marmellata25
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martedì 19 ottobre 2010
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di caprio non si smentisce mai!
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Veramente bello! Una trama che ti lascia col dubbio fino alla fine. Una storia particolare e psicologica. Ovviamente da vedere un pomeriggio quando si ha la mente completamente libera e non si hanno altri pensieri in testa, perchè bisogna concentrarsi al 100% per capire tutto il film, non si può perdere nemmeno un secondo, sennò si perde il filo. Comunque ne vale veramente la pena! Da vedere assolutamente!
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ivan91
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venerdì 15 ottobre 2010
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di caprio sempre più bravo
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bello scioccante tra horror thriller e noir questa opera di scorzese tiene attacato alla poltrona per quasi due oore e mezza. glia toori sono tutti bravissimi a partire dal eccellente leonardo di caprio che con gli anni è davvero riuscito a diventare un ottimo attore, la trama è ingegnosa articolata e complessa ma abbastanza lineare il finale rivelatorio è la ciliegina sulla torta
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tommaso batimiello
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martedì 5 ottobre 2010
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chi è il cacciatore e chi la preda?
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Siamo nell’America degli anni ‘50 quando due agenti federali, Teddy Daniels (Leonardo di Caprio) e il suo nuovo compagno Chuck Aule (Mark Ruffalo) vengono chiamati urgentemente per una sparizione avvenuta in un manicomio criminale di massima sicurezza. Su Shutter Island vengono accolti soli i pazienti più insani e pericolosi, sottoposti ad un intenso programma di cura e rieducazione.
Il manicomio si trova all’interno di un ex forte della guerra civile americana, circondato dal gelido e tempestoso mare dell’Atlantico.
Una delle pazienti, Rachel Solando, non si trova più nella sua cella.
Nessun segno di scasso o violenza: si è semplicemente volatilizzata nel nulla.
Quando il tempo peggiora e i collegamenti con l’esterno sono tagliati, i due detective si troveranno a dover fare luce su un mistero sempre più sfuggente, palesemente ostacolati dal primario John Cawley (Ben Kingsley).
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Siamo nell’America degli anni ‘50 quando due agenti federali, Teddy Daniels (Leonardo di Caprio) e il suo nuovo compagno Chuck Aule (Mark Ruffalo) vengono chiamati urgentemente per una sparizione avvenuta in un manicomio criminale di massima sicurezza. Su Shutter Island vengono accolti soli i pazienti più insani e pericolosi, sottoposti ad un intenso programma di cura e rieducazione.
Il manicomio si trova all’interno di un ex forte della guerra civile americana, circondato dal gelido e tempestoso mare dell’Atlantico.
Una delle pazienti, Rachel Solando, non si trova più nella sua cella.
Nessun segno di scasso o violenza: si è semplicemente volatilizzata nel nulla.
Quando il tempo peggiora e i collegamenti con l’esterno sono tagliati, i due detective si troveranno a dover fare luce su un mistero sempre più sfuggente, palesemente ostacolati dal primario John Cawley (Ben Kingsley).
Come se non bastassero i fantasmi che aleggiano su questo luogo degno di una gothic novel, il detective Daniels, reduce dalla guerra in Europa, porta con sé i suoi incubi e le sue paranoie, incapace di lasciarsi alle spalle la morte della moglie.
Teddy e Chuck dovranno lottare per mantenere la sanità mentale e la fiducia reciproca in un’estenuante escalation che li trasformerà da cacciatori a prede.
Tratto dal romanzo di Dennis Lehane, che la sceneggiatura riadatta al grande schermo in maniera meticolosa, quasi impressionante, Shutter Island è un magnifico thriller psicologico che conferma il sodalizio fra Leonardo Di Caprio e Scorsese: già protagonista in Gangs of New York, The Aviator e The Departed, Di Caprio dà il tocco magico anche a quest’ultimo film del regista italo-americano, confermandosi come l’attore-simbolo della seconda produzione di Scorsese come De Niro lo era stato per la prima.
Fotografia, musiche e scenografia contribuiscono alla perfezione nel creare un’atmosfera che abbraccia tutto il film, fondendosi a formare un’unica e forte sensazione di profonda angoscia per fissarsi in maniera indelebile nella mente dello spettatore.
I dialoghi sono belli e avvincenti, senza pecche, molti dei quali lasciati praticamente immutati nel passaggio da libro a sceneggiatura.
