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Inganni del cuore e balli proibiti

Come rendere la seduzione un business con Il truffacuori.
di Edoardo Becattini

Roman Duris in una scena de Il truffacuori.
Romain Duris (50 anni) 28 maggio 1974, Parigi (Francia) - Gemelli. Interpreta Alex nel film di Pascal Chaumeil Il truffacuori.

martedì 8 febbraio 2011 - Approfondimenti

In tempi di business agonistico e di crisi economica, è molto probabile che arte della finzione e arte della seduzione tendano a combaciare. Non è un caso, d'altronde, che si faccia un gran parlare in questi giorni di Rubacuori di nome (d'arte) e di fatto, mestieranti dell'adescamento che han reso titoli come Le regole dell'attrazione o Attrazione fatale più adatti alle pagine della cronaca politica che ad un film di finzione. Anche il cinema contemporaneo ha i suoi adulatori di professione e quel che essi vanno raccontandoci da qualche anno è che i nuovi Casanova, Don Giovanni e Valmont sarebbero oggi piccoli imprenditori della fascinazione o affaristi dell'ars amatoria. In Hitch, Will Smith era un “dottor rimorchio”, esperto pianificatore di incontri amorosi per uomini timidi e impacciati. Ne L'uomo perfetto, l'attore disoccupato Riccardo Scamarcio si improvvisava gigolò per mandare a monte un matrimonio. Il Romain Duris de Il truffacuori è un po' l'uno e un po' l'altro: un po' speculatore degli umani sentimenti e un po' frantumatore di coppie a cottimo, un po' businessman spregiudicato e un po' commediante sornione. Come racconta lui stesso in quella sorta di lungo prologo-spot che apre il film: “In una coppia, ci sono tre tipi di donne: quelle felici, quelle infelici ma che tengono alta la testa e quelle infelici ma incapaci di ammetterlo. Queste ultime sono alla base dei miei affari”. Il capitalismo creativo trova nuovi campi d'azione nei rapporti insoddisfacenti grazie a parenti o amici scontenti della relazione.

Colpo grosso
L'approccio dell'impresa Duris & Co. prevede l'allestimento di scenari romantici e la recita di dialoghi trasognanti prelevati dai più noti luoghi comuni del cinematografo. Niente che abbia pretesa di decostruzione, sia ben chiaro, o che non risulti protetto da uno spesso esoscheletro morale. Ma prima di arrivare verso la fine e “scoprire” che non si può fingere o speculare sul vero amore, si gioca amabilmente con i cliché del cinema contemporaneo esibendo paesaggi esotici o lussuosi, simulando sequenze d'azione o di spionaggio, mettendo in scena continui mascheramenti e trasformismi. In un certo senso, Il truffacuori dà la sensazione di una commedia romantica che si finge un heist movie. Pascal Chaumeil gira un film sentimentale come fosse il racconto di una rapina, come se il nuovo colpo della banda di Ocean's Eleven fosse allestire un remake di Dirty Dancing. Il principio è che l'insieme vale più della somma delle parti e che lo spirito di squadra si crea in base a una sinergia di connotati glamour, atteggiamenti affabili e una gaia e disinvolta esuberanza fra diversi caratteri. Anche se gran parte del film si svolge a Monaco, il vero colpo grosso non è la rapina a un casinò di Montecarlo, ma poter vedere Romain Duris e Vanessa Paradis danzare sulle note di “I've had the time of my life” all'interno di un ristorante italiano. Guardare il giovane scrittore in Erasmus de L'appartamento spagnolo e la bambola eterea dal fascinoso diastema de La ragazza sul ponte imitare i passi di Patrick Swayze e Jennifer Grey, è un po' come vedere George Clooney e Brad Pitt reinventare i duetti fra Frank Sinatra e Dean Martin: un gioco di ruolo per mattatori in cui è difficile distinguere quale sia la stella che brilli di luce riflessa, ovvero se trovi più gloria l'imitatore o l'imitato.

Passo a due
Certo, nel caso de Il truffacuori, il ballo sensuale di Dirty Dancing è un riferimento tanto notorio e diretto quanto rischioso, considerando la popolarità del film e di uno quei brani immancabili nella playlist di qualunque festa anni Ottanta. Considerando la pletora di romantici e accaniti sostenitori plurigenerazionali che il film porta con sé da più di vent'anni, ogni riferimento è difficile almeno quanto la celebre presa dell'angelo del finale del film. Ma se ben condotta è la mossa ideale per chiudere il colpo, lo scenario più adatto per allestire l'inganno e muovere il gioco della seduzione con lo spettatore. Il tempo di far ricordare che “non si mette Baby in un angolo”, di far scendere qualche lacrima, di dire “meriti di meglio”, è l'affare è fatto.

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