geniale, ideale metafora della società statunitense degli anni Trenta e Quaranta, in The Aviator, ancora con il suo ormai abituale attore-feticcio Leonardo DiCaprio.
In questo noir dall’atmosfera molto gotica e resa claustrofobica da una sapiente fotografia, il tema del reducismo, che cinematograficamente ha sempre reso bene e non solo quando si racconta il Vietnam o l’Iraq, si sposa assai bene con quello della follia e dei fantasmi del passato, personale o collettivo che sia. Il protagonista della storia, reduce di guerra, agente FBI, vedovo, espressione di una morale inattaccabile e solida, conduce un’indagine su un’isola-manicomio criminale, durante la quale emergono le sue ossessioni e i suoi sensi di colpa per gli orrori della seconda guerra mondiale, sensi di colpa che sono per certi aspetti quelli dell’intero Occidente democratico, che ha visto di cosa sono stati capaci i nazisti ma non ha saputo impedirlo in tempo. Così, quando ravvisa a poco a poco una serie di inquietanti stranezze nel comportamento di psichiatri e poliziotti che operano nel manicomio-penitenziario, conduce lo spettatore a parallelismi e facili conclusioni, tali da indurre a leggere la storia come quella di un uomo solo ed eroico che scopre l’orrore degli esperimenti del governo americano, che per studiare il cervello umano e la possibilità di pilotarne il funzionamento, utilizza in modo simil-nazista cavie umane reclutate fra malati mentali veri o presunti.
Ma l’abilità di Scorsese di sovrapporre più chiavi di lettura e di disorientare con nuove rivelazioni, come già in Departed, a poco a poco svela che la faccenda è meno lineare di quel che sembra e fomenta una serie di dubbi sul rapporto fra realtà e costruzione mentale. Le rivelazioni finali non sono proprio definitive, perché rimane la sensazione che il confine fra costruzioni onirico-allucinate e fatti reali sia assai labile. E così si riflette sul tema del male e della violenza (altro déjà vu in Scorsese) come natura quasi incorreggibile dell’essere umano, declinata però in duplice versione: quella del singolo disposto a tutto, che la usa come meccanismo di difesa o come espressione dei propri fantasmi interiori o del proprio disturbo mentale, e quella delle nazioni e dei governi a volte verso i propri stessi cittadini, fil rouge quest’ultimo che rimanda anche per l’ambiguità del messaggio a un classico come il Kubrick di Arancia Meccanica.
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