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Ultimo aggiornamento lunedì 15 aprile 2019
L'appassionata vita di Ruth Ginsburg, un'icona femminista che ha combattuto per i diritti delle donne. In Italia al Box Office Una giusta causa ha incassato 469 mila euro .
CONSIGLIATO NÌ
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Ruth Bader Ginsburg è stata una delle pochissime donne ammesse alla facoltà di giurisprudenza ad Harvard alla fine degli anni Cinquanta. Si è poi laureata anche alla Columbia, quando era già madre e moglie di Martin D. Ginsburg, destinato a diventare un importante avvocato tributarista. A fine carriera scolastica, però, nella New York dei mille studi legali, faticò a trovare lavoro, in quanto donna in un mondo di uomini, e in seguito lottò con determinazione più unica che rara in moltissimi processi per discriminazione sulla base del genere.
Negli anni Settanta, ancora, nel paese del sogno democratico e delle proteste contro la guerra in Vietnam, questo genere di discriminazione era ancora perfettamente legale, e riguardava circa centocinquanta leggi della carta costituzionale.
Naturalmente la Ginsburg non fu la prima persona a tentare di porre rimedio a quello stato di cose, ma fu colei che si rivelò la persona giusta al momento giusto. Che lo si chiami "ésprit du temps", riferendosi al mutamento delle pratiche e delle rappresentazioni collettive e al nascere e fiorire di una ricerca individuale di autorealizzazione, o che lo si definisca, come nel film, "the weather of the era", non c'è dubbio che le istituzioni siano spesso in grave ritardo sulla prassi sociale e culturale e ci siano momenti della Storia in cui questo gap grida vendetta. Non c'è dubbio, nemmeno, che Una giusta causa si ponga volontariamente in dialogo con il tempo attuale, in cui nell'agenda politica degli stati occidentali figura, ad esempio, il tema della parità salariale tra uomini e donne, e in cui i partiti reazionari rimettono un po' ovunque in discussione una serie di diritti che parevano acquisiti una volta per tutti.
La sceneggiatura del biopic sulla Bader Ginsburg è firmata dal nipote, Daniel Stiepleman, e racconta la prima occasione in cui il futuro giudice della Corte Suprema, ancora alle prime armi, intravide un escamotage per cui, difendendo il diritto di un maschio, avrebbe potuto far sì che la giustizia americana puntasse il riflettore sulle troppe leggi che penalizzavano le donne. L'idea è brillante, peccato, però, che non lo siano altrettanto né la regia di Mimi Leder, piuttosto piatta, né l'interpretazione insipida di Felicity Jones, dignitosa e nulla più. La confezione tradizionalissima del film, cioè, non si accorda alla natura rivoluzionaria della persona e dell'operato della Ginburg, col risultato che la rappresentazione cinematografica del personaggio è meno affascinante della realtà dello stesso.
Tra retorica della cooperazione sentimentale (Armie Hammer è un partner paziente e perfetto, in famiglia e sul lavoro) e didattica della rivoluzione culturale (le scene delle lezioni di Ruth Ginsburg alle studentesse della scuola di legge sono terribilmente messe "in posa"), si legge soltanto tra le righe il film che poteva essere e non è stato: nelle incursioni taglienti di Kathy Bates, nei confronti scomodi di Ruth con la figlia Jane, in una donna dal carattere forte e appassionato, che la elevata allo status di icona (e le ha meritato un'incursione in versione minifigure in The Lego Movie 2: un indiscutibile segno dei tempi).
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In linea come molti film americani degli ultimi anni, prodotti principalmente da Partecipant Media, “On the Basis of Sex”, titolo originale, è tratto da una storia vera e come gli altri è predatato. I film cui mi riferisco sono quelli che hanno il compito di evidenziare le battaglie per i diritti civili, che siano donne, o neri oppure ebrei.
“Una giusta causa” (On the Basis of Sex),2018) è il quinto lungometraggio della regista di Mimi Leder. Film di fruizione non semplice e di amalgama non perfettamente riuscito. Nel 1956 essere in dote all’università prettamente maschile, in controtendenza e di sesso opposto sembrava una pena [...] Vai alla recensione »
Il film Una giusta causa si ispira alla storia di Ruth Bader Ginsburg. Nel 1956 Ruth Bader Ginsburg è stata una delle nove donne ammesse all’Università di Harvard, ma nonostante la sua intelligenza e il suo talento venne rifiutata da molti studi legali in quanto donna. Aiutata dal marito Martin Ginsburg e supportata dall’avvocato Doro [...] Vai alla recensione »
Una giusta causa esalta la sua protagonista, la Ginsburg che ha messo in atto una quieta rivoluzione, fondata sulla parola, sul controllo delle emozioni, sul duro lavoro, e trascina anche la platea. Sensibilizza su tematiche importanti, attualizza il dibattito sul femminismo. Una vicenda di movimenti e di movimento. Con sullo sfondo il Sessantotto, il cambiamento.
il film è ispirato alla vita di Ruth Ginsburg, studentessa ammessa ad Harward per il corso di giurisprudenza conseguita poi alla Columbia University. Nonostante sia una avvocatessa molto preparata troverà tante difficoltà a trovare lavoro presso uno studio legale a New York per il fatto di essere donna e quindi ripiegherà nell'insegnamento.