D’altro canto, un paio di elementi sminuiscono quello che, altrimenti, sarebbe stato un vero e proprio capolavoro. Prima di tutto, la facilità con cui lo spettatore indovina il finale che, invece, gioca tutto sulla sorpresa. In secondo luogo, dettaglio non di minore importanza, l’eccessiva lunghezza proprio della parte conclusiva del film che risulta, per giunta in un film di più di due ore, alquanto estenuante. Un finale, comunque, straziante e commovente grazie ad uno strepitoso Di Caprio. Da applausi.
Da ricordare le deliziose interpretazioni di Ben Kinglsey e di alcuni pazienti, tutte voci di quell’unico coro che è il microcosmo del manicomio, un mondo isolato, a parte, non solo dal punti di vista geografico.
Perché è qui il centro tematico del film, che non riduce a una semplice pellicola thriller: il confine fra pazzia e sanità mentale, fra chi è malato e chi no, fra chi indaga e chi è indagato.
Un mondo a parte, Shutter Island, in cui le certezze vengono messe in discussione e le verità smentite con disarmante facilità. Un viaggio, quello di Teddy Daniels, non solo nel manicomio, ma anche nella sua mente, nei suoi ricordi e nei suoi inconfessabili segreti.
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danilodac
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venerdì 1 ottobre 2010
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shutter island- il confine tra realtà e finzione
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1954, Boston Harbor. L’azione comincia su una nave diretta ad Ashecliffe, istituto mentale per criminali situato all’interno di un’isola. Edward Daniels (L. Di Caprio) e il suo assistente Chuck Aule (Mark Ruffalo) devono indagare sulla misteriosa scomparsa di Rachel Solando, rinchiusa nel manicomio per aver assassinato i suoi tre bambini. Nel cercare di risolvere il mistero Daniels si accorge che il Dr. Cawley (Ben Kingsley), responsabile del manicomio, adotta uno strano metodo di cura per i propri pazienti, fuori dagli schemi dell’ordinaria amministrazione. Scoprirà che niente è quel che sembra a Shutter island.
Costato 80 milioni di dollari e girato a Boston Harbor (Massacchussets), con frequenti ricorsi in esterni, il 25° film di M.
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1954, Boston Harbor. L’azione comincia su una nave diretta ad Ashecliffe, istituto mentale per criminali situato all’interno di un’isola. Edward Daniels (L. Di Caprio) e il suo assistente Chuck Aule (Mark Ruffalo) devono indagare sulla misteriosa scomparsa di Rachel Solando, rinchiusa nel manicomio per aver assassinato i suoi tre bambini. Nel cercare di risolvere il mistero Daniels si accorge che il Dr. Cawley (Ben Kingsley), responsabile del manicomio, adotta uno strano metodo di cura per i propri pazienti, fuori dagli schemi dell’ordinaria amministrazione. Scoprirà che niente è quel che sembra a Shutter island.
Costato 80 milioni di dollari e girato a Boston Harbor (Massacchussets), con frequenti ricorsi in esterni, il 25° film di M. Scorsese è uno psico-thriller visionario di allucinata tensione drammatica, con un taglio espressionistico attraversato da risvolti horror tipici degli anni ’40 o ’50.
Nell’ultima pellicola del regista americano conta soprattutto la sceneggiatura di Laeta Kalogridis, tratta da un romanzo (L’isola della paura) di Dennis Lehane, di spiraliforme struttura, in cui la realtà, l’immaginazione e l’inconscio si rivelano tasselli utili alla composizione di un puzzle intriso di dolore e disperazione, imperniato sulla mente umana e la sua manipolazione (shutter sta per chiusura).
Il passato (inteso soprattutto come memoria) vi gioca un ruolo importante: nei due giorni da incubo ciò che Edward Daniels esplora veramente non è l’isola del titolo, ma la sua mente.
Percorrendo una cifra stilistica a metà strada tra Hitchcock e Kafka, Scorsese mostra la soggettività della realtà e il labile confine posto tra normalità e pazzia, riprendendo abilmente la formula dell’orrore suggerito e dell’atmosfera angosciosa, con i fatti sotto il segno dell’ambiguità.
