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On the Road di Jack Kerouac, un libro e un film da ricordare

A cinquant'anni dalla sua morte, un omaggio all'artista emblema di un'intera generazione e alla sua opera principale.
di Pino Farinotti

Sam Riley (44 anni) 8 gennaio 1980, Leeds (Gran Bretagna) - Capricorno. Interpreta Sal Paradise nel film di Walter Salles On the Road.
giovedì 24 ottobre 2019 - Focus

Cinquant'anni fa moriva Jack Kerouac. Un nome che va ricordato, fondamentale della letteratura del novecento americano. Un autore che ha cercato e trovato, e determinato un codice dal quale poi non si poteva prescindere.

Ma è doverosa un premessa con un altro nome da ricordare, quello di Fernanda Pivano, che dopo aver tradotto, e divulgato, insieme al suo maestro Cesare Pavese, alcuni dei grandi romanzieri americani della prima generazione del secolo scorso, Hemingway, Fitzgerald, Faulkner fra gli altri, assunse anche la generazione successiva, quella dei Ginsberg, Burroughs e Corso. E Kerouac. La cosiddetta beat generation. Due stagioni strepitose di cultura e di esempi, che hanno influito profondamente sulla formazione di tante generazioni.

La tradizione, e la convenzione, vogliono che Jack, dopo aver abbandonato gli studi, tenti lavori diversi, come il marinaio, il frenatore di treni, la guardia forestale, per poi approdare alla scrittura veloce e spontanea, una sorta di improvvisazione nello stile del jazz. Che funzionò, e come.
Pino Farinotti

Così come funzionò il modello di ribellione che Kerouac proponeva, riferito a una fascia particolare, un segmento, una certa casta. Riguardava i giovani con l'attitudine della estrema ricerca personale, magari antropologica, ma dolorosa e possibile solo se sei un prescelto, se quell'attitudine ti appartiene davvero. Non era questione di genitori o di padroni alla "Giovane Holden", era una vicenda di "se stessi", con una progetto profondo e finale, radicale come una missione, con la marijuana invece della fede.

Il resto era girare il mondo, confrontarsi coi propri (pochi) simili, rifiutare non solo il sogno americano della realizzazione -coi dollari- ma procurarsi quel poco che serviva caricando sacchi, pulendo cessi o servendo a un bar. Per poi partire per un altro viaggio e un altro incontro. Viaggiando su un furgone guardando le stelle con l'opportuno additivo visionario. Un'istantanea generale può essere: una stanza scrostata, un portacenere tracimante di cicche, un lavandino sporco, una ragazza o un ragazzo a letto, nudi, che si intravedono da una porta socchiusa, un libro vicino a un accendino e a una lattina di birra, a firma Proust, o Wolfe, o Bourrougs, una macchina da scrivere là in un angolo. Quelli non volevano cambiare il mondo, anzi, volevano che restasse com'è, come specchio a contrasto delle loro diversità. Poi vennero, alla fine dei "sessanta", altri giovani, dalle ottime intenzioni iniziali, portatori di una ribellione collettiva.

Gruppi diversi, ma non così diversi. E le generazioni che seguirono, tutte finché rimasero giovani, qualcosa raccolsero, degli uni e degli altri. La sintesi di tutto questo sta nell'opera fondamentale di Kerouac, On the Road, che nel 2012 è diventato un film per la regia di Walter Salles.

Sal Paradise, newyorkese che vuole fare lo scrittore, incontra Dean Moriarty, ragazzo dell'Ovest. Dean gira l'America lasciandosi accadere tutto: ha grande fascino, sugli uomini e sulle donne. Ne sposa una poi un'altra, poi ha un figlio, tutto al momento, tutto provvisorio, e non ha un dollaro, e tutto va bene per procurarseli, tutti i lavori, anche prostituirsi con un vecchio gay. Tutto. E niente è nella dimensione normale della vita americana. C'è il viaggio, solo il viaggio. Agli occhi di Sal Dean è un eroe, ma Sal mantiene una franchigia, sa che qualcosa di sé e della nazione può essere salvato. E poi Sal, che è semplicemente Kerouac possiede qualcosa di diverso, in più, importante: il talento. E quella sua capacità di scrivere come se suonasse uno strumento cercando le parole, e trovandole come lo strumento trova le note nel jazz. Improvvisazione, scatto, moto febbrile, e tutto di getto.


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