Anno | 2004 |
Genere | Thriller, |
Produzione | Italia |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Alex Infascelli |
Attori | Francesca Neri, Margherita Buy, Valerio Mastandrea, Barbora Bobulova, Marco Giallini Antonino Bruschetta, Maddalena Maggi, Rosario J. Gnolo, Lucio Vinciarelli, Rolando Ravello, Luis Molteni. |
Uscita | venerdì 16 aprile 2004 |
Distribuzione | 01 Distribution |
MYmonetro | 2,56 su 13 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 8 settembre 2015
Dopo il fortunato debutto con Almost blue, Infascelli torna con un thriller dalle tinte cupe scritto da Niccolò Ammaniti. Senza bisogno di andare lontano, ma scavando nel marcio che c'è nel jet-set televisivo. In Italia al Box Office Il siero della vanità ha incassato 563 mila euro .
CONSIGLIATO NÌ
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Figlio del produttore e regista Roberto Infascelli (produsse Febbre da Cavallo), musicista rock, assistente alla regia di David Fincher e John Landis, regista di videoclip, giornalista: nell'immaginaria classe delle nuove leve del cinema italiano Alex Infascelli fa la figura di quello ammanicato, un po' raccomandato, volenteroso certo e pieno di iniziative, ma senza alcun particolare talento.
Il ragazzo può permettersi, per la sua seconda opera: un soggetto di Ammaniti, un cast con nomi, le musiche di un tal Marco Castoldi in arte Morgan. Insomma ha la fortuna di avere in mano delle carte niente male. Ma fa una brutta giocata.
Le intenzioni sarebbero pure lodevoli: già con Almost Blue si manifestava la voglia di riscoprire un cinema di genere che in Italia, dopo l'esplosione di qualche decennio fa è stato spietatamente dimenticato. Ma di quel cinema manca innanzitutto il talento visivo (in questa prova ancor più che nella prima). Nonostante abbia alle spalle l'esperienza del videoclip, che per l' "attenzione" visiva dovrebbe, in teoria almeno, costituire un'importante palestra, il regista non riesce a sviluppare gli spunti offerti dal soggetto di Ammaniti per un'elaborazione in chiave grottesca: Infascelli intuisce, forse, che potrebbe essere questa la chiave di volta del film, ma il tono "atmosferico" a cui perviene è, suo malgrado, quello della parodia più macchiettistica. Contribuiscono caratterizzazioni piuttosto banali ed una direzione degli attori non particolarmente efficace (si fa eccezione per quei nomi di cui si diceva prima, che probabilmente sanno dirigersi da sé e che comunque non danno qui sfogo a tutte le loro potenzialità) che sembra completamente dimentica di quell'importante lezione di cinema che prescriveva particolare attenzione per i caratteristi, per i personaggi secondari, per i particolari. Per inciso, quello della recitazione era uno dei grossi problemi che affliggevano la riuscita di Almost Blue.
Del tutto assenti suspence, tensione narrativa, attesa: il gravoso compito di tenere sulle spine lo spettatore è lasciato tutto alla colonna sonora (quella sì, davvero di genere) di Morgan. Gli eventi si svolgono con noiosa linearità, lo spettatore assiste senza alcun coinvolgimento emotivo, attendendo, auspicando, implorando che avvenga qualcosa, un imprevisto, un colpo di scena: nisba. I gialli televisivi dell'ultima ora al confronto sembrano Hitchcock.
In bilico tra sperimentazione visiva ed estetica underground, tra la sociologia criminale e il Distretto di polizia, Infascelli rischia spesso di cadere giù dalla corda (specie laddove insiste pedante sulla denuncia del sistema televisivo o indulge alla piatta verbosità dei tv-movies), ma alla fine resta in piedi, grazie al soggetto nero di Ammaniti, alle discrete e ispirate note di Morgan, ma soprattutto grazie all'interpretazione della claudicante Margherita Buy, sciatta e riottosa detective. Interessante il lavoro sull'immagine, che alterna la luce diafana dei primi piani sovraesposti della Buy, espressione del suo disagio esistenziale, e il buio squallido del ventre sotterraneo di Roma. Fare film di genere una volta era la cosa più facile del mondo: era sufficiente rispettare le poche regole d'oro e affidarsi agli attori feticcio dell'epoca. Oggi, paradossalmente, appare un'impresa per la scarsità di soggetti, di feticci e di registi di solido mestiere: ogni tentativo di sottrarre il giallo-poliziesco al suo destino di polpettone televisivo va, perciò, lodato e sostenuto, nonostante i suoi difetti.
