Occorre aver frequentato molta televisione per avere una memoria di Betty White.

Diva, sì, diva americana, morta a pochi giorni dall’aver compiuto un secolo e ricordata persino dal Presidente Biden. Era nata nel 1922 e se pensi a certi suoi coetanei – Tebaldi, Gassman, Garland, Kerouac, Pasolini, fra gli altri, ti rendi conto del tempo e dello spazio, e hai la percezione di un’epoca quantomeno nebulosa, sul piano dei ricordi. Sempre salvando la qualità della gente citata. White ha cominciato a lavorare nel 1949 nella serie Hollywood Television, quando la televisione americana era (quasi) neonata. Che segnale! Insieme a un altro, davvero non banale. Betty è nata a Oak Park, un piccolo Comune nella Contea di Cook, sobborgo di Chicago, Illinois. Ed è davvero possibile che in quella piccola comunità abbia incrociato il ragazzo Ernest Hemingway, che era più grande di lei, ma non tanto. Li dividevano 21 anni.  E certo Betty conosceva bene quella straordinaria casa, abitazione privata di Frank Lloyd Wright.

Insomma, un ambiente e un segnale propizi. “Quei due” hanno, rispettivamente, cambiato il mondo. Ma White ha lasciato un segnale e un ricordo potenti nello spettacolo. In quel senso ci sono riferimenti forti, decisivi, come le 7 statuette dell’Emmy Award, il più importante riconoscimento della televisione. Nel 2012, novantenne, è andata oltre, aggiudicandosi il Grammy Award, il più prestigioso premio nell’ambito musicale. 

Stando a una selezione rispetto all’enorme volume della storia professionale della White la prima citazione riguarda Mary Tyler Moore Show, la sitcom con puntate di mezz’ora, trasmessa negli Usa, dalla CBS dal 1970 al 1977, che mantenne il primo posto nel gradimento per quasi tutte quelle stagioni. In Italia arrivò, alla Rai, nel 1982. Betty copriva il ruolo della saggia, ironica, leader Sue Ann Stevens. Fu lì che creò quel modello di enorme successo, un carattere che ripreso, imitato più volte, anche in stagioni successive.  

La lista dei titoli “televisivi” è… infinita. Alcuni che fanno parte della memoria popolare: Ellery Queen, Love Boat, Saranno famosi, Cuori senza età, Un detective in corsia, Supereroi per caso, Bones. Infine Young &Hungry, ultima fatica, a 95 anni.

Per il grande schermo sono ricordabili alcuni titoli dove l’attrice, seppure non protagonista, immancabilmente lasciava un segno: Tempesta su Washington (1962); Dennis colpisce ancora (1998); Un ciclone in casa (2003); e Ancora tu! l’ultimo suo ruolo, del 2010.