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Ultimo aggiornamento lunedì 28 gennaio 2019
La storia dell'archivio di Emanuel Ringelblum, un documento fondamentale per la storia dell'Olocausto. In Italia al Box Office Chi scriverà la nostra Storia ha incassato 35,8 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Sessantamila pagine di diari, manifesti, fotografie e oggetti costituiscono il lascito dell’Oyneg Shabbes Archive (“La gioia del Sabbath”). Raccolti dal Dottor Emanuel Ringelblum nella Varsavia ebraica prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, durante l’occupazione nazista e fino alla rivolta del ghetto, sono stati studiati dal dottor Samuel Kassow. Questa docu-fiction è ispirata al suo libro e ne riporta anche la testimonianza diretta.
La cinematografia documentaristica contemporanea si ritrova a fare sempre più di frequente uso della fiction, cosa che a qualche purista potrebbe far storcere il naso.
In realtà si tratta di un mezzo assolutamente finalizzato all’obiettivo: produrre e conservare memoria, un bene oggi purtroppo in disuso. Il portare sullo schermo dei documenti senza sostenerli con una narrazione accattivante (nel senso positivo del termine) condurrebbe al raggiungimento di un’audience decisamente più limitata. Se invece, come in questo caso, si traducono in azioni l’effetto ha un’efficacia decisamente maggiore.
Il filo conduttore è qui rappresentato da Rachel Auerbach che è stata una personalità sopravvissuta alla caduta del ghetto (dove si dedicava non solo all’esercizio della critica in campo artistico ma anche a una mensa per i poveri) e che ha dedicato la propria vita alla conservazione del ricordo. Ciò che colpisce in quest’opera è la consapevolezza da parte ebraica del rischio dell’estinzione e della conseguente necessità di non permettere all’oblio di cancellare tutte le tracce.
Non è poi un caso che il lavoro di Roberta Grossman veda la luce dei proiettori proprio nel periodo in cui in Polonia si è tentato di far passare la cosiddetta “legge sulla Shoah” che prevedeva pene carcerarie fino a tre anni di reclusione per chi “pubblicamente e contro i fatti” associasse la nazione polacca all’Olocausto o si riferisse a “campi della morte polacchi”.
Quando l’attore che interpreta Abraham Lewin pronuncia il suo discorso (ritrovato nell’Archive) dinanzi all’uditorio del ghetto dell’epoca le sue parole, grazie alla fiction, acquistano ulteriore forza: “Questa sarà la nostra prova d’esame: se sotto la spessa coltre di ceneri la nostra vita non si sarà estinta questa sarà la testimonianza del trionfo dell’umano sull’inumano, che la nostra voglia di vivere è più forte della volontà di distruzione” obbligando chi ascolta a non dimenticare.
Non immaginavamo, ci illudevamo Così dice Rachela Auerbach di sé e degli altri Ebrei polacchi durante l'invasione nazista. Anche noi non immagineremmo quanto accadde davvero a Varsavia dall'estate 1940 al 16 maggio 1943, e stenteremmo a credere ai pochissimi sopravvissuti, se un piccolo gruppo di internati - in tutto 60, tra cui la Auerbach - non avesse raccolto i documenti, le testimonianze, i numeri [...] Vai alla recensione »
Nel novembre del 1940 i nazisti rinchiusero 450 mila ebrei nel ghetto di Varsavia. Si stava scrivendo una delle pagine più tragiche e deplorevoli della Storia, e ad essa il gruppo segreto Oyneg Shabes ("La gioia del Sabato" in yiddish), composto da giornalisti, ricercatori e capi della comunità ebraica cittadina, decise di rispondere letteralmente per le righe.
Le voci di Adrien Brody e di Joan Allen, sulla base del saggio omonimo firmato dallo storico Samuel Kassov, guidano lungo il cammino che ripercorre una storia alternativa della tragica vicenda del ghetto di Varsavia dove, nel novembre del 1940, l'esercito del Führer rinchiuse circa 450 mila ebrei polacchi. Nello specifico, la storia è quella della compagnia, composta in larga parte da intellettuali, [...] Vai alla recensione »
Archeologia della Memoria. Non una metafora, ma un fatto concreto. Occorso a Varsavia, quando dalle macerie sono state estratte due delle scatole di cui si compone l'archivio che Emanuel Ringelblum ha organizzato con scrupolo, dall'istituzione del ghetto alla propria morte. Distribuendo agli ebrei penne e taccuini, perché affidassero alla scrittura il compito di sopravvivere a ciascuno di loro, e a [...] Vai alla recensione »