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Innocenti Bugie: una parodia dell'eroe bello e invincibile

La bella da salvare non è mai stata tanto consapevole e arguta.
di Gabriele Niola

Le innocenti e femministe bugie di Cameron Diaz
Tom Cruise (Thomas Cruise Mapother IV) (61 anni) 3 luglio 1962, Syracuse (New York - USA) - Cancro. Interpreta Roy Miller nel film di James Mangold Innocenti bugie.

martedì 5 ottobre 2010 - Approfondimenti

Le innocenti e femministe bugie di Cameron Diaz
Persone normali in contesti straordinari, il più classico dei paradigmi hitchcockiani, si ripete con al centro Cameron Diaz, ragazza normale condannata a due settimane di furore tra inseguimenti, viaggi e sparatorie, per essersi troppo invaghita di Tom Cruise, agente dell'FBI in fuga pericolosa. Lo abbiamo già visto accadere ma stavolta è diverso, perchè stavolta siamo dalle parti della battaglia (fisica) tra i sessi e al centro di tutto c'è per davvero una donna, non un uomo come al solito.
Sciarada vedeva Audrey Hepburn aiutata da Cary Grant in un thriller rosa da cui emergeva più che altro la coppia, come del resto era la coppia ad emergere da due dei più famosi film in cui la battaglia dei sessi prende pieghe incredibilmente fisiche: La guerra dei Roses e Mr. & Mrs. Smith. Invece al centro di un altro tipico film del genere l'uomo-che-ami-non-è-quel-che-credi, True Lies (forse l'ispirazione più diretta per Innocenti Bugie), c'era Arnold Schwarzenegger, marito di giorno ed eroe di notte, che tenta per tutto il film di recuperare il rapporto con Jamie Lee Curtis, moglie indifesa, coinvolta accidentalmente nell'intrigo internazionale.
Quel che accade di diverso in Innocenti bugie è che il filtro attraverso il quale è letta la vicenda è quello dei desideri primordiali e delle considerazioni della bella di turno da salvare la quale, tutt'altro che indifesa, si dà da fare per conquistare il suo cavaliere scemo e vanaglorioso (che comunque rimane l'oggetto del suo desiderio), utilizzando le armi proprie della specie più letale sul nostro pianeta: la donna.

Poche bugie e molto realismo
Se c'era una cosa totalmente implausibile di Mr. & Mrs. Smith, tra le molte, era l'allucinante quotidianità della coppia Pitt/Jolie. Il modo in cui finiscono insieme, il rapporto che tengono a casa, il modo in cui nascondono le reciproche vite da agenti segreti e infine il sentimentalismo che dovrebbe mantenerli comunque uniti erano quanto di meno accettabile si potesse proporre considerando anche come i due divi fossero portatori di un'immagine lontana anni luce dalla normalità.
Invece la coppia Cruise/Diaz è totalmente sbilanciata, da una parte il superuomo, dall'altra una persona normale. Eppure, contrariamente a quanto accade solitamente, ad uscirne meglio è la seconda, capace non solo di destreggiarsi a modo proprio e senza scimmiottare l'uomo in un ambiente che non le è familiare, ma anche di avere un punto di vista critico sul mito dell'eroe salvatore, senza mai negare a se stessa la propria natura e il fascino primordiale che questi è in grado di avere su di lei.
Non siamo quindi nemmeno dalle parti di True Lies. A parità di iperboli, esplosioni, inseguimenti e sparatorie, per affermarsi e inseguire il proprio sogno erotico, la povera Cameron Diaz non dovrà imbracciare fucili o cominciare a menare le mani (aderendo così all'immagine che il marito inconsciamente desidera per lei), ma saprà imporsi con il modo di fare, l'atteggiamento nei confronti della vita e delle relazioni umane di una donna.

Eroi da parodia
Smacco finale: lo stesso genere della "commedia rosa con agenti segreti da edonismo reaganiano", letta attraverso gli occhi e le sensazioni della donna di turno, risulta la più incredibile e paradossale delle parodie. La sceneggiatura di Patrick O'Neill, ancor prima della regia svogliata di James Mangold o delle interpretazioni fuori fuoco dei due protagonisti, rigira come un guanto il genere e, a fronte di uno svolgimento, un intreccio ed esiti assolutamente in linea con le aspettative, sottolinea le componenti più assurde, grottesche e ridicole del genere.
Sequenze esilaranti come quella del viaggio a metà tra coscienza e incoscienza o del bacio romantico dato in mezzo alla sparatoria, sembrano uscire da un film di Mel Brooks per come si prendono la licenza di rivoltare le dinamiche di genere contro il genere stesso, scoperchiandone gli aspetti più stupidi. Così, alla fine, ad uscirne male è giustamente quello che solitamente è il re di questi film, ovvero l'uomo forte, il cavaliere senza macchia e senza paura che, fin dal titolo originale (Knight & Day), è preso di mira.
Addestratissimo, spaccone, risolutore di missioni impossibili e residente in atolli mozzafiato, il personaggio improbabile di Tom Cruise (parente stretto di mille altri ruoli interpretati in passato dall'attore) sembra più cretino del solito. Visto con lo sguardo di una donna matura, intelligente e smaliziata, l'uomo forte è nudo con la sua boria senza sostanza, capace di tutti i gesti più estremi ma non di gestire con efficacia e sincerità un rapporto.
Uno spara proiettili, l'altra frecciatine: e tra i due stavolta non c'è proprio storia.

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