Diabolik sono io

Film 2019 | Documentario, Film per tutti 75 min.

Regia di Giancarlo Soldi. Un film con Luciano Scarpa, Stefania Casini, Manuela Parodi, Francesca Fiorentini, Paolo Buglioni. Cast completo Genere Documentario, - Italia, 2019, durata 75 minuti. Uscita cinema lunedì 11 marzo 2019 distribuito da Nexo Digital. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: Film per tutti - MYmonetro 2,48 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 22 marzo 2019

Un prodotto ibrido per scoprire la storia del ladro che più di ogni altro è entrato nella leggenda, un fenomeno assoluto del mondo del fumetto con milioni di copie vendute. In Italia al Box Office Diabolik sono io ha incassato 64,6 mila euro .

Diabolik sono io è disponibile a Noleggio e in Digital Download
su TROVA STREAMING e in DVD su IBS.it e su LaFeltrinelli.it. Compra subito

Consigliato nì!
2,48/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO 2,95
CONSIGLIATO NÌ
Una docufiction originale ma anche velleitaria che omaggia il mito immortale del ladro di Clerville.
Recensione di Andrea Fornasiero
martedì 5 marzo 2019
Recensione di Andrea Fornasiero
martedì 5 marzo 2019

Nel 1962 il primo numero di Diabolik fu disegnato da un uomo divenuto poi irrintracciabile, soprannominato "il Tedesco" perché portava pantaloni a mezz'asta e calzava spesso sandali - a volte anche con i calzini. Di nome pare facesse Angelo Zarcone, ma i suoi disegni non videro la luce perché furono sostituiti da quelli di un altro autore e di Zarcone non si seppe più nulla, nemmeno quando le ideatrici del personaggio, le mitiche sorelle Giussani, cercarono di ritrovarlo affidandosi a detective privati. Il documentario immagina così che Zarcone abbia perso la memoria e sia rimasto in lui un ricordo di Diabolik tanto forte da confondere la finzione e la realtà, così come il documentario stesso passa da testimonianze reali a interviste fittizie.

In un territorio ibrido tra documentary e mockumentary, Diabolik sono io di Giancarlo Soldi cerca una chiave originale per raccontare il mito del ladro di Clerville, ma il risultato è insoddisfacente sia per la qualità della parte fittizia, sia per il poco approfondimento di quella documentaristica.

Non che manchino cose buone, su tutte il recupero di un'intervista inedita dalle teche Rai, mai andata in onda per problemi di audio, qui restaurato per l'occasione. In questo segmento le sorelle Giussani, già un po' in là con gli anni, parlano con deliziosa genuinità della loro creatura, a casa sedute sul sofa e sorbendo del tè. C'è più meraviglia in quelle poche battute in bianco e nero sgranato che non in tutto il resto del documentario, tranne forse per un minuto scarso in cui si dà spazio a due signore che hanno applicato i retini al personaggio e ricordano che nello studio delle Giussani era tutte donne a lavorare.

Una cosa allora rivoluzionaria e oggi attualissima oltre che sicuramente una situazione ricca di aneddoti, però subito abbandonata da Soldi in favore di interviste a uomini più blasonati ma che non hanno poi molto da dire come Carlo Lucarelli e Andrea Carlo Cappi. Non manca ovviamente l'attuale editore di Astorina, Mario Gomboli, così come si ascoltano importanti autori del personaggio ormai già da diversi anni quali il disegnatore Giuseppe Palumbo e lo sceneggiatore Tito Faraci (che Dio solo sa perché parla dall'interno del sottomarino Toti del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano).

Altri personaggi intervengono come intervistati nella parte fittizia del racconto, dove si fingono avvocati e psicologi e parlano di Diabolik come fosse reale, ma ne escono malissimo, con una recitazione che, anche per via dei testi, sembra amatoriale ed è davvero difficile da digerire. Tra loro si salva solo Alfredo Castelli, lo sceneggiatore di Martin Mystère che qui si fa passare come giornalista e racconta del fil rouge che si può tracciare, tra similitudini e coincidenze, da Fantômas a Diabolik. Il ruolo di Zarcone/Diabolik è poi affidato a Luciano Scarpa, ma come per alcuni finti intervistati lo scarso valore produttivo della cornice ne fa una marionetta ingessata, più che un attore che affronta un carattere a tutto tondo. Di buono c'è che il suo volto è sufficientemente vicino a quello di Diabolik da restituire la sua confusione con il personaggio, inoltre molti dei passaggi fittizi sono accompagnati dalle musiche di Teho Teardo, che al cinema funzionano sempre benissimo.