Da un punto di vista antropologico, è una rapsodia scorsesiana che, con inquietante naturalezza, suggerisce che da sempre l’umanità coabita con la violenza, ma è anche un’amara riflessione sull’arte come menzogna che dice la verità, sull’artista come illusionista e sull’impercettibile linea che divide il vero dal falso, nel cinema e nella vita. Il finale, come il resto del film, lascia libero spazio d’interpretazione: “La follia può essere contagiosa?”. Cos’è reale? E cos’è immaginario? “E’ questo che mi è piaciuto del film, che si presta a diversi livelli di lettura” (M. Scorsese).
A livello visivo è un compendio dell’itinerario cinematografico di M. Scorsese, regista energico per eccellenza, con un omaggio allo “Scarpette rosse” di Powell & Pressburger. Funzionale apporto della tenebrosa fotografia di Robert Richardson e delle turbanti musiche di Robbie Robertson.
Intensa e febbrile interpretazione di L. Di Caprio, coadiuvato da un’ottima squadra di attori ammirevoli per aderenza ai personaggi, tra cui spicca Ben Kingsley, caratterista di poliedrica bravura. Costumi: Sandy Powell. Scenografie: Dante Ferretti. Il montaggio è della veterana e pluripremiata Thelma Schoonmaker.
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robi neftali
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mercoledì 29 settembre 2010
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da premio oscar
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Mi auguro che faccia sfracelli agli Oscar 2011. Un film stupendo per trama, personaggi, scenografia e sceneggiatura!! Finale col colpo di scena.. con ribaltone!! Alta scuola!!!
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sixy89
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martedì 28 settembre 2010
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quando la mente gioca brutti scherzi..
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Un film veramente coinvolgente e sconvolgente, una trama molto articolata, fitta di indizi e ipotesi che confondono e spiazzano lo spettatore. Un finale geniale degno dei grandi film che hanno fatto la storia dei thriller, come Il Sesto Senso.
Un film che affronta la tematica delicata della pazzia, della linea sottile tra essere considerato un soggetto sano di mente o un folle. Finalmente un film non banale, dove il finale non è immaginabile finchè non viene svelato. Una storia credibile e per questo motivo sconvolgente, che lascia un forte senso di smarrimento allo spettatore.
Davvero vale la pena di vedere questo film.
Voto:8
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jokersparrow 723
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lunedì 27 settembre 2010
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il tandem scorsese/dicaprio non delude...
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e anche questa volta partorisce un ottimo film. Inquietante fin dall'inizio, quando la nave che porterà Teddy Daniels e Chuck Aule al manicomio di Shutter Island esce dalla nebbia, il film prosegue con l'indagine dei due federali all'interno del manicomio. Daniels, turbato dalle apparizioni della moglie morta e dalla sua esperienza in guerra, nutre profonda perplessità nei metodi utilizzati dal dottor Cowley, e pian piano viene a conoscenza di tremendi segreti, che lo porteranno alla pazzia.....Finale interrogativo, che lascia lo spettatore confuso e lo induce a pensare.
Come detto, Martin Scorsese migliora invecchiando, e dopo The Departed, e sempre con il fido DiCaprio al fianco, si basa sull'omonimo romanzo di Dennis Lehane per produrre questo intrigante thriller psicologico, altro grandissimo film che va ad arricchire il suo già ottimo pedigree.
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e anche questa volta partorisce un ottimo film. Inquietante fin dall'inizio, quando la nave che porterà Teddy Daniels e Chuck Aule al manicomio di Shutter Island esce dalla nebbia, il film prosegue con l'indagine dei due federali all'interno del manicomio. Daniels, turbato dalle apparizioni della moglie morta e dalla sua esperienza in guerra, nutre profonda perplessità nei metodi utilizzati dal dottor Cowley, e pian piano viene a conoscenza di tremendi segreti, che lo porteranno alla pazzia.....Finale interrogativo, che lascia lo spettatore confuso e lo induce a pensare.
Come detto, Martin Scorsese migliora invecchiando, e dopo The Departed, e sempre con il fido DiCaprio al fianco, si basa sull'omonimo romanzo di Dennis Lehane per produrre questo intrigante thriller psicologico, altro grandissimo film che va ad arricchire il suo già ottimo pedigree.