IL SIERO DELLA VANITÀ disponibile in DVD o BluRay |
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Altra dimostrazione di talento 0 di Infascelli, che da bravissimo e fortunatissimo raccomandato qual'è, ci propina un film piatto e noioso, senza ritmo, senza suspence, senza tensione cosa che per un film del genere sarebbe la base? Non so dire se sia un thriller, un noir all'italiana, un giallo o un poliziesco ma forse è un pò di tutto ciò, con un pizzico di [...] Vai alla recensione »
un'altra perla di alex infascelli che dopo il buon almost blue continua il suo lavoro con questo thriller dalle ottime atmosfere. è strano trovare questi film in italia e non si spiega (o forse ce lo spiega proprio il film) come sia possibile che pellicole come questa non abbiano una degna distribuzione. buona fotografia che ricorda (non a caso) le cupe luci di seven (infscelli è stato assistente di [...] Vai alla recensione »
L'attore rosario j. gnolo si chiama rosario j. gnolo oppure rosario j. gnolo e' il suo nome d'arte ? Mi chiama elisabetta, vivo a Milano, e nel 2002 a parigi ho avuto una love story con un ragazzo napoletano "bellissimo" che si chiamava rosario gnolo. Dopo che la nostra storia e' finita, sfortunatamente, non sono piu' riuscita a contattarlo perche' ha cambiato numeri di telefono.
Perchè mai un gruppo di insulsi personaggi dello spettacolo dovrebbe essere rapito? beh nn è possibile saperlo se nn dopo aver subìto almeno 60 minuti di finto thriller tutto puramente italiano. Se la prima caratteristica che tenderei ad attribuire al film, almeno a cervello spento, è quella di essere sorprendente, la seconda a cervello in on è quella di essere tremendo.
Il titolo dice tutto: una porcata! senza mezzi termini, il peggior film che abbia mai visto, scene senza senso, trama banale, recitato da cani... (per fare un complimento) come buttare via 1ora e mezza della vostra vita a guardare una porcata del genere, se questo è il triller all'italiana è meglio che continuiamo a fare "cine-panettoni" che sono vomitevoli.
Un thriller italiano neanche fatto e girato troppo male ma assolutamente privo di suspence e colpi di scena e questo nuoce gravemente sullo svolgimento del film che perde mordente e colpisce solo per le ottime musiche composte da Morgan. Voto: 5
Decisamente migliore rispetto ad almost blue...recitazione degli attori buona, colonna sonora ottima, bella fotografia, e trama non banale...uno dei migliori film italiani di questo genere visti negli ultimi anni.
Ancora televisione? Ancora satira dei programmi trash? Ancora frecciate (?) moralistiche (??) sui guasti del piccolo schermo? Ebbene sì. E il bello è che dietro l’ultimo pamphlet antitv, un noir con sfumature horror, c’è la distribuzione cinematografica della Rai. Naturalmente dire male della tv va benissimo, lo fanno tutti. E poi è sempre meglio che parlare della “realtà”, quella roba sfuggente [...] Vai alla recensione »
Aveva entusiasmato la critica (non tutta, per fortuna) il giovane esordiente Alex Infascelli con il suo pretenzioso e farneticante giallo Almost Blue da un soggetto di Carlo Lucarelli. Una scopiazzatura di Seven e Il gatto a nove code scandita dai movimento isterico della macchina da presa e da una musica osséssionante. Difetti che tornano in blocco nel suo secondo film, Il siero delle vanità, una [...] Vai alla recensione »
Il secondo film di Alex Infascelli (dopo Almost Blue), da un soggetto di Ammaniti, è un racconto morale in forma di thriller. Parte da un antefatto drammatico e cruento in cui è coinvolta un’ispettrice di polizia, ma abbandona quella pista dopo averla utilizzata per “segnare” uno dei due personaggi femminili principali. Chiuso il prologo, la macchina da presa e il copione ingaggiano un match polemico, [...] Vai alla recensione »
Margherita Buy quasi brutta e comunque imbruttita, aspra, squattrinata, che beve troppo e tratta troppo male il figlio adolescente, che ha i capelli sporchi e lo sguardo vuoto, che zoppica per un incidente sul suo lavoro di poliziotta da cui dopo due anni è ancora convalescente. Lo stile di regia, terribile denso e furioso, accompagnato da fragori improvvisi e tonfi profondi come battiti del cuore, [...] Vai alla recensione »
Quando un giovane regista esordisce con un film che piace a pubblico e critica, il varco dell’opera seconda può essere fatale. Può inibire le scelte estetiche, la voglia di tentare sentieri nuovi, rischiare territori linguistici diversi, per riprodurre spesso asetticamente uno stile collaudato e un percorso già battuto e riconoscibile allo spettatore.
Pur di apparire nel salotto televisivo di Sonia Norton, una Francesca Neri re-inventata in stile Carrà, completa di caschetto biondo e tailleurini aggressivi, chiunque sarebbe disposto a tutto. Sulle poltrone del suo seguitissimo show sfilano i personaggi che ogni sera vediamo in tv: la giovane Miss con scettro e corona (Barbora Bobulova), lo psicologo che commenta a gettone (Marco Giallini), la cantante [...] Vai alla recensione »
Non è l’ennesimo film «sulla» televisione. E neppure «contro» la televisione, anche se i protagonisti sono ispirati a modelli noti e facilmente riconoscibili. Secondo il suo autore, Il siero della vanità è il primo film «dentro» la televisione. «Raccontando questo mondo», spiega Alex Infascelli, «mi sono convinto che la maniera più onesta fosse quella di entrarci, di sporcarsi, ovvero realizzare un [...] Vai alla recensione »
«Un frullato di personaggi televisivi, con l’aggiunta delle ossessioni mie e quelle di Niccolò Ammaniti che ha scritto il soggetto». Alex Infascelli presenta il suo secondo film, Il siero delle vanità. Lo ha prodotto Rodeo Drive con Rai Cinema, una collaborazione curiosa, visto che tema del film è la tv, o meglio le vittime della tv. E se Carlo Macchitella, direttore di Rai Cinema, spiega che il film [...] Vai alla recensione »
Diciamo subito che la sfida del 37enne Infascelli, replicata alla seconda prova dopo Almost blue e di nuovo con il sostegno di una firma di spicco - lì Lucarelli, qui Ammaniti autore del soggetto - è di quelle difficili: strutturare un thriller che funzioni come si deve, come sa il maestro del genere Dario Argento. L'intreccio c'è anche se fa leva su un motivo largamente usurato e tardivamente ricalcato [...] Vai alla recensione »
C'è una sola cosa peggiore della cattiva televisione ed è l'anatema etico, il j'accuse moralistico. Per fortuna Alex Infascelli è un tipo sveglio, un regista già di mestiere (nonostante sia arrivato solo all'opera seconda), uno a cui piace sporcarsi le mani: Il siero della vanità con la sua vitalità grottesca, la sua scomposta bizzarria, il suo sgargiante eclettismo riesce a bombardare il piccolo schermo [...] Vai alla recensione »
Alex Infascelli, dopo il suo fortunato esordio con Almost Blue, torna al thriller. Al centro, anche questa volta, una poliziotta (cui dà volto adesso Margherita Buy, volutamente imbruttita) e il pericolo, con conseguenti interrogativi e indagini, non viene da un assassino seriale ma da una serie di misteriose sparizioni di partecipanti a una nota trasmissione televisiva guidata da una conduttrice (è [...] Vai alla recensione »