( 2.5 ) Biografico, pulito, piacevole, bella la scena finale, forse un po lungo, ideale nei cineforum sul tema delle discriminazioni
Film privo di spunti originali, ma un film. Finalmente c'è una storia, una brava attrice una motivazione per la quale si lotta. Nel panorama cinematografico di quest'anno non è poco e io l'ho apprezzato. Due ore trascorse dignitosamente.
Film ben fatto che ti incolla allo schermo . Chiara la motivazione della vendetta ma non capisco perché ammazza la ragazzina ...che c'entrava con la sua vendetta? Mon
Il tema della discriminazione di genere è interessante, ma ho fatto fatica a capire i discorsi dei personaggi quando parlavano delle varie cause. Forse chi ha studiato legge riesce a capire questo film meglio di me!
C'è un momento forse fin troppo esplicativo, ma importante, nel film Una giusta causa: è quando l'assistente consegna alla giovane avvocata Ruth Bader Ginsburg, detta Biki (e oggi Notorious RBG a livello globale e sulle t-shirt), la sua prima arringa per la Corte Suprema. Nel dattiloscritto ricorre il termine "On the Basis of Sex" (titolo originale del film), "in base al sesso", e la segretaria, molto [...] Vai alla recensione »
La storia di Ruth Bader Ginsburg, nominata nel 1993 da Bill Clinton giudice della Corte Suprema, meritava una sceneggiatura più brillante. Ma come in "Green Book" di Peter Farrelly scontiamo il fattore parentale. Là c'era un figlio sceneggiatore, Nick Vallelonga. Qui la sceneggiatura è firmata dal nipote Daniel Stiepleman. L'inesperienza e una malintesa forma di rispetto appesantiscono la vicenda, [...] Vai alla recensione »
Biografia di Ruth Bader Ginsburg, una delle poche donne, nel '56, ad essere accettata al corso di legge di Harvard. Nonostante la bravura, viene rifiutata da tutti i principali studi legali. Fino al momento della riscossa, quando, vincendo una causa «impossibile», inizierà la scalata verso la Corte Costituzionale. Peccato, però, che il film, pur gradevole, renda meno giustizia a una personalità così [...] Vai alla recensione »
Una barca, la musica, lo spasmo tensivo di giovani corpi intrecciati in euforica danza: che questo Likemeback (presentato a Locarno 2018) sia uno Spring Breakers nostrano, con lo swag di Bello Figo in luogo di Skrillex e Cliff Martinez? Il dubbio è lecito, ma lo sguardo di Seràgnoli sulle (ottime) protagoniste fuga prontamente il sospetto: esente da erotizzazioni ed estetizzazioni di sorta, studiatamente [...] Vai alla recensione »
Atticus Finch è forse uno degli avvocati più amati di sempre. Ne Il buio oltre la siepe (dal romanzo di Harper Lee, un capolavoro sullo schermo con Gregory Peck), si è schierato dalla parte dei più deboli nell'America profonda degli anni Trenta, difendendo una persona di colore. Ma alla fine della storia, sceglie di "insabbiare" un omicidio. Lo si può quindi definire un uomo di legge? Per alcuni è [...] Vai alla recensione »
Piccola. Ebrea. Donna. In Una giusta causa di Mimi Leder Felicity Jones è Ruth Bader Ginsburg. La seconda donna a essere nominata Giudice della Corte Suprema, la più alta corte federale degli States, e abilitata a trattare casi di discriminazione sessuale. L'unica in carica, oggi che ha 86 anni. Una delle sole 9 donne ammesse al corso di legge di Harvard, nel 1956.
Ruth Bader Ginsburg - la famigerata RBG che per 25 anni ha scosso la Corte Suprema con il suo pensiero indipendente e provocatorio - sicuramente merita un film biografico. A 85 anni la giurista è un'icona al punto da essere interpretata da Kate McKinnon sul Saturday Night Live come una palla di energia che si mette a ballare ogni volta che lancia una "Ginsburn".
Inizia nel 1956 e finisce nel 1970, la porzione della vita di Ruth Bader Ginsburg (una tra le prime donne a far parte della Corte Suprema degli Stati Uniti) raccontata in Una giusta causa: dall'ingresso alla facoltà di legge di Harvard insieme ad altre sole nove donne, alla gestione di un caso di discriminazione di genere per combattere e dimostrare il forte, e mascherato, maschilismo della società [...] Vai alla recensione »