Leonardo DiCaprio è straordinario, il 2010 è sicuramente il suo anno (oltre a Shutter Island è ottimo anche in Inception) e meriterebbe un Oscar, vedremo cosa ne pensa l'Accademia; Ruffalo finalmente ha un ruolo importante in un film importante, e dimostra le sue ottime capacità recitative nei panni del detective Aule; Ben Kingsley, impeccabile, è il dottor Cowley, inquietante direttore del manicomio; Michelle Williams è la defunta moglie di Daniels, che turba i suoi sogni. La ciliegina è rappresentata dal mitico Max Von Sydow, che interpreta un dottore decisamente enigmatico.
Shutter Island è uno di quei film che va rivisto una seconda volta per capire bene tutti i particolari che ad una prima visione possono sfuggire, e non lascia delusi gli spettatori.
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giacomotinazzi
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domenica 19 settembre 2010
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non male
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non male come film anche se mi aspettavo un finale diverso
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nalipa
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venerdì 17 settembre 2010
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scorsese/ dicaprio? non funziona!
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Nonostante i vari colpi di scena,l'impegno che si legge sul volto di DiCaprio (che non cambia mai espressione)e la bella fotografia il film non mi é piaciuto.
DiCaprio diretto da Scorsese, secondo me, non funziona.
Leggendo la trama prima dell'uscita nelle sale mi aspettavo di vedere un capolavo, invece...
Persino Ruffalo che di solito é bravo in questo film non va bene, insomma anziché far vedere ai suoi attori vecchi film per ispirarli (é ciò che solitamente Scorsese fa prima e durante le riprese dei film) il regista dovrebbe prendersi del tempo e rivedersi i suoi vecchi film: Quelli si che sono dei grandi film...forsi se li é dimenticati!
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spotless mind
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mercoledì 15 settembre 2010
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“eh no, noi siamo troppo furbi.”
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A metà film me ne stavo seduto sul divano e guardavo lo schermo beffardo; avevo già capito tutto e preparavo il mio inflessibile giudizio.
Grande thriller, davvero ben congeniato, riesce a portarti a spasso come faresti con un cagnolino al guinzaglio, unica pecca (un po’ grave per il genere sopra citato..) è la pedanteria narrativa che ci guida per mano nel mondo di Dennis Lehane (l’autore del libro da cui è tratto il film) come farebbe il bianconiglio bartoniano con Alice. Ma siamo davvero arrivati a questo punto?! Siamo stati così lobotomizzati da questa società da non riuscire a giungere ad una soluzione in maniera indipendente? Abbiamo sempre bisogno di spiegazioni più volte digerite? Non è meglio lasciare al povero spettatore lo spazio per pensare, ragionare (sbagliare) ed a volte sognare?!
Ma fortunatamente c’è sempre qualcuno più in gamba di noi, ed il film non finisce se non negli ultimi fotogrammi.
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A metà film me ne stavo seduto sul divano e guardavo lo schermo beffardo; avevo già capito tutto e preparavo il mio inflessibile giudizio.
Grande thriller, davvero ben congeniato, riesce a portarti a spasso come faresti con un cagnolino al guinzaglio, unica pecca (un po’ grave per il genere sopra citato..) è la pedanteria narrativa che ci guida per mano nel mondo di Dennis Lehane (l’autore del libro da cui è tratto il film) come farebbe il bianconiglio bartoniano con Alice. Ma siamo davvero arrivati a questo punto?! Siamo stati così lobotomizzati da questa società da non riuscire a giungere ad una soluzione in maniera indipendente? Abbiamo sempre bisogno di spiegazioni più volte digerite? Non è meglio lasciare al povero spettatore lo spazio per pensare, ragionare (sbagliare) ed a volte sognare?!
Ma fortunatamente c’è sempre qualcuno più in gamba di noi, ed il film non finisce se non negli ultimi fotogrammi. Eh si, il nostro caro amico Martin è stato davvero bravo! Mentre noi eravamo tutti intenti a guardare il fantasma (e scoprire quale trucco ci fosse dietro..) lui stava da un'altra parte a dirigere il suo dramma.
“Sai questo posto mi fa pensare… Cosa sarebbe peggio? Vivere da mostro o morire da uomo perbene..?!”
Ed un uomo perbene non potrebbe (con)vivere con un tarlo simile che da dentro inesorabilmente lo divora. Meglio quindi (avendo un ordine morale) offrirsi SPONTANEAMENTE alle cure di una medicina(?) che possa rendere il mostro più gestibile.
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