Al Festival di Cannes nella Semaine de la Critique, un racconto dal tocco 'scapigliato' che riflette sulla crescita e sulle sofferenze.
di Marzia Gandolfi
A Parigi, la mano recisa di un giovane uomo evade da un laboratorio di dissezione anatomica decisa a ritrovare il corpo a cui appartiene. Il viaggio sarà funambolico e impervio ma sostenuto dalla presenza persistente di Naoufel, con cui la mano è cresciuta e a cui ripensa costantemente risalendo il tempo fino alla sua infanzia felice. Un'infanzia bruscamente interrotta da un incidente che lo ha reso orfano e lo ha affidato a un anaffettivo parente prossimo. La mano avanza lungo la strada e dentro il tempo fino a incontrare Naoufel e Gabrielle, una cliente a cui il ragazzo consegna la pizza e il cuore. Perché suo malgrado Naoufel è un corriere, impiegato in una misera pizzeria da cui vorrebbe fuggire per esistere. Ad accarezzarne il sonno e a favorirne il destino sarà la sua mano, ostinata nella ricerca e nel 'legame'.
C'è qualcosa di perturbante e 'scapigliato' nel racconto di Jérémy Clapin, illustratore francese indipendente che conferma il suo talento passando al lungometraggio. In una Parigi lugubre e piovosa, infestata da piccioni e topi, disegna la storia di una mano che ha perduto il suo corpo, una storia organica che rivisita in chiave estetizzante il materiale anatomico.