Advertisement
Il nome della rosa: cultura di élite per un alto share

Ieri in onda la prima puntata della serie TV tratta dal capolavoro di Umberto Eco. Un successo tra intrattenimento e rispetto dell'originale.
di Pino Farinotti

John Turturro (John Michael Turturro) (67 anni) 28 febbraio 1957, New York City (New York - USA) - Pesci. Interpreta Guglielmo da Baskerville nel film di Giacomo Battiato Il nome della rosa.
martedì 5 marzo 2019 - News

Se devi raccontare Il nome della rosa sei al corrente della sua mitologia pregressa, che è una cattedrale immensa, con navate, sotterranei e torri, e devi scegliere una postazione. Mitologia, sappiamo. Uno dei 100 libri del secolo, decretato da "Le monde", che fa testo. 60 milioni di copie vendute, traduzioni in 40 lingue. E tutto il resto. In questo immenso mare occorre dunque selezionare.
Comincio da un mio rapporto personale col romanzo e con l'autore. Nel 2014 ero immerso nei GIANTS, la serie di documentari sulla storia di Milano alla quale partecipa gran parte dei grandi personaggi della milanesità (magari acquisita) e non solo, da Pisapia a Del Corno, Alberoni, De Bortoli, Escobar, Armani, Camilleri,Vanoni, Fracci e Savignano, fra i molti. Nella puntata sull'editoria avevo deciso di dedicare un capitolo al "Nome della rosa". Contattai Umberto Eco. Al telefono mi disse "Sì', lei è Farinotti, quello del dizionario." Così gli lasciai l'ultima edizione nella portineria della sua casa davanti al Castello. Qualche giorno dopo, era il 4 luglio, mi scrisse questa mail:

Caro Farinotti, il problema è che ho problemi di salute e da settembre in avanti dovrò fare vari controlli in data da destinarsi e pertanto non posso prendere impegni precisi. Apprezzo la sua idea e il suo invito, ma lasciamo aperta una mia partecipazione nel 2015 in tempi da stabilire. Mi spiace ma così è la vita. Grazie ancora per la sua guida che (mentre sono in poltrona) mi permette di sollevare lateralmente il braccio una volta sola mentre col Mereghetti devo muoverlo due volte per capire in quale volume devo cercare il film. Cordiali saluti dal suo Umberto Eco.

Da allora ho incontrato Eco tre volte, al caffè Sforzesco di via Dante. Occupava sempre lo stesso tavolo esterno, era un... raffinato bevitore. E una volta mi disse, che era in trattative con la Rai per una serie sul suo romanzo. Disse: "Lei è un tecnico, cosa ne dice del mio romanzo in televisione?" "E' una complementarietà che ci vuole." risposi. "Perché?" "Perché il film di Annaud, peraltro buono è rispetto al romanzo, fisiologicamente incompleto come fai a contenere 550 pagine in 131 minuti? C'è troppa dispersione." Era incuriosito. "E allora?" "La televisione potrà fare una narrazione...quasi completa." "E dunque, quante puntate?" "Professore, le do un dato preciso, neppure arbitrario. "Il lungometraggio di Camerini dei Promessi sposi del 1941 è di 115 minuti. L'edizione televisiva di Sandro Bolchi del '67 è in 8 puntate per 480 minuti. Direi che... siamo da quelle parti." "Accidenti Farinotti, complimenti."

Del progetto Rai non mi disse altro. Nessun nome di attori, del regista. Disse solo "speriamo che chi farà Guglielmo di Baskerville sia all'altezza di Sean Connery." Eco è morto nel febbraio del 2016. La domanda è se avrebbe gradito questa edizione della sua "Rosa". Cercherò di rispondere. Da parte mia sono lusingato del fatto che il "professore" preferisse (il) Farinotti a (il) Mereghetti, è un avvallo forte.


LEGGENDA

La leggenda del romanzo, che ha attraversato dopo la scrittura, il cinema la televisione, pur essendo un'opera di élite, fa parte della memoria dei popoli e della beatificazione delle critiche, ed è rilanciata adesso da una promozione potente. Significa che l'utente le si approccia attento e un po' attonito, pronto ad assumere qualcosa di importante, che va visto assolutamente, fino in fondo, anche se la proposta non è di evasione ma spesso complessa, con registri decisamente colti, dialoghi di squisita letteratura, che presuppongono conoscenze storiche ed estetiche che non sono da prima serata di televisione italiana. Se lo spettatore, ignaro del fenomeno, incappa in una sequenza di frati tristi, bui e misteriosi, che parlano di libri, di filosofia e di chiesa, magari si dirige altrove. Perché non sa che in quell'ambiente i frati sono scrittori, amanuensi, artisti, biblisti, alchimisti, che fanno la storia passata e futura. Il nome della rosa, dal 1980, facendosi accettare dal grandissimo pubblico anche in questa chiave di cultura alta, è dunque un "fenomeno".

Le 4 puntate per 400 minuti racconteranno la vicenda quasi integralmente. Significa verità letteraria e filologia. È dunque un processo benemerito. Visto in chiave puramente da cinema c'è una precisa criticità. La scrittura ha regole diverse dal cinema. Come differenza primaria (larga) al libro apparterrebbe la cultura, al film lo spettacolo. L'edizione del "Nome" di Annaud del 1986 contenendo il racconto in poco più di due ore puntava sui momenti dinamici e spettacolari, evitando gran parte della narrazione descrittiva, di certi dialoghi, di parte dei riferimenti storici, rompeva l'unicità dell'opera e dell'intenzione dell'autore, ma dava al racconto sintesi e velocità. È il prezzo che la letteratura paga al cinema. Ci sono i più e i meno. Poi ci sono le licenze e gli autori le hanno legittimamente usate. Ci sono momenti in cui Eco viene, momentaneamente, messo in stand bay e subentrano memorie di un Trono di spade (la prima sequenza della battaglia violentissima) e di altre fiction del genere. Ma gli autori, Giacomo Battiato, regista, Andrea Porporati e Nigel Williams sceneggiatori, hanno fatto ciò che dovevano, anche Umberto Eco li perdonerebbe. Molti puristi certo che no. Il premio c'è stato, perché il programma ha vinto nettamente la serata , col 27,4% di share per 6.501.000 spettatori. È una bella notizia di emancipazione dell'utente medio italiano.


CONTINUA A LEGGERE
MEDITAZIONE

Libro - film la mediazione: nel film di Annaud, Guglielmo (Connery) da Baskerville e il suo assistente Adso (Slater) da Melk, arrivano subito all' abbazia. Nella serie gli autori ricostruiscono il pregresso che spiega la storia del giovane assistente e dà notizie di Guglielmo, un francescano di grande prestigio, un vero maestro nel sciogliere i misteri. La passione di Eco per Conan Doyle traspare subito, da "Baskerville" (il classico del mastino) e da Adso, nome davvero vicino a Watson. Il "detective" Guglielmo pratica poi il metodo di indagine della deduzione, proprio come Sherlock Holmes.

Così il francescano mostra subito le sua qualità descrivendo un cavallo che non c'è e una morte che non conosceva. E capisce all'istante che il frate Adelmo, prima vittima del "thriller" non si è gettato dalla torre ma ne è stato spinto. Quell'epoca, prima parte del milletrecento, era decisamente ardente. Nella fiction si spiega l'essenza storica con una didascalia: l'imperatore contro il papa, il papa contro i francescani -perché vivevano secondo Cristo, troppo modestamente-. Guglielmo è dunque un perseguitato, un eroe anche in questo senso. Dipanerà la matassa che è la storia di un bibliotecario "serial killer" che elimina uno per uno i frati che hanno profanato un certo libro. La serie è di qualità. Battiato ha maneggiato bene un materiale, ribadisco, non semplice. Gli attori, molti "nomi" importanti, offrono ottime performance. John Turturro- Guglielmo è intenso e all'altezza, ma... non è Connery, mentre Damian Hardung, che fa Adso, ha eguagliato, magari sorpassato, l'originale Christian Slater. Tutto sembra aver funzionato, l'informazione e la spinta hanno fatto la loro parte. Vediamo se l'abbrivio si manterrà. Non resta che aspettare.


VAI ALLA SCHEDA COMPLETA

{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati