Il siero della vanità

Maria Pia Fusco

«Un frullato di personaggi televisivi, con l’aggiunta delle ossessioni mie e quelle di Niccolò Ammaniti che ha scritto il soggetto». Alex Infascelli presenta il suo secondo film, Il siero delle vanità. Lo ha prodotto Rodeo Drive con Rai Cinema, una collaborazione curiosa, visto che tema del film è la tv, o meglio le vittime della tv. E se Carlo Macchitella, direttore di Rai Cinema, spiega che il film è il primo di una serie con cui si intende recuperare il cinema dei generi, Infascelli, più che film di genere, definisce Il siero delle vanità «un horror vacui, un racconto della dura realtà. Non un film sulla tv, che comporterebbe il rischio di scivolare nel sociologico, ma un film nella tv, all’altezza della tv».
Anzi alla bassezza, poiché dei suoi personaggi - dalla conduttrice Sonia Norton (Neri) al “circo” dei suoi ospiti, il sociologo, la miss Italia (Barbara Bobulova, brava nel disperato silenzio dopo la fugace popolarità), la cantante (Maddalena Maggi), il mago visionario, l’allevatore di struzzi - nessuno si salva dalla vanità,solo l’ispettrice Lucia (Buy). Ci casca il poliziotto Franco, Valerio Mastandrea, che collabora all’indagine sulla scomparsa di personaggi che in comune hanno la partecipazione allo show della Norton, che, in uno dei programmi ospita l’ex-brigatista Adriana Faranda. «È la madre della mia migliore antica, ci frequentiamo, mi divertiva vederla nello show con un ispettore di polizia», spiega il regista.
E aggiunge: «lo in tv vedo tutto, mi piacciono molto le televendite, ce ne sono tantissime, ma negli ultimi tempi la tv e troppo urlata, mi irrito e cambio. Ma non voglio essere polemico con la tv o prendermela con gli spettatori che guardano la tv spazzatura. Il fatto è che il pubblico non ha da scegliere, è tutto uguale, l’unica colpa della gente, se mai, è quella di non trovare il coraggio di spegnere». Ironico e irriverente, Infascelli, dopo Almost blue conferma nel suo rapporto con il cinema, la ricerca di linguaggio e l’originalità dello stile, stavolta anche nella colonna sonora firmata da Morgan.
E tutti quelli del cast sono soddisfatti di aver collaborato all’impresa, da Margherita Buy che si riposerà dalla fatica di aver lavorato nel sotterraneo nudo e pieno di insetti che Infascelli ha ricostruito sotto il laghetto dell’Eur interpretando tra poco la signora Maigret accanto a Sergio Castellitto, a Francesca Neri che dopo aver giocato con un personaggio estremo come Sonia Norton, “debutta” come produttrice di “Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire”, l’inquietante storia di giovanissimi scritta dalla giovanissima Melissa P.
Quanto a Mastandrea, «ho incontrato Alex a Sanremo, eravamo entrambi in giuria, io solo per soldi», ricorda l’attore «Tre giorni insieme, sapevo che preparava un film, volevo lavorare con lui, ma non glielo potevo chiedere così. Gli ho detto “perché non mi fai un provino?”. “Ma tu parli troppo romano”, “E tu fammi il provino”. L’ho fatto e l’ho convinto. II mio personaggio è un cialtrone vero, è un pubblico ufficiale che si lascia affascinare alla tv, dalla possibilità di apparire. Personalmente non ho niente contro la tv ci deve essere, ma può fare molto male».
Da Repubblica, 7 aprile 2004


di Maria Pia Fusco, 7 aprile 2004