Appaiono infine brevemente tra gli intervistati anche Milo Manara, il critico fumettistico Gianni Bono - che spiega la storia di Zarcone insieme a Gomboli nell'epilogo - e i Manetti Bros, impegnati a realizzare un prossimo film proprio su Diabolik. Alla fine di tutto ci si rende però conto di non saperne molto più di prima, di non aver imparato che poche cose sul mondo in cui è nato il personaggio, di non aver scoperto praticamente nulla su chi l'ha disegnato e come si è evoluto graficamente, di non avere idea più in generale di come Diabolik abbia risposto ai mutamenti della società nel corso della sua lunga vita. Inoltre è del tutto assente, tanto che non viene nemmeno nominato, il film dedicato da Mario Bava, nel 1968, al celebre criminale. Certo sono informazioni che si possono trovare altrove, ma visto che un documentario su Diabolik al cinema non arriva tanto spesso - per usare un eufemismo - è impossibile non considerare Diabolik sono io come un'occasione in larga parte mancata. Per fortuna ci sono almeno le Giussani, il cui mito rimane inscalfibile.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
lunedì 11 marzo 2019
Abele Poli

Carissime Angela e Luciana Giussani non mi aspettavo un documentario così sorprendente, anzi chiamarlo documentario mi sembra riduttivo. Il film sulla vostra creatura è, fin dai titoli, un vero atto d’amore, che si sviluppa su tre livelli narrativi che dialogano fra di loro. Del fumetto Diabolik conoscevo veramente poco, ma la sensazione di un racconto appassionato è la percezione [...] Vai alla recensione »

giovedì 14 marzo 2019
Alessandro Villa

Sono un lettore di diabilik da sempre (e per sempre intendo veramente tante decine di anni, avendone 60). In qualche occasione, mi sono chiesto perchè continuare a leggerlo, perchè, alla fine, Diabolik ha sempre la meglio e Ginko perde. Ma non sono mai riuscito a smettere di leggerlo, perchè in ogni racconto ci sono semrpre nuovi spunti, nuove idee.

FOCUS
FOCUS
martedì 12 marzo 2019
Paola Casella

Angela Giussani era speciale: sciava, giocava a tennis, andava a cavallo, aveva conseguito il brevetto di pilota e posato come fotomodella - tutte cose inconsuete, per una donna nata nel 1922. Sua sorella minore Luciana, classe 1928, era stata Miss Sport e seguiva Angela in tutte le sue imprese, compresa quella di fondare e dirigere una casa editrice, l'Astorina. La più grande però è stata inventare un fumetto per adulti, nel 1962 - cioè quando Angela aveva 40 anni e Luciana 32 - che avrebbe fatto epoca: "Diabolik".

E fu subito scandalo. Come racconta infatti il documentario Diabolik sono io, il fumetto ebbe quasi subito un enorme successo di pubblico, ma incontrò anche l'opposizione delle censura e della parte benpensante dell'opinione pubblica, che si scagliò contro quell'eroe di cartone trasgressivo e scostumato.

Diabolik era un ladro e un assassino che non disdegnava di uccidere anche innocenti, se si mettevano di mezzo fra lui e i suoi piani di fuga o di rapina, e le sue avventure furono additate come un pessimo esempio che legittimava comportamenti devianti e istigava al crimine. Spesso le copie di "Diabolik" furono sottoposte a denunce e sequestri per "incitamento a delinquere" o "oscenità" perché, come ha raccontato il documentario Le sorelle Diabolike mostravano in copertina una donna che nuotava in bikini, o l'(anti)eroe mascherato e la sua compagna che si avvicinavano mano nella mano ad un letto matrimoniale senza essere legalmente coniugati.

Soprattutto, non si perdonava a Diabolik di essere stato partorito dalla mente di due signore bene della buona borghesia milanese che avevano rivelato non solo un notevole spirito imprenditoriale ma anche una conoscenza e un certo apprezzamento del lato dark della natura umana. Le sorelle Giussani, ribattezzate dalla stampa moralista "le sorelle omicidi", "le signore del terrore" o (con condiscendenza) "le maestrine", erano state educate alle Marcelline, l'istituto di suore più conservatore di Milano, deputato a formare le consorti della classe dirigente. Angela aveva in effetti sposato l'editore Gino Sansoni, ma si era poi separata (e negli anni del referendum contro l'abrogazione del divorzio si sarebbe schierata in prima linea dalla parte del no), mentre Luciana sarebbe rimasta sempre "signorina". Il loro desiderio era sempre stato quello di rendersi economicamente autonome, e per "Diabolik" avrebbero formato una redazione sempre più al femminile, andando persino a volantinare alla stazione Nord di Milano per far conoscere il loro fumetto per adulti.

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
martedì 12 marzo 2019
Mauro Gervasini
Film TV

Dal mistero di Zarcone, il disegnatore del numero 1 di Diabolik Il re del terrore, scomparso nel nulla, lo spunto per questo doc "narrativo" di Giancarlo Soldi, specialista del rapporto tra cinema e fumetto (in cantiere un film su Valentina di Crepax). A un impianto tradizionale di assemblaggio dei materiali d'archivio (un'intervista inedita alle sorelle Giussani, creatrici del personaggio, scovata [...] Vai alla recensione »

lunedì 11 marzo 2019
Sergio Sozzo
Sentieri Selvaggi

Giancarlo Soldi continua la sua opera di approfondimento sul mondo del fumetto italiano, che di fatto costella la sua filmografia documentaristica, e dopo gli episodi dedicati - tra gli altri - a Tex e a Tiziano Sclavi, si prende, per questa sortita incentrata sull'universo di Diabolik, un po' di libertà in più inserendo, nell'abituale comparto di interviste, vignette "animate" dai movimenti di macchina [...] Vai alla recensione »

NEWS
NEWS
lunedì 28 gennaio 2019
 

A metà tra la spy story e il mockumentary, un'indagine avvincente che cerca di far luce sul mistero del primo disegnatore di Diabolik, Angelo Zarcone, inspiegabilmente scomparso senza lasciare tracce dopo aver consegnato le tavole del primo albo